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Autore: HeywelGalwine    19/05/2016    1 recensioni
Avete mai immaginato di viaggiare in terre dove nessun uomo ha mai messo piede prima d'ora?
Heywel si, e per questo lui e la sua giovane compagna Gwen intraprenderanno una lunga a pericolosa avventura, per esplorare e scoprire la loro amata terra: Tohlann. Un territorio ostile, freddo, ma pregno di eroi e leggende, che il nostro Heywel ci descriverà e racconterà attraverso i suoi occhi.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DAME, NOZZE, BANCHETTI E DUELLI- Parte prima

Gareth ci fece mandare dei servitori, che ci accompagnarono alla nostra stanza. Qui ci servirono vino speziato e una focaccia con il miele. Appena mi fui ristorato un poco mi lavai in una stanza separata, mentre alcune servitrici aiutavano Gwen a togliersi i vestiti, a lavarsi e a indossare un abito color zafferano che le avevo comperato al mercato. 
Anche io mi vestii e indossai un mantello porpora. 
Recatomi nella sala incontrai la Xiorhessa della rocca, Yolda, una signora di almeno 40’anni, alta e snella, con lo sguardo severo. Mi squadrò con una rapida occhiata, poi mi presento il figlioletto Garda, di appena sei anni. Mi raccontò di come fosse preziosa la vita di quel giovane per Gareth, poiché aveva partorito quel solo maschio, e vista l’età non era saggio per lei concepire nuovamente. Infatti lo Xiorh aveva molte figlie, tre delle quali erano rimaste nella corte e ora sedevano alla tavola alta, aspettando che fosse servita la cena.
Gareth chiamò un servo a gran voce: “Iorde, porta qui l’arpa, e tu Bardo” m’interpellò “se ne hai diletto, suona e canta, e allieta la mia corte, te ne prego”. Detto questo il buon servo subito portò un’arpa di salice cesellata e pitturata con motivi floreali orientali.
Allora mi sedetti e presi a sfiorare le corde dell’arpa come fa un fanciulletto sulle rive di un fiume, passando le dita sull’acqua cristallina. Eseguii per puro diletto una serie di ballate classiche senza cantare, e mi guadagnai in breve tempo il silenzio e l’attenzione sia da parte della famiglia dello Xiorh che da parte della servitù. Cominciai con melodie semplici, anche suonate ad una sola mano, ma più il tempo passava più le note si moltiplicavano, i suoni si intrecciavano e creavano figure e immagini, che divertivano e allietavano la corte. Cavalieri, dame, eroi, principesse, prendevano vita e danzavano per mezzo delle mie mani. Suonai con tale disinvoltura che il mio sguardo vagava per la sala piuttosto che rimanere fisso sulle corde, contratto per la tensione. 
La musica e gli accordi si diffondevano nella sala come nebbia all’alba.
Il mio sguardo per un breve istante incontrò gli occhi grigi di Gwen, che era scesa nella sala, e ora mi guardava immobile e incantata. Mi fermai di colpo, senza concludere quell’ultimo accordo. 
Quel grigio argenteo mi riportò per un breve e intenso momento a tanti anni prima. Lo stesso grigio del cielo durante una nevicata invernale, quando la fitta coltre di nubi rifulge della luce del sole dietro di esse.
Non sapendo dar forma ai miei pensieri, lasciai che le mie mani fossero guidate da quella bruciante nostalgia e malinconia che mi affliggeva. Il mio sguardo si fece remoto poi i miei occhi si chiusero, e da quell’arpa di salice scaturì la più potente delle magie, l’incanto della musica.
Un suono triste e struggente si diffuse nella sala, e come in trance, dalla mia bocca uscì un dolce canto che impregnò l’aria di silenzio e magia. Tacquero i bambini, i cuochi, i cani che abbaiavano nei cortili  e persino i venti che battevano contro le vetrate. E per un attimo mi sembrò che Tohlann osservasse un religioso silenzio nel rispetto di ciò che io cantavo: la Battaglia Della Gola.
Il gelo di quel cielo d’inverno era stato rievocato dagli occhi grandi e luminosi di Gwen, come avesse scagliato su di me un incanto proibito. ll gelo…il cielo…le spade…le armature. Il mondo in quei giorni, quando fui soldato, appariva grigio e spento. Il sangue che sgorgava da ogni armigero colpito da una freccia, da un sasso scagliato da lontano, da un fendente, era l’unico macabro guizzo di colore su quell’intonaco gelido.
Ormai la mano non mi apparteneva più e l’arpa era dominata anch’essa da un sortilegio, e la mia voce si faceva più cupa, più dolce, più remota.
Mi fermai improvvisamente: avevo lasciato che la mia mente esplorasse territori sepolti della mia memoria. E alzando lo sguardo mi accorsi che avevo smosso gli stessi ricordi nel cuore dello Xiorh: i suoi occhi brillavano come i miei, brillavano della stessa luce pietosa.
Ripresi l'arpa e stavolta intonai una canzone più allegra, e gli animi di Tutti si fecero più leggeri. Era un brano che cantavano i bardi a Fojloch durante l'assedio alla gola del Lupo, e celebrava le gesta del grande guerriero Gareth, il gigante della Rocca. Raccontava un episodio in particolare: quando lui e i suoi uomini, barricati da giorni, morivano di fame, davanti al re passò un lupo enorme e minaccioso. Con il suo braccio possente subito afferrò la bestia e la sbattè a terra sollevando l'ascia in aria. Poi preso da meraviglia alla vista di un così magnifico animale posò l'ascia e dopo aver liberato dalla presa la bestia che si dimenava e grignava, la fece fuggire. Giorni dopo alcuni nemici stavano per avere il sopravvento sugli uomini di Gareth, quando dalla foresta spuntarono 17 lupi che attaccarono con ferocia i nemici offrendo alle truppe dello Xiorh la possibilitá di respingere gli avversari. E si dice che molti intravidero tra quelle bestie il lupo che Gareth aveva liberato.
Ovviamente quella storia era intrisa di leggenda ma il re ne rise e se ne compiacque. 
-bene Bardo, la cena sta per essere servita, siediti dunque e lascia che sia il bardo di corte ad allietarci durante il banchetto- disse allora lo Xiorh, così presi il mio posto accanto al re e la cena poco dopo fu servita. Gwen raggiunse la cerchia di Yolda in un altra stanza, mentre al tavolo degli uomini fu servita carne di cervo arrostita, focacce d'avena, miele, vino e birra. Accanto a me si sedette Fynnian Thumne, uno dei tenenti di Gareth, e capo della cavalleria. Era un uomo stempiato con lunghi capelli grassi. Mi guardò a lungo e mi sorrise a mezza bocca, evidenziando una paralisi parziale per metá del viso. 
-Heywel...io mi ricordo di te- disse a bassa voce.
-Sei stato soldato presso la mia stessa coorte, quando Thumn, mio padre, era il capitano della cavalleria di Sir Guffryd-
-Lo ricordo- dissi io, e alzai il boccale come per brindare alla memoria di Thumn, per poi bere un sorso di birra. 
-Sai cosa sta succedendo?-
Disse poi Fynnian in tono sconsolato.
Altrettanto mestamente anuii.
-Le orde del sud spingono a Lochlann, gli Waxh premono a nord est sulle coste, e non mancano i conflitti interni tra i Nord e i Sud-
Aggiunse lui.
Sospirai.
-Tohlann è e sará sempre una terra in guerra. Questa regione è stata forgiata nella fiamma del conflitto e la sua storia sarà sempre costellata da lotte e dissidi politici. Quest'odio irrazionale tra popoli del sud e del nord poi, mi è impossibile da comprendere. È vero che noi della fascia a sud di Tohlann discendiamo da tribù delle Orde Tamaath, che si insediarono qui in seguito al trattato di Lochlann nel 657 della seconda Era, ma ,ora che sono passati 200 anni, dal loro arrivo siamo a tutti gli effetti parte del Popolo di Tohlann.-
Fynnian annuì scuotendo il capo.
-si definiscono di sangue puro, ma i veri Ravinh erano guerrieri nati e avrebbero saputo tenerci testa, mentre questi Nord sono solo ricordi sbiaditi dei loro grandi antenati.- intervenne in tono polemico Gareth.
-Dei nostri antenati- puntualizzai io.
-Per quel che mi riguarda molti miei parenti erano Nord, e mia madre stessa fu un'abitante dei fiordi, bella e Fulva come loro-
Gareth mi squadrò con disprezzo.
Ma dovette ammettere che probabilmente chiunque nella sala era di sangue misto dopo 200 anni di miscuglio tra popoli. 
-Un esempio noto che avvalora la mia tesi- dissi- è senza dubbio quello di Tharyell, il leggendario cavaliere di Lochlann che sposando la Nord Gwennon assicurò grande pace alla regione per anni, e suo figlio Bredri fu il primo grande Re di tutta Tohlann, il progenitore dell'attuale Re dei Re Medorio-.
Gareth infilzò un pezzo di carne con un coltello -Medorio è un incapace, dico io!- concluse.
Le cena non durò molto e quando fu conclusa ognuno ritornò ai suoi compiti e io andai nella mia stanza. Incontrai Gwen. Aveva l'aria stanca e sembrava non avesse mangiato molto. Mi disse che aveva solo mordicchiato pane imbevuto nel latte poichè in soggezione di fronte alla raffinatezza e all'austeritá di Yolda. Sorrisi al pensiero di lei che come un timido 
passerotto si nascondeva alla vista di una grande aquila impettita.
Entrai con lei nella camera. Quella sera pareva non fare particolarmente freddo e il caminetto era spento. 
-Tu riposa, ti vedo stanca. Io aspetterò che tu ti addormenti passeggiando. Poi mi addormenterò su una seggiola per non arrecarti alcun fastidio-
Gwen protestò dicendo che non era così pudica da non permettere che un uomo in camicia dormisse accanto a lei, io sorrisi e la invitai a coricarsi senza protestare. Lei ubbidì e un po' imbronciata si tolse il soprabito senza vergogna e si infilò nel letto vestita solo della camicia candida.
La cosa mi suscitò ilarità: solo un giorno passato come la moglie di un borghese le era bastato per farle assumere un atteggiamento da fanciulla facoltosa. La cosa non mi dispiacque, era solo uno ragazzina di 15'anni, poteva comportarsi come voleva.
Vagai un poco all'interno della zona fortificata del castello ammiramdo dalle piccole feritoie strombate il paesaggio montuoso avvolto nella notte. Dalla foresta più a valle si sentiva un branco di lupi ululare, e le stelle brillavano incerte nel cielo nuvoloso.
Alcuni scudieri dissellavano i cavalli e cambiavano la paglia mentre le guardie, avvolte nei mantelli rossi, accendevano i fuochi sopra le torri.
Mi sedetti a terra con la schiena premuta contro le solide pietre del mastio. Mi coprii gli occhi con il berretto e, sognando un cielo pieno di stelle, mi addormentai di un sonno profondo.

La mattina seguente mi svegliai presto, e dopo essermi sgranchito rientrai nella torre. Non avevo pensato che mi sarei addormentato in una posizione tanto scomoda, e la schiena mi doleva terribilmemte. 
Sul grande tavolo della sala era stata servita zuppa d'avena calda, e focacce con miele. Mangiai qualcosa, poi presi una ciotola piena e la portai a Gwen. 
La ragazza, che si era appena svegliata, mangiò di buon appetito, seduta sul bordo del letto. 
Le dissi di vestirsi e mi recai nuovamente nella sala. Alla tavola alta ora sedeva Gareth, che beveva dell'hypocras appena fatto.
-Buongiorno Heywel- disse seccamente.
Feci un profondo inchino.
-Ho una richiesta da farti:
Mia figlia Celbion è stata data in moglie allo xiorh Kain di Marghad.
La sua corte e rinomata per ospitare alcuni tra i più illustri intellettuali e artisti dei nostri tempi, e vorrei che tu suonassi le tue splendide melodie al matrimonio. Ti dono la mia arpa. I tuoi bagagli saranno portati con il dono di nozze e la dote, e una volta che il rito sará celebrato farò in modo che ti venga dato un adeguato compenso e ti farò scortare personalmente in qualunque zona di Tohlann desideri. Il matrimonio è fra 5 giorni e ovviamente la tua giovane sposa ti seguirá.-
Rimasi spiazzato nel sentire quelle parole. Poi analizzai velocemente la situazione: dovevo ripartire per il mio viaggio, tuttavia andando alla corte di Marghad avrei avuto la possibilitá di esplorare la Cittá del Guado delle Acque (Marh=acqua, Ghad=passo). Inoltre Gareth si offriva di scortarmi ovunque e non avrei quindi faticato a ritornare nel sud.
-Accetto volentieri- dissi. E mi congedai.

Spero abbiate gradito il nuovo capitolo, lasciate una recensione e se vi è piaciuto continuate a seguire la storia, al prossimo capitolo!

   
 
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