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Autore: ethy    20/05/2016    4 recensioni
prima mia storia AU
Killian è un ricco ragazzo che incontra Emma in un particolare momento della sua vita a cui si legherà per sempre, i due si perderanno di vista e si ritroveranno con grandi sorprese nel loro presente, non sarà facile riconquistare la fiducia l'uno dell'altro, ma ci proveranno anche se un pericolo incombe sulla vita di uno dei due dovuto ad un passato non molto chiaro.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-mamma adesso mi devi delle spiegazioni-
-Regina, tesoro..- prese fiato e – vai a farti una passeggiata con August, credo dobbiate chiarirvi voi due..-
Dicendo questo le voltò le spalle sorridendo, entrò negli uffici e sparì dalla loro visuale.
 
-ok, non mi parlare, non dirmi niente, tanto lo scoprirò ugualmente!!! E tu.. – disse con lo sguardo di fuoco
-io brucerò vivo lo so… vieni salta su, ti porto in un posticino dove potrai sbarazzarti del mio corpo senza essere notata dopo che ti avrò detto chi sono-
-mmmh.. sai che potrò essere molto cattiva vero?-
-tua madre mi ha accennato a qualcosa del genere effettivamente… dai salta su che andiamo-
 
Regina mise il casco e tirò su la stretta gonna nera per poter salire sulla moto e fulminò nuovamente August, questa volta per gioco, per averle guardato le gambe mentre saliva sulla moto.
Partirono con un gran rombo senza voltarsi indietro.
 
 
 
***
 
Emma era agitata, no, era preoccupata, no, era terrorizzata. Quelle parole le stavano riecheggiando nella mente abbattendo le poche sicurezze che aveva.
Henry era lì, non parlava, aveva appena subito un rapimento, forse doveva affrontare una cosa alla volta, a Killian ci avrebbe pensato più tardi.
 
-ehi ragazzino, tutto bene?- gli disse guardando i graffi sulla mano e un occhio arrossato
-si, tutto bene, tranquilla mamma, non mi hanno fatto niente, sono solo graffi-
-sei proprio coraggioso sai-
-penso di somigliare al mio papà in questo, lui non ha mai paura, vero?-
Il quel momento lei non ci pensò molto, gli rispose di riflesso e poco dopo rimase atterrita per aver detto quelle piccole parole, confermando qualcosa che non era ancora mai stato detto
-già, proprio come lui ometto-
 
Henry l’abbracciò con le lacrime agli occhi
-stiamo andando da lui vero? E’ vivo?- disse singhiozzando
-Henry…. vieni qui, abbracciami stretta, si stiamo andando da lui, io credo che stia bene, vedrai presto staremo tutti insieme, non piangere-
 
 
 
 
***
 
Ore dopo a Londra
 
Eithan stava passeggiando nervosamente nella sala d’attesa dell’ospedale, Clarke era con lui e altri uomini si aggiravano al piano per monitorare la situazione quando comparve un medico in camice verde imbrattato di sangue
-signor Jones?  Prego mi segua-
Lo portò alle poltroncine della sala, Eithan per un attimo pensò al peggio, sapeva cosa significava sedersi su quelle poltroncine con un medico sporco di sangue a parlare in modo gentile, lo aveva vissuto altre volte, una molti anni prima, in cui il suo cuore si spezzò inesorabilmente, ed altre dovendo salutare stimati colleghi e consolare le loro famiglie.
Il medico si sedette e lui restò in piedi.. poi si decise.
-bene , allora la ferita alla testa è superficiale, il proiettile lo ha sfiorato, ma ha una commozione celebrale, la ferita al fianco è profonda, ha colpito il fegato… e non ha toccato altro, siamo stati fortunati, abbiamo pulito internamente e non dovrebbero esserci gravi conseguenze per questo-
-conosco quell’espressione, cosa la preoccupa dottore? La ferita alla testa?-
-beh quella, ci vorrà il tempo per capire.. le prossime ore saranno decisive per questo… ma la preoccupazione è il cuore signor Jones… qualcosa non va… -
-circa dieci anni fa è stato operato, doveva essere un intervento risolutivo..- disse Eithan con freddezza.
-credo sia il caso di chiamare il cardiochirurgo che lo ha seguito, che lo segue, vede, non va da solo.. lo abbiamo rianimato più volte, non ce la farà a sopportare questo stress se non viene subito operato-
 
il silenzio prese il sopravvento, il medico si alzò mettendo una mano sulla spalla di Eithan ancora seduto, guardò con aria remissiva Clarke e rientrò nel blocco operatorio, dopo aver detto che tra un un tre, quattro forse massimo cinque ore i parenti sarebbero potuti entrare in terapia intensiva per vederlo.
 
Clarke, chiuse una telefonata, si infinocchiò davanti al suo datore di lavoro e:
-capo… ehi, Jones… Eithan, andrà bene anche questa volta, è tenace, non si arrenderà.. –
Ma non ebbe risposte da lui, continuava a guardare davanti a sé fissando il vuoto, un’altra operazione al cuore, sapeva che Killian avrebbe preferito morire piuttosto che affrontare un’altra operazione a cuore aperto.
Ricordava l’ultima volta, affrontata con enorme coraggio, sempre sorridente di giorno, e disperato di notte, gli incubi e le urla del ragazzo  ancora gli facevano male al cuore, al pensiero che lo avrebbe dovuto affrontare di nuovo, non riusciva a quantificare la pena che provava in quel momento, se avesse potuto essere al suo posto si sarebbe scambiato subito..
-la signorina Swan è in viaggio capo, arriverà tra qualche ora, c’è anche il bambino, sta bene, tutto è andato per il meglio… Ho chiamato Whale, starà qui tra un paio d’ore al massimo.
 
-bene Clarke, grazie- disse con tono spento l’uomo ormai afflosciatosi sulla poltroncina.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
Killian si sentiva a pezzi, aveva gli occhi chiusi e non capiva perché non riuscisse ad aprirli, aveva la gola secca e sentiva di avere qualcosa che non andava.
Sapeva di essere vivo, aveva la consapevolezza del peso del suo corpo, non riusciva a muovere nemmeno un dito ma era conscio del suo singolo peso, come se la forza di gravità fosse cambiata e tutto fosse diventato più pesante.
Le orecchie gli fischiavano e non distingueva i rumori che sentiva attorno a sé, piano piano riuscì a ricordare, era ancora sulla piattaforma? Riuscì a mettere a fuoco gli ultimi istanti che ricordava e vide nei suoi pensieri materializzarsi il volto dei due fratelli, Eithan che lo teneva, ma ora non lo teneva più, stava bene? Brennan che annuiva, allora era vero… Eithan era suo padre, il suo vero e padre, ricordava qualcosa, aveva detto che lo aveva scoperto per caso.. perché non glielo aveva detto?
Gli faceva male la testa, ma non poteva smettere di pensare a quegli ultimi momenti, e sua madre… amava lo zio? Perché? Voleva sapere, voleva capire.. ma nel suo animo, nell’angolino più nascosto era felice di sapere che l’uomo che l’aveva cresciuto negli ultimi anni era anche suo padre, se lo avesse mai rivisto lo avrebbe abbracciato, in un lungo abbraccio, forse anche pianto, pensò… qualcuno della sua famiglia lo amava, e chi lo amava era non uno zio, ma suo padre.
Ora doveva capire come muoversi, dove era, perché non vedeva e ancora le orecchie gli fischiavano, ma era stanco, aveva sonno, “magari tra poco provo ad alzarmi” si disse tra sé e sé… e si lasciò prendere dal torpore della stanchezza ancora una volta.
 
 
 
Ancora non vedeva nulla, era tutto nero, ancora gli ronzavano le orecchie, aveva dormito? E per quanto? Non riusciva a capire quanto tempo fosse passato, sentiva solo i rumori di sottofondo meno confusi di prima, ma il ronzio lo stava mettendo a dura prova.
Poi si accorse di qualcosa, c’era qualcuno con lui… qualcuno che gli stava tenendo la mano, sentiva il calore propagarsi, gli sembrava un caldo abbraccio, gli sembrava come se riuscisse a sentirsi protetto, si concentrò per cercare di capire che mano fosse, gli sembrava grande da calore che percepiva, forse lo zio, cioè forse “mio padre” si disse, mosse gli occhi sotto le palpebre chiuse ma nulla cambiò, rimasero sempre chiusi.
 
Provò a parlare ma aveva qualcosa in bocca, si sentiva bloccato, emise un suono, ed a quel qualcuno gli strinse la mano. “mi hanno sentito,ok…” ci riprovò.
-ehi, ehi ragazzo, fermo, non puoi parlare, pensavo, non pensavo, sei sveglio…- disse Eithan quasi confuso
- ok ascolta, sei stato ferito sulla piattaforma, nel caso non ti ricordassi, ci sono dei problemi non stai bene, Whale ha verificato il tuo stato e…-
In quel momento Killian si sentì sprofondare, provò a muoversi, voleva andare via… non era vero, non gli stava dicendo quello che credeva… no, non poteva affrontare di nuovo tutto quello… riprovò a parlare e cercò di alzare la mano che Eithan gli stava tenendo stretta, doveva andarsene..
-Killian calmati, ti prego…- si fermò all’improvviso sentendo il ti prego spezzato da un suono che non era il ronzio fastidioso nella sua testa.
-ti prego, non andartene, non mi lasciare solo adesso, adesso che c’è Emma, che c’è Henry, non lasciare anche loro, per favore ragazzo, non fare qualcosa per cui non ci sarebbe rimedio- quel suono che aveva spezzato le parole di prima era persistente nel discorso che suo padre, il suo vero padre, ancora non ci credeva, gli stava facendo… stava piangendo?, sentiva meglio adesso, e sentì qualcosa bagnargli la mano.
Poteva deluderlo proprio ora?
Poteva mettere la sua sofferenza sopra quella delle persone che amava?
Smise di agitarsi, e cercò di stringere la mano di Eithan per fargli capire che aveva sentito.
Eithan era un uomo forte e sentirlo piangere lo lasciò svuotato di tutti i motivi per cui voleva andarsene, non voleva affrontare un altro intervento come l’ultimo ma non voleva far soffrire nessuno.
Si lasciò andare nuovamente alla stanchezza, voleva dormire, in verità voleva affogare nell’oblio e non risvegliarsi più.
 
 
 
***
 
 
Uscito dalle stanze della terapia intensiva, Eithan chiamò Clarke, che lo guardò come se fosse improvvisamente invecchiato di venti anni.
-non guardarmi a quel modo, se tuo figlio fosse li dentro saresti uno straccio anche tu-
“ok, sta meglio” penso l’uomo dopo essersi messo quasi sull’attenti.
-signore, la signorina Swan è atterrata ora-
-bene portala qui, invece io devo vedere mio fratello, portami da lui e poi torna qui per Emma, io mi arrangerò per tornare-
-certo signore-
 
 
***
 
 
-Eithan…-
-Brennan… allora ti stanno trattando come meriti?-
-il servizio è un po’ scadente ma posso soprassedere. Allora quando mi lascerai andare?-
-mai…- disse secco
-andiamo Eithan, sai anche tu che non ho fatto nulla, che tu non hai nulla per tenermi-
-beh, hai ucciso Gold una spiegazione devi darla-
-era legittima difesa, lo sai anche tu-
-non eri autorizzato a stare su quella piattaforma-
-oh dai sono sempre le imprese di famiglia…-
-mah, su questo lasciami dissentire… sei sparito per oltre dieci anni, undici mi pare, lo sai che significa vero? Non puoi non saperlo, sei sempre stato troppo interessato al denaro…-
-già, quello di cui a te invece, paladino della giustizia non ti è mai interessato nulla, ma con gli anni devi essere cambiato, perchè hai fatto in modo di estromettermi e far diventare Killian l’uomo piu ricco d’europa, giusto?-
-non proprio, vedi qui ti sbagli.. ti sei estromesso da solo… quella clausola sulla successione l’ho firmata anche io se ricordi bene, nostro padre era più furbo di me e te messi insieme, solo Nathan lo equiparava. Quindi fratello… potrei aiutarti a non finire dentro in eterno, devi solo collaborare-
-uscirei tra pochi mesi comunque-
-giusto i mesi in cui il tuo tesoro finirà in una casa famiglia… ma fossi in te mi preparerei a stare al fresco anni.. in fondo hai tentato di uccide tuo figlio…-
-non lo farai- disse minaccioso
-oh si che lo farò… devo chiudere un conto di sofferenza con te. Quindi senti qua, ho un accordo da proporti-
-oh santi numi, non sapevo fossi il nuovo Gold-
-chi ti ha detto che non sia io il vero Gold?- disse in aria di sfida Eithan lasciando Brennan in preda ai dubbi
-dicevo, firma qui, lasciami campo libero con Killian, finchè eri disperso… preferivo morto, non ci sono stati problemi, ma ora che sei resuscitato, voglio che ti levi dai miei piedi e dalla sua vita. Firma e lascerò in pace la tua nuova famiglia. Firma e ti aiuterò ad uscire legalmente e velocemente. Firma e il patrimonio che Helena ha lasciato a Liam sarà tuo-
-tu non puoi accedere a quel patrimonio, nessuno può è congelato…-
-è congelato perché io l’ho congelato, io ho accesso a quel conto fantastico ed io posso, dopo che Killian ne sarà informato e sarà d’accordo, istituire un fondo per il tuo nuovo erede… com’è che si chiama? Mi sembra Liam giusto?-
Brennan strinse i pugni, il fratello aveva il coltello dalla parte del manico, erano tanti soldi, poteva veramente garantire un futuro al bambino, un futuro che non poteva più dargli con le sue sole forze, aveva rinunciato a tutto quel che aveva nel momento in cui decise di sparire per sempre…
-che dovrei firmare?-
-vedo che ragioni ogni tanto, ne ero certo che non ti saresti lasciato scappare quest’occasione. Come ti è venuto in mente di sparire solo per farmi soffrire? Avresti trovato mille modi per farlo senza perdere la tua eredità-
-ho impiegato dieci anni per intrufolarmi nell’organizzazione di Gold, volevo che ti uccidesse, volevo che morissi e volevo riprendermi l’affetto di Killian-
-è per questo che hai gridato a Gold, il ragazzo no, io credo che tu sia pazzo Brennan, comunque firma queste carte, appena Killian si riprenderà il tuo nuovo Liam avrà il conto intestato, tu non potrai gestirlo se non tenere la rendita di un terzo degli interessi annui. Accetti?-
Ormai aveva capito che Eithan non si sarebbe smosso da li.. –accetto-
-bene, firma.-
-se Killian…-
Eithan iniziò a ridere –lo sapevo che il tuo pragmatismo sarebbe saltato fuori.. hai la mia parola, quei soldi saranno del bambino lo stesso-
-potrò vedere Killian?-
-NO- Brennan smise di firmare e guardò il fratello, incrociò le braccia dopo avergli lanciato la penna
-solo se il ragazzo lo vorrà-
-bene, ok va bene- riprese la penna e firmò le carte.
-prima di chiudere, fratello, perché Gold ti voleva morto? Come se ci fosse un conto aperto..-
-gli ho accidentalmente ucciso l’amante. Si chiamava Milah.-
-accidentamente?-
-già… non ha permesso che mi fucilassero, le devo la vita, ed ho messo al sicuro il suo ragazzo, ma Gold non mi ha perdonato per questo.-
-penso di capirlo…-
-non credo tu comprenda veramente.. parleremo più avanti, ti farò sapere come sta Killian se lo desideri-
-si, chiedigli scusa da parte mia-
-lo sarò, ma riconosco i tuoi giochetti-
Brennan scoppiò a ridere, Eithan pensò che fosse proprio fuori di testa, poi  schioccò le dita, la porta si aprì ed entrarono due persone, una si presentò come l’avvocato che veniva offerto a Brennan dalla famiglia, in quanto sicuramente ci sarebbe stato uno scandalo e l’altro era un notaio che chiese ad entrambi di firmare una dichiarazione che validava il documento appena firmato da Brennam.
 
Eithan adesso  più tranquillo, Brennan non poteva più intromettersi nella vita del figlio, non poteva sbucare all’improvviso ed dichiararsi il parente più prossimo..
Era preoccupato per la vena di pazzia del fratello, ed aveva avuto veramente paura di sentirlo appoggiare la richiesta del ragazzo di non sottoporsi all’intervento… cosi paura che dovette buttare dal letto giù il notaio e tutti gli avvocati delle imprese per farsi preparare quel documento in una manciata d’ore.
Legalmente,adesso, era lui il parente più prossimo, in qualità di padre.
 
Era soddisfatto.
Era felice.
Era ostinato a non perderlo.
 
 
 
***
 
 
Emma arrivò in ospedale, Clarke la giudò verso la saletta d’attesa attigua alla terapia intensiva, teneva per mano Henry che sembrava assonnato.
-abbiamo predisposto una stanza dell’albergo qui a fianco, dei vestiti pulito per lui e giocattoli, per lei signorina Swan se mi dice la taglia le farò prendere qualcosa-
Emma lo guardava con gli occhi vitrei, si sentiva l’ultima abitante sulla terra e al tempo stesso una principessa scampata ad un disastro, una stanza in hotel, dei vestiti e giocattoli per Henry, cose per lei.. tutto questo le suonava male, la stavano preparando a cosa?
-grazie, io, io voglio vedere Killian e basta-
-mamma io ho fame-
-se mi permette, vieni piccolo qui sotto c’è un ottimo chiosco di panini, ne andiamo a prendere uno anche per la mamma, mentre lei va a visitare Killian?-
Il bambino guardò confuso la madre che gli fece cenno di poter andare con Clarke, ma lui si voltò dicendole
-voglio anche io vedere papà-
Emma si inginocchiò di fronte ad Henry, lo abbracciò e gli disse
-certo ragazzino, lo vedrai presto anche tu, facciamo cosi, io vado a vedere come sta mentre tu mi prendi il pranzo, poi vediamo di farti entrare a salutarlo, anche se di solito non fanno entrare i bambini piccoli come te-
-ok- disse quasi rassegnato –abbraccialo da parte mia intanto-
-certo piccolo-
Clarke lo prese per mano e lo portò via, mentre lei lo guardava allontanarsi non si accorse dell’infermiera che la stava aspettando dall’altra parte del corridoio dietro di lei.
 
 
***
 
 
La stanza era asettica e bianca, la luce era fredda ed accecante, un lieve ronzio ed un forte odore di disinfettante le diedero il benvenuto nella stanza.
Si poggiò alla sbarra del fondo del letto e rimase per un attimo, impassibile, a guardarlo.
 
Era lì, disteso, immobile e intubato, era cosi pallido che non ricordava di averlo mai visto in quelle condizioni nemmeno quando si erano conosciuti.
Le avevano detto delle ferite, avevano avuto disposizione di informarla, ma non di tutto, doveva aspettare Eithan, ma il fatto che non lo lasciavano respirare da solo la diceva lunga sul suo stato.
Si fece forza e si spostò dal fondo del letto, si mise seduto a fianco a lui, e gli prese la mano.
Era inerme, non era fredda, anzi sembrava molto calda o forse era lei ad essere ghiacciata, con il pollice gli carezzava il dorso e con l’altra mano si asciugava le lacrime che da sole le stavano uscendo.
 
-ciao Killian, ti avevo chiesto di non fare scherzi… mi hai presa in giro dunque?-
 
Quella sensazione di freddo sulla mano gli era nuova, aveva percepito il calore dello zio, ma adesso sentiva questo freddo irradiarsi su verso il braccio, perché aveva freddo?
La gola gli faceva ancora male, e sentiva la bocca completamente bloccata e asciutta, cosa avrebbe dato per bere un po’ d’acqua.
Qualcosa gli faceva solletico sul dorso della mano, il freddo stava passando.
Tentò nuovamente di aprire gli occhi, doveva riuscirci anche se molto faticoso.
Poi sentì un leggero odore di vaniglia e la sua voce, era lei, la sua Emma era vicino a lui?
Doveva vederela
 
Killian sentì le palpebre incollate staccarsi tra di loro, un barlume di luce lo accecò un istante, poi lentamente riuscì ad aprirle ancora di più, e sentì la luce pungergli gli occhi, ma sentiva che lei era con lui e doveva vederla.
Poi la sentì parlare, e diede l’ultimo colpo riuscendo ad aprirli entrambi.
Stava guardando il soffitto, non poteva girarsi, ma almeno ci vedeva..
Aveva un tubo in bocca, cercò di guardare alla sua destra, e vide i macchinari a cui era attaccato, alla sua sinistra Emma stava guardando la sua mano probabilmente, e quindi cercò di muoverla.
Lei percepì il piccolo movimento e quando alzò lo sguardo lo vide sveglio e gli sorrise.
Si alzò in piedi affinchè lui la potesse vedere.
-ehi, capitano, ciao- disse sottovoce – fermo, fermo, lo so, calmo, non puoi parlare, ma sono qui, c’è anche Henry, dopo vuole vederti, è sveglio sai, ha capito da solo chi sei..- disse asciugandosi una lacrima, e vide Killian sbattere le palpebre e gli asciugò le lacrime che scendevano ai lati dei suoi occhi.
Non poteva dire nulla, non poteva abbracciarla, non poteva fare nulla, nemmeno respirare da solo… sapeva di essere imbottito di antidolorifici e tranquillanti perché sentiva nuovamente il sonno sopraggiungere e non riuscì nemmeno a guardarla ancora una volta che di nuovo tutto si fece buio.
Sentì in lontananza una carezza sul viso e un “ti amo” scivolargli nel cuore come fosse l’eco in una grotta lontana.
Era di nuovo buio, era di nuovo solo.
 
 
 
Emma aspettò ancora un poco, prima di uscire dalla stanza e cercare un posto dove poter prendere una boccata d’aria fresca e far uscire quell’odore di disinfettante dai suoi polomoni.
Aveva sussurrato “ti amo”, non era riuscita a frenare quelle piccole parole, tanto che volevano uscire dal suo cuore, che avevano trovato la strada piu diretta verso le corde vocali senza darle modo di bloccarle.
Ma in fondo era vero, lo amava, non aveva mai smesso di amarlo, era terrorizzata esattamente come lo è ora che lui sembra star cosi male da andarsene.
 
 
Scese nel cortile dell’ospedale, leggermente accecata dalla luce del giorno, le sembrò di vedere Killian davanti a sé e per un attimo sorrise, fu felice, e poi tutto si spense.







note dell'autrice: buongiorno a tutti, non ho molto da dire veramente oggi, tranne che forse sono un po' malinconica e l'ho rispecchiato nel capitolo..
poi volevo ringraziare chi mi segue assiduamente, sia in silenzio che chi mi scrive spesso, grazie a voi trovo lo spunto per proseguire la storia, in base alle vostre domande trovo l'idea per il capitolo successivo :)
quindi grazie ancora a tutti
a presto
E.
   
 
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