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Autore: yllel    19/05/2016    7 recensioni
Raccolta one shot Sherlolly.
Ovvero: idee che proprio non se ne vogliono andare. Spoiler su TAB
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ok, è molto, molto lungo e, contrariamente allo “spirito” dei sassolini, forse avrà anche un seguito.
Contiene anche molti spoiler rispetto allo speciale, TAB, che ho visto al cinema. Ho voluto provare a sperimentare con alcune idee folli e sicuramente tirate per i capelli, ma lo spunto viene da una puntata di uno dei miei telefilm preferiti in assoluto, “Scarecrow and Mrs. King” (Top Secret, in Italia); chi è un po’ vecchietto come me forse se lo ricorderà, io lo adoravo. Nella fanfic ho messo due riferimenti e una battuta proprio di quella puntata, magari qualcuno li coglierà?
Un grande saluto a tutti.
 
SASSOLINO # 7

 
L’appartamento di Baker Street era avvolto da un clima che a un osservatore casuale sarebbe apparso calmo, ma che era invece saturo di tensione.
Al momento, le persone presenti (tante, comparate ai consuenti standard) cercavano di tenersi occupate senza dar modo al nervosismo di avere il sopravvento: Mrs Hudson si stava affaccendando in cucina per praparare il te per tutti, premurandosi di scacciare affettuosamente i tentativi di Mary per aiutarla.
“Cara, non preoccuparti... siediti e riposa” il tono dolce si accompagnò ad un gesto con la mano “hai detto che quindi è una bambina? Oh... non vedo l’ora che nasca, sarà una meraviglia, ne sono sicura”
Mary annuì, ma nei suoi occhi passò un lampo di preoccupazione mentre li faceva vagare per la stanza.
Mycroft e Anthea erano coinvolti in una fitta conversazione a bassa voce, intenti a consultare dei dati sul palmare dell’assistente; dal loro atteggiamento non riusciva a capire se le notizie che arrivavano fossero buone o cattive o, addirittura, se riguardassero tutt’altro rispetto alla questione che li aveva portati tutti li, su richiesta di Sherlock.
Beh. Quasi tutti, a pensarci bene... e questo era un ulteriore motivo di preoccupazione.
Il suo sguardo si spostò su John, che cercava di distrarsi conversando di sport con Greg Lestrade,  ma lei sapeva bene che il marito avrebbe resistito ancora per poco, e che quell’attesa per lui era ormai troppo; dopo pochi secondi, infatti, lo vide avvicinarsi a Sherlock.
“Hai detto di sapere quale sarebbe stata la prossima mossa di Moriarty” sbottò il Dottore rivolgendosi all’amico “Dopo aver detto che era morto. Vuoi per favore spiegarti, o dobbiamo stare qui ad aspettare ancora per molto che tu ti decida a condividere con noi le tue idee?” terminò  esasperato.
Tutti tacquero improvvisamente, e lo sguardo di Mary si posò infine sul consulente investigativo, che però non si voltò e continuò a guardare fuori dalla finestra.
“Non ci siamo ancora tutti... Anthea?” rispose l’uomo, facendo sorridere brevemente Mary.
Ma certo.
L’assistente di Myrcroft  fece un cenno con il capo, e consultò di nuovo il telefono.
“La nostra macchina ha prelevato la Dottoressa Hooper dall’ospedale circa venti minuti fa. Dovrebbe essere in arrivo”
A confermare le sue parole, un’autovettura scura si avvicinò al marciapiede, e Sherlock Holmes osservò la figura minuta uscirvi e presentarsi alla guardia davanti al portone.
Con trepidazione, ascoltò i passi sui gradini e la porta cigolare leggermente.
Scelse di non voltarsi subito: non vedeva Molly Hooper da molto tempo, e  quella situazione di emergenza andava contro ogni scenario che lui aveva prefigurato come possibile per il loro prossimo incontro, prima di capire che invece non ci sarebbe più stata la possibilità di rivederla; ora, però, la presenza della patologa era quanto mai necessaria: al fine di predisporre ogni ulteriore mossa,  voleva che tutte le persone coinvolte fossero  riunite intorno a lui.
Questa volta non avrebbe permesso che le cose andassero troppo oltre.
Sperò che tutti i segni della sua recente overdose se ne fossero andati, ma probabilmente l’occhio acuto di Molly avrebbe colto qualche indizio... si sarebbe arrabbiata, di nuovo, ma era prioritario ora occuparsi di altro e poi... poi si sarebbero dati delle spiegazioni, finalmente.
Un mucchio di spiegazioni.
Scacciò velocemente quei pensieri dalla testa, non era il momento di lasciarsi distrarre, e la sua concentrazione doveva essere dedicata a questioni ben più pressanti.
“Ciao a tutti”
Il saluto arrivò esitante ma, mentre tutti rispondevano,  Sherlock si limitò ad aggrottare  la fronte.
“Scusate, ma non capisco cosa sta succedendo. Cioè... ho visto il video di Moriarty, ma ovviamente non può essere lui, vero? Voglio dire... è morto... e io di queste cose me ne intendo” una risatina nervosa fece seguito a quella frase e,  con lentezza,  Sherlock si voltò: nessuno lo stava guardando, e quindi tutti mancarono di cogliere la sua espressione che da perplessa si faceva attonita, e poi furiosa.
Con pochi balzi attraversò velocemente la stanza, si lanciò verso la patologa e la incollò con violenza contro il muro.
Mrs Hudson lanciò un grido e Mary si avvicinò istintivamente ai due, ma qualcosa negli occhi del consulente investigativo la bloccò.
Nello sguardo di Sherlock c’era un misto tra  rabbia  e disperazione.
“Sherlock!”
John e Greg si fiondarono  verso l’amico, cercando di divincolarlo dalla stretta con cui aveva bloccato Molly ma, per tutta risposta, lui spinse ancora di più l’avambraccio contro il collo della donna, rendendole persino faticoso respirare: gli occhi di quest’ultima erano pieni di paura, e nella stanza risuonarono i suoi gemiti mentre cercava di prendere fiato.
“Sherlock, che diavolo stai facendo? Lasciala subito!” John cercò di rafforzare la presa sull’uomo, mentre Lestrade lo circondava al torace, ma Sherlock sembrava pervaso da una rabbia cieca e non cedette.
“Dov’è?” l’urlo minaccioso del consulente investigativo rimbombò per tutta la stanza “dimmi subito dove è!”
Anche Mycroft si era alzato dal divano e aveva raggiunto il fratello, mentre finalmente Greg e John riuscivano a staccarlo da Molly, senza tuttavia riuscire a calmarlo: Sherlock continuò ad agitarsi e a respirare forte, e mentre cercarava  di liberarsi per attaccare di nuovo la patologa, gli altri due uomini dovettero usare tutta la loro forza per trattenerlo.
“Adesso basta” urlò Mycroft, piazzandosi davanti a lui “Sherlock smettila! Dottor Watson, evidentemente le droghe non hanno ancora finito il loro effetto, forse è meglio”
“Guardala!” la rabbia di Sherlock  ora era rivolta al fratello  “guardala, maledizione!”
Il maggiore dei fratelli Holmes sobbalzò leggermente a quel comando  e volse lo sguardo verso Molly, la quale si era accasciata contro il muro con gli occhi chiusi, Mary e Mrs Hudson che le stavano accanto pronte a sorreggerla: sul suo collo si stava formando un livido rosso vivo, e il respiro era ancora accelerato.
Sul viso di Mycroft passò lo stesso sguardo sorpreso che aveva inondato Sherlock qualche secondo prima.
“O mio...” sussurrò piano.
John e Greg si osservarono stupiti mentre continuavano a trattenere Sherlock e, ad un tratto, nella stanza si udì una bassa risata, che poco si accordava al clima del momento: tutti gli occhi si puntarono su Molly, era lei che stava ridendo e la sua espressione terrorizzata era stata sostituita da una compiaciuta; la donna fece vagare il suo sguardo sui presenti mentre si rialzava e finiva di sogghignare.
John pensò a una crisi isterica e inconsciamente rafforzò la presa sull’amico, pronto a rimproverarlo, ma poi qualcosa lo fermò.
Lo sguardo di Molly era... diverso.
“I fratelli Holmes” disse la donna in tono divertito, mentre si sistemava il maglione e riprendeva un ritmo regolare di respiro “cosi perspicaci... quasi sempre” la sua mano andò al livido sul collo e fece una smorfia “Vi faccio i miei complimenti, francamente pensavo ci avreste messo ancora un po’ ma devo aver sbagliato qualcosa... forse il tono di voce? Oppure qualcosa in questi orribili vestiti? Lei è davvero bravo come dicono, Signor Holmes, anche se ha impiegato comunque un po’ di tempo.
A dire il vero ci siamo visti ben poco in questo ultimo periodo, come unica attenuante è un po’ debole, ma dovremo farcela bastare, non crede? Come Lei stesso ammette, c’è sempre qualcosa  che può sfuggire. Peccato, speravo che insieme ci saremmo divertiti un po’”
John avvertì il corpo di Sherlock irrigidirsi e, come tutti i presenti nella sala, tranne Mycroft, assunse  un’espressione stupita.
“Dov’è Molly Hooper?”
Nell’udire quelle parole, Mary fece un passo indietro dalla donna che aveva appena tentato di aiutare, e si portò una mano alla bocca.
Lo sguardo del Dottor Watson scattò verso l’amico, fissandolo come se fosse impazzito.
“Sherlock, che stai dicendo? È Molly, è lei, ed è qui
“No che non lo è” dichiarò Mycroft freddamente.
John spostò lo sguardo sempre più stupito verso di lui, e notò i pugni chiusi per la rabbia.
La donna si girò a guardare il maggiore dei fratelli Holmes, e lui la fissò a sua volta.
“Spero che sia consapevole del fatto che non lascerà questa casa fino a che non ci avrà detto dove è la Dottoressa Hooper, dopo di che, chiunque Lei sia, mi assicurerò che marcisca lentamente in una prigione della più infima qualità” disse lui, facendola sogghignare di nuovo.
“Io non capisco...” dichiarò Greg.
“È una copia” disse piano Mary, negli occhi un’espressione ancora incredula.
Nell’appartamento calò un silenzio attonito.
“Una buonissima copia. Che ha ingannato tutti voi” confermò la donna con una smorfia di compiacimento.
“No... un momento. Non è possibile... è uno scherzo, vero?” John scosse la testa incredulo e si voltò di nuovo a guardare Sherlock.
Il viso del consulente investigativo era più pallido del solito, e sembrava di pietra: quando parlò, si sforzò oltre ogni modo di infondere al suo commento un tono neutro, come nella miriade di altre deduzioni che aveva fatto in passato, ma non riuscì a nascondere la lieve nota di panico che lo assalì.
“Un’accurata chirurgia plastica, uno studio maniacale di tono di voce e movenze... una professionista, ovviamente”
Non era Molly. Quella donna non era Molly e questo significava che LEI era altrove.
Lontano da lui, dove non aveva potuto proteggerla.
“Ovviamente” confermò la donna, annuendo soddisfatta e abbandonando definitivamente ogni pretesa di impersonare la patologa “il mio lavoro consiste nel cambiare spesso faccia, diciamo che non mi fossilizzo mai su un personaggio” il tono e l’espressione degli occhi si erano fatti taglienti e molto diversi da quelli di Molly Hooper, solo le fattezze fisiche rimanevano quelle dell’originale “Anche se devo dire che impersonare la Sua schiavetta alla lunga mi ha un po’ stufato, sinceramente pensavo che rientrare nella Sua cerchia di conoscenze fosse, come dire... più eccitante. Ma come ho già detto, in questo periodo Lei è stato molto impegnato... credo di essermi sentita un po’ trascurata” finì con sarcasmo.
“Da quanto tempo?” la postura di Sherlock si irrigidì ulteriormente nel porre quella domanda, e il suo cuore accelerò i battiti in preda all’agitazione: non era del tutto pronto a ricevere la risposta, perchè significava quantificare qualcosa di orribile, qualcosa di tremendo che stava succedendo a Molly e, di riflesso, a tutti loro, ma  a quel punto aveva bisogno di sapere.
“Perchè non prova a dedurlo, Signor Holmes?” la provocazione ebbe il potere di irritare John, che si avvicinò alla donna.
“Non mi piace far male a una signora, ma penso che questa volta farò un’eccezione” dichiarò  in tono minaccioso, anche se nel suo atteggiamento  si poteva intravedere tutta la confusione che ancora albergava in lui, e l’esitazione che avrebbe provato a colpire qualcuno con la faccia di Molly.
“Io non ho nessun problema a farlo, invece” dichiarò Mary con un’espressione furiosa.
La donna si limitò a fare un sorriso ironico, prima di rivolgere al sua attenzione di nuovo a Sherlock, come se stesse godendo molto nel prolungare la sua agonia.
“Da tre mesi” dichiarò infine con un’espressione di trionfo.
Il consulente investigativo contrasse la mascella, mentre una smorfia di rabbia e dolore gli passava sul volto.
Tre mesi.
Greg Lestrade imprecò a gran voce.
“Fortunatamente, quando mi sono sostituita alla Dottoressa Hooper lei aveva già lasciato quella noia di fidanzato, qualche settimana dopo il matrimonio dei Watson... non credo che avrei potuto reggerlo, era davvero insignificante. Almeno ho evitato di dover rompere io il fidanzamento, sarebbe stata un’ulteriore seccatura, anche se probabilmente lui non si sarebbe accorto di nulla”
“Ma questo significa che...” sussurrò John.
“Quel giorno in laboratorio ero io, si...” continuò la donna con soddisfazione “e non provi a negare che gli schiaffi non Le siano in qualche modo piaciuti, Signor Holmes. Ci rimarrei molto male, ci ho messo cosi tanto impegno... ammetto di non aver saputo resistere e di aver preso un grosso rischio, ma mi sono molto divertita e, sul serio, Lei non era nelle condizioni di accorgersi dello scambio, giusto?”
L’accusa ebbe il potere di colpire Sherlock più di quanto avrebbe fatto un pugno in faccia, e John lo vide abbassare la testa mentre realizzava cosa potessero significare quelle parole.
Quel giorno era talmente sotto l’effetto della droga che non aveva colto ciò che oggi aveva subito avvertito, prima ancora di voltarsi per vedere la donna che era entrata nell’appartamento. Era bastato il modo in cui aveva salutato e aveva scoperto  l’inganno, ma quel giorno... quel giorno era stato solo capace di incassare gli schiaffi e rispondere con una battuta velenosa.
Poi se ne era andato.
E poi...
“E poi Le hanno sparato” andò avanti imperterrita la donna, affondando ogni parola come una coltellata “e la povera, piccola Molly era ancora troppo arrabbiata per poterLe stare vicino, Signor Holmes... ho fatto qualche puntatina in ospedale, giusto per mantenere le apparenze... ma  Lei era talmente sotto morfina che ero sicura non  avrebbe comunque potuto scoprirmi... come Molly mi sono presa un po’ di ferie e poi sono rientrata al lavoro, ma voi siete stati tutti semplicemente troppo occupati a fare altro per potervi curare dell’insignificante patologa. Continuare a sostiturmi a lei è stato fin troppo facile”
“Ma io ti ho vista... sono venuto ancora all’obitorio, ti ho interrogata quando Sherlock è scomparso dall’ospedale” sussurrò Greg.
“Come ho già detto, una buonissima copia... mi creda, Ispettore, mi impegno sempre molto per poter eguagliare l’originale e credo di aver fatto un ottimo lavoro” l’espressione sul viso della donna si fece di nuovo dolce mentre sorrideva e,  per un attimo, passò di nuovo ad essere Molly mentre diceva “non trovi anche tu, Sherlock?”
Il consulente investigativo alzò di nuovo lo sguardo, e i suoi occhi si erano fatti di ghiaccio.
“Preferisco l’originale” dichiarò.
“Che peccato. Non credo che sia disponibile, al momento” commentò di nuovo con tono duro la donna.
“L’avete uccisa?” la domanda fu posta con trepidazione e rabbia da Lestrade.
Sherlock scosse la testa e, dentro di sè, pregò che la sua prossima deduzione fosse la più corretta di tutta la sua vita.
“No. Molly le serviva...” disse “potrà anche essere una copia quasi perfetta da un punto di vista fisico e di atteggiamento, ma dubito che abbia le capacità per poter essere una patologa senza essere istruita”
La finta Molly fece una smorfia.
“Sarebbe stupito di sapere quanto vaste sono le conoscenze di una persona che fa il mio lavoro. Posso sostituire praticamente chiunque “ disse quasi offesa “ Comunque, abbiamo... convinto la Dottoressa Hooper a guidarmi durante le autopsie tramite una telecamera, e tenere un basso profilo non è stato affatto diffiicile”
“Convinto in che modo? Che cosa le avete fatto?” per la prima volta Mrs Hudson prese la parola, e la sua espressione era talmente furiosa che John temette potesse arrivare a schiaffeggiare la donna, la quale si limitò ad alzare le spalle con noncuranza.
“Tutto quello che era necessario per assicurarci la sua collaborazione. Non sembrava molto entusiasta, all’inizio, abbiamo dovuto essere molto persuasivi” dichiarò.
A quelle parole, Sherlock scattò di nuovo in avanti e la spinse ancora contro il muro.
“Tu” sussurrò “sei una donna morta... ma potrei essere magnanimo e concederti una morte veloce, se ora mi condurrai da Molly”
Lungi dall’essere spaventata, la donna sorrise con ferocia.
“Lei non ha ancora capito una cosa, Signor Holmes. Siamo noi  ad avere il controllo sulla situazione, quindi se non mi lascia andare, sarà Molly Hooper ad avere una morte veloce. Basta una mia parola, glieLo assicuro”
“Fratello. Lasciala andare... credo purtroppo che le sue minacce siano alquanto fondate” il tono deciso di Mycroft sembrò riscuotere il consulente investigativo che, a fatica, si allontanò dalla truffatrice.
“Ha detto che avete il controllo della situazione, ma essendo una professionista è ovviamente stata assunta” riprese il maggiore dei fratelli Holmes “per chi lavora? Che cosa vogliono i suoi committenti?”
“Pensavamo l’aveste capito, ormai. Le confesso che sono rimasta alquanto stupita dal fatto che il video di Jim sia stato trasmesso oggi, ho anche sobbalzato per la sorpresa, ma suppongo sia stato fatto per evitare che il Signor Holmes andasse troppo lontano con quell’aereo... non ci ringrazi” la donna alzò la mano e poi serrò le labbra e strinse gli occhi minacciosa “Ho un messaggio per voi, la prossima volta non si tratterà di un innocuo inserto televisivo... quello serviva per attirare la vostra attenzione e riunirvi tutti qui”
“Che intende dire?” alla domanda di Mycroft, la finta Molly fece finta di pensare.
“Mmm... vediamo. Diciamo che la sicurezza e la tranquillità di tutti hanno un prezzo” annunciò.
Il maggiore dei fratelli Holmes socchiuse gli occhi.
“Di quanto denaro stiamo parlando, esattamente?”
“Venti milioni di sterline, il valore dei piani militari per lo sviluppo della nuova arma tattica denominata Falco”
Nonostante l’espressione impenetrabile, il viso di Mycroft tradì leggermente la sua sorpresa a quella richiesta.
“Si tratta di un progetto ad alto livello di segretezza” commentò.
“Non si stupisca, siamo molto ben informati” commentò freddamente la donna “Dateci i piani, o vi troverete a fronteggiare conseguenze ben più gravi di una falla nella sicurezza. Avete cinque giorni, ci faremo vivi noi.
Ora, mi lascerete andare. Se non esco da questa casa entro... quattro minuti” disse consultando l’orologio” la vostra cara patologa morirà e questa non sarà l’unica cosa che potremmo decidere di far succedere. E neanche mi seguirete” aggiunse con un’occhiata gelida ad Anthea, che aveva ripreso discretamente in mano il telefono: l’assistente abbandonò il cellulare dopo aver gettato uno sguardo a Mycroft, e averlo visto scuotere leggermente la testa.
“Non pensiamo davvero di lasciarla andare, giusto?” chiese disperato Lestrade.
“Dobbiamo farlo” disse Sherlock.
“Ma...” la timida protesta di Mrs Hudson fu placata da una mano sul braccio di Mary, e l’anziana signora si voltò per nascondere le lacrime.
“Questo non significa che ora non ti daremo la caccia” minacciò la bionda.
“Oh... lo spero proprio. Il gioco è iniziato, signori, e la prossima mossa spetta a voi” rispose la donna, prima di voltarsi verso la porta e sparire oltre la soglia.
 
***
 
“Non posso davvero credere che l’abbiamo lasciata andare”
Greg Lestrade stava ancora osservando la porta da cui era uscita la finta Molly due minuti prima, incurante del fatto che Mycroft e Anthea si erano attaccati ai telefoni e Mrs Hudson era scoppiata in un pianto dirotto.
“Oh... quella povera ragazza”
John e Mary la aiutarono a sedersi, poi si guardarono  e, in una silenziosa comunicazione, la donna invitò il marito a spostarsi vicino a Sherlock.
Il Dottor Watson fece un cenno con la testa, e si avviò verso la finestra da cui il consulente investigativo aveva seguito l’uscita di scena della copia; gli si avvicinò guardingo, pronto a capire quale fosse lo stato d’animo dell’amico.
Sherlock però non diede segno di aver riconosciuto la sua presenza, e continuò a fissare la strada.
“Ha ingannato tutti noi” esordì prudente John “l’ha detto lei stessa, l’hai capito solo quando  ha commesso un errore, e questo significa che è stata molto... brava, se cosi si può dire. Non avresti potuto”
Sherlock si girò verso di lui e vedendo il suo sguardo, istintivamente John indietreggiò di un passo, interrompendo ogni tentativo di rassicurazione.
Il consulente investigativo lo superò, e si avviò verso la sua camera senza dire una parola.
“Sherlock...” il richiamo del fratello, accompagnato da un sospiro, non sortì alcun effetto.
La porta della stanza si richiuse piano e John era già pronto ad andare a bussare, quando il caos iniziò.
La prima cosa che Sherlock doveva aver afferrato fu probabilmente la sedia, che venne schiantata contro il muro. Seguirono in rapida successione altri oggetti, mentre Mrs Hudson lanciava un lamento.
“Sta distruggendo la stanza, qualcuno lo fermi prima che si faccia del male!”
John e Greg si stavano già per lanciare verso la porta, quando una voce li bloccò.
“Lasciatelo stare” fu l’ordine impartito con una nota di stanchezza.
Tutti si voltarono stupiti a guardare Mycroft, ma l’uomo alzò le spalle in un gesto rassegnato.
“O questo, o il ricorso alle droghe. Mio fratello ha bisogno di sfogare la sua frustrazione e tutti quegli altri sentimenti che questo momento  gli sta portando. Invito tutti a fare altrettanto, anche se in forma minore... non credo Mrs Hudson apprezzerebbe la distruzione totale dell’appartamento.
Abbiamo fallito, signori e signore... quella donna ha truffato tutti noi e ne siamo tutti egualmente responsabili, ma eviteremo di annegare nella nostra colpa” con un sorriso strinse la mano della sua assistente vicino a lui, in un gesto rassicurante “e ci daremo da fare per fronteggiare al meglio questa situazione”
La determinazione e le parole di Mycroft sortirono l’effetto desiderato e tutti rimasero in silenzio, cercando di recuperare un po’ di calma e di concentrazione, mentre Sherlock nella sua stanza continuava a sfogarsi distruggendo sistematicamente ogni cosa che gli capitava a tiro.
Quando i rumori cessarono, John fece un cenno di assenso e si diresse con passo sicuro verso la porta della camera da letto.
“Sherlock, sto per entrare” annunciò, prima di abbassare la maniglia.
L’amico era fermo in mezzo alla stanza, circondato dal caos totale, il respiro affannato e i capelli disordinati dai movimenti frenetici di poco prima; il cuore del Dottore si strinse nel vederlo cosi e gli andò  vicino, aspettando che fosse pronto a parlare.
“Tre mesi” mormorò infine Sherlock.
John strinse gli occhi e fece un sospiro.
“Si”
“Hai idea di quello che possono averle fatte in tutto questo tempo?”
Il Dottore scosse lentamente la testa, per evitare che gli arrivassero troppe immagini indesiderate.
“Non... non importa” rispose a fatica, non credendo a pieno neanche lui alle sue parole “noi la troveremo. Molly è forte e”
“Il mio subconscio ha tentato di dirmelo, ma era il momento sbagliato” lo interruppe Sherlock.
La testa di John scattò verso di lui.
“Che intendi dire?”
“Quando Mary mi ha sparato... Molly era con me. Qui” disse Sherlock indicandosi la fronte “mi parlava e mi diceva come evitare di morire, come cadere per far si che l’emorragia di bloccasse, mi invitava a concentrarmi... ma poi mi ha schiaffeggiato, ed era tutto sbagliato, la mia Molly non l’avrebbe fatto, non in un momento come quello, avrebbe continuato ad incoraggiarmi. E durante la mia overdose lei c’era, ma non era davvero lei, era un’altra persona,  era un inganno, ma in quei momenti io non... non sono riuscito a cogliere quello che la mia mente stava cercando di dirmi, non ho capito che”
“Sherlock, in entrambe le situazioni stavi rischiando di morire, accidenti!” lo interruppe John.
“Ma quel giorno in laboratorio no! Ero solo talmente fatto da non riuscire a concentrarmi, ho lasciato andare perchè sapevo di meritare la sua rabbia!” replicò il consulente investigativo frustrato “ e poi non l’ho più vista e ho evitato di incontrarla, Magnussen ha assorbito tutto il mio interesse e io non volevo che lui capisse...” si interruppe.
“Capisse cosa, Sherlock?” lo incalzò il Dottore.
“Che lei era la persona più importante” sussurrò piano il consulente investigativo “Non ho neanche voluto vederla prima di partire, pensavo di proteggerla, e invece per tutto questo tempo lei era già nelle loro mani. Ho sbagliato tutto. Tutto.
“Abbiamo sbagliato tutti” annunciò con fermezza John “non sei il solo ad averla lasciata da parte, e a non esserti accorto di nulla... ora non permettere a chiunque abbia fatto questo di farti sentire cosi. Dobbiamo ritrovarla, e dobbiamo farlo al più presto”
“L’abbiamo fatto tutti...” ripetè piano Sherlock, come se stesse lentamente realizzando una cosa “ e contavano su questo”
Pervaso da una nuova energia uscì dalla stanza,  e John lo seguì poco dopo.
“Dobbiamo scoprire perchè hanno preso Molly” annunciò il consulente investigativo con frenesia.
Mycroft stava leggendo una mail sul telefono e non alzò lo sguardo.
“Pensavo fosse chiaro” dichiarò “per i tuoi evidenti sentimenti nei suoi confronti. Bentornato fratellino”
“Quali evidenti sentimenti?” chiese perplesso Lestrade.
L’occhiata che Sherlock gli lanciò gli fece spalancare gli occhi, poi il consulente investigativo tornò a concentrarsi sul fratello.
“No. Contano su questo, che la consideriamo solo una vendetta personale nei miei confronti, ma c’è qualcosa di più. Erano certi del fatto che saremmo tutti stati distratti da Magnussen e che la copia avrebbe potuto agire indisturbata, senza curarsi troppo di essere scoperta. Volevano qualcosa che solo Molly poteva dargli”
“Tu continui a parlare al plurale” lo interruppe Mary “ma si può sapere di chi si tratta?”
“Moriarty” rispose distrattamente Sherlock, di nuovo assorto nei suoi pensieri.
“Hai detto che era morto!” replicò esasperato John.
“Cosa? Oh si, è sicuramente morto” confermò il consulente investigativo, provocando un gemito di frustrazione negli amici.
“Perchè allora parli di Moriarty?”
“Perchè Jim Moriarty, o quale fosse una volta il suo nome,  è morto. Ma Moriarty non è una persona... è qualcosa di più, un’entità costituita e preservata  negli anni per compiere crimini. Un’associazione a delinquere, se preferite”
“Che cosa??”
“Mentre ero su quell’aereo e ho avuto la mia... esperienza, ho risolto un caso dove il colpevole non era uno, ma un gruppo di persone che agivano tutte con un unico intento, impersonando a turno il fantasma”
“Il fantasma?”
Sherlock agitò una mano per aria.
“Non ha importanza, ora. L’importante è che ho capito che abbiamo a che fare con un’organizzazione...il caro Jim era solo quello che si era distinto in mezzo a tutti, ai suoi tempi, ma quando lui è morto Moriarty è rimasto in vita, capite? Non è cambiato nulla... i miei due anni via l’hanno indebolita e hanno reciso quanto Jim aveva creato, e nessuno più è stato cosi brillante da poter spiccare sugli altri. Ora sono tornati a fare gruppo”
“Quando siamo venuti qui hai detto di sapere quale sarebbe stata la prossima mossa” puntualizzò John.
“Qualcosa di altamente destabilzzante per il paese e con un grosso ritorno economico” rispose Sherlock “Hanno bisogno di rinforzare le loro fondamenta, questi ultimi anni sono stati un modo per riprendersi e pianificare la loro resurrezione. Non escludo che Magnussen facesse parte del gioco, ma il fatto che io l’abbia ucciso li ha costretti a riesumare Jim per non farmi uscire dal paese. Senza di me, il gioco non sarebbe stato altrettanto divertente”
“Non trovo per nulla divertente il fatto che vogliano estorcere al governo piani militari del valore di venti milioni di sterline” annunciò con freddezza Mycroft alzandosi in piedi.
“Perchè invece il fatto che abbiano Molly da tre mesi come lo giudica?” gli chiese Lestrade irritato.
Mycroft si fermò in mezzo alla stanza. La verità era che il destino della patologa gli stava molto a cuore, era una delle poche persone al mondo che si era guadagnata il suo rispetto non solo per quello che sapeva fare, ma per il suo buon cuore.
Il fatto che fosse stata presa mentre in teoria era sotto la sua sorveglianza, la diceva lunga sull’organizzazione che stavano fronteggiando ed era fonte di grande rabbia, ma in questo momento Mycroft Holmes aveva un ruolo da ricoprire e l’avrebbe fatto. Come sempre.
“Non essere a conoscenza della reale minaccia che stiamo subendo non giocherà a favore di eventuali trattative. Penso di avere molti colloqui da sostenere e molti aggiornamenti da dare, se volete scusarmi” dopo  un cenno ad Anthea, entrambi si diressero verso la porta, ma di nuovo lui si bloccò.
“Di qualunque cosa tu abbia bisogno, fratellino... puoi contare sul mio aiuto” disse con voce tesa, e poi emise un sospiro “Ma sai meglio di me che potrebbero essere necessari dei... sacrifici.
Tutti nell’appartamento capirono il riferimento a Molly, e ci fu un attimo di silenzio.
“Ma noi li fermeremo” disse infine Mary con un tono convinto, gettando un’occhiata al marito per sfidarlo  a negarle la possibiltà di dare una mano.
John le sorrise, perchè non se lo sarebbe mai sognato. Quella era la donna che aveva sposato, e non l’avrebbe voluta in nessun’altra maniera.
“E ci riprenderemo Molly” sussurrò Sherlock, sperando che non fosse troppo tardi.
 
***
 
“Una sosia, hai detto?”
“Una copia pressochè perfetta, Mike” John  mise una mano sulla spalla del vecchio compagno di studi in un gesto di consolazione, poichè capiva benissimo lo shock che stava affrontando.
“Da tre mesi?”
“Purtroppo”
“Oh santo cielo”  il Dottor Stamford cadde pesantemente su uno sgabello con un aria sconvolta “Certo, era più riservata del solito, ultimamente, ma con la fine del fidanzamento e tutto quello che era successo a Sherlock, nessuno poteva pensare che...”
“Mi serve sapere su cosa stava lavorando quella donna” lo interruppe il consulente investigativo.
Mike alzò lo sguardo verso di lui.
“Le solite cose. Autopsie e analisi di laboratorio” rispose incerto.
“Che altro? Ha chiesto di occuparsi di qualcosa in particolare?”
“Ora che mi ci fai pensare, si. Abbiamo un numero minimo di documentazione da produrre durante l’anno, di solito se ne occupano i tirocinanti ma Molly... quella donna, cioè... si è offerta di collaborare. La solita routine, studi su procedimenti e protocolli di patologia... ovviamente ha dovuto fare degli straordinari di notte, ma sai come è Molly, sempre disponibile, non ci ho trovato nulla di strano”
“Forse cercava qualcosa di particolare. Ho bisogno di avere accesso a tutto quanto”
Mike annuì e si allontanò per prendere il telefono.
“Sarà una montagna di roba...” disse John “la copia potrebbe aver approfittato del suo ruolo per accedere alle ricerche di qualcun altro, ti rendi conto di quanta gente lavora qui dentro? Piani di emergenza per attacchi terroristici, biochimici e altri protocolli... sempre se vogliono davvero utilizzare qualcosa presente al Bart’s”
“Ha mostrato un interesse inusuale per quella documentazione, e da qualche parte dobbiamo iniziare” ribadì Sherlock e poi si allontanò con aria tesa, e il Dottore lo vide entrare nell’ufficio di Molly.
Quando lo raggiunse, dopo aver concordato con Mike le modalità per analizzare il materiale, lo trovò seduto alla scrivania, intento a fissare una fotografia.
John si avvicinò e diede un’occhiata.
L’immagine era stata scattata nel giorno del suo matrimonio e ritraeva la gang di Sherlock, come Mary l’aveva definita: vicino agli sposi stavano il consulente investigativo, Greg Lestrade, Mrs Hudson e Molly... stavano tutti sorridendo.
“È stata l’ultima volta che siamo stati davvero tutti insieme” si rese conto il Dottore.
Sherlock strinse con forza la cornice e poi la riappoggiò sul tavolo, uno sguardo deciso sul volto.
“Mike ti ha dato accesso a tutto?”
John annuì.
“Allora cominciamo”
 
***
 
“È una perdita di tempo, non ne caveremo nulla”
“Sei libera di andartene quando vuoi, Donovan” Sherlock non alzò nemmeno gli occhi mentre le rispondeva.
“Sto solo cercando di dire che”
“Sally”
Il richiamo pacato ma fermo di Lestrade bloccò il sergente, che con un sospiro si rimise ad analizzare le carte davanti a lei.
“È come provare ad individuare un ago in un pagliaio...” mormorò la donna e, al suo fianco, l’Ispettore non potè che darle ragione silenziosamente.
Il materiale da analizzare era tantissimo e loro non sapevano davvero cosa cercare.
Sherlock aveva detto che poteva trattarsi di tutto, e francamente non capiva quasi nulla di quello che stava leggendo, ma niente  lo avrebbe fermato dal cercare di dare un contributo per ritrovare Molly. L’affetto per lei e la rabbia per essere stato imbrogliato erano sicuramente una buona motivazione... quelli, e la convinzione che Sherlock fosse pericolosamente sull’onda di un baratro che avrebbe potuto inghiottirlo, se non fosse riuscito a riportare indietro la patologa.
Ma erano già passati tre giorni e l’ultimatum si avvicinava alla sua scadenza. Nel frattempo, Londra era stata colpita da un incremento di violenze che potevano solo significare una cosa: Moriarty era tornato e si stava preparando a fare il gran botto.
La porta del laboratorio si aprì, e Mary entrò Mary con un contenitore pieno di bicchieri di caffè e dei sacchetti.
John le andò incontro, le prese le cose dalle mani e le diede un bacio.
“Come va?” gli chiese lei, già consapevole della risposta.
Lui scosse la testa.
“Nulla di nulla. Tu e Anthea che cosa avete scoperto?”
Anche Mary scosse il capo.
“Niente. Quella vipera ha usato l’appartamento di Molly per tutto questo tempo, le sue cose, i suoi conti correnti... ha vissuto la sua vita in tutto e per tutto. Non abbiamo rilevato nulla di strano”
John le appoggiò una mano sul ventre.
“State bene voi due?”
Mary annuì.
“Va tutto bene, tranquillo”
“Grazie per il caffè e i muffins, Mary” Lestrade arrivò a interrompere il momento e prese qualcosa per lui e Donovan, fermandosi poi esitante con lo sguardo rivolto a Sherlock.
“Ci provo io” sospirò John, afferrando un bicchiere e un dolce.
Il consulente invetigativo allungò una mano verso il liquido caldo senza distrarsi dai documenti.
“Dovresti mangiare anche qualcosa” gli disse l’amico.
Sherlock neppure rispose.
 
***
 
Allo scadere dell’ultimatum, Mycroft fu avvertito che avrebbe ricevuto una telefonata nel suo ufficio, e anche John, Mary e Sherlock  erano presenti.
Furono due uomini diversi a fare le telefonate, segno che l’organizzazione non aveva un leader come il consulente investigativo aveva già ipotizzato; la voce arrivò metallica e distorta, a confondere ogni tentativo di rintracciarla.
“Signori... È un piacere fare la Vostra conoscenza”
Mycroft fece una smorfia per quel falso convenevole.
“La prego, evitiamo inutili chiacchiere”
La persona dall’altro capo del telefono fece una bassa risata.
“Come preferisce, Signor Holmes. Quindi avete pronti i piani di Falco? Vi ricordo che l’ultimatum scade oggi”
“È un po’ impossibile cercare di convincere chi di dovere a rilasciare piani militari per il valore di venti milioni di sterline, quando non sappiamo neanche quale sia la minaccia che ci state facendo” argomentò Mycroft.
“Perchè non prova a guardare la Sua mail, Signor Holmes?”
Mycroft aprì la sua casella della posta, e  i presenti nella stanza videro la sua espressione farsi ancora più dura.
“Queste sono le planimetrie di Buckingam Palace i protocolli di sicurezza dei membri della Famiglia Reale. Come...”
“Non stia a farsi domande a cui non darò risposta, Signor Holmes” lo interruppe seccamente la voce “Siamo pronti a colpire più obiettivi contemporaneamente, non riuscireste ad evitare che qualcosa vada storto, anche con le vostre forze dispiegate al massimo. Pensi al caos che potrebbe seguire un attentato del genere... Sono riuscito ad avere tutta la Sua attenzione?”
“Si” mormorò con aria tesa  Mycroft.
“Bene. Vogliamo che sia il Signor Holmes a portarci la chiavetta con i piani di sviluppo di Falco: adesso abbiamo molta voglia di incontrarlo... potremo fare un omaggio al buon vecchio Jim, che riposi in pace. Crediamo anche di avere qualcosa che lui desidera davvero tanto”
Sherlock socchiuse gli occhi.
Molly.
“Potrei aver bisogno di ancora un po’ di tem” cercò di argomentare Mycroft.
“Tra quattro ore, Signor Holmes. E Vi comunicheremo gli estremi dell’incontro solo trenta minuti prima” lo interruppe di nuovo seccamente la voce, prima di lasciare solo silenzio.
John imprecò.
“Non ci andrai sul serio, vero? Sai che è una trappola, hai detto tu stesso che cercavano anche una vendetta personale” disse rivolto all’amico.
 “Hanno chiesto di me. E ci sarà anche Molly” rispose il consulente investigativo, lasciando intendere al Dottore che quella era di per sè una motivazione più che valida.
“Maledizione” sussurrò John “solo mezz’ora di preavviso”
Mary gli prese la mano.
“Ce la faremo” gli disse “Insieme”
Lui annuì e si rivolse all’amico.
“Giusto. Vengo con te e” aggiunse in fretta vedendo l’espressione di Sherlock “non discutere su questa cosa. Non hanno detto che avresti dovuto essere solo. In qualche modo forse se lo aspettano anche”
Sherlock rimase per un attimo in silenzio, poi fece un cenno del capo al Dottore per ringraziarlo; la sua attenzione si spostò quindi sul fratello.
“Le minacce alla casa Reale sono fondate?”
Mycroft annuì.
“Si, purtroppo si. Non capisco come abbiano fatto ad ottenere quelle informazioni, sono altamente riservate e praticamente inaccessibili. Inoltre vengono spesso modificate secondo un protocollo preciso, ma a quanto pare Moriarty ha in mano la chiave di codificazione”
“Qualcuno dall’interno?” chiese Mary.
L”uomo fece una smorfia.
“È probabile, ma con il poco tempo a disposizione che abbiamo sarà difficile neutralizzarlo... e non possiamo permetterci di fare accuse a casaccio, sono persone di alto profilo e sottoposte a rigidissimi controlli”
“Deve trattarsi di qualcuno con una posizione minore” ragionò Mary.
“Lo ritengo altamente improbabile, anche gli impiegati di basso livello vengono sottoposti a controlli periodici, e ovviamente non hanno accesso ad un certo tipo di informazioni”
“Perchè la Famiglia Reale?”
Mycroft sospirò spazientito alla domanda del fratello.
“Puoi certo immaginare quale danno morale, politico ed economico deriverebbe da un attentato di questo tipo!”
“Perchè non il Primo Ministro? O qualche politico o funzionario legato alla Finanza?” insistette il consulente investigativo.
“La Famiglia Reale è un simbolo...” disse quieta Mary.
“Molto protetto” ragionò ancora Sherlock, congiungendo le mani sotto al mento nella sua tipica posa di analisi “Hanno scelto una strada abbastanza complicata, ma in questo modo stanno mandando un messaggio: vogliono i piani militari dal Governo, ma anche la sua umiliazione...” gli occhi si socchiusero per raggiungere una maggiore concentrazione, e poi si spalancarono di colpo “come una donna tradita e maltrattata che chiede aiuto per avere la sua rivalsa!”
“E questo che c’entra?” chiese perplesso John.
Il consulente investigativo agitò una mano.
“Lascia stare. Dobbiamo ragionare sul fatto che Moriarty è un’organizzazione, non una persona singola. Qualcuno ha fatto in modo che potessero accedere a quelle informazioni per un  suo tornaconto personale... e le modalità con cui è successo devono  avere a che fare con il motivo per cui hanno preso Molly!”
Mycroft si agitò spazientito sulla sua poltrona.
 “Ancora con questa storia? Non hai trovato nulla che potesse collegarla a qualcosa di più di una semplice vendetta nei tuoi confronti!”
Sherlock scosse la testa e si voltò verso John.
“Che cosa ha detto Mike? A proposito della falsa Molly?” chiese frenetico.
L’amico si mise a pensare.
“Che si era offerta di aiutare con la documentazione e faceva molti straordinari... si fermava spesso oltre l’orario ma non era inusuale, pensa a quante notti ha perso a causa tua”
“Lavorava spesso di notte...Dove i pazienti sono  più accessibili e i controlli meno rigorosi...” Sherlock spalancò gli occhi “Se l’hanno fatto con Molly, cosa può avergli impedito di averlo fatto con qualcun altro?”
Mycroft fu il primo a cogliere il collegamento.
“Stai parlando di un’altra sostituzione! Certo... un ricovero ospedaliero avrebbe potuto essere il momento adatto” esclamò “il Bart’s è uno dei due ospedali di riferimento a cui vengono indirizzati i funzionari statali. Questo ci permette di concentrare i controlli e i protocolli di sicurezza, ma sicuramente se qualcuno di importante fosse stato ricoverato lo sapremmo, e sarebbe stato impossibile per un estraneo avvicinarsi, men che meno fare uno scambio di persona...”
“Per un estraneo forse si” confermò Sherlock “Ma non per una stimata Dottoressa con altissime credenziali...e non stiamo parlando di un funzionario in una posizione strategica.
Sarebbe bastato qualcuno con una posizione minore, ma che opportunamente guidato avrebbe potuto raggiungere le informazioni necessarie”
Mycroft premette un pulsante, e subito Anthea fece la sua apparizione.
“Controlli incrociati” ordinò spiccio “su tutti i funzionari e impiegati che negli ultimi tre mesi sono stati ricoverati al Bart’s, anche e soprattutto quelli con una posizione inferiore. Controlla anche gli accessi al pronto soccorso e alle analisi ed esami di routine”
L’assistente annuì mentre già stava digitando sul telefono e scomparve oltre la porta, lasciando i quattro presenti nella stanza ad attendere con trepidazione i risultati.
Anthea riapparve dopo circa venti minuti, e appoggiò un paio di fogli sulla scrivania di Mycroft.
“Mi permetto di segnalarle il numero 12, Signore”
L’occhio del suo capo corse subito al nominativo indicato.
“Maledizione” imprecò.
“Di chi si tratta?”
“Edward King è stato ricoverato sette settimane fa per un intervento programmato da tempo. È rimasto in ospedale per tre giorni... e ha avuto un controllo di routine la settimana scorsa”
Sherlock prese a passeggiare in modo agitato per la stanza.
“Il ricovero avrebbe dato tempo a Moriarty di fare tutti gli studi necessari per creare una copia, e la visita di controllo sarebbe stato il momento giusto per la sostituzione” disse “Entra un uomo, ne esce un altro, pressochè uguale. Scommetto che era single, la qual cosa avrà facilitato la sostituzione. Perchè Anthea ti ha subito fatto notare il suo nome?”
“Era un compagno di studi del figlio di Lord Moran. Da tempo il ragazzo è sotto controllo, non abbiamo potuto provare che fosse coinvolto nei piani dell’anno scorso per far saltare il Parlamento e ha continuato a godere di alcuni privilegi, viste le amicizie del padre e la mancanza oggettiva di prove. Tuttavia per lui ci sono state delle conseguenze”
“Di che tipo?” chiese Sherlock.
“Avrebbe dovuto occupare il seggio del padre alla Camera dei Lord, ma si è ritenuto non fosse opportuno. E so di per certo che la famiglia ha avuto un dissesto economico in seguito all’arresto e al processo di Lord Moran. Deve aver visto in Moriarty la sua occasione per vendicarsi”
“Come una donna tradita e maltrattata...” sussurrò John.
“... che chiede aiuto per avere la sua rivalsa” completò Mary.
 
***
 
“Mycroft conferma che stanno tenendo d’occhio Moran e il falso King, in modo assolutamente discreto, e ha già fatto in modo che fossero predisposti nuovi protocolli di sicurezza per la Famiglia Reale. Saranno attivati non appena questa storia sarà finita, per non destare sospetti”
John rimise in tasca il telefono che gli era stato affidato solo un’ora prima perchè le comunicazioni potessero essere sicure, e osservò Sherlock.
“Deve farti uno strano effetto... essere qui, dico”
L’amico lo guardò in modo interrogativo.
“Con tutto quello che è successo... non ti fa neanche un po’ impressione ritornarci di nuovo?”
Il consulente investigativo alzò un angolo della bocca.
“In verità ci sono venuto più volte, John. È un posto che mi aiuta a riflettere, e non ci trovo niente di strano”
Il Dottore fece una smorfia.
“Ma se le cose oggi non andranno come devono, credo che non ci tornerò mai più” aggiunse piano Sherlock.
John annuì.
“Sai che ti dico?” disse improvvisamente “Quando la bambina sarà nata e il tempo ce lo permetterà, ci verremo tutti quanti e faremo una gran bella festa. Sarà un modo per esorcizzare questo posto. Porteremo in braccio Mrs Hudson, se la sua anca farà i capricci. E ci saremo tutti
Sherlock fece un mezzo sorriso, ma poi la sua espressione si fece di ghiaccio.
“Andiamo” esclamò.
“Andiamo” ripetè John, mentre l’amico spalancava la porta che dava sul tetto del Bart’s.
 
***
 
Solo Sherlock e Mycroft avevano discusso gli ultimi dettagli del piano e dell’incontro, John e Mary si erano concentrati sulla loro parte, ma il Dottore pensava proprio (al di la di un ragionevole dubbio, che aveva fatto di lui un eccellente soldato per non aver mai dato niente per scontato) di essere pronto a quello che li aspettava sul tetto dell’ospedale.
Si sbagliava di grosso.
Non appena oltrepassata la porta di sicurezza, lui e Sherlock furono investiti da una luce che li costrinse ad abbassare lo sguardo.
“Fermi dove siete!” ordinò una voce, e subito dopo furono perquisiti alla ricerca di armi.
Quando fu accertato che entrambi  non avevano  una pistola, la voce tornò a parlare.
“Non si può mai essere troppo cauti, non è vero Signor Holmes? Ha con Sè i piani di Falco, presumo”
Sherlock si fece scudo con una mano sugli occhi.
“Trovo tutto ciò davvero sgarbato. Il caro Jim non ha mai usato simili trucchetti”
La voce ridacchiò.
“Al caro Jim piaceva essere melodrammatico in altri modi, ma alla lunga questo si è rivelato un problema. Negli ultimi tempi era come una scheggia impazzita, totalmente fissato su di Lei, Signor Holmes. Abbiamo dovuto aspettare che risolvesse il problema da solo... e per risolvere intendo il suo suicidio. È un vero peccato, perchè la sua mente brillante ci ha fatto molto comodo, per molto tempo. Ma ora bando alle chiacchiere... i piani, Signor Holmes, e spero per Lei che siano quelli originali, non dubiti neanche per un attimo che non potremmo riconoscere un falso”
Agendo lentamente e con le mani bene in vista, Sherlock estrasse la chiavetta dalla sua tasca e la alzò in alto.
“La lanci per terra” ordinò la voce.
La luce puntata negli occhi permetteva comunque di scorgere delle ombre, per cui John potè osservare una figura prendere la chiavetta e inserirla in quello che sembrava un computer.
I piani erano davvero quelli originali, cosa per cui Mycroft aveva storto il naso, riconoscendo però che era necessario che l’organizzazione pensasse di avere ancora il controllo della situazione affinchè abbassasse la guardia, e permettesse di scoprirne le ramificazioni.
“Ben fatto, Signor Holmes. Credo che ora passeremo al prossimo punto sulla nostra agenda” confermò infatti la voce dopo due minuti.
Sherlock strinse i pugni, impegnato in una lotta interiore per non cedere all’impazienza. Molly era li, lo sapeva, ma la luce negli occhi gli aveva impedito di scansionare il tetto e di comprendere la situazione. Finalmente le era vicino, ma qualcosa gli diceva che la vendetta di Moriarty stava per abbattersi  anche su di lui.
Ti prego...  si ritrovò a pregare ...rivoglio Molly con me.
“Abbiamo ideato un bel giochino per Lei, Signor Holmes. Si chiama  trova la differenza. È pronto?”
John udì l’amico inspirare forte: evidentemente Sherlock aveva già capito da quelle parole che cosa lo aspettava, ma lui lo scoprì solo venti secondi dopo quando la luce fu tolta loro dagli occhi, per permettere di vedere Molly sullo stesso lato del tetto da cui il consulente investigativo si era buttato anni prima.
Molly... e Molly.
Due persone assolutamente identiche. L’originale e la sua copia.
“Abbiamo Lei e il Dottor Watson sotto tiro, Signor Holmes, per cui la sua vera Dottoressa Hooper è stata istruita a non commettere sciocchezze. Della copia invece non ci importa nulla, ma supponendo che la signora abbia voglia di aver salva la vita, anche lei farà di tutto per convincerla che è l’originale. Vede... Lei sceglierà, Signor Holmes. E l’altra donna sarà uccisa. Spero abbia osservato abbastanza”
La luce tornò a colpire lo sguardo di John e Sherlock, rendendo impossibile un’ulteriore analisi delle due donne.
Sherlock strinse gli occhi e cercò subito di imprimere nella sua mente tutti i dettagli che aveva osservato, ma il tempo concesso era stato veramente poco, e le due Molly esibivano entrambe un’espressione impaurita. I capelli, i vestiti... tutto era identico.
“Le concediamo un aiuto, Signor Holmes” parlò di nuovo la voce, e John ebbe l’assoluta certezza che nel suo tono ci fosse una nota di divertimento.
“Quale?” chiese Sherlock a denti stretti.
“Potrà fare una domanda, una sola. E poi dovrà scegliere, o entrambe saranno uccise”
John si chiese disperato perchè gli uomini di Mycroft in appoggio a Lestrade non fossero ancora intervenuti, poi ricordò che il maggiore dei fratelli Holmes aveva dichiarato che sarebbero potuti essere necessari dei sacrifici... evidentemente si stava ancora cercando di isolare l’organizzazione prima di procedere, e fare in modo che non avesse possibilità di mettere in atto le sue minacce.
Se Molly muore, Sherlock non lo perdonerà mai.
Ma soprattutto, non perdonerà mai sè stesso.
“Una sola domanda?” chiese il consulente investigativo.
“Una sola” confermò la voce “Le conviene sceglierla bene, non crede?”
D’istinto, John appoggiò una mano sulla spalla dell’amico per comunicargli tutta la sua vicinanza, ma era consapevole che adesso era tutto nelle sue mani.
“Molly” cominciò piano Sherlock “ti ricordi quello che ti dissi la sera prima del mio finto suicidio? Al laboratorio, quando ti chiesi di aiutarmi? Sappi che... è ancora valido, non è cambiato nulla”
La luce fu di nuovo tolta dai loro occhi e entrambi gli uomini poterono osservare due diverse espressioni sui volti delle due donne, una di sollievo, l’altra di tacita rassegnazione, come se la domanda posta fosse troppo personale per poter improvvisare una risposta.
“Mi hai detto...” cominciò piano una delle due “che mi sbagliavo. Che io contavo, che ero sempre stata importante  e che ti eri sempre fidato di me. Ti chiesi di cosa avessi bisogno, e tu mi dicesti che avevi bisogno di me”
John tirò un inconsapevole sospiro di sollievo: non aveva mai chiesto a Sherlock e Molly cosa fosse successo quella notte, ma indubbiamente le parole dovevano essere vere, la copia non avrebbe potuto inventarle pensando di passarla liscia.
Osservò l’espressione dell’amico addolcirsi e poi farsi in qualche modo triste, mentre un mezzo sorriso gli attraversava il volto.
“Mi dispiace, Molly... ma adesso è il momento” disse Sherlock con voce rotta e John aggrottò la fronte, non riuscendo a capire la risposta del consulente investigativo.
Poi vide con orrore la finta patologa, quella che era rimasta in silenzio, annuire piano e lasciarsi andare oltre il cornicione del tetto, mentre altre parole di Sherlock arrivavano a confonderlo di più.
“Ora, Mary. Spara”
A distanza di oltre cinquanta metri, da una finestra da un palazzo di fronte al Bart’s, Mary Morstan Watson, ex agente della CIA e formidabile cecchino, sparò a Molly Hooper.
Sul tetto dell’ospedale, Sherlock gettò a terra John mentre gli uomini di Mycroft e Lestrade iniziavano il loro intervento.
 
***
 
Il sibilio delle pallottole durò quella che John considerò un’infinità di tempo, ma che a posteriori si rivelò come un’operazione perfetta e sincronizzata di cinquantacinque secondi.
Quando tutto fu finito, in mezzo al fumo delle pallottole e ai gemiti degli uomini catturati, il Dottor Watson riuscì a pensare a una sola cosa.
La falsa Molly Hooper si era gettata dal tetto.
E Mary aveva sparato all’originale su ordine di Sherlock.
Scuotendo la testa per schiarire la sua visuale, John osservò l’amico andare verso un membro delle forze speciali e farsi consegnare una pistola, poi lo vide avvicinarsi alla figura femminile stesa per terra.
Lo raggiunse velocemente, pronto a chiedere spiegazioni, quando fu bloccato dalle parole che il consulente investigativo rivolse alla donna mentre le puntava addosso l’arma.
“Dovrei ucciderti per il solo fatto di aver rubato a Molly un ricordo tanto privato e speciale”
L’altra fece una smorfia di dolore mentre si teneva il braccio colpito da Mary: una ferita seria, ma non tanto da metterla in pericolo di vita.
John si chiese distrattamente se sua moglie avesse sparato di proposito un colpo non letale, in preda al dubbio dopo le indicazioni di Sherlock.
Ma poi la donna parlò.
“Sembra che io abbia sottovalutato la piccola patologa” disse “forse dopo tutto è riuscita a raccontarmi delle bugie. Le parole non erano quelle?”
Il Dottor Watson sentì un brivido percorrergli la schiena. Quella era la finta Molly, il che voleva dire...
“Oh no” rispose Sherlock, tirando in piedi con malagrazia la prigioniera “le parole erano esattamente quelle. Ma vedi... non sono le uniche che ho pronunciato quella sera, e sapevo che la mia Molly avrebbe capito che cosa le stavo veramente chiedendo”
La donna sogghignò.
La Sua Molly, Signor Holmes, si è buttata dal tetto. Ma Lei mi ha smascherata, quindi suppongo che la consideri comunque una vittoria”
In preda alla rabbia, Sherlock trascinò la copia fino al cornicione, le spinse la faccia oltre il bordo e poi le si avvicinò a pochi centimetri.
“Quella notte Molly era molto preoccupata” sibilò a denti stretti “il piano ideato per il mio finto suicidio la spaventava, soprattutto il fatto che io dovessi saltare, ovviamente. Le spiegai come l’angolo giusto e le leggi della fisica avrebbero giocato a mio favore, le dissi che non avrei potuto fallire e che, anche ripetuto più volte, il salto si sarebbe sempre rivelato un successo”
John spalancò gli occhi mentre ricordava le parole che Sherlock aveva pronunciato poco prima.
Sappi che... è ancora valido. Non è cambiato nulla.
Con esitazione si avvicinò al bordo e guardò in strada, riuscendo a cogliere gli ultimi scampoli di un grosso materasso gonfiabile che veniva arrotolato.
La donna aveva visto la stessa cosa, e ora la sua espressione si era trasformata in una di disfatta.
“Quindi, come vedi, si. Credo proprio di aver vinto” dichiarò Sherlock con animosità, spingendo la donna verso uno dei membri delle forze speciali.
Mycroft scelse quel momento per fare la sua apparizione.
“Un lavoro molto ben fatto, fratello. Siamo riusciti a individuare e neutralizzare altri componenti, grazie alla rilevazione dei loro contatti”
Sherlock gettò un’ultima occhiata alla prigioniera.
“Assicurati che non abbia quella faccia ancora per molto” disse freddamente.
Mycroft Holmes si girò verso la donna e strinse le labbra.
“Sta tranquillo, sarà una delle prime questioni di cui mi occuperò personalmente” rispose altrettanto freddamente “Ma ora credo proprio che tu abbia qualcuno da incontrare”
 
***
 
John seguì Sherlock a precipizio lungo le scale, e quando arrivarono a terra fu sollevato nel vedere Mary che lo stava aspettando.
Le corse incontro e la abbracciò.
“Gran bel colpo, Signora Watson” sussurrò.
Lei rise piano contro il suo torace, ma il Dottore potè cogliere quanto ancora fosse scossa.
“Non riuscivo a credere che Sherlock mi avesse detto di sparare a quella Molly ma, come sempre, aveva ragione”
“Non dirglielo troppo spesso, ok?” scherzò lui per stemperare la tensione, poi i suoi occhi corsero all’amico che si stava avvicinando all’ambulanza, e insieme a Mary lo raggiunse.
Molly Hooper, la vera Molly Hooper, era seduta all’interno del veicolo, e due paramedici le stavano prestando alcune cure mentre lei forniva esitante alcune informazioni.
“No, non è allergica ad alcun farmaco” disse piano Sherlock, rispondendo al suo posto a un’ennesima domanda.
Nell’udire la sua voce, la patologa alzò gli occhi su di lui.
“Mi sono ricordata” sussurrò.
Sherlock annuì piano, incapace di avvicinarsi oltre.
“Si” le confermò “sei stata brava, Molly... molto brava e coraggiosa”
La donna si morse il labbro a quell’affermazione, poi volse lo sguardo altrove.
Nel frattempo, ormai, anche John, Mary e Lestrade si erano avvicinati ma, come Sherlock, sembravano incerti su come approcciare Molly.
“Vorrei andare a casa” la sua affermazione tranquilla colse tutti di sorpresa, e sembrò riscuoterli da quel momento di inerzia.
“Forse è meglio che tu ti faccia ricoverare” John fu il primo a parlare, ma la patologa scosse energicamente la testa.
“Sto bene, voglio andare a casa” ripetè un po’ più decisa, ma sussultò quando un pensiero sembrò attraversarle la testa “quella donna... ha vissuto a casa mia. Ha usato le mie cose” in preda ad un’ansia sempre più crescente, continuò “non posso tornare li, non posso. E non ho soldi, ma forse il mio conto corrente è ancora attivo, e se avessi il bancomat potrei ritirare del contante per un albergo. Non ho la mia borsa però, me l’hanno presa quando...” il respiro era ormai diventato affannato e lo sguardo vagava da una parte all’altra, le mani che si contorcevano in grembo.
Sherlock sembrò riscuotersi e le si avvicinò velocemente, poi le prese il viso tra le mani.
“Molly!” la richiamò dolcemente ma con fermezza.
“No!” con un urlo e uno scatto lei sfuggì al suo tocco, gli occhi pieni di paura.
L’espressione del consulente investigativo si fece incredula e ferita per il rifiuto che gli era appena stato dato, tuttavia abbandonò le mani lungo i fianchi e cercò di continuare a parlarle con calma.
“Verrai a Baker Street, per la tua dichiarazione c’è tempo e ora hai bisogno di riposo, vero Lestrade?”
L’Ispettore si affrettò ad annuire.
“Ma certo. Faremo le cose con calma, quando sarai pronta. Siamo solo contenti che tu sia tornata”
Il respiro di Molly sembrava essersi fatto più tranquillo.
“Non voglio venire a Baker Street” dichiarò piano.
John osservò Sherlock arretrare di un passo a quell’affermazione.
“Ok” dichiarò velocemente sua moglie cogliendo il suo sguardo “puoi venire da noi, cara”
L’attenzione di Molly si concentrò verso Mary, e i suoi occhi si spalancarono.
“Sei incinta” dichiarò.
Di nuovo il silenzio si posò sul gruppo come un macigno, rendendo lampante il disagio di tutti nell’affrontare il momento.
Molly era stata prigioniera per tre mesi, mentre le loro vite andavano avanti.
“Credo sia meglio che la Dottoressa Hooper venga da me”
La voce di Sally Donovan arrivò a spezzare il silenzio.
“Non credo proprio che...” iniziò Sherlock infastidito e, in qualche modo, impaurito per la sua incapacità di gestire la situazione, ma il sergente lo bloccò.
“Con me sarà al sicuro, ho una camera per gli ospiti e non sarà sola. Un volto conosciuto ma non troppo, credo che in questo momento sia proprio quello di cui ha bisogno, giusto Molly?”
La patologa esitò solo un attimo, poi annuì.
“Molly...” sembrò implorare Sherlock.
Ma lei si allontanò a testa bassa.
 
***
 
Sally Donovan si stava godendo un bicchiere di vino quando qualcuno bussò alla porta del suo appartamento.
Con un sospiro, si alzò dal divano e guardò attraverso lo spioncino, poi aprì la porta con aria rassegnata.
“Chissà perchè non sono stupita della visita, geniaccio” commentò, senza però dare un tono acido alle sue parole.
Aveva visto l’aria distrutta di Holmes quando si era reso conto che Molly Hooper era tornata, si, ma che non era pronta ad avere vicino lui e gli altri; nel suo lavoro, Sally aveva visto fin troppe vittime per non poter riconoscere quel meccanismo di difesa e, con quello che la patologa doveva aver passato, non era affatto sorpresa del suo rifiuto ad appoggiarsi agli amici. Aveva cercato di essere per lei una presenza discreta per tutta la sera, senza però perderla d’occhio: in quel momento Molly aveva solo bisogno di una figura che non fosse minacciosa, e a cui non dover render conto di nulla.
Tipico, fottuto, senso di colpa della vittima.
Sherlock esitò sulla soglia.
“Per favore...” mormorò infine.
Cercando di non  mostrarsi stupita per quell’insicurezza, cosi atipica, Sally scosse la testa.
“L’assistente di tuo fratello è arrivata con un forte tranquillante e con alcuni oggetti personali nuovi, adesso sta dormendo e sai che ne ha bisogno, Holmes”
Sherlock scosse la testa.
“Non voglio svegliarla. Io ho solo bisogno...” la sua smorfia dimostrò tutta la difficoltà che stava avendo per avanzare la sua richiesta.
Con un altro sospiro, Sally si fece da parte e lo fece entrare.
“Dovrai andartene prima che si svegli” disse in un tono che non ammetteva repliche “Spero che tu capisca che ora devi dare priorità alle sue esigenze”
Lui annuì e si diresse verso la camera degli ospiti.
Sally non si curò neanche di chiedergli come sapesse dove dirigersi.
“Donovan?” il sussurro la bloccò mentre stava per sedersi di nuovo sul divano.
“Si?”
“Grazie”
Lei osservò il suo volto tirato e la sua espressione stanca, poi gli fece un cenno con il capo.
Sherlock entrò piano nella stanza, e rimase per qualche minuto sulla soglia ad osservare la figura minuta di Molly addormentata, cercando di non lasciare che il panico lo travolgesse.
Molly era tornata e sarebbe stata bene, le cose si sarebbero risolte.
Si sedette sulla sedia accanto alla porta, e diede inizio alla sua silenziosa veglia.
Come promesso, quando Molly Hooper al mattino si risvegliò, lui era scomparso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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