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Autore: Erina91    18/05/2016    4 recensioni
“cos'è quel sentimento che provo ogni volta che incrocio lo sguardo di Satoshi? Sento una gran tranquillità quando mi trovo tra le sue braccia e il tocco dolce di Satoshi mi sembra davvero piacevole. Perché provo certe sensazioni?”
Erina stava leggendo per l'ennesima volta il suo manga shoujo preferito che parlava della storia d'amore tra Satoshi e Sumiko. Tutte le volte che lo rileggeva si emozionava come una bambina e le brillava gli occhi nei momenti ricchi di sentimento. Per chi conosceva apparentemente Erina, l'avrebbe descritta come una sedicenne fredda e distaccata, dal temperamento critico e altezzoso, il cui scopo era quello di giudicare solo dal punto di vista esteriere poiché nata in una famiglia d'alta classe sociale. Ma Erina Nakiri era molto più complessa di quel che appariva e questo solamente la sua migliore amica Hisako Arato ne era a conoscenza. Erina era una persona abbastanza fragile dentro, sentimentale.. e celeva un passato che avrebbe voluto dimenticare. Pairing: Soma x Erina (Sorina)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jump in the past!
 

Hisako stava sperimentando un insieme valido di ingredienti, in modo da creare un piatto singolare da sfruttare in occasione di qualche banchetto.
In realtà cercava anche di ripassare le basi, in maniera da sentirsi sicura e preparata nell'ultimo evento.
Ultimamente in cucina riusciva a concentrarsi meglio rispetto al passato e forse era anche grazie all'esperienza accumulata nel corso di questi eventi estivi, ma si sentiva maturata.
Certo, non che il pensiero di Aldini lasciasse la sua mente, soprattutto da quando si era dichiarato. Quella bellissima dichiarazione non smetteva di tormentarla e dire che era stata lei a rifiutarlo.
In effetti le parole della sua amica Erina avevano una verità di fondo: come poteva lei darle consigli su cosa fosse meglio fare se stava commettendo il suo stesso errore, a causa delle sue insicurezze? Quel dubbio non lasciava spazio a dalle risposte e oltretutto si era anche accorta che Takumi non si era tirato indietro, tutt'altro.. insisteva nel ricercare ed ottenere la sua fiducia.
Non si era dato per vinto, anzi, si era fatto addirittura più persistente. Quello che la sconvolgeva, tuttavia, erano le sue reazioni: se prima si limitava a fuggire, ad ignorarlo e a trattarlo con freddezza, ora quel comportamento le sembrava falso perché sentiva di apprezzare i suoi gesti e in special modo avvertiva che le sue paure e le sue incertezze stavano lentamente svanendo.
Aldini la stava convincendo, lei stava iniziando a fidarsi e il suo corpo esigeva il suo contatto. Voleva di più e ne aveva abbastanza di esitare e di celare i suoi sentimenti.
I piatti che aveva provato a fare da quella mattina stessa, infatti, in qualche modo avevano tutti un piccolo ricordo di Takumi e di quello che c'era stato tra loro negli ultimi giorni: il latte che si era spalmato sulla sua faccia alla fattoria, l'aroma del thé che le aveva ricordato gli ornamenti che casualmente avevano fatto insieme per la cerimonia del thé, i colori delle decorazioni festose che avevano rallegrato il compleanno di Erina quando lei e Aldini si erano occupati degli addobbi della sala; perfino il profumo di grano secco che aveva invaso il loro olfatto quando lui gli si era dichiarato e avevano quella distesa di campo dietro la staccionata che circondava il cottage in motagna. Ogni gusto, ogni elemento usato in quei piatti che aveva preparato comprendevano qualcosa che glielo ricordava. Forse era impazzita e non aveva risposta migliore ai suoi pensieri e alla sua continua ossessione per quel biondino dongiovanni, che ad un palpito del suo cuore la faceva sussultare.
Cosa doveva fare? Magari tutti quei pensieri le stavano dicendo che era pronta ad approfondire il rapporto con lui? Che finalmente poteva dire di accettare i suoi stessi sentimenti e di ricambiarlo?
Prima che la sua testa potesse rispondere a quella domanda, sentì bussare sulla porta delle cucine e vide apparire davanti ai suoi occhi il soggetto dei suoi costanti pensieri:
-ti stavo proprio cercando, Hisako.- l'aveva chiamata per nome e ancora non si era abituata a quella confidenza, tanto che la faceva quasi arrossire pensarlo.
-non eri andato in centro con Yukihira?-
-già, ma visto il “tempaccio” siamo tornati prima.- si strinse in un occhialino e fece qualche passo per raggiungerla, -che combini di bello?- le sussurrò caldo, nell'orecchio, passando a portarle le mani sui fianchi. Rimase pietrificata davanti al quel gesto ardito e non riuscì neppure a ribattere per scacciarlo, poiché quel tatto e la delicatezza che ci aveva messo in quella domanda l'avevano fatta rammollire redendola succube delle sue carezze. Si sentiva tesa tra le sue braccia, sintomo che quel loro sfiorarsi non le era affatto indifferente.
In realtà, le volte che lui provava ad accorciare le distanze con lei, non le erano mai state indifferenti: le aveva trovate sinceramente piacevoli fin dall'inizio, semplicemente si rifiutava di accettare quella verità e di certo inizialmente non poteva dire di fidarsi di uno che faceva il carino e gentile con tutte le ragazze, come se fossero tutte identiche e ugualmente importanti.
Adesso sentiva che era diverso: bastava un suo tocco per farle capire che le sue manifestazioni d'affetto erano totalmente e unicamente rivolte a lei.
Takumi era onesto verso i suoi sentimenti e ora ne aveva la certezza. Perché non ascoltare le sue di emozioni? era libera di farlo.
Takumi sembrò confuso che lei non lo respingesse come faceva sempre:
-ti senti bene, Hisako? È strano che tu non respinga le mie attenzioni.- appunto constatò.
-forse perché non voglio farlo?- replicò timidamente, lei, stupendosi delle sue parole.
Non si voltò verso Aldini perché si vergognava a farlo, insomma.. era stata parecchio esplicita con quella audace risposta ed era troppo doverlo guardare anche negli occhi.
Questa volta fu il turno di Takumi di arrossire: la risposta di Hisako era stata inaspettamente diretta e sensuale, l'aveva colto impreparato. -quindi..?- chiese sottovoce.
-quindi Aldini, arriva da solo alla risposta.- borbottò impacciata.
-è quello che penso? Non sto sognando?- recitò lui meravigliato ed emozionato.
Lei scosse la testa imbarazzata. -più che sognare mi chiedo come hai fatto a non lasciarmi perdere. Voglio dire.. non sono stata molto gentile nei tuoi confronti.- il tono si acuii con le ultime parole.
-se avessi lasciato perdere non avrei avuto alcuna possibilità con te, no? O sbaglio?-
-non sbagli..- ammise arrossendo ancora. Ormai avevano chiarito la loro situazione, Hisako doveva raccogliere il coraggio e girarsi verso di lui per sostenere i suoi occhi.
Se voleva andare fino in fondo e stabilire il livello del loro legame doveva combattere la vergogna, mettere da parte l'orgoglio, guardarlo in faccia e dirgli quelli che erano i suoi veri sentimenti e solo così la situazione sarebbe cambiata e toccava a lei fare il primo passo, se non lo faceva ora non l'avrebbe mai fatto.
Convinta della sua decisione prese un respiro profondo e si voltò verso di lui: gli occhi azzurri di Aldini erano bellissimi e luminosi, così incantevoli che la sciolsero.
Una mano istintiva salì lungo il suo volto per sfiorare le sue ciocche bionde e fargli una carezza tra i capelli. -non stai sognando.- gli confermò sorridendo con tenerezza.


 
****


Aldini era sempre più stupito: era la prima volta che Hisako gli mostrava apertamente quello che provava senza negarlo e in quel momento lei voleva lui e glielo stava dicendo.
-è dura dirti questo guardandoti negli occhi, Aldini, ma se non lo faccio non lo farò più.- continuò Hisako accarezzando con dolcezza la sua guancia, che da bianca era diventata leggermente bordò. Era così preso a guardarla nelle iridi color nocciola e a godersi le sue dolcezze, che non riuscì a spiccicare parola lasciando parlare lei.
Il cuore stava battendo imperterrito e lui, per la prima volta, stava mostrando di essere sensibile alle tenerezze di una ragazza: ciò gli chiariva che Hisako era davvero diversa e unica rispetto alle altre sue ammiratrici e non aveva alterato i suoi sentimenti. Ne era già convinto dopo essersi dichiarato a lei, ma adesso non aveva più dubbi di amarla moltissimo.
-io credo di essere pronta, ecco.- confessò imbarazzata, proseguendo. -il fatto che tu, nonostante tutto, abbia continuato a lottare per stare con me e far sì che io credessi nei tuoi sentimenti, mi ha fatto realizzare che adesso ho un po' meno paura.- abbozzò un sorriso, -anche se penso tu l'abbia capito..- fece una pausa -..mi piaci anche tu, Aldini.-
Era diventata paonazza dopo le ultime parole, ma sembrava sollevata, e lui non era da meno in quanto a reazioni accaldate.
Afferrò il braccio di Hisako, bloccando le sue carezze sul volto, e la fissò seriamente portando l'esile corpo di lei contro il suo.
Hisako si ritrovò all'improvviso stretta tra le braccia di Takumi e a pochi centimentri dalla sua bocca, la sua occhiata era intensa e desiderosa, radiosa e compiaciuta. I seni di lei si strusciavano contro il suo petto, soffici e sodi, e lui avvertì nettamente il suo organismo reagire a quel morbido contatto. Lei era rossa fino al midollo, goffa e confusa dalle sue nuove sensazioni.
Ambedue, così vicini, sentivano la necessità di spingersi oltre perché le emozioni parlavano per loro. Lui decise di assecondarle poggiando la mano sul suo mento in un tocco leggero eppure provocatorio, ma così delicato da metterla a proprio agio prima di unire definitivamente le labbra.
Le sue mani stringevano con grazia la schiena ossuta di Hisako senza staccarla dal suo corpo; la guardò dritta negli occhi e chiese:
-mi fermerai, Hisako? Se ti bacio, intendo.- disse suadente, lasciando che il suo alito fresco, alla menta, solleticasse le labbra di Hisako per stimolare il suo desiderio di baciarlo.
Lei non rispose subito perché era troppo impegnata a nascondere le sue guance imporporate, poi distolse timida lo sguardo e boncheggiò:
-perché me lo chiedi? Se non ti ho respinto appena mi hai stretto, ci sarà un motivo no?-
Lo aveva appena invitato a baciarla, così lui girò nuovamente il volto di lei dalla sua parte e pian piano toccò le sue labbra in un bacio accennato ma affammato.
Le loro labbra si cercarono abituandosi alla loro forma, riconoscendosi volta volta, e quando una prima esplorazione fu avvenuta Aldini portò le sue labbra verso il labbro inferiore di Hisako, stuzzicandolo con il suo di labbro e mordicchiandolo cauto. A lei sembrò piacere quel gioco e decise di accellerare la conoscenza schiudendo la bocca per accoglierlo; poco dopo, difatti, ecco che la lingua di Aldini esplorò la sua. Hisako avvertì una lieve sensazione di intrusione, ma non era invadente.. sembrava che le loro lingue fossero nate per toccarsi da quanto erano coordinate; poi i loro movimenti si erano fatti meccanici, intuitivi e precisi. Era bello. Era emozionante. Nessuno dei due aveva mai avvertito niente di simile. Il bacio fu assai passionale, esplosivo.
Si staccarono per riprendere fiato ed entrambi ci misero un po' prima di comprendere quello che era successo e ciò che avevano provato in quei lunghi minuti in cui la loro vicinanza era diventata così intima da farli andare fuori di testa e perdere la cognizione del tempo, tornando alla realtà solo per un bisogno di respirare:
-è stato.. strano..- farfugliò lei, imbarazzata.
-già..- ridacchiò lui, -però è stato anche incredibile!-
Lei non continuò il discorso, così lui si preoccupò:
-non ti è piaciuto?-
Lei arrossì violentemente. -non è questo!- sbottò, -mi dispiace di essere così colpita, ma per me era la prima volta.-
-anche per me lo era, Hisako.- sorrise lui, rassicurandola. -adesso ti posso considerare la mia ragazza?-
-diciamo che ho deciso di provarci.- annuì lei, -però al minimo passo falso non ti perdono!-
-ecco che sei tornata ad essere la rigida Hisako. Dov'è finita la ragazza timida di prima?-
-idiota!- arrossì lei, -sei tu che hai distrutto il momento prendendomi in giro.-
Lui scoppiò a ridere. -perdonami. Comunque, sarebbe bello tu mi chiamassi Takumi ora che siamo una coppia e visto che io ti chiamo già per nome.-
-ti chiamerò per nome quando me la sentirò.- affermò lei testarda.
-d'accordo. Spero che questo avvenga il prima possibile.
Mi piacerebbe tanto sentire come suona il mio nome pronunciato da queste belle labbra.- le mise un dito davanti ad esse malizioso, -credo che avrà un suono davvero dolce.-
Lei, di fronte e quelle pericolose tecniche di seduzione, si imbarazzò ulteriormente e ciò aumentò quando lui la portò di nuovo contro il suo petto per farle capire di volerla baciare un'altra volta.
-mi hai fatto attendere un sacco, dobbiamo recuperare.- commentò stringendosi in un occhiolino che la fece letteralmente impazzire, ma non protestò.


 
****


E' proprio questa la tua debolezza”.
Le parole di sua cugina continuavano a ripetersi dentro la sua testa.
Davvero si stava comportando da debole? Veramente stava sbagliando?
Nonostante la conversazione fosse avvenuta qualche giorno fa, le era rimasta così impressa da tormentarla. Era chiaro che nessuno era convinto più di lei della sua scelta.
Andiamo.. era impossibile che avesse sbagliato atteggiamento perché metteva il cervello in tutte le sue scelte. Era sempre stata metodica fin da piccola.
Era Alice che non capiva come doveva essere un erede Nakiri e lei certamente non poteva tradire suo nonno dopo tutto quello che lui aveva fatto per lei. Per proteggerla. Non poteva deluderlo.
Suo nonno era l'unica persona che le era rimasta della famiglia, a parte Alice e sua zia, sapeva di potersi fidare di lui e a maggior ragione era giusto che rispettasse le tradizioni.
Esatto.. le parole di sua cugina erano fuori luogo e troppo rivoluzionarie, erano sbagliate, e lei non voleva commettere un errore e perdere per sempre anche suo nonno per una scelta errata e soprattutto non aveva voglia di soffrire. Anche parlare del suo passato a Yukihira non aveva senso, poiché a fine estate avrebbero ricominciato a vedersi di rado e a trattarsi da estranei; tutto quello che era successo tra loro sarebbe diventato solamente un bel ricordo estivo che sarebbe poi scomparso con il passare del tempo, così come i suoi sentimenti per lui. Faceva male, ma ormai lei aveva deciso come agire e andare contro i suoi principi non sarebbe stato da lei. Era inutile raccontare tutto a Yukihira con un futuro incerto come il loro. Non avevano le basi per stare insieme e comunque qualcuno li avrebbe impedito di farlo perché la dinastia Nakiri, e suo padre, erano più potenti di quello che Alice si immaginava e lei lo sapeva meglio di tutti. Parlava facile Alice, aveva tutto ciò di cui sentiva il bisogno e non c'era la possibilità che perdesse Kurokiba perché lui stesso era praticamente un Nakiri. Non poteva comprendere come lei si sentiva. Non poteva provare empatia nei suoi confronti perché il suo livello e quello di suo nonno erano superiori, in particolare quello di suo nonno. Questo non toglieva che era stata felice di chiarire i malintesi tra loro e adesso erano tornate più o meno amiche, anche se avevano discusso e lei avrebbe voluto tirarle un ceffone per come gli si era rivolta ed era stata così arrogante, ma tutto sommato si volevano un gran bene e, anche se entrambe non l'avrebbero mai ammesso in modo esplicito, ci sarebbero sempre state l'una per l'altra. Però, a parte questo, non doveva farsi influenzare dai discorsi moralisti e fiduciosi degli altri poiché sapeva che la situazione che si sarebbe creata, ascoltando così il suo cuore, non sarebbe stata piacevole e anche Yukihira ne avrebbe sofferto moltissimo e lei, l'unica cosa che poteva fare per proteggerlo dalla sua autoritaria famiglia, era allontanarlo e soffocare i suoi sentimenti; lentamente, con il passare del tempo, anche il dolore sarebbe svanito per tutti e due. Almeno sperava.
Per il corridoio incontrò il suo maggiordomo:
-signorina, la stavo cercando. Suo nonno mi ha detto che la desidera nel suo studio.-
Lei si stupì perché era raro che suo nonno la invitasse in studio se non per qualche motivo importante. Curiosa, annuì rigranziando il maggiordomo e si diresse verso lo studio di suo nonno.
Si trovava al terzo piano e vi era entrata pochissime volte. Quando bussò alla porta, suo nonno la accolse con la solita voce profonda.
La stanza si presentava abbastanza grande ma raccolta. Lo stile d'arredamento dello studio era per lo più antico ed elegante, ma caotico: la scrivania e le librerie in legno scuro, mogano, che rendevano la stanza ancora più tetra. La finestra non era tanto grande e vi traspariva poca luce, e anche la poca luminosità veniva coperta da delle ampie e pesanti tende di lino verde bottoglia.
La scrivania era ricolma di oggetti e documenti ammassati uno sopra l'altro e l'unico spazio vuoto veniva riempito dalle grandi mani e dal corpo portante di Senzaemon.
A completare quell'atmosfera antiquata e barocca, vi era un tappeto verde bottiglia che copriva gran parte degli spazi della stanza.
Ciò che invece rallegrava le alte e maestose librerie, oltre i vecchi tomi tenuti in perfetta forma, erano anche i vari soprammobili provenienti da ogni parte del mondo e conservati per collezione.
La figura di suo nonno traspariva dalla penombra creata dal cielo nebuloso e nero, data la luce soffusa proiettata dalla lampada posta da un lato della scrivania, e la sua aria avvenente e colta veniva raddoppiata dal temporale in corso, che ormai devastava tutto il pomeriggio. Non riusciva a vederlo benissimo in viso, ma poteva dire che c'era qualcosa che non andava dalla sua espressione che sembrava piuttosto cupa. -accendi la luce principale, per favore Erina, visto che sei sulla porta e poi siedi sulla poltroncina qui davanti.- la invitò brusco.
Lei iniziò ad avvertire una sensazione di pesantezza al petto poiché era raro che suo nonno si facesse così glaciale con lei, se non perché era successo qualcosa di irritante che l'aveva reso tale.
Quando si fu seduta vide suo nonno lanciarle una rapida occhiata indagatoria e rovistare all'interno di uno dei cassetti della scrivania, per poi tirare fuori un giornale di scoop e aprirlo su due pagine davanti a lei. Sgranò gli occhi quando vide chi erano quelli tra le pagine:  lei e Yukihira si stavano baciando in un abbraccio mozzafiato, in mezzo ad una spiaggia deserta.
Accanto agli scatti del bacio, vi era un commento con un piccolo riferimento anche a Jess, che era esposto da una piccola foto di lato risalente al giorno del suo compleanno, quando lui le aveva portato quell'eccentrico mazzo di fiori come regalo. Tale commento recitava:

La nipote di Senzaemon Nakiri tradisce l'affascinante rampollo inglese Jess Carter con un giovane ragazzo di umili origini.
C'è da chiedersi se vi è in ballo un triangolo amoroso.
Che sia una fuga d'amore?”

Aveva riletto più volte la citazione e le seguenti insinuaziani totalmente infondate.
Ribolliva di rabbia se ripensava a come avevano definito Yukihira, o meglio.. a come, con un solo giorno, era riuscita a coinvolgerlo nel suo mondo senza riuscire a proteggerlo.
Inoltre, come se non bastasse, adesso lei e Yukihira sarebbero stati oggetto di pettegolezzi finché la situazione non si fosse placata un po' e le gente si fosse stancata di leggere le stesse frasi su di loro senza un vero proseguimento della vicenda.
Suo nonno era nervoso per questo, perché era uscita dalla villa senza le sue guardie del corpo, di nascosto, e perché adesso sapeva cosa c'era stato tra lei e il figlio di Saiba-san.
Dopo averla ripresa per il suo atteggiamento sconsiderato, poteva decidere di allontanarla ulterioremente da lui e questo, invece di rassicurarla, le faceva solo più male.
Perché era così? Ovviamente perché, anche se si autoconvinceva di essere decisa nelle sue scelte come in passato, in realtà non era assolutamente convinta di quello che stava facendo e l'idea di perdere Yukihira la terrorizzava. L'idea che dopo il ritorno alla Totsuki tutto sarebbe tornato come se non fosse successo niente, la faceva soffrire da morire.
In quel momento aveva più paura di perderlo o di complicargli la vita per colpa della sua famiglia, che di quello che le stava per dire suo nonno.
Yukihira passava avanti a tutto e tutti poiché lei lo amava da morire, che lo negasse o meno.
Odiava come questi irritanti giornalisti parlassero a sproposito di Yukihira e lo trattassero come se fosse la persona più insignificante e smilsa del mondo, soprattutto senza sapere davvero che tipo di persona era e quanto in realtà era fantastico. Disprezzava come li avevano pedinati addirittura fino alla spiaggia e come le loro foto, quello che doveva essere un loro bellissimo ricordo e forse l'unico insieme e il più bello, fosse stato sminuito da uno stupido giornale di scoop. Era semplicemente furiosa, ma doveva controllarsi oppure suo nonno si sarebbe insospettito che l'avvenimento per lei non era futile come invece si aspettava. Doveva fargli vedere che a lei non interessava, che era stata solo una svista e che non aveva dimenticato le convenzioni della sua famiglia. 
-cosa significa questo, Erina?- ecco la fatidica domanda.
Sentiva di essere rossa come un pomodoro, in fondo si trattava sempre di una foto di lei che baciava un ragazzo e suo nonno l'aveva vista farlo. Era imbarazzante.
-è stato un momento di fragilità, nonno.- asserì, cercando di risultare convincente.
-non sembra sia così, Erina. Cosa provi veramente per Soma?-
-non provo niente.- mentì secca.
Lui restò in silenzio, poi raccolse un lungo sospiro:
-ascoltami bene Erina..- cominciò infine, Senzaemon -..all'inizio del nuovo anno scolastico è stato richiesto che tu abbia un incontro pre matrimoniale con Kyo Yamamori.-
Erina spalancò gli occhi stupita. -sai chi è, vero?- seguì suo nonno.
Ancora sorpresa, annuì consapevole.
-che intenzioni hai sapendo questo, dunque?- insisté il preside.
Sapeva che il futuro per lei sarebbe stato questo. Non poteva scegliersi da sola il compagno, a meno che non appartesse anch'egli all'alta società e per Yukihira non era così.
Come immaginava: la sua famiglia restava più forte e di certo non rispettava i veri sentimenti e considerava i desideri dei suoi membri, purtroppo.
-hai parlato con mio padre, nonno?- chiese lei diretta, cercando di ignorare i brividi assalirla.
Era sicura che c'era lo “zampino” di Azami dietro questa decisione e sicuramente pure lui aveva visto le foto di lei e Yukihira sul giornale e sapendolo era subito corso ai ripari anticipando il suo incontro pre matrimoniale prima del programma previsto.
-ti ho fatto io una domanda, Erina.- ribatté lui, stancamente. -rispondi prima a me. Sono sicuro che sai che non posso andare contro le regole Nakiri, è il mio ruolo di capo famiglia che purtroppo non me lo permette, altrimenti verrei “bandito” da questo incarico e sai chi sarebbe secondo in successione.-
Sì, lo sapeva: il “secondo in successione” era suo padre e questo suo nonno non poteva permetterlo, sapendo com'era.
-nonno.. vuoi davvero la verità?-
-sì, non voglio altro che la verità e mi aspetto che tu me la dica.-
Erina si sentì arrossire nuovamente sapendo quello che era costretta a confessare:
-sono innamorata di lui, nonno.- distolse lo sguardo, imbarazzata.
-lo immaginavo.- constatò lui, -ho voluto una conferma, ma dalle foto è palese.-
-però..- riprese lei -..anche se i miei sentimenti sono questi, so quali sono i miei doveri e so che a causa delle origini di Yukihira non potremo mai avere un futuro insieme.
Per cui ho già preso la mia decisione: accetterò di partecipare a quell'incontro pre matrimoniale e seguirò le tradizioni Nakiri come i piani alti desiderano.- concluse impassibile.
L'uomo annuì approvando la sua affezione alla famiglia e provando un moto d'orgoglio per la nipote, ma ad Erina apparve un po' pensieroso e riflessivo. Sembrava losco.
Non aveva mai interpretato affondo i pensieri di suo nonno nonostante vivesse con lui ormai da anni e neanche aveva mai compreso da che parte fosse schierato, perché per portare avanti le ritualità della famiglia Nakiri era costretto a nascondere le sue emozioni e ciò che pensava veramente, però in un certo senso lei si fidava di lui e quella dura scelta gliela doveva.
Suo nonno alla fine l'aveva sempre protetta a modo suo e “dietro le quinte”. Non aveva idea di cosa avesse in mente, ma al momento doveva ubbidirgli.
-va bene, Erina, è tutto. Puoi congedarti.- terminò l'uomo apatico.
Lei si alzò dalla poltrona nera in pelle ed uscì tacita.


 
****


Soma non riusciva a prendere sonno quella notte. Era da diverse ora che non faceva altro che rigirarsi tra le coperte e gli occhi non parevano intenti a volersi chiudere; appena ci provava finiva per sobbalzare come se ricevesse un'improvvisa scossa elettrica. Il maltempo che aveva accompagnato tutto il pomeriggio non aiutava, poiché faceva delle pause di un paio d'ore e poi ricominciava a scrosciare furioso ticchettando fastidiosamente sui suoi vetri e illuminando con dei flash blu ad intermittenza la sua camera. Era noioso.
Non che avesse paura dei temporali, però quando non riuscivi a prendere sonno non erano certo soporiferi. Quella giornata era stata alquanto tediata: lui e Takumi erano andati a fare una passeggiata in centro per sgranchirsi le gambe e digerire il copioso pranzo, per fare due chiacchiere tra amici, ma erano dovuti fuggire perché aveva iniziato a diluviare fin dal primo pomeriggio. Erano ovviamente rientrati fradici e gocciolanti alla villa e, come se non bastasse, per il resto della giornata era stato sul letto a poltrire e a pensare.
Forse era proprio perché aveva riposato tutto il giorno che non era tanto stanco.
Aveva sperato di distrarsi un po' uscendo a fare un giro con il suo amico, ma non era servito a calmare i suoi continui pensieri su Erina e adesso, a notte fonda, da solo in camera e in un silenzio deprimente e solitario era anche peggio: la sua testa stava vagando senza tregua e le palpebre non accennavano a chiudersi.
Seccato da quella situazione, si alzò dal letto infilando le sue solite vecchie ciabatte e decise che era arrivato il momento di riempire la sua mente con qualcos'altro che non fosse Nakiri: l'unica attività che era in grado di adempiere a questa missione, almeno per quella notte, era la cucina.
I corridoi della residenza erano bui e silenti, a notte inoltrata la tranquillità regnava e solo la pioggia battente a condividerla con i suoi tipici suoni.
Magari sperimentare un piatto incredibile lo avrebbe aiutato a conciliare il sonno.
Non negò di essere stato travolto dall'esitazione quando passò davanti alla porta della stanza di Nakiri e l'istinto gli aveva fatto pensare che non sarebbe stato poi così male entrare e vederla riposare rilassata. Tuttavia, fare una cosa del genere non aveva senso visto che non le avrebbe fatto una reale compagnia mentre lei dormiva. Sospirò arreso: non era il caso di disturbarla adesso.
Il destino_che si divertiva a giocargli brutti scherzi con un tempismo impeccabile_ volle che proprio in quel momento udì un urlo agghiacciante provenire dalla camera della ragazza e impulsivamente, agitato e preoccupato, spalancò la porta della sua camera.
Non ebbe il tempo di pensare che in effetti la porta era aperta_pensava che Erina la chiudesse a chiave tutte le notti_ e che forse le mura della villa non erano così perfette da essere perfino insonorizzate; l'unica e sola cosa che attirò la sua attenzione era la figura di Erina avvolta dall'oscurità della notte e illuminata ogni tanto dai fulmini causati dal temporale.
La intravedeva poco, ma sembrava sbiancata all'improvviso e non pareva ancora essersi accorta della sua invadenza, solo il chiaro di luna ad illuminare la sua candida pelle che in quel momento sembrava così chiara da apparire trasparente e quasi immacolata. Oltre a questo, poteva sentire che respirava a fatica, era un po' sudata, come se avesse appena fatto un orrendo incubo che l'aveva devastata. Fu a quel punto che si rese conto di non essere sola nella stanza:
-chi c'è!?- tuonò spaventata, ancora con voce strozzata e il terrore negli occhi.
Era il momento di rassicurarla. -scusa l'intrusione Nakiri, sono io.-
-Yukihira..?- fiatò perplessa e scioccata, realizzando di chi era la voce.
Però non sembrava completamente lucida e nemmeno aveva tirato fuori una spiegazione per quell'urlo disumano. Non ancora. O forse non voleva farlo.
-già. Non riuscivo a prendere sonno e avevo deciso di andare in cucina ad esercitarmi e vedere se mi aiutava a combattere l'insonnia.- ridacchiò spensierato: doveva in qualche modo sciogliere la tensione che si era creata e non farla sentire a disagio per la situazione. Se avesse iniziato subito a tempestarla di domande l'avrebbe messa in difficoltà e non era quello che voleva.
Era abbastanza volubile e sensibile in questi casi.
-è per questo che hai invaso il mio spazio privato?- ecco, adesso era infastidita.
-mi sono spaventato quando ti ho sentito gridare. Nessuno avrebbe fatto finta di niente.-
-era meglio facessi finta di niente.- affermò scaltra e vergognosa.
-non potevo ignorarlo, Nakiri. Non l'avrei fatto con nessuno e soprattutto non sarei riuscito a farlo con te. Sai quali sono i miei sentimenti.-
-perché devi essere sempre tu? È irritante! Sembra che il destino si impegni a farci impazzire più del dovuto. Lo odio Yukihira. Perché siamo sempre io e te?-
-perché i nostri sentimenti sono connessi Nakiri.- rispose lui, sorridendo luminoso. A passo lento, cercò di avvicinarsi al letto della ragazza.
-fermo dove sei, Yukihira. Appena salirai sul tappeto, avrei superato la distanza di sicurezza che ci divide e questo devo impedirtelo prima che degeneri.-
Lui ridacchiò. -non vedo nessun filo che ci divide e anche se fosse, non mi ci vuole molto a scavalcarlo e tu hai bisogno che io lo faccia.-
-smettila di essere sempre così arrogante e sicuro di te.- boccheggiò nervosa.
Lui non aveva nessuna intenzione di darle ascolto e poco secondi dopo era già seduto sul materasso di Nakiri, che aveva il volto chinato verso il basso incapace di guardarlo in faccia per la vergogna: in fondo l'aveva “beccata” in un momento di forte fragilità emotiva, però non che a lui importasse. Voleva solo starle accanto peché avvertiva che lei, anche se non lo ammetteva, lo desiderava. -tutto apposto?- le chiese premuroso, posando la sua mano sul dorso di quella di lei, che era così gelido da sembrare privo di pressione sanguigna.
-hai le mani ghiaccie, Nakiri. Per caso sei una di quelle che nel sonno si ritrova a pancia scoperta?- ironizzò divertito, cercando di sollevarla da quel momento critico.
-idiota!- sbottò offesa, spingendo via la sua mano. Lui sorrise e tornò a rincorrere i suoi polpastrelli.
Dopo una lotta senza possibilità di vittoria da parte di Nakiri, si arrese e si lasciò stringere la mano da lui, con delicatezza. -cos'è successo?- domandò ancora.
Lei non rispose subito a quella domanda, la vide solo “saltellare” verso la sua schiena e acquattarsi su di essa, ricercando calore. Lui arrossì nell'oscurità ed era anche smesso di piovere nel frattempo. Nakiri rimase contro la sua schiena per qualche minuto indefinito, senza spiccicare parola, avvertendo alcuni tremori invadere il suo magro corpo.
Lui rispettò il suo silenzio e non commentò le reazioni del suo corpo a quello che le era successo. Sembrò che Nakiri lo ringraziasse per la sua silenziosa comprensione e attese che fosse lei a decidere quando parlare. -è stato solo un incubo..- borbottò infine.
-..un incubo che ti sta facendo tremare come una foglia.- completò la frase, lui, carezzando la sua guancia. -sono qui, Nakiri, ti ascolto se vuoi parlarmene.
Lo so che dormi male la notte e sai anche che me ne sono accorto.-
Lei abbassò la testa sulla sua larga spalla e Soma vide la cascata di ciocche chiare sfiorare il suo pigiama a righe e invaderlo con il suo profumo alle violette.
-non è facile se mi stai così vicino.- esordì lui, impacciato.
-sei tu che me lo hai permesso dopo aver scavalcato la distanza che ci divideva, stupido. Te l'avevo detto che sarebbe stato pericoloso.- ribatté lei paonazza.
-non ho detto di non apprezzarlo e nemmeno di essermi pentito di averlo fatto.- puntualizzò lui, ridacchiando. -potrai sempre contare su di me, Nakiri.-
-dovresti semplicemente lasciar perdere, Yukihira.-
-non lo farò.- ribadì ancora, alzandole il mento per farsi guardare negli occhi. -dunque, ora che sono qui, cosa vuoi che faccia? Se non vuoi parlare, possiamo fare qalcos'altro per non pensare.-
A quella asserzione lei arrossì violentemente fraintendendo le sua frase.
-cosa stai dicendo, Yukihira? Sei fuori di testa!- esplose vergognosa.
-cosa hai capito, Nakiri?- le fece eco lui, arrossendo a sua volta. -non dico che mi dispiacerebbe, ma non intendevo questo..- ammise un po' imbarazzato.
Alcuni attimi di silenzio teso li avvolsero, quando lui tornò serio:
-Nakiri.. non pensi sia arrivato il momento di aprirti con me? So che non stiamo insieme, ma sono preoccupato e vorrei che tu credessi un po' di più a quello che dico.-


 
****

Yukihira era piombato nella sua camera senza preavviso, a notte fonda, e la cosa peggiore era che se era successo era colpa sua: perseguitata dai soliti incubi su suo padre, si era svegliata di soprassalto urlendo e lui l'aveva colta in fragrante. Nessuno, a parte le persone più vicine a lei e che avevano vissuto gli interi dieci anni sotto il suo stesso tetto, sapeva che quando calava la notte lei si agitava al pensiero di essere invasa dagli incubi e adesso Yukihira non solo aveva scatenato in lei sentimenti scomodi per la sua situazione familiare, ma aveva anche scoperto il suo più inconfessabile segreto e ciò che la faceva soffrire di più. Si sentiva davvero smascherata da lui e tutte le sue più forti difese erano crollate nel giro di due mesi a causa sua.
Lo amava, ma era più forte di lei. Che fosse arrivato il momento di parlare a Yukihira del suo passato?
Date le circostanze, soprattutto quelle di quella notte, non sarebbe riuscita a tenergli nascosta la verità ancora a lungo perché non avrebbe più avuto giustificazioni accettabili da sfruttare.
Ripensò un'ultima volta alle parole di Alice e decise che non poteva più fuggire dalla verità: lei e Yukihira non avevano futuro, ma il passato doveva uscire fuori.
Lui le aveva fatto capire che poteva affidarsi alle sue premure. Le aveva trasmesso la fiducia di cui aveva bisogno per parlargli ed erano arrivati ad una confidenza tale che parlare del suo passato sarebbe stato sì, doloroso, ma non così difficile come lo era un mese fa. Si amavano e, anche se non se l'erano detto apertamente_o almeno lei non l'aveva fatto_, entrambi erano consapevoli di quello che provavano e potevano dire di conoscersi un po' meglio rispetto all'inizio dell'estate. Doveva farsi coraggio e parlargli: Yukihira si meritava di essere considerato speciale da lei, sebbene la sua famiglia gli impediva di stare insieme. Era giusto così. Quindi.. come iniziare il discorso? Si stava stuzzicando le mani nervosa ed indecisa sul da farsi.
No.. ancora non se la sentiva: i ricordi dell'incubo erano ancora troppo vividi. Non sarebbe riuscita a parlare con tranquillità; così, convinta, prese la decisione che l'avrebbe fatto il giorno seguente, dopo aver “sbollito” l'inquietudine del momento. -ora non me la sento.- rivelò insicura.
Vide il volto di Yukihira farsi amareggiato per la risposta e avvertì una fitta al cuore.
Portò la mano sull'avambraccio del ragazzo, in un tocco leggero per tirarlo su di morale, e parlò ancora:
-lo farò domani. Quando tutto quello che è successo stanotte sarà passato.- precisò.
Lui sorrise sollevato. -va bene, Nakiri. Sono contento che hai deciso.-
Si alzò dal letto e le fece una tenue carezza lungo la chioma morbida e liscia, in un gesto che sprizzava di puro affetto.
-è meglio che vada adesso. Stare con te mi ha conciliato il sonno.- si grattò la nuca imbarazzato dalla parole che aveva detto, sorridendole. -grazie.- aggiunse.
Lei era arrossita di fronte a quella gentilizza e cullata dalle sue coccole: le mancava davvero il calore di Yukihira. Faceva male. Ora non era sicura di riuscire a dormire senza di lui quella notte.
Era stato lui ad entrare nella sua stanza e a rilassarla con la sua presenza e la sua allegria, se se andava sarebbe riusciuta ad addormentarsi senza sentirsi vuota e incompleta?
La risposta già la sapeva e quando notò che lui stava per incamminarsi verso la porta, afferò spontaneamente il suo polso per fermarlo.
Abbassò la testa  rossa in volto, a causa di quello che stava per chiedergli, poiché era una richiesta abbastanza audace:
-dormi in camera mia, Yukihira.- lo invitò sottovoce, adottando una tono tenero che raramente gli apparteneva se non in casi nel quale la sua vena dolce usciva.
Yukihira, colpito da tali parole, sgranò gli occhi: li stava offrendo di dormire nella stessa camera.
Da quanto era stata esplicita e da come la richiesta gli era uscita in maniera così tenera, lui non riuscì a controllare il suo viso che prese ad arrossarsi.
Le sembrò davvero carina in quel momento e resisterle non era affatto facile. -sei sicura di quello che dici, Nakiri? Sai cosa questo comporta?- deglutì agitato, guardando altrove.
Anche lei si imbarazzò. -cosa diavolo stai pensando, Yukihira? Non ti ho chiesto di fare “quello”. Ti ho chiesto solo di restare con me.- farfugliò impacciata.
Lui allora, ancora sorpreso, afferrò le sue mani e avvicinò il volto verso quello di lei:
-posso resistere una volta, Nakiri, forse due.. ma tre iniziano ad essere tante.
Non ti rendi conto che essere così ariditi verso un ragazzo che prova certi sentimenti, è assai rischioso? Sei davvero carina in questa modalità.- borbottò con un pizzico di vergogna, -però sai.. finché lo fai con me, va bene, ma con altri ragazzi non mi piacerebbe affatto. In realtà mi piace l'idea che questo tuo lato ingenuo lo conosca solo io.-
-è ovvio che ad altri ragazzi non lo proporrei, idiota!- esclamò lei, oltraggiata. -mi fido di te.-
-mi fa piacere che lo fai, ma anch'io sono un ragazzo. Quindi, visto che non voglio allontanarti più del dovuto con qualche atteggiamento strano, dormirò sul divano.-
Lei sbuffò. -non voglio che tu dorma sul divano, Yukihira.- insisté lei bordeoux.
Non c'era verso, Yukihira la faceva andare completamente fuori di testa ed era per questo motivo che sarebbe stato meglio che lui non scavalcasse lo spazio che li divideva.
Si rendeva vagamente conto che gli stava chiedendo una cosa imbarazzante e non che lei non lo fosse, ma aveva la brutta sensazione che se lui se ne fosse andato da quella camera gli incubi sarebbero tornati più pressanti e fastidiosi. Il suo tepore, la sua presenza, la sua schiena, le sue mani, le sue braccia.. tutto di Yukihira le infondeva protezione e sicurezza.
Era egoista e capricciosa, si stava comportando da meschina nello sfruttare i suoi sentimenti e il suo buonsenso per un suo tornaconto, lo sapeva, ma voleva che Yukihira la stringesse tra le coperte. Voleva che quelle braccia la facessero sentire “dondolata” dalle carezze. Lo voleva nel letto con lei. Non aveva doppi fini, si fidava di Yukihira ed era sicura che non le avrebbe fatto niente controvoglia, ma la vulnerabilità emotiva che sentiva in quel momento poteva essere bilanciata solo dalla vicinanza di Yukihira e l'umore di quel momento lo sapeva bene, poiché era davvero instabile.

 
 
****


Lui, a quella richiesta così chiara, avvertì un pesante imbarazzo invaderlo.
Non riusciva a credere che Nakiri lo stesse veramente invitando a dormire nel suo letto ad una piazza e mezza. Sarebbero stati così vicini che anche il solo sfiorarsi li avrebbe scatenato gli ormoni rendendoli più inquieti che mai e privi di controllo. Si sarebbe sicuramente accorta dei suoi eventuali “rigonfiamenti” e a quel punto sarebbe stata la fine.
Già stentava a resisterle dopo quei brevi contatti che avevano avuto prima e il desiderio di baciarla con le seguenti conseguenze non lasciava certo spazio all'immaginazione.
Oltretutto.. non solo gli stava offrendo un posto tra le sue coperte, ma era addirittura così sensibile e dolce da non riconoscerla: amava l'idea che solo lui fosse a conoscenza di questo suo lato tenero ed innocente, fragile ed emotivo, e altrettanto non sopportava che qualcun'altro arrivasse a conoscerlo perché l'aveva persa.
Anche per questo aveva deciso di non arrendersi, non solo per il fatto di amarla moltissimo. Voleva che la bellezza nascosta di Nakiri restasse di sua proprietà.
Essere l'unico a sapere com'era veramente rendeva i suoi sentimenti ancora più interessanti e adesso, vedendola così decisa nel condividere il letto con lui, non faceva altro che accendergli il desiderio di stringerla tra le sue braccia e farla sua. Sapeva che era presto, soprattutto perché neanche erano una coppia, ed era consapevole che non poteva fare un piccolo passo falso e neppure rifiutare l'invito. La scelta era difficile, ma l'unica cosa di cui era certo era che non voleva lasciarla di sola vedendola così fragile.
Voleva dimostrarle il suo affetto, voleva coccolarla finché non si fosse calmata e poi addormentata tra le sue braccia ed era questo a cui doveva pensare per controllare le sue emozioni e combattere il desiderio sessuale che sentiva. Doveva farcela. Così, raccolse un respiro silenzioso, e rispose a Nakiri:
-va bene. Allora dormirò accanto a te.-
Lei sembrò stupita da quella risposta affermativa e sentì il bisogno di precisare:
-non fare niente di strano, però.-
Lui le fece un buffetto leggero e tenero sulla guancia e sorrise:
-ti prometto che non farò niente. Ci proverò.- ghignò scherzoso.
Lei arrossì. -non devi provarci, devi riuscirci!- squittì goffa, poggiando una mano sulla guancia dove lui le aveva fatto il piccolo pizzicotto e avvertendola ancora tiepida per il tocco delicato di Yukihira. Tutto di lui le accendeva delle emozioni, perfino un buffetto. Alla fine resistere non era solo dura per lui, lo era per entrambi.
Yukihira vide Nakiri creargli uno spazio ristretto tra le coperte, senza guardarlo realmente in faccia, dato il momento di tensione reciproca.
Lui, un po' timoroso, spostò le lenzuola e si infilò dentro decidendo di darle le spalle per precauzione, nei tentativo di controllare meglio i suoi istinti. Peccato che quella buona intenzione non sembrò piacere a Nakiri che, da candida tentatrice, rotolò contro la sua schiena poggiando il suo volto su di essa e facendo sussultare Yukihira per il gesto inaspettato.
Si irrigidì ancora di più quando avvertì le femminee braccia della ragazza avvolgere il suo corpo in un abbraccio da dietro, tanto che sentì il suo seno prosperoso strofinare la sua schiena e fare involtariamente pressione su di essa, in un tatto soffice. Non aiutava il pensiero che lui aveva già visto le sue "grazie" quella sera alle terme e l'immagine della loro splendida rotondezza e dei suoi rosei capezzoli non lo abbandovano. Davvero non si rendeva conto di cosa accendeva in quel modo?
Si portò una mano davanti alla bocca deglutendo nervoso ed agitato e avvertendo nettamente le naturali manifestazioni corporee.
“Sei eccessiva Nakiri” pensò vergognoso e la cosa peggiore era che non lo faceva neppure apposta, dunque non poteva accusarla di punzzecchiarlo o cosa.
Tuttavia, alcune parole uscirono dalle sue labbra:
-non mi tentare in questo modo, Nakiri.- bofonchiò impacciato.
Lei non sembrò cogliere quelle parole nel verso giusto, infatti replicò:
-sta zitto e dormi, Yukihira.- biascicò contro la sua schiena, ma il tono di lei sembrava già un po' assonnato.
Si stava addormentando senza problemi? Sospirò arreso: era chiaro che era “cotta” dopo una nottata piena di incubi e temporali, per lui però era diverso.
-come se fosse facile.- disse a bassa voce, probabilmente quando lei era già nel mondo dei sogni. Non sapeva se sentirsi offeso dalla sua indifferenza davanti a quella vicinanza, oppure se sorridere con tenerezza sapendo che con lui accanto si sentiva così tranquilla da addormentarsi in un attimo, cullata dal suo calore e dalle sue braccia.
Ci mise parecchio ad addormentarsi, ma dopo un paio d'ore crollò pure lui per colpa dello sfinimento ormonale che gli suscitava stare accanto a lei.

 
 
****


Quando Erina aprì gli occhi, la mattina dopo, ogni ricordo di quella notte era fresco e piacevole: il profumo di spezie che la nuca di Yukihira emanava, il suo tepore, la dolcezza dei suoi gesti e la comprensione verso il suo comportamento e tutte le sensazioni che aveva provato a dormire con lui. Ricordava tutto e realizzando gli atteggiamenti compromettenti che aveva avuto considerata la scarsa lucidità emotiva, arrossì furiosamente e non riusciva a fare meno di chiedersi cosa aveva pensato Yukihira di lei. Se non fosse stata stanca morta e devestata da quell'incubo, forse anche dormire vicino a lui sarebbe stato più difficile: era molto attratta da Yukihira e in un momento in cui era nel pieno delle forze, magari averlo a pochi centimetri sarebbe stato pericoloso per i suoi sentimenti e avrebbe finito per seguire le pulsioni del suo corpo. Nemmeno lei, a questo proposito, riusciva a credere di essersi addormentata così facilmente con la sola presenza di Yukihira ed era stata una di quelle rare notti_a parte prima che lui arrivasse in suo soccorso_nonostante le poche ore che aveva dormito, nella quale la mattina le sembrava di sentirsi riposata e rilassata; sapeva che quella sensazione di benessere era merito di Yukihira. Per quanto riguardava il ragazzo, appunto, avvolta dai pensieri non si era resa conto che nel corso della notte si erano spostati e lui era finito girato dalla sua parte. Erina poteva vedere il suo viso addormentato come un bambino e la zazzera rossa un po' spettinata a causa dei movimenti notturni. La labbra di Yukihira, leggermente schiuse, erano talmente vicine al suo viso che bastava un piccola spinta per lambirle. Il profumo di spezie non era sparito, anzi, a quella vicinanza corporale sembrava incrementato.
Le sue iridi non smettevano di fissare la bocca del ragazzo, desiderando di sfiorarla in un bacio del risveglio. Sapeva, però, di dover mettere un freno alle sue emozioni, in particolare ora che lui dormiva beato, rischiando così di approfittarne per l'ennesima volta. Presa com'era nel trattenere i suoi sentimenti, sentiva a malapena il respiro regolare e tranquillo di Yukihira solleticare il suo volto. Tutte quelle emozioni volevano spingerla a baciarlo e la stavano tentando terribilmente, combatterle sembrava una missione impossibile e più cercava di contenersi, paradossalmente le sue labbra venivano attirate come un'invisibile calamita da quelle di Yukihira, finché lui non si svegliò.
Quando il ragazzo aprì gli occhi, la prima reazione che ebbe a vederla ad un passo dalle sue labbra, fu un sorriso assonato e gentile.
-stavi per baciarmi, Nakiri?- la stuzzicò, poi, appena si fu svegliato del tutto. A quella domanda lei arrossì. -certo che no.-
Era chiaro che Yukihira non credeva a quelle parole, dato che era divertito, ma ambedue passarono sopra a quel dettaglio. Con i visi così vicini, i due si guardarono intensamente negli occhi e per attimo la stanza attorno a loro sembrò svanire. Nakiri notò distrattamente Yukihira accorciare del tutto le distanze per posare le sua labbra su quelle sue.
Nakiri fu colta di sorpresa e a quel gesto, durante lo sguardo profondo che si erano scambiati, aveva nuovamente abbassato la guardia e lui era riuscito ad approfittarsene per colpa della sua disattenzione; e, come se non bastasse, ogni volta che lui la sfiorava in qualche modo non riusciva a non soddisfare i suoi ingordi sentimenti per lui.
Yukihira aveva capito che lei non lo aveva allontanato e di conseguenza aveva reso il bacio più appassionante avvicinandola al suo corpo e facendo incontrare le loro lingue.
Appena si sentì stretta tra le sue braccia, avvertì subito quanto lui la voleva attraverso il normale rigonfiamento: non aveva ancora fatto l'abitudine alle reazioni maschili e non riuscì a non vergognarsi, interrompendo la loro complice danza di lingue. Anche Yukihira, tuttavia, non era del tutto a suo agio le volte che lei si accorgeva della sua eccitazione e fece un mezzo sorriso.
-mi dispiace metterti a disagio, Nakiri.-
Lei scosse la testa, cercando di rassicurarlo a modo suo:
-non possiamo farci nulla.- commentò imbarazzata. -inoltre, non avresti dovuto baciarmi. Ne abbiamo già parlato, Yukihira.-
Cercò di tornare vigile e interrompere subito quella situazione, che stava andando contro quello che lei aveva deciso.
-non vedo cosa ci sia di male se qualche volta ci baciamo.- rispose lui, semplice. -inoltre.. io ti ho baciato, è vero, ma tu hai risposto. Lo vedi che è impossibile evitarlo?-
-è che tu sei così diretto che ogni volta mi cogli impreparata e non riesco a fermarti.-
-queste sono solo scuse, Nakiri. Tu non mi fermi perché non vuoi.-
Lei non sapeva come rispondere a quell'amara verità, riuscì solo a spingere via il suo corpo ricordando di avergli promesso di parlargli del suo passato:
-dobbiamo parlare, Yukihira.-
Lui vide che lei si era fatta seria e allora decise di fare ugualmente:
-ti ascolto. Non avere paura.- sorrise rassicurante.
Quel sorriso fu l'ultimo gesto che la spinse a farsi coraggio e a raccontargli tutto.
Con grande sforzò raccontò tutto il suo passato con suo padre a Yukihira, senza tralasciare nulla_a parte la conversazione di ieri con suo nonno, che aveva messo nuovamente un palo tra loro_.
Ad ogni parola, lui ascoltava con attenzione e le lasciava il tempo_senza metterle fretta_ di trovare le parole migliori e più semplici per spiegarsi.
Ogni tanto sentiva che la voce le si mozzava ed era sul punto di piangere, ma con una forza incredibile che stupì pure lei stessa, non era ancora riuscita a farlo.
-..ed ecco perché la notte dormo male e faccio spesso incubi.- concluse sofferente. -ora sei soddisfatto che ti abbia raccontato tutto? Su, dillo, sei rimasto scioccato.-
Lui rimase pensieroso e silenzioso e poi trovò la forza per sostenere il suo sguardo e abbracciarla stretta più che poteva, per farle sentire che lui c'era.
Lei sgranò gli occhi meravigliata e si fece consolare da quella braccia che erano capaci di farla sentire accettata e amata, anche dopo quello che gli aveva raccontato.
-adesso mi è tutto più chiaro. Capisco quanto sia stato difficile per te parlarne, considerato che tuo padre è un vero pazzo. Ti ringrazio davvero per esserti fidata e per avermi detto tutto.
Io non potrò mai capire cosa hai provato perché deve essere stato terribile, Nakiri, ma questo sicuramente ha accorciato di più le distanze tra noi ed era quello che volevo.
Io voglio solo vederti felice e farò di tutto per farti sentire tale.-
Lei era commossa da quelle parole, tanto che iniziò a lacrimare un po'.
In tutto quel lasso di tempo, lui non aveva mai smesso di abbracciarla forte e cercava di rispettare il suo silenzio.
-non hai nient'altro da dire?-
Lui scosse la testa. -non mi interessa come stanno le cose, io ti proteggerò in ogni caso.-
Qulla frase era scontata, eppure le aveva fatto sussultare il cuore e arricciare un sorriso bagnato di lacrime. -grazie Yukihira.-
-sai Nakiri.. volevo capire cosa ti tormentava perché questo avrebbe approfondito il nostro rapporto e, se tu non avessi trovato il coraggio per farlo, probabilmente tra noi ci sarebbero state ulteriori incomprensioni perché non avrei potuto capire cosa ti passava per la testa in momenti come questi e perché sei diventata la persona che sei e fuggi da tutti.
Adesso so perché hai paura e le tue reazioni mi sembrano molto più chiare.
Ero geloso che Carter sapesse cose di te che io non sapevo. Ora posso dire di averti un po' raggiunta e non devo preoccuparmi di lui.-
Lei arrossì davanti a quel discorso maturo e prima che potesse parlare per ribadire che comunque non potranno stare insieme, lui afferrò una sua mano e tornò a cercare le sue labbra.
Lei sapeva che doveva respingerlo, ma non poteva farlo perché non ci riusciva.
-Nakiri.. lo sai che trovandosi in queste situazioni intime noi continueremo a cercarci?-
Sì, lo sapeva ma non poteva. -non voglio avere un rapporto occasionale con te.-
-nemmeno io lo voglio, ma queste sono solo parole perché puoi pensarlo e dirlo, ma se guardi i fatti il nostro è un “rapporto occasionale”, poiché i nostri sentimenti ci impediscono di evitarci, soprattutto se viviamo sotto lo stesso tetto.- sussurrò lui, vicino alla sua bocca.
-non vivremo sotto lo stesso tetto per sempre, Yukihira.- boccheggiò lei, incerta, provando a fuggire dalle labbra di lui che la pressavano con il loro sapore e la loro forma, così vicine alle sue che poteva riconoscervi tutti i dettagli e notare la leggera differenza di grandezza dei labbri inferiori e superiori.
Quanto lui la tentava a quella vicinanza? che lo facesse consapevole o meno, le sue strambe tecniche di seduzione erano sempre efficaci su di lei.
Niente da fare, le loro bocche si unirono per l'ennesima volta.
C'era qualcosa di diverso, però, rispetto a poco fa e prima che gli parlasse del suo passato: il bacio era, sì, complice.. ma sembrava così voglioso e trascinante da farli impazzire.
Vi era una foga diversa, più “centrica”, era scombussolante e persuasiva, intrigante e peccaminosa. Era un bacio adulto ed un implicito invito a consumare il loro desiderio quella stessa mattina: le loro bocche si cercavano, le loro lingue si esploravano rapide; lui iniziò a mordicchiare i suoi labbri ad intermittenza e lei, quasi incosciamente, faceva lo stesso.
Le mani di lui salivano e scedevano lungo la sua schiena ossuta, in una ghiotta carezza che esprimeva la bramosia più pura.. o così a lei parve. Sentiva che lui la voleva, data la stretta vicinanza, ma questa volta non ci fece troppo caso, anzi.. era quasi piacevole essere così desiderata. Cosa c'era di diverso in quel bacio?
Era così focoso da renderle le gambe molli e il corpo posseduto dai curati polpastrelli di lui. Era nelle sue mani.
Lei non era da meno: le sue mani si muovevano da sole seguendo il ritmo dei tocchi preziosi di lui, carezzavano il suo petto con maliziosa audacia, ovviamente inconscia e istintiva.
I gesti dei suoi palmi trasmettevano un chiaro messaggio di un'attrazione potente e reciproca. Senza rendersi troppo conto di quello che stavano per fare, lei quasi non si accorse di piombare sul morbido materasso del suo letto e di essere sovrastata dal corpo virile di lui. Nakiri sentiva le soffici labbra di Yukihira assaggiare la sua pelle creandole un formicolio inatteso. Stava perdendo la lucidità e da quanto amava quei contatti e quelle sensazioni così nuove, tutto quello che si era imposta veniva annebbiato dalla passione di quel momento e “ammaestrato” dai tocchi del ragazzo.


 
****


Lui si staccò un attimo dalle sue labbra e scese ad esplorare la sua spalla scostando la spallina della sua camicia da notte con i denti, baciandole quello strato di pelle scoperto.
Con le labbra salì lentamente dalla spalla al collo, baciandolo, succhiandolo e beandosi del suo dolce sapore in ogni modo possibile. Cosa c'era di diverso quella mattina?
Non poteva essere solo il suo desiderio per lei a renderlo così agile e pratico nei movimenti. Il profumo di Nakiri lo stava inebriando quasi drogandolo, così come la sua pelle appariva più levigata e bella del solito. Le ciocche bionde che sfioravano il suo volto mentre la baciava gli producevano un pizzicorino piacevole e le labbra rosate e fulvide di lei parevano più succose del solito.
L'aveva sempre voluta un sacco, ma quella mattina sembrava che gli ormoni di entrambi si fossero scatenati all'improvviso.
Che fosse perché avevano dormito nello stesso letto e questo aveva stimolato i loro sentimenti?
O perché lei si era finalmente aperta con lui distruggendo il muro che li separava_se escludevano la famiglia Nakiri dal giro_?

Tutto l'autocontrollo che si era imposto era andato a farsi friggere al momento che aveva sentito che anche in lei qualcosa era “scattato” dopo l'ultimo chiarimento.
Tutto era annebbiato e futile, l'unica cosa che voleva era che lei diventasse subito sua.
Non riuscivano a smettere di baciarsi e anche le sue mani stavano pian piano raggiungendo i suoi seni per conoscere anche quell'intima parte di lei attraverso il tatto: la mano seguì l'istinto e indugiò suoi bottoncini della camcia da notte. Lei comprese e, dopo un attimo d'esitazione, posò la sua mano sopra il dorso di quella sua guardandolo imbarazzata negli occhi, ma non era un'occhiata che gli impediva di agire e in quel momento la trovò bellissima. In quell'arco di secondo, prima di procedere, lui pensò che l'amava veramente tanto e nutrì il bisogno di dirglielo.
-ti amo, Nakiri.- recitò suadente, difatti.
Lei rimase colpita dalla sua confessione perché imprevedibile e sapeva di provare lo stesso, ma di non poter rispondere in ugual modo perché aveva promesso a suo nonno, appena il giorno precedente, che sarebbe rimasta fedele alle esigenze della sua famiglia.
Però, nonostante questo, in seguito alle sincere parole di Yukihira udì il cuore scoppiarle nel petto per l'emozione, dato che era la prima volta che un ragazzo e colui che amava glielo diceva e avrebbe desiderato esprimere anche lei i suoi sentimenti, ma non poteva.
Lui accettò il suo silenzio e certamente non si aspettava che lei dichiarasse lo stesso, perché sapeva quanto i Nakiri la limitassero dal fare qualsiasi azione che avrebbe compromesso la dinastia della sua ricca famiglia e ora che sapeva ciò che il padre di Nakiri era stato capace di fare alla propria figlia, aveva la consapevolezza di quanto loro fossero potenti.
Sapere questo, in ogni caso, non lo portava ad arrendersi. Sapeva solo che sarebbe stato più difficile del previsto, ma era chiaro che qualsiasi sfida lo elettrizzasse e la Totsuki e suo padre gli avevano insegnato che non poteva lasciar perdere al minimo ostacolo che gli si parava di fronte.
Il viso di Nakiri si era fatto oscurato e nostalgico e sapeva perché, ma lei era ancora inerme sotto di lui e così docile che non interruppe quello che avevano iniziato a fare, perché l'atmosfera sensuale che si creata tra loro non era scomparsa. Prima che potesse continuare la manovra di sbottonare i bottoncini della camicia da notte, la voce del maggiordomo li riportò alla realtà e ambedue sentirono la vergogna invaderli tutta assieme quando egli apparve sulla porta e li trovò in una posizione alquanto scandalosa: una sopra l'altro, con i vestiti totalmente scomposti e i bottoncini aperti del pigiama di Nakiri. Tutti e due rossi come un pomodoro. L'uomo era sconvolto quando si trovò davanti quella scena e perfino i suoi occhiali da vista tondi come fondi di bottoglia calarono verso il naso adunco e gli occhi si ridussero a due fessure per lo stupore. -cosa state facendo, giovani signorini?-
Quella domanda più che di rimprovero sapeva di scettico, ma loro erano comunque stati colti in fragrante ed erano arrossiti fin sopra le orecchie e costretti a staccarsi bruscamente da quella situazione che era andata loro completamente “fuori mano”. -cosa ci fa nella sua stanza il Sig.Yukihira?- proseguì con le domande sospette, il vecchio uomo.
Dopo l'attimo di sbigottimento, Erina cercò di ritornare composta e risolvere il problema prima che “scoppiasse”.
-niente sig.Oda. E' stato un incidente di percorso.- smentì schiva e a disagio, -usciamo subito e ci diamo una sistemata.
Ci aspetti fuori. Le chiedo gentilmente di non fare parola su quello che ha visto con mio nonno e con nessun altro, poiché ha equivocato le nostre intenzioni.-
Non era mai stata imbarazzata quanto in quel momento, ma doveva cercare di presentarsi decisa altrimenti il suo maggiordomo avrebbe frainteso solo di più.


 
****


L'uomo annuì, ancora perplesso, è si dileguò uscendo dalla stanza.
Erano stati interrotti ed Erina non poteva che ringraziare il maggiordomo, in questo caso, poiché se non li avesse fermati avrebbe continuato ad illudere Yukihira con il suo atteggiamento indeciso e contrastante. Nemmeno si riconosceva, il suo umore e il suo comportamento erano diventati così flessibili e disorientati da sconvolgerla.
Era incredibile come si era trasformata da quando aveva realizzato di amare Yukihira.
Erano rimasti da soli e adesso un fastidioso silenzio tombale li aveva travolti.
Quello che era successo tra loro non era stato affatto normale né tanto meno programmato, sembravano talmente “plagiati” l'uno dall'altro che non riuscivano a “domare” le loro azioni.
Si erano fatti trascinare dal momento d'eccitamento ed erano finiti quasi a letto insieme, stavano ripercorrendo il momento e i suoi dettagli solo ora con più chiarezza.
In fondo forse era normale quando l'attrazione tra due persone era forte, ma lei non poteva farsi influenzare da quelle emozioni così intriganti. Non doveva.
L'unica cosa che riuscì a fare dopo aver ripreso il controllo di se stessa, fu voltarsi minacciosa verso Yukihira e fulminarlo come si deve fino ad incenerirlo:
-è colpa tua se abbiamo fatto una figuraccia, Yukihira. Perché sei così.. così..-
Non gli veniva la parola. -..così come?- fece giocoso, lui.
-..avventato.- terminò schietta, incrociando le braccia seccata.
Lui ridacchiò e si grattò la nuca.
-hai ragione, Nakiri.- concordò. -scusa se ti ho infilato in una situazione complessa.
Non pensavo che sarebbe finita in questo modo. Non so cosa sia successo, ma poco fa ti ho trovata più carina del solito e non ho resistito.-
Poi si fece diverso, più pensieroso:
-hai avvertito anche tu una complicità diversa dopo che abbiamo parlato?-
Lei arrossì di brutto. -lascia perdere le “scuse” Yukihira, alla fine anch'io ti ho assecondato. Insomma.. è stato più difficile del solito respingerti.- ammise piena di vergogna.
-penso che condividere un letto abbia aumentato la nostra confidenza. Ecco perché dopo ci siamo fatti trascinare dai sentimenti che ci uniscono. Tu che dici, Nakiri?-
-qualsiasi sia il motivo, sai com'è la situazione.- ripeté acida.
-già, ma questo non mi impedirà di baciarti ogni volta che mi va.-
-sempre che io te lo permetta e comunque questi rapporti occasionali ci faranno solo stare male, alla fine, e lo sai anche tu.- dichiarò lei. -io ho scelto e non cambio idea.-
Si portò davanti a lei e lentamente spostò una sua ciocca bionda dietro al suo orecchio indugiando sui suoi occhi con un sorriso ilare.
-adoro le sfide, Nakiri, e ora che so come stanno le cose con tuo padre, niente mi fermerà dal tenerti lontana da lui semmai ce ne sarà bisogno. So che anche tuo nonno ti protegge, ma voglio che tu sappia che puoi fare affidamento anche su di me.- detto questo.. la lasciò così, in mezzo alla stanza, spiazzata da quelle parole e un'altra volta a cercare di capire da dove nascesse tutta quella sua determinazione. Era tutto inutile, specialmente ora che lei era stata data in sposa ad uno sconosciuto e aveva solo due settimane di tempo per accettare che Yukihira non avrebbe mai fatto parte della sua vita, eppure lui insisteva e proseguiva deciso verso quello che si era prefissato di fare e ciò comprendeva anche la sua protezione e cura. La sua magistrale conquista.
Sentiva le sue guance andare a fuoco, bruciare come caminetti scoppiettanti, e aveva solo una risposta a quella reazione: lei era completamente pazza di Yukihira.



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Angolo autrice: mi scuso per l'enorme ritardo nella pubblicazione, ma come ho detto ad alcuni, sono stata piena di impegni e soprattutto invasa dallo studio e purtroppo sarà così anche per i mesi di giugno/luglio a causa delle sessioni estive.. ç___ç spero abbiate la pazienza di aspettare. Venendo al capitolo: spero di aver ripagato la assenza bene con la sua pubblicazione. :P.
Cosa ne pensate? Ovviamente i protagonisti indiscussi della vicenda erano Soma ed Erina (sono i protagonisti <3), ma spero che anche la parte dedicata a Hisako e Takumi sia stata apprezzata.
Come ho detto, farò penare Soma ed Erina.. ma come dicevo: non li terrò lontani l'uno dall'altra e questo perché non ce la fanno a starci :P.
Questa volta hanno davvero rischiato di finire a letto insieme, ma sono stati interrotti sul più bello! XDDD ahahahah lo so, sono sadica! ;D però vorrei tanto sapere i vostri pareri sulle scene.
Come avete trovato Soma ed Erina? e Takumi e Hisako? erano abbastanza IC (sapete che questo è il mio pallino! XD). Come andranno le cose adesso che Erina è costretta ad andare un incontro pre matrimoniale? Soma riuscirà a salvarla da tutto questo? spero di sì :P.  Intanto, ringrazio moltissimo chi continua a seguirmi e recensirmi, siete il mio più forte sostegno! *-* grazie davvero! <3
Appena trovo un attimo rispondo immediatamente alle vostre recensioni! *________*

A presto!! grazie ancora! Erina91
  
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