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Autore: Yasha 26    18/05/2016    5 recensioni
(Cain/Setsu/Reino)
- Ma che t'importa con chi esco? Se anche andassi a letto con mezza città, a te che importa? -
- Non osare nemmeno pensarla una cosa del genere! – esclamò Cain, guardandola torvo. Lui ci provava a mantenere la calma, ma Setsu era abile nel fargliela perdere.
- Perché non dovrei? Adesso potrei anche uscire da questa stanza e andare a letto col primo che incontro! Non potresti impedirmelo! - lo sfidò, avvicinandosi all'ingresso, ormai stanca di quella lite.
Fu tutto troppo veloce per Setsu, che quasi non capì come avesse fatto a finire sul letto, con Cain su di lei a bloccarla con forza contro il materasso.
Era sorpresa da quella reazione, ma non impaurita. Le sembrava di assistere ad un attacco di gelosia e non al rimprovero di un normale fratello preoccupato. Poteva forse sperare che fossero la gelosia e la rabbia di un uomo innamorato?
- Perché ti stai comportando così? Che cosa vuoi da me? - gli chiese, sperando in una risposta diversa dal suo solito: "Sei troppo piccola e ingenua per avere un uomo”.
- Volevi andare a letto col primo che incontravi, no? Ti sto accontentando! – rispose lui, baciandola.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cain Heel, Reino, Setsuka Heel
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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- Bene, partiamo dal momento in cui la vittima svolta l’angolo e corre verso il parco. Inciampa su una pietra, ma riesce a non cadere a terra, infine tenta di nascondersi dietro dei cespugli ma BJ lo trova e lo accoltella cinque volte al petto e tre all’addome. Heel-san, è tutto chiaro? – gli domandò il regista, osservando la sorella a fianco a lui in silenzio. Se non traduceva, forse l’attore iniziava a comprendere meglio il giapponese, ipotizzò l’uomo.
- Sì, tutto chiaro. Setsu, vai a ripararti. Sta per piovere. – le disse, sentendo una goccia d’acqua cadere sul viso.
Quel giorno, le riprese sarebbero state girate all’esterno, poco lontano dagli studi. La scena prevedeva che lo spietato assassino Black Jack, inseguisse per le strade la sua ennesima vittima. Quella mattina, però, il cielo era scuro e minacciava pioggia, il che rendeva l’atmosfera ancora più cupa e carica di tensione. Dovevano sbrigarsi a girare quindi, prima che il temporale rovinasse le riprese, poiché non era previsto di girare sotto un acquazzone.
- Ok fratellone. – rispose lei, allontanandosi e aprendo il suo ombrello.
Nonostante la pioggia intralciasse un po’ le riprese, sembrava che le scene stessero venendo bene. Cain rendeva alla perfezione la spietatezza di quel serial killer. I suoi movimenti, le sue espressioni, perfino i suoi silenzi, incutevano un certo timore, o almeno era così per i membri del cast, poiché per Setsu era assolutamente affascinante. Per un attimo, osservandolo, pensò che non le sarebbe dispiaciuto chiedere al fratello di interpretare quel personaggio così oscuro, in un loro momento d’intimità.
“Solo io posso fare pensieri così perversi. E comunque non abbiamo nessun momento di intimità, razza di stupida!” si rimproverò, scuotendo la testa e allontanandosi di qualche metro per prendere il cellulare ed inviare un messaggio.
Sei libero domani pomeriggio?
 
Il cellulare di Reino vibrò, destandolo dalla lettura degli spartiti che gli aveva dato Miroku. Stavano per incidere un nuovo album e lui doveva scrivere ancora molti testi. La parte “poetica” la lasciavano quasi sempre a lui. Gli altri mettevano giù qualche idea e strofa, poi lui le perfezionava, scrivendo sempre testi di forte impatto emotivo per le ragazzine che li seguivano con tanto interesse. Toccare il loro cuore con frasi romantiche o malinconiche, era la chiave del successo.
Lesse il messaggio con poca sorpresa. Conosceva mittente e contenuto ancora prima di leggerlo. Non si stupì nemmeno della freddezza della domanda, senza neppure un saluto. Era da lei, in fondo.
Per te sono sempre libero, cucciolo.
 
La risposta arrivò subito, così come subito le provocò un moto di rabbia.
- Razza d’imbecille! Domani ti farò vedere io chi è il cucciolo! - imprecò contro lo schermo del cellulare, desiderando avere Reino di fronte a sé in quel preciso momento, per colorargli anche l’altra guancia con un bel livido.
Alle quindici sarò davanti alla tua agenzia. Fatti trovare all’entrata.
 
Dopo quel messaggio, ripose il cellulare nella tasca dei pantaloni, senza nemmeno attendere una risposta. Le interessava solamente conoscere il significato delle parole che le aveva detto qualche giorno prima. Essere cordiale con lui non le interessava minimamente.
Si voltò a guardare nuovamente le riprese, ma sussultò notando lo sguardo penetrante di Cain su di lei. Un brivido la attraversò improvvisamente, temendo che il fratello l’avesse vista scambiarsi messaggi con Reino. Se le avesse fatto delle domande, non avrebbe saputo cosa rispondere.
Mantenendo uno stato di apparente tranquillità, gli sorrise, avvicinandoglisi e porgendogli un asciugamano per tamponare i capelli gocciolanti a causa della pioggia che iniziava a diventare sempre più fitta.
- Sei stato fantastico come sempre, fratellone! –
- Mi hai guardato? Eppure sembravi impegnata in altro. – le fece notare seccato.
- Mi sono allontanata solo un secondo. Un’amica mi ha mandato un messaggio per sapere come procedono le riprese qui in Giappone. – mentì, sperando di essere convincente.
Cain sapeva che mentiva. Aveva visto la sua espressione preoccupata quando si era accorta che la stava guardando. Preferiva però non fare domande e scoprire con chi si scambiava messaggi. Con probabilità era il ragazzo che aveva incontrato al bar. Doveva assolutamente scoprire chi fosse. Gli avrebbe fatto passare la voglia di importunare la sua Setsu, con le buone o con le cattive. Sua sorella era troppo ingenua e non avrebbe capito le vere intenzioni di uomo, quindi doveva proteggerla.
“Però… io non ho forse le stesse intenzioni? Se non fosse mia sorella l’avrei già… “ si bloccò, a causa del peso dei suoi pensieri. Non riusciva proprio a sopire quella parte torbida di sé, che non faceva che desiderare il proibito.
Spesso era combattuto. Voleva tenerla lontano dalle mani di altri uomini, ma al tempo stesso sapeva di non averne diritto, perché non era la sua donna. Eppure, non riusciva a impedirsi di esserne geloso.
La scusa che usava ogni volta che allontanava dei ragazzi da lei, era quella che fosse troppo giovane per avere una relazione, e Setsu ci credeva senza esitazione, non protestando mai di ciò. In effetti, il suo comportamento era strano per una ragazza della sua età. Non protestava mai, non gli chiedeva libertà particolari, non si metteva nei guai e non frequentava nessuno se non un paio di amiche del liceo. Perfino il ritornare alle quattro del mattino non era stato un atto di ribellione adolescenziale, quanto un modo per cercare le sue attenzioni.
Tutto il suo tempo libero, la sorella lo passava con lui, cercava solamente lui, e forse era stato quello a farlo legare a lei in modo tanto morboso, quasi patologico. In fondo, era normale che Setsu reagisse in quel modo, visto che erano rimasti da soli. Ma se per lei era una reazione normale, lo stesso non poteva dire per se stesso.
Molte volte si era chiesto cosa sarebbe accaduto se i loro genitori fossero stati vivi. Si sarebbe innamorato ugualmente di Setsu, o avrebbero avuto una vita come normali fratelli? Una risposta a quelle domande non l’avrebbe mai trovata. L’unica cosa che sapeva, era che doveva proteggere la sorella e prendersene cura. Lo aveva promesso al padre.
- Cain, qualcosa non va? – gli chiese lei, notandolo assente.
- No, tutto a posto. Andiamo o prenderai un raffreddore sotto la pioggia. – le disse, prendendola per mano e avviandosi verso gli studi.
- Certo che quei due sono alquanto sospetti. – bisbigliò una delle attrici, avvicinandosi a Murasame, che stava osservando i fratelli tenersi per mano.
- Mitsui-chan… tu credi? –
- Restano sempre per i fatti loro. Senza contare che stanno perennemente appiccicati l’uno all’altra. Se non mi avessi detto che sono fratelli, li avrei scambiati per fidanzati. – rispose l’attrice, che li aveva osservati a lungo. In verità, era molto attratta da Cain. Era bello e misterioso, oltre che un bravissimo attore. Le scene con lui non erano mai girate una seconda volta, e se accadeva, non era mai per un suo errore. Le sarebbe piaciuto invitarlo a prendere un tè, ma la continua presenza della sorella glielo aveva impedito.
- Anch’io ho pensato la stessa cosa. Sicuramente quel bastardo approfitta dell’ingenuità di Setsuka-san. Non vedo altre spiegazioni. – ipotizzò il ragazzo, dispiaciuto di non poter tentare un approccio con lei.
- Lei ingenua? Murasame-kun, fidati del giudizio di una donna, quella ragazza non è per nulla ingenua. È una piccola tigre piuttosto. Non lascia avvicinare nessuno a suo fratello e chi lo fa, riceve sguardi poco amichevoli, soprattutto se donne. Qualunque cosa combinino, lo fanno in modo consenziente. – affermò Mitsui, convinta che la ragazza fosse una vipera.
- Tu credi abbiano una relazione? –
- Chissà, è probabile. Certo mi chiedo come facciano a casa loro, poiché lì l’incesto è illegale, al contrario che in Giappone. Qui sarebbero solo visti come degli immorali, ma nessuno gli vieterebbe di fare come meglio preferiscono. In California le cose sono un po’ diverse.* –
- Non sono cose che ci riguardano in fondo. Facessero come vogliono! – rispose infastidito Murasame. Essere rifiutato da una ragazza non era una tragedia per lui, ma ciò che lo imbestialiva era il perché di quel rifiuto categorico a volerlo conoscere. “Quale persona sana di mente ama il proprio fratello?” si domandò. Oltretutto considerava Cain un vero bastardo, dato il modo in cui lo aveva minacciato di stare lontano dalla sorella. Più che innamorato, gli dava l’impressione di esserne ossessionato.
 
Il giorno seguente, Setsu informò il fratello che sarebbe andata a fare shopping e che sarebbe tornata entro la fine delle riprese, fissata per le diciannove. Con quella scusa si prese il pomeriggio libero per vedere Reino. Arrivò in anticipo davanti all’agenzia del cantante, aspettando di vederlo arrivare.
Nel frattempo, qualche passo più lontano da lei, Cain la spiava per vedere con chi si era data appuntamento, non credendo, ovviamente, alla scusa dello shopping. Aveva detto al regista di stare male e di avere bisogno di una pausa, così si era liberato dalle riprese per almeno un paio d’ore. Prima, però, era passato al reparto costumi per cambiarsi, in modo da non farsi scoprire dalla sorella. Aveva optato per una camicia bianca, jeans chiari e giacca grigia. Il tutto corredato da occhiali da sole e una parrucca bionda.
“Almeno, conciato così, non dovrebbe riconoscermi.” pensò sconfortato. Non cambiava il suo look nemmeno quando recitava in altri film, poiché i vari registi sostenevano che capelli e abiti scuri gli conferivano un’aria di mistero che alle donne piaceva. La sorella, però, lo aveva costretto a quel travestimento ridicolo, e sperò che almeno ne valesse la pena per scoprire con chi doveva incontrarsi.
Attese circa mezz’ora e quando vide un ragazzo con un segno strano sulla guancia avvicinarsi a Setsu, capì che si trattava proprio del tipo sospetto di cui gli aveva parlato la cameriera, esattamente come aveva sospettato. Da com’era conciato, sembrava appartenere anche lui al mondo dello spettacolo, anche perché nessuno sarebbe andato in giro con lunghi capelli bianchi, orecchini e piercing assurdi, anelli in quasi tutte le dita, un lungo cappotto di piume nere, il petto nudo e un collare borchiato al collo.
“Decisamente lo stile preferito da quella pazza sconsiderata di Setsuka!” osservò, stringendo i pugni per la rabbia. Poiché lui non aveva voluto seguire le stravaganze punk della sorella, lei era andata a cercare qualcun altro con le stesse passioni forse?
Vide i due parlottare e dirigersi all’interno dell’edificio, così li seguì senza farsi notare. Li vide entrare in un camerino e la cosa lo fece agitare subito, ma quando vide il ragazzo uscire e lasciare lei da sola, si calmò, decidendo di aspettare.
 
- Scusami se ti ho fatto attendere così tanto. – si scusò Reino, iniziando a togliere gli anelli.
- Se mi avessi detto che dovevi registrare un video promozionale, non sarei venuta a disturbarti. – si lamentò Setsu, rimasta ad aspettarlo nel suo camerino quasi un’ora.
- E perdermi l’opportunità di vederti? Mai! E poi il tempo per il mio cucciolo preferito lo trovo sempre. Sono tutto tuo adesso. – la stuzzicò, sapendo quanto la infastidisse quell’appellativo e, infatti, la reazione della ragazza non si fece attendere, poiché gli tirò con forza uno degli orecchini a forma di ala di pipistrello che il ragazzo indossava. – Ahi! Sempre la solita violenta! – brontolò Reino, massaggiandosi il lobo dolorante.
- Peggio per te! Magari la smetti di chiamarmi cucciolo! –
- Ma io ti vedo come un cucciolo maltrattato dal suo padrone e quindi bisognoso di coccole. – le spiegò, accarezzandole la testa proprio come se fosse un animale.
- E piantala! Ti ho già detto che non sono il cane di nessuno! – protestò, allontanando la mano del ragazzo con uno schiaffo.
- Sembra che la tua missione sia colpirmi. Potremmo sfruttare questa tua peculiarità nei momenti d’intimità, sai? Non sono mai stato attratto dal sadomaso, ma tentar non nuoce. – la provocò ancora, aspettandosi che arrossisse e lo colpisse nuovamente ma, ancora una volta, Setsu tradì le sue aspettative, reagendo diversamente da come immaginava.
- In effetti vorrei tanto usare su di te il gatto a nove code uncinato. Potremmo provare. – rispose lei, osservandolo.
- Aspetta… dici davvero? – le domandò, guardandola elettrizzato. Non riusciva a capire se scherzasse o no, ma se fosse stata seria, sarebbe corso al più vicino sexy shop a comprarlo.
- Mi piacerebbe sapere se nella testa hai segatura o un cervello guasto. Hai capito di che tipo di strumento parlavo? Dalla tua faccia immagino di no. - suppose la ragazza, che ovviamente si riferiva all’antico strumento di tortura e non certo a un frustino per giochi erotici. – Ero ironica, stupido. – aggiunse infine.
- Ah… - rispose Reino, oltremodo deluso. Per un attimo ci aveva sperato.
- Come immaginavo. – sospirò avvilita la giovane. – Sbrigati a cambiarti piuttosto. Ho da fare dopo. – lo avvisò, poiché si erano già fatte le sedici e non avevano ancora parlato.
Lo attese nuovamente per circa mezz’ora, sbuffando e imprecando in tutte le lingue davanti al camerino del ragazzo. Di quel passo, non sarebbe riuscita a chiedergli nulla e alle diciannove doveva essere dal fratello.
Quando finalmente Reino uscì dal camerino, si diressero verso il bar.
- Spero oggi non mi lasci segni sulla faccia. – scherzò.
- Da come parli, sembra che io sia una persona manesca. –
- Lo sei. –
- Sei tu che mi fai perdere le staffe! –
- Allora ammetti di essere manesca. – rise lui, godendosi l’espressione corrucciata della ragazza.
- Tagliamo corto! Sono qui per sapere cosa intendevi con le parole dell’altro giorno. Che significa che devo stare attenta a Cain? Cosa sai? – arrivò al punto, stanca delle sue provocazioni.
- Quindi hai capito che mi riferivo a lui. –
- Non prendermi per stupida Reino! Dimmi cosa sai. Hai visto qualcosa? – chiese preoccupata.
- Non sono esattamente un chiaroveggente, non posso vedere il futuro, ma ho delle sensazioni, dei presentimenti, su ciò che potrà accadere. Però potrei anche sbagliarmi. – rispose pensieroso. Non gli sarebbe dispiaciuto disporre anche delle doti di chiaroveggenza in quel momento, anche se, doveva ammetterlo, difficilmente le sue intuizioni si dimostravano errate.
- Non ne capisco la differenza! Comunque, che genere di sensazioni riguardano me? –
- Sensazioni negative. Soffrirai se continui ad andargli dietro in questo modo. Lui non accetterà mai una vostra relazione. Mettiti l’anima in pace e guardati intorno. Non esiste solo Cain. – le fece presente.
- Dovrei guardare te? – chiese ironica.
- Anche! Con me non nasconderesti il tuo amore agli occhi della gente, non vivresti nella paura di essere punita per l’illegalità dei tuoi sentimenti, non ti sentiresti non accettata. Potrei darti tutto quello che vuoi, sia a livello materiale sia a livello affettivo. Non esiste solo lui in questo mondo! – le spiegò accorato, per la prima volta da quando la conosceva, senza le solite battute. Sapeva di essersi innamorato di lei e lo capiva sempre più, giorno dopo giorno.
Da quando i loro sguardi si erano incrociati, Reino aveva sentito che Setsuka sarebbe stata la sua donna ideale. In un attimo, per lui fu come se la conoscesse da sempre. Quello che per lui era iniziato come un gioco, si era trasformato in amore. Era entrata nel suo cuore senza che se ne rendesse conto, e lui avrebbe tentato di tutto per entrare nel suo. Ma lei era testarda, non voleva guardare oltre ciò che aveva davanti a sé, ignorando che intorno c’erano altre possibilità… che c’era lui.
Setsu ascoltò le sue parole senza ribattere. Non sapeva cosa rispondere. Le aveva praticamente fatto una dichiarazione che non si aspettava. Reino scherzava sempre, quindi non lo aveva mai preso seriamente, ma dovette ricredersi. In quel momento era dannatamente serio. Doveva però decidersi a dire qualcosa, cercando almeno di essere più delicata possibile. Lei amava Cain e sempre lo avrebbe amato. Di questo era certa, poiché i suoi sentimenti non erano facili da cancellare. Era un amore che durava da tutta la vita il suo, e che sarebbe sicuramente durato per il resto dei suoi giorni.
- Reino… io… -
- Tu sei innamorata di Cain e non riesci a immaginarti senza di lui, anche se questo ti dovesse far soffrire in modo atroce. Volevi dire questo? – l’anticipò lui, intuendo la sua risposta, e per quello non serviva nessun sesto senso. Aveva tutto scritto in faccia.
- Mi dispiace tantissimo, credimi. Non è una cosa che posso decidere io purtroppo. È così. –
- Come vuoi. Sappi solamente che io ci sarò quando quel bastardo ti spezzerà il cuore. Non esitare a chiamarmi se avessi bisogno d’aiuto, intesi? – la informò, conscio che quel momento sarebbe arrivato presto per lei. Forse, solamente scottandosi seriamente avrebbe capito che dal fuoco era bene allontanarsi, perché il pericolo di rimanere arsi era dietro l’angolo.
- Cain non prova nulla per me oltre il semplice affetto fraterno. Sarebbe difficile per lui spezzarmi il cuore da quel punto di vista. Però grazie per la tua proposta. Devo ricredermi su di te, sai? Non sapevo avessi un lato serio e dolce. – le sfuggì, maledicendosi per la troppa sincerità.
Reino sorrise intenerito dalla sua ingenuità. Suo fratello ricambiava eccome i suoi sentimenti, o non sarebbe rimasto a spiarli per tutto il pomeriggio. Si era accorto subito della sua presenza. Era difficile non sentire la rabbia provenire da lui, anche a chilometri di distanza. E proprio quella rabbia lo preoccupava. Si alzò e le si avvicinò, piegandosi a darle un bacio sulla fronte, lasciandola sorpresa.
Setsu non si aspettava un gesto tanto tenero da quel ragazzo sempre pronto a prenderla in giro e a punzecchiarla, quindi arrossì. Un po’ le dispiaceva non ricambiare i suoi sentimenti, poiché Reino non sarebbe stato male come possibile fidanzato, pensò, sinceramente colpita da lui.
- Chiamami se ne avessi bisogno. – le ripeté, voltandosi poi nella direzione del fratello di Setsu, che li osservava livido di rabbia, senza più nascondersi.
Cain si era stancato di guardarli da lontano, soprattutto dopo aver visto il ragazzo avvicinarsi a Setsu per baciarla, così si era infine deciso a mostrarsi. Erano stati a chiacchierare al bar come se fossero stati vecchi amici, e la cosa lo aveva già fatto innervosire parecchio. Quando poi vide la sorella arrossire dopo il bacio, non ci vide più dalla rabbia.
- Cain! – esclamò Setsuka, vedendolo solo dopo aver seguito lo sguardo di Reino.
Se non fosse stato dinanzi a lei, di sicuro non lo avrebbe riconosciuto con l’assurdo abbigliamento che aveva addosso. Si era travestito per seguirla forse?
- E così non lo conoscevi, eh? – pronunciò, con tono tanto gelido da farla rabbrividire.
Senza attendere risposta, il ragazzo le voltò le spalle per andarsene. Se fosse rimasto, avrebbe sicuramente preso a pugni il bastardo che stava con lei, ma sapeva di non averne diritto. Non certo per un bacio sulla fronte.
- Fratellone! Aspetta! – tentò di fermalo la ragazza, alzandosi per seguirlo.
- Setsuka! – la fermò a sua volta Reino, afferrandola per un braccio. – Vieni via con me oggi. Domani, quando avrà sbollito la rabbia, gli parlerai. – le propose, in un ultimo disperato gesto per proteggerla.
- Non posso! Devo raggiungerlo e parlargli adesso, o sarà peggio poi. Grazie comunque. – rispose, prima di corrergli dietro e sparire dalla sua vista.
Il cantante sospirò dispiaciuto. Lui ci aveva provato.
- Reino, tutto bene? – gli si avvicinò la sua manager, rimasta in disparte fino allora.
- Potrebbe andare meglio… ma è a lei che andrà peggio. – rispose, avviandosi con la donna verso l’uscita.
 
 
 
 
 
 
*Da ricordare anche per i prossimi capitoli: In moltissimi Stati americani, l’incesto è illegale e punibile con la reclusione dai 5 ai 15 anni. Solo in New Jersey non lo è se consenziente, e si può addirittura contrarre matrimonio tra consanguinei, anche tra padre/figlia, per farvi un esempio.
In Giappone l’incesto non è illegale o perseguibile per legge dal 1881, se fatto però da persone maggiorenni e consenzienti. Viene ritenuto però alquanto immorale dalla gente. I consanguinei non possono comunque contrarre matrimonio.
Anche in Europa ci sono Stati che ammettono l’incesto e altri che lo puniscono col carcere. In Francia, ad esempio, è legale. Paese che vai, usanze che trovi XD
 
Poi beh, Cain con la parrucca bionda chissà chi ricorda XD di sicuro noi sappiamo che starebbe bene XD
Per il prossimo capitolo vi avverto che sarà presente una scena d’amore, quindi regolatevi se non volete leggerla ;-) e se aspettate scene da occhi a cuoricino… beh… vi consiglio invece di prepararvi al peggio ;-)
Baci Faby <3 <3 <3 <3 
   
 
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