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Autore: Fauna96    17/05/2016    1 recensioni
Raccolta di AU e Missing Moments incentrati su Jack Rackham e Anne Bonny.
12_Missing Moment tra la 4x04 e la 4x05
Gli occhi sono due fessure color ghiaccio, ma Jack non riesce a stabilire se sia per via del gonfiore o per via di un’occhiataccia. Con tutta probabilità, entrambe le cose.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anne Bonny, Jack Rackham
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Caffè



¡ModernAU! Ispirata alla 3x08
 




Le sembra di essere in ospedale da una vita, quando in realtà sono solo un paio di giorni; due cazzo di giorni e Jack non si degna di svegliarsi.
Charles è passato molte volte, anche se non si ricorda quante; anche Max è passata e tutt’e due le hanno detto di andare a casa, dormire decentemente qualche ora. Anne li ha mandati tutt’e due a fare in culo.
Il dottore,  di cui ovviamente non ricorda il nome, ha cercato di rassicurarla dicendole che il trauma cranico non è grave, che Jack si sveglierà presto; non ha funzionato granché, Anne ha fiducia non nelle chiacchiere ma nei fatti, e neanche molta in quelli.
In quel momento si sta sgranchendo le gambe nei corridoio troppo caldi e troppo bianchi, deserti perché non è orario di visita; davanti alla macchinetta del caffè, però, trova un’altra persona, decisamente né medico né infermiere.
E’ un uomo alto, il mento e le labbra incorniciati da una barbetta rossiccia e gli occhi più duri e più tristi che Anne abbia mai visto; le fa un cenno col capo e dice: - Posso offrirle una tazza della brodaglia che chiamano caffè?
Anne alza un sopracciglio: seriamente? Rimorchiare in ospedale ragazze che non sono infermiere? Ma l’uomo sembra leggerle nel pensiero, perché aggiunge con un sorrisetto: - Non si preoccupi, non ci sto provando. L’ho semplicemente vista spesso qui... al letto del suo ragazzo, immagino. Provarci sarebbe davvero di pessimo gusto.
Anne, invece, non l’ha mai visto, ma considerato che Jack occupa tanto i suoi pensieri quanto i suoi occhi, non è sorpresa; è quasi un sollievo parlare con uno sconosciuto presumibilmente nella stessa situazione, così accetta il bicchierino di plastica e si siede accanto a lui.
- E’ il mio ragazzo – conferma Anne, senza sapere bene perché. – Ha fatto un incidente e non si sveglia.
L’uomo si stringe nelle spalle. – Sì. Ma il medico che si occupa di lui è un mio amico. Howell – inclina il capo verso di lei – E’ un ottimo medico, mi creda. Il suo ragazzo se la caverà.
Anne stringe la mano libera a pugno sul ginocchio. -  Dite tutti così – ringhia tra i denti. – Ma in realtà, non lo sapete. Potrebbe non svegliarsi mai più. O morire. O svegliarsi menomato. E non so cosa sia peggio. Posso solo restare lì a guardarlo...
- Lo so – la interrompe gentilmente lui. Anne sta per rimbeccare aspramente che non è vero, che nessuno di loro lo sa, quindi è inutile che chiacchierino tanto, ma incrocia il suo sguardo. E tace.
- Ho perso le due persone che amavo di più al mondo – sospira l’uomo. – E so bene che la parte peggiore non è perdere qualcuno, ma l’attesa. L’attesa, la paura e soprattutto la speranza. La speranza è la peggiore.
Anne annuisce, improvvisamente incapace di parlare. Osserva per un po’ il caffè nerastro, poi sospira. – Lo conosco da quando avevo tredici anni. Siamo inseparabili da allora. Non... ci siamo messi insieme subito, per nulla, ma... lui c’è sempre stato. E... io potrei vivere senza di lui, ma sarebbe solo una vita vuota. Senza molto senso.
L’uomo annuisce, sempre con quell’espressione gentile che poco si adatta ai lineamenti duri; ad Anne dà l’impressione che in passato, quand’era più giovane, sorridesse molto più spesso... e che ora abbia come perso l’abitudine.
Come se quello sconosciuto avesse sbloccato qualcosa, Anne prende a parlare, senza una ragione; ma chi se ne frega: è uno sconosciuto appunto, non si vedranno mai più in vita loro, non sa nemmeno il suo nome; e proprio per quello è libera di raccontargli quel che vuole.
- Jack è un idiota. Troppo intelligente per il suo bene. Ansioso di... darmi un futuro. Vuole che ci sposiamo – si rigira nervosamente l’anello sull’indice. – Io non credo nel matrimonio e altre stronzate. Avevamo litigato e quando litighiamo, di solito ognuno se ne va per la propria strada a sbollire. E l’hanno messo sotto. Per colpa mia.
- No – dice l’uomo – Non serve colpevolizzarsi, mi creda. Le cose sono andate come sono andate, ma non per colpa sua – si stiracchia, le fa un accenno di sorriso. – Se accetta il consiglio di uno che ne sa poco o nulla... ci sono matrimoni e matrimoni. Non tutti sono male.
Anne annuisce, senza troppa convinzione. Si strofina il palmo della mano sugli occhi: vorrebbe dormire, vorrebbe raggomitolarsi accanto a Jack e sentire la sua voce calma e rassicurante raccontarle storie.
Si alza in piedi e fa un cenno con la testa all’uomo. – Grazie per il caffè.
 








Questa storia è pronta da circa un paio di mesi... lo so, lo so, ma c’è stato lo shock del finale di stagione (e della puntata prima, soprattutto ç____ç) da cui riprendersi. In più, questa è palesemente una scusa per scrivere del rapporto tra Anne e Flint, che mi dà moltissima ispirazione; non so perché, mi piacciono insieme.
Ringrazio come sempre la cara Fanny Jumping Sparrow che recensisce (e sta scrivendo anche lui una bellissima raccolta su questi due) e tutti voi :3 Alla prossima (che forse sarà molto presto)
  
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