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Autore: lolasmiley    19/05/2016    2 recensioni
Aria, una bambina di sette anni, confessa il suo più grande desiderio alla carta scrivendolo sulla letterina destinata a Babbo Natale perché, infondo, lui esaudisce sempre i desideri dei bambini.
Ashton per qualche settimana all'anno si cala nei buffi panni di uno degli elfi di Babbo Natale, è un ragazzo solitario, che cerca di soffocare e dimenticare un passato triste e complicato regalando un sorriso a chi non ce l'ha.
E' proprio lui a trovarsi tra le mani la lettera di Aria che lo commuove con le sue parole sincere e profonde. Ashton si sente responsabile, perché alla fine è a lui che la piccola ha chiesto aiuto, ma sa di non poter fare nulla. Si sente colpevole, perché non è riuscito a cambiare il “mondo dei grandi” e a renderlo un po’ meno brutto.
Sa che non è giusto quello che sta succedendo ad Aria e, che se non troverà il modo per realizzare il suo desiderio, la mattina del venticinque dicembre lei smetterà di credere nella magia, nel Natale, e si ritroverà faccia a faccia con la realtà cupa, triste e amara degli adulti.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(9)

Father Chirstmas

25 dicembre 2015

 

 

When I was small I believed in Santa Claus

Though I knew it was my dad

And I would hang up my stocking at Christmas

Open my presents and I’d be glad
 

Have yourself a merry merry Christmas

Have yourself a good time

But remember the kids who got nothin’

While you’re drinkin’ down your wine



 


Chris era una ragazza impulsiva. Non si era mai soffermata a pensarci, ma era una cosa che le avevano ripetuto parecchie volte, forse in alcuni casi senza un vero motivo.

Era impulsiva, e molto, al momento di reagire. Pronta ad attaccare, senza preoccuparsi delle conseguenze, tranne in quelle notti insonni passate a ragionare su quale fosse la cosa più giusta da fare o a pentirsi della scelta fatta in troppa fretta.

E fu impulsiva, anche in quel momento. Era occupata a pensare a troppe cose per fermarsi un attimo a riflettere e concludere che sarebbe stato meglio guardare prima dallo spioncino, giusto per sicurezza, azione che era abituata fare. Ma in quel frangente il campanello suonò come un richiamo del mondo esterno, che la invitava a scappare via. Così spalancò la porta per il puro desiderio di andarsene, senza nemmeno pensare che ci fosse qualcuno, dall’altra parte, che aveva suonato il campanello. Stava già per slanciarsi fuori e sbattersi la porta alle spalle quando si rese conto di avere qualcuno davanti a bloccarle il passaggio e tornò alla realtà. 

L’istante dopo si copriva con la mano le labbra schiuse dalla sorpresa, e la delusione e il disprezzo che poco prima le avevano increspato il viso in una smorfia si dissolsero. 

«Non ci credo» sussurrò, prima di scoppiare a ridere.

«Ho, ho, ho!»

Chris continuò a ridere, scuotendo la testa sorpresa. Davanti a lei da un costume di Babbo Natale, compreso di imbottitura per la pancia, barba e folte sopracciglia bianche finte, sbucavano gli occhi verdi di Ashton, brillanti di sfumature d’oro.

Lui le fece l’occhiolino e sorrise.

«Ehi Aria!» gridò Chris «credo che sia per te!»

Sentì il rumore della sedia strisciare sul pavimento con il solito cigolio fastidioso e i passi della bambina che arrivava di corsa, ma non si voltò, non distolse lo sguardo da quello di Ashton.

Era meravigliata, senza parole. Non riusciva a credere a quello che stava succedendo, e la sgradevole situazione di poco prima era completamente dimenticata, così come il desiderio di correre via.

Aria imitò l’espressione di stupore di Chris, ma non riconobbe il ragazzo. Se ne stava lì, incantata, la bocca aperta e gli occhi brillanti, quasi lucidi. Per un attimo, Chris pensò che si sarebbe messa a piangere dalla felicità, ma non lo fece. Invece, la piccola corse in contro a Babbo Natale, che la sollevò tenendola stretta tra le braccia.

Era troppo agitata in quel momento per dare ascolto alle parole di Ashton, che si sforzava di modulare una voce più profonda e roca di quanto la sua non fosse, e lui dovette ripetere tre volte la stessa cosa prima che Aria iniziasse a seguirlo.

«Allora hai ricevuto la mia lettera!» esclamò la bambina, felice.

Nel frattempo, il resto della famiglia si era radunato nell’atrio per assistere incuriositi a ciò che stava accadendo. Al suono del campanello tutti gli adulti si erano chiesti chi mai potesse andare in giro per le case proprio il giorno di Natale, e sapere che questa persona era venuta per vedere Aria aveva destato ancora più stupore e un po’ di preoccupazione -soprattutto in Evelyn, che se ne stava alle spalle della figlia maggiore ed era trattenuta solo da James dallo strappare la sua bambina dalle braccia di quello sconosciuto.

Il padre di Chris aveva notato lo sguardo di ammirazione, orgoglio e gioia con cui la figlia osservava l’uomo addobbato nel costume, troppo largo qua e là nonostante l’abbondante imbottitura, così le strattonò leggermente la manica del vestito per ottenere la sua attenzione.

«Lo conosci?» sussurrò, per non farsi sentire da Aria.

Chris annuì vigorosamente, sorridendo, il che bastò a tranquillizzare un minimo Evelyn. 

«Dopo ti spiego» mimò poi con le labbra. A Eve bruciò che il commento fosse riservato solo al marito, ma non disse nulla.

Ashton si schiarì la gola e tutti lo guardarono in attesa di spiegazioni, compresa Aria, che gli stava ancora in braccio e aveva una visuale piuttosto ravvicinata tanto che avrebbe potuto accorgersi che almeno la barba era finta, ma con gli occhi della fantasia le apparve la più candida, soffice e folta che avesse mai visto.

«Mi scuso davvero se ho disturbato il vostro pranzo di Natale, certamente non era mia intenzione. Ma, vedete, avevo un conto in sospeso con la piccola Aria, un desiderio non proprio facile da realizzare. Sarei arrivato prima ma, purtroppo, ma mia slitta ha avuto un piccolo guasto...»

«Oh no!» esclamò Aria, preoccupata.

«Ah, tranquilla, l’ho lasciata ad uno dei miei elfi e sono sicuro che per questa sera sarà come nuova! Credo proprio che tu lo conosca, in fondo è stato lui a darmi la tua lettera»

Il viso di Aria si illuminò ancora di più, per quanto possibile.

«Ashton! È di lui che parli!»

Babbo Natale annuì, sorridendo, e lanciò un’occhiata d’intesa a Chris.

Gli “adulti” restarono ancora interdetti per un attimo, indecisi sul da farsi, quando Claire prese la parola e invitò, da buona padrona di casa -anche se, tecnicamente, non lo era- l’ospite a entrare, a nome di tutti.

«Be’, signor Babbo Natale... Si accomodi. Stavamo per tagliare il dolce» 

«Ho scelto il momento perfetto, allora» 

«Non immagini quanto» gli sussurrò Chris, mentre Ashton le passava accanto seguendo Claire e gli altri in sala da pranzo, trascinato per la manica del giaccone da Aria. Lui le sorrise, ammiccò in modo buffo e subito dovette aggiustarsi la barba che si era spostata leggermente, fingendo di accarezzarla, sovrappensiero.

«Allora, ti... si trova bene qui? Fa freddo come al nord?» 

Il tentativo di rompere il ghiaccio fu piuttosto imbarazzante, ma Ashton fece del suo meglio per mettere tutti a proprio agio.

«No, signora, fa molto più freddo al nord» rise «le mie renne si staranno spalmando la crema solare»

«Siediti qui!» esclamò Aria, trascinandolo verso una sedia libera. Ashton faticò a sedersi senza spostare l’imbottitura che gli gonfiava il vestito, ma con un po’ di aggiustamenti, ci riuscì.

«Una fetta?» 

Il ragazzo smise per un secondo di rivolgere la sua attenzione ad Aria, che aveva cominciato a raccontargli del più e del meno, per voltarsi verso quella che gli sembrava potesse essere la madre di Chris. La signora reggeva in una mano un piatto con una grossa fetta di torta, mentre nell’altra stringeva una spatola da dolce, con cui indicava dritto verso di lui.

Papà Natale rise, si battè la pancia finta e «una?» chiese, strappando un sorriso anche ad Evelyn. Aria, invece, che stravedeva per il suo eroe, scoppiò a ridere di gusto, trovandolo la persona più divertente sulla faccia della terra.

 

Mezz’ora e una torta dopo, Aria saltellava, in piedi accanto al tavolo a cui tutti erano ancora seduti, impaziente e smaniosa di andare a divertirsi con il suo nuovo compagno di giochi.

«Tesoro, santo cielo, stai ferma un secondo. Mi fai ballare tutto» commentò Claire, massaggiandosi le tempie.

«Ma nonna, io voglio andare a giocare!» 

«E dei regali, che ne dici?» le fece notare suo padre, indicandole i pacchetti ammassati vicino al caminetto.

«I regali!» Aria sembrava essersene completamente dimenticata «andiamo!»

Questa volta, non trascinò solo il Babbo Natale, ma anche la sorella, verso i regali, anche se ormai si era quasi convinta di avere già tutto quello che aveva desiderato. Erano tutti lì, insieme, ed era arrivato perfino Babbo Natale per assicurarsi che le cose andassero al meglio.

Frugò tra i pacchetti, leggendo le etichette e distribuendoli ai legittimi proprietari, lasciando i suoi sopra il divano. Quando ebbe finito si sedette, soddisfatta, ma appena iniziò a scartare fu interrotta da Babbo Natale.

«Ehi, consegni i regali così bene che potrei pensare di prenderti come apprendista!»

Aria rise e, tra un pacchetto e l’altro, riprese a parlare allegramente con lui. Era così impegnata da non accorgersi che Chris e la madre erano sparite in cucina e poco dopo anche James le aveva raggiunte.

«Mi spieghi chi è quello seduto sul nostro divano, e perché lo conosci? Ma soprattutto, perché conosce Aria?»

Eve era piuttosto preoccupata, e non era stata felice di aver lasciato entrare in casa uno sconosciuto, anche se vestito da Babbo Natale.

«Evelyn, calmati, è chiaro che Chris si fida di lui e dubito che nostra figlia avrebbe lasciato entrare un barbone qualunque» 

«Confermo» intervenne Chris, che, nonostante approvasse il ragionamento del padre, era infastidita dalla necessità di James di rispondere al posto suo. 

Tuttavia, Chris sapeva che questo non sarebbe bastato a rassicurare la madre.

«Si chiama Ashton» spiegò, a bassa voce «io e Aria l’abbiamo incontrato al centro commerciale tempo fa, era uno degli elfi di Babbo Natale. Siamo diventati amici... È una brava persona, mamma, non preoccuparti»

«D’accordo. Ma cosa ci fa qui, in casa mia?»

Chris scrollò le spalle. Non voleva certo dirle la verità.

«Voleva farci gli auguri, immagino. E poi Aria non è mai riuscita a vedere il vero Babbo, purtroppo. Ashton voleva solo essere gentile»

Evelyn era interdetta e non molto soddisfatta dalle spiegazioni della figlia, ma James non le diede il tempo di ribattere. 

«Visto? Aria si sta divertendo, non farne un dramma»

«Farne un dramma? Non è questione di farne un dramma, James! Mi preoccupo per mia figlia e mi chiedo perché sia in così tanta confidenza con un uomo che io non ho mai visto!» 

«È anche mia figlia!» 

«Shh! Ma la volete piantare?» sbottò Chris «vi dico che è una brava persona, smettetela»

Detto questo, li lasciò soli, tornando in salotto.

«Chris!» la chiamò Aria, sventolando un nuovo peluche a forma di renna -probabilmente portatogli da Ashton- «guarda!»

«Oh, è davvero bello!» 

«Vero? Chris, andiamo a giocare sulla neve?» 

«Ma certo» la sorella accettò ben volentieri al pensiero della lite che sarebbe potuta infuriare a momenti nella cucina «dai, andiamo» 

«Che bello! Ehi, vieni anche tu!» per la millesima volta, Aria strattonò per la giacca Ashton per costringerlo ad alzarsi, e lo condusse verso la porta d’entrata. Afferrò il suo giubbotto e, renna in una mano, e manica di Babbo Natale nell’altra, schizzò fuori. Chris ridacchiò, sulla soglia, imitò la sorella e prese una giaccone, abbandonò le scarpe col tacco e infilò i suoi anfibi. Un attimo dopo seguiva le orme fresche degli altri due, affondando nella neve.

«Ma che renna è?» 

«Schiacciale la zampa»

Aria obbedì, e premette sulla zampa che Ashton le stava indicando. Il naso della renna si illuminò di rosso.

«Rudolph!» gioì, prendendo a correre qua e là.

Chris approfittò di questo momento di distrazione di Aria per avvicinarsi ad Ashton. Gli picchiettò sullo stomaco.

«Ehi, pancetta da birra»

Lui rise, e si voltò verso la rossa.

«Te l’avevo detto» sussurrò, cingendole le spalle e avvicinandola a sé.

«Cosa?»

«Che avrei trovato un modo»

Chris gli sistemò il berretto, che si era spostato lasciando intravedere dei riccioli castani.

«Grazie, Gandalf»

«Weasly»

«Albus»

«Credo che vincerai sempre tu perché non mi viene in mente nessun altro con i capelli rossi» ammise Ashton, appena prima che Aria corresse nella loro direzione sventolando Rudolph. Si lanciò contro Babbo Natale e lo abbracciò.

«Grazie!»

«È il momento dei ringraziamenti» commentò Chris «aspetta aspetta aspetta! Obi-Wan»

Ashton rise.

«Chi è Obi?» si intromise Aria.

«Uno con la barba bianca come lui» la sorella indicò Babbo Natale «però non così lunga, in effetti...»

«Anche lo zio Jeremy ce l’aveva» 

«Hai ragione, Aria»

Ashton tossicchiò «comunque, ho una cosa importante da dirti, piccola futura apprendista elfo»

A sentirsi chiamare così, Aria si emozionò e strinse forte la sua renna. Pendeva dalle labbra di Ashton.

«Dimmi, dimmi, dimmi!»

«È una cosa un po’ complicata, ma sono sicuro che la capirai, sei grande abbastanza» Chris aveva già intuito dove Ashton volesse andare a parare e pensò che mentisse, che in realtà Aria non avrebbe capito. In fondo, nemmeno lei ci riusciva. Ma forse, forse era quello che la bambina aveva bisogno di sentirsi dire.

Babbo Natale si inginocchiò sulla neve per poter guardare Aria negli occhi.

«L’amore dovrebbe essere una cosa semplice. Tu vuoi bene a una persona, e spesso non puoi davvero spiegarne il motivo. Le vuoi bene e basta, ti fa sentire felice. Io non voglio che tu, un giorno, smetta di credere che l’amore esista, o che le persone non riescono a volersi bene per sempre. Non è così»

Chris, di nuovo, pensò che mentisse. Non era d’accordo. Non credeva che il vero amore esistesse, che fosse semplice, nemmeno che le persone potessero amarsi per sempre e ci vedeva una bella differenza tra “amare” e “voler bene”: che Eve non avrebbe mai smesso di voler bene ad Aria avrebbe potuto anche starci, ma che non avrebbe mai smesso di amare James... Pensarlo sarebbe stato un insulto all’intelligenza.

Ma, di nuovo, pensò che Aria avrebbe avuto bisogno di crederci con tutta se stessa e un giorno, forse, avrebbe potuto cambiare idea, ma ora era giusto che potesse ancora sperare nel lieto fine.

«È solo che... Non lo so nemmeno io, piccola. A volte commettiamo degli sbagli. Magari diciamo una bugia. Non chiediamo scusa. Teniamo nascosto qualcosa, forse pensando di fare la scelta giusta. Non pensiamo più se quello che facciamo va bene per “me e te”, ma solo per “me”, o magari scegliamo noi al posto dell’altra persona. Cominciamo ad inciampare ad ogni passo. Ed è una cosa molto brutta, lo so. E so che pensi di essere grande abbastanza per sapere la verità, so che fa male che nessuno te lo dica»

...o, forse, capita che due persone si accorgano di non essere felici insieme, completò Chris mentalmente.

«Io vorrei dirtela, vorrei spiegarti che cos’è successo tra i tuoi genitori, ma nemmeno io lo so, e, se lo sapessi, non sarebbe giusto che fossi io a parlartene. Ma sono sicuro di poterti dire una cosa: non può essere colpa tua, se litigano.»

Chris avrebbe avuto da ridire anche su quello, insomma, nessuna delle due figlie era stata davvero voluta.

«A volte...» Ashton sorrise mestamente e soffocò una risata amara. Quel cedimento nel suo ottimismo preoccupò Chris, che lo osservò di sottecchi senza riuscire ad incontrare il suo sguardo «a volte le cose succedono e basta. E vogliamo sapere il perché. Non capiamo. E pensiamo che, scoprendolo, potremmo stare meglio. Ma non è così. Cercare una motivazione può sembrare una buona idea, finché non riesci a trovarla.»

Aria manteneva lo sguardo fisso negli occhi di Babbo Natale, concentratissima. Ashton sospirò.

«Non so quanto questo possa aiutarti, Aria. Non sono delle vere risposte. L’amore è un mistero ancora irrisolto. E vorrei fare una magia ed esaudire tutti i tuoi desideri, ma le questioni di cuore... sono al di fuori della mia portata. Possono essere risolte solo dai diretti interessati. Per questo è fondamentale che ricordi sempre che, in ogni legame che stringi, sta a te e all’altra persona costruirlo, insieme, renderlo forte, così forte da sopravvivere a tutto.»

Aria restò in silenzio, ripensando alle cose che Babbo Natale le aveva detto.

«Come... la casetta di mattoni...»

«La casetta di mattoni dei tre porcellini» sussurrò Chris.

«Esatto!» esclamò Ashton «ricordalo sempre. Solo case di mattoni. E non puoi buttare insieme mattoni e paglia, o crollerà tutto al primo sbuffo di vento. È importante che insieme costruiate qualcosa di forte»

«Mamma e papà... non credo abbiano una casa di mattoni» concluse Chris «ma io e te, sorellina, eccome se ne abbiamo una. Con tanto di mura e fossato attorno» scherzò, per sdrammatizzare.

Aria sorrise a Chris, nascondendo un velo di tristezza.

«Quindi, mamma è papà potrebbero... lasciarsi?» sussurrò l’ultima parola, come se fosse una parolaccia.

«Potrebbero» rispose Chris, «o potrebbero ristrutturare. Ma sceglieranno loro. Alcune cose... non si possono riparare»

«Ma non tutte. A volte sei ancora in tempo per mettere un bel mattone al posto di un mucchio di paglia»

Chris era divertita da quella metafora, e pensò che rendeva abbastanza l’idea, e, questa volta, era d’accordo con quello che Ashton stava dicendo.  

Gliene era grata. Forse c’era riuscito. Forse era davvero riuscito a convincere Aria, non tanto che il lieto fine arrivasse sempre ma che si potesse ottenerlo combattendo. Forse era quella la cosa più importante. Sarebbe stato inutile farle credere che, nella vita, questo tanto agognato lieto fine ci fosse sempre: alla prima occasione la realtà le avrebbe sputato in faccia e Aria si sarebbe sentita ferita, tradita, e allora sì, non avrebbe più sperato. Ma farle capire che l’amore, la felicità, erano qualcosa per cui valeva la pena lottare, insieme, questo era l’unico messaggio vero che avrebbero potuto trasmetterle.

Chris non riusciva comunque ancora a vedere la vita con le stesse lenti rosa che sembravano improvvisamente calate davanti agli occhi di Ashton, ma si sentiva soddisfatta. E gliene era grata.

 

 

«Bene, credo sia ora che io vada» Ashton non controllò nemmeno l’orologio che aveva al polso. Quando lo disse, nessuno lo fece, nemmeno Chris, convinta che fosse rimasto anche più di quanto avrebbe dovuto. Forse aveva sprecato la giornata con loro, senza dedicare abbastanza tempo alla sua stessa famiglia. 

Questo pensiero tormentava Chris, la faceva sentire terribilmente in colpa e lei avrebbe voluto ringraziarlo davvero, ma sapeva che quello non era il momento adatto per dire più di un semplice “grazie”, o Aria avrebbe potuto sospettare.

La bimba corse ad abbracciarlo forte e il ragazzone ricambiò la stretta, raggiante. Lanciò un’occhiata alla sorella maggiore, che lo guardava commossa. Mimò un “ti ringrazio” con le labbra e distolse lo sguardo troppo in fretta per vedere Ashton sorriderle, abbassò il capo e si morse le labbra, strinse gli occhi per non piangere. 

Piangere di gioia?

Non ne era certa. Avrebbe solo voluto poter liberare le sue lacrime, ma non era quello il momento adatto. Forse più tardi, in camera, mentre gli altri sarebbero stati a dormire. 

Ora che Ashton se ne stava per andare, Chris sentiva già gli effetti benefici della sua presenza svanire e dissolversi man mano che lui si allontanava nella neve. Sentiva quel calore familiare abbandonarla piano piano, il cuore stringersi e le guance lasciar scivolare via il sorriso, come se fosse troppo pesante da sorreggere, e non vedeva l’ora che arrivasse sera per poter restare sola. 

 

 

 

 

L’orologio segnava quasi mezzanotte.

Troppo tardi, pensò Chris, troppo tardi.

Si rigirò nel letto, turbata, cercando di mettere ordine tra i suoi sentimenti, di ragionarci, darci una spiegazione logica. Distinguere quelli giusti da quelli sbagliati, quelli che voleva provare e quelli che voleva dimenticare, sforzandosi di districare il groviglio di emozioni che le tormentava il petto.

Osservò il soffitto, pensierosa, e si tirò su a sedere, incapace di dormire. 

Lo odiava. Odiava Ashton, per averle tolto tutte le sue certezze. Quando se n’era andato, qualche ora prima, il vuoto che lei aveva sentito non le era affatto piaciuto. E nemmeno le piaceva quello che stava provando ora. Aveva il terrore che stesse succedendo, che pian piano finisse ad essere così legata a lui da diventarne dipendente. 

Da un lato, lo odiava.

Aveva deciso anni prima. Aveva scelto di restare indipendente, si era convinta di non aver bisogno di nessuno, e se ne era data la prova allontanandosi da tutti e imparando ad amare la solitudine. Non voleva rischiare di finire come i suoi genitori. Non voleva che la sua felicità dipendesse da nessuno. Ma era davvero riuscita a trovarla, la felicità, da sola? No, certo che no. Forse ce l’avrebbe fatta, in un altro posto, in un altro momento, lontana da quella casa gelida.

Dall’altro lato, ne era terrorizzata. Ovvero, se ne stava innamorando.

Non voleva ammetterlo. Aveva bisogno di negarlo, di negare che lui fosse capace di renderla felice, per se stessa.

Ma aveva anche terribilmente bisogno di lui. In quel momento, e in quello dopo, e in quello dopo ancora.

Non ce la faceva più, non riusciva ad aspettare. Doveva farlo, subito.

Colta da una spinta di determinazione, ignorò la voce che le diceva di prendere le distanze da lui prima che fosse troppo tardi, si alzò e cercò nel buio un paio di scarpe, le infilò in fretta rischiando di inciampare e prese un vecchio giaccone. Lo indossò mentre apriva la porta della camera, scese le scale in punta di piedi, evitando le travi di legno che avrebbero cigolato, uscì di casa portandosi dietro le chiavi.

La sua meta non era lontana, avrebbe potuto arrivarci camminando... ma non abbastanza in fretta. E lei aveva bisogno di essere veloce. Prese le chiavi dell’auto che aveva in tasca e salì in macchina, anche se il rumore del motore avrebbe potuto svegliare qualcuno.

Guidò nella solitudine della notte, immersa nell’oscurità densa, fesa a fatica dai lampioni troppo distanti tra loro per illuminare tutta la strada. Non incontrò nessuno. Accelerò. Non accese la radio.

Arrivata, rischiò di dimenticare a bordo le chiavi. Corse fuori, nella neve, si lanciò disperata contro la porta e suonò tutti i campanelli, sperando che qualcuno avrebbe aperto.

Più si avvicinava e più cresceva in lei quella necessità, quel bisogno di lui.

«Andiamo!» ringhiò, colpendo la porta d’entrata, e finalmente qualcuno esaudì la sua richiesta. Chris spalancò la porta e alla luce sfarfallante del neon si gettò sulle scale, quasi arrampicandovisi, abbastanza veloce da rischiare di inciampare e scivolare ad ogni passo, che rimbombava cupo. Al pianerottolo giusto si avventò sulla porta che ben conosceva e prese a picchiarla come aveva fatto con quella d’entrata. Quando si aprì Chris quasi cadde all’interno dell’appartamento, buttata di peso com’era. Anzi, nessun “quasi”. Stava per cadere, riuscì a restare in equilibrio per una frazione di secondo, ma, non appena lo vide, si gettò tra le sue braccia, stringendolo forte fino a restare senza fiato, aggrappandosi alle sue spalle. Un Ashton sorpreso, un po’ assonnato, con i capelli ancora umidi di una doccia fatta da poco, un paio di pantaloni a scacchi del pigiama e una maglietta logora nera ricambiava l’abbraccio senza dire nulla.

E Chris non pensava più, non aveva paura di sembrare ridicola, non si curava delle lacrime che finalmente le rigavano le guance.

 

 

 

 

 

SBAABAM IL MIO PROGRAMMA DICE CHE SONO QUINDICI PAGINE 

amo amo amo ashton perché non ne ho uno a casa?

Comunque, qualcuna di voi è andata al slfl? Io a verona, a momenti non mi soffocavano nella calca e ho fatto dieci ore di fila e mi sono beccata comunque dei posti sfigati ma EHI ne è valsa la pena perchè i 5sos sono sempre e comunque i 5sos

(che poi rido tantissimo perché arrivo a scrivere la fine del capitolo e poi perdo quasi tutte le mie grammar skills e la punteggiatura e le maiuscole ma WHO CARES, right?)

vi saluto, adios!

 

ps. la storia non è finita e si protrarrà penso fino al 31 dicembre? ma non ne sono certa

pps. ammazzo qualcuno nella storia? ieri mi è venuto questo flash AHAHA di solito sono contraria ma boh, mi è venuto in mente che potrei anche farlo, per una volta. non so

  
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