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Autore: Ambaraba    17/05/2016    2 recensioni
Cosa accadrebbe se i personaggi che ben conosciamo si muovessero in un mondo in cui non ci sono creature a cui dare la caccia, ma ugualmente pericolose? E se gli angeli fossero robot? E se i fratelli Winchester fossero i capi di un manipolo di esseri umani che lottano per la libertà e Metatron fosse l'artefice di una dittatura in un mondo futuristico?
E se qualcuno, caduto dal cielo per sbaglio, venisse a salvarli?
(Piccola rivisitazione fantascientifica sulla nona stagione.)
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gadreel, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Legge Zero - Supernatural AU

    Popolo di Efp... Ben ritrovato! :)
Dopo una luuunga, lunghissima assenza, rieccomi qua con una nuova storia. Cosa esce fuori se si mescolano assieme una settimana di noia e influenza, un album dei Three Days Grace, una raccolta di racconti di Asimov e una maratona - lunga una notte intera - di Supernatural, riguardato per l'ennesima volta masticando orsetti gommosi? Be', un bel disastro, direte voi. E forse avete ragione >.< Però l'idea mi frullava in testa da un po' e, visto che da ammalata ho avuto un sacco di tempo libero, ho provato a metterla giù sotto forma di storia... Spero che il risultato non sia troppo indecente, e che magari vi piaccia anche un po' :) Ma prima di cominciare, meglio specificare un paio di avvertenze:
    • Gli eventi di questa storia si rifanno principalmente a quelli della nona stagione. Perciò, se non l'avete ancora vista, potreste incorrere in possibili spoiler: procedete a vostro rischio e pericolo... Io vi ho avvertito u.u
    • Mi impegnerò per aggiornare regolarmente, ma con una cadenza settimanale o bisettimanale. Questo perché, da qualche tempo, non dispongo più di una connessione domestica. Perciò, perdonate le lunghe attese, o i piccoli ritardi... Cercherò di tenervi informati, di volta in volta, sulle date degli aggiornamenti  - che saranno di più capitoli alla volta, come oggi :)  
Detto questo, vi lascio alla storia!
Saluti dalla vostra
A. ;) 

PROLOGO

Attivazione rilevamento danni... Avviamento scansione: 10%.

    C tanto dolore. Tanto, tanto dolore. E fumo, calore. Caos.
L
'impatto ha sicuramente procurato dei danni. Il sistema fatica a funzionare... Molti sensori non mandano alcun segnale: sono come morti. E quelli che ancora regiscono, purtroppo, non trasmettono buone notizie.

Rapporto parziale degli errori. Estensione del danno danno strutturale: 78%. Estensione del danno software: 56%. Autonomia residua: insufficiente.

    I sensori visivi sono scollegati, quelli uditivi sono stati distrutti dall'esplosione. I cavi scoperti sfrigolano e schioccano, l'alta tensione si scarica liberamente sul terreno circostante, scoppiettando come una pentola d'olio bollente. Le sensazioni tattili sono compromesse; non bastano, per ricavare sufficienti informazioni sull'ambiente esterno. Non c alcuna possibilità di stabilire con esattezza i parametri basilari - temperatura, umidità, posizione geografica e presenza di forme di vita nei dintorni.

Arto superiore destro: danneggiato al 37%.
Arto superiore sinistro: danneggiato al
62%.
Attenzione: si prega di intervenire al più presto per la riparazione degli errori. Urgenza: codice 4773.

    Il prototipo numero 100 avvia automaticamente le opzioni per tentare di ripararsi e risparmiare energia, ma l'autonomia del sistema sta calando vertiginosamente e presto non sarà più in grado di restare in funzione. E, siccome tutti i prototipi sono programmati per autopreservarsi in caso di incidente, il protocollo prevede che ora il prototipo 100 usi le energie residue per orientarsi e dirigersi verso il più vicino centro di riparazione. Sì, ma come? E dove?

Arto inferiore destro:danneggiato all'87%.
Arto inferiore sinistro: danneggiato al
98%.
Pericolo di surriscaldamento del sistema.

    I danni sono considerevoli. Invalidanti.
L
'androide non può spostarsi, qualunque sia il luogo su cui è così sgraziatamente atterrato. È cieco, sordo e muto; paralizzato e solo in un ambiente che non conosce. E, per quanto si sforzi di muoversi, il corpo sintetico in cui è imprigionato non si muove di un millimetro – ma il suo cervello funziona, la sua coscienza è attiva: e il contrasto è straziante. La macchina sbatte le palpebre, ma il buio che ha davanti agli occhi non si dissipa – tutto è buio e silenzioso; e, se l'androide avesse un cuore, forse chiamerebbe paura quell'improvviso smarrimento che aggredisce il suo sistema, mandandolo in tilt.
    Non voglio stare qui. Io non appartengo a questo luogo.
Tutto ciò che il prototipo 100 ricorda è un lungo sonno, sereno e tranquillo, interrotto da uno scoppio improvviso e dal devastante, bruciante impatto con un'atmosfera sconosciuta. E ora, ora...
    Ora c'è soltanto dolore. Sofferenza negli arti, sofferenza nel tronco di un esoscheletro mangiato dal fuoco e ormai inservibile; ma, soprattutto, sofferenza in una parte profonda che non può essere chiamata né
sistema, codice, software. Prototipo 100 è a pezzi, ma è speciale. Non solo perché fa parte di una serie di robot sperimentali prodotti con fattezze incredibilmente umane; ma anche, e soprattutto, perché gli è stata innestata una piccola variabile, una scintilla di volontà che lo rende una creatura esattamente a metà tra un uomo e una macchina – o forse no,
non è esatto: in realtà, non esiste davvero una scala su cui collocarlo. Perché ciò che rende speciale Prototipo 100, ciò che lo fa soffrire... È la coscienza di sé stesso.
    Non lasciatemi qui... Voglio andare a casa...
Le palpebre del prototipo sbattono ancora: poche lacrime scivolano dalle ciglia dei suoi occhi ciechi e si dissipano, rotolando sul suo viso annerito dalla fuliggine. Lui stesso non sa perché si verifichi, questo strano fenomeno; ma il suo creatore lo ha voluto così. Un ronzio sottile annuncia che il sistema sta per spegnersi definitivamente, e Prototipo 100 serra i pugni – o ciò che ne resta, - amareggiato e sconfitto. Se è vero che un robot è soltanto una scatola di latta e matematica, allora lui è qualcosa d'altro. Perché è disarmante e umano, il vuoto terribile che gli rimbomba nel petto: la paura dell'ignoto, della solitudine, del
nulla. O, come diremmo noi, della morte. Prototipo 100 si chiede che cosa ne sarà di lui, quando tutto sarà finito. Cosa accadrà tra pochi minuti, quando non avrà più energia per sostentarsi? Non esisterà più. Forse, sarà smontato e usato per produrre pezzi di ricambio per altri androidi. Forse invece il pianeta è disabitato e lui resterà semplicemente lì, gettato in un angolo come un giocattolo rotto. E col tempo, magari, la vegetazione salirà sui suoi resti e lo avvolgerà, almeno lei, tenera e compassionevole; rivestirà di vita quella sua carcassa inerme e terribilmente danneggiata fino a farla scomparire, dandogli così l'onore di una degna sepoltura.
    Protocollo 100 stringe forte le labbra e i suoi tristi occhi grigioverdi, mentre la strana sostanza salina continua a scivolargli sulle guance. Non immaginava che fosse così, il risveglio. Gli avevano detto che prima o poi sarebbe stato liberato, ma non credeva che avrebbe fatto tanto... Male...

Autonomia esaurita.

    Silenzioso e immobile, l´androide richiama alla mente il sole, la luce, gli animali e tutte quelle cose splendide e straordinarie che il suo creatore gli ha dolcemente raccontato mentre lo costruiva, e che lui avrebbe voluto così tanto vedere. Forse, se si distrae, il nulla farà meno paura. Forse... Riuscirà a dimenticare quanto si sente perso.  

Attenzione: spegnimento!
Atten---

   Buio.
C'è tanto, tanto dolore.

Fa sempre male, quando si viene al mondo.


***

Dedica

• Vorrei dedicare questa storia alla mia amica – e bravissima autrice, - Mia Novak, conosciuta proprio grazie ad un fortunato incrocio di storie qui su Efp. Sono in ritardissimo con la lettura e la recensione degli ultimi capitoli della sua storia e... Be', dovrò pur farmi perdonare in qualche modo, no? ;) Mia, se stai leggendo... So che la fantascienza non è il tuo genere – nemmeno il mio, a dire il vero, - ma stiamo a vedere :)

  
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