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Autore: KiarettaScrittrice92    21/05/2016    5 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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La ferita

«Era da tanto che non facevamo una pattuglia come si deve.» disse Chat Noir non appena si fermarono su un tetto.
«Già… Nel primo periodo ne facevamo una ogni settimana. Forse prendevamo anche troppo sul serio la cosa dei supereroi, visto che era una cosa nuova.» le scappò da ridere, ma dopo pochi secondi di quella spontanea risata si dovette fermare. 
Sentiva lo sguardo penetrante del suo compagno su di sé e l’imbarazzo, che di solito accompagnava i suoi momenti con Adrien, prese il sopravvento. Si voltò lentamente e nel vedere davvero quegli occhi felini, fu sicura di essere diventata rossa quanto la sua maschera.
Appariva serio, fin troppo per i suoi gusti: di solito le rivolgeva sempre sguardi maliziosi o allegri, questa volta sembrava quasi che stesse per rivelarle qualcosa di terribile, o terribilmente difficile da dire. Ricordava solo una volta in cui Chat Noir aveva assunto quello sguardo, durante la battaglia contro Dark Cupido. Al ricordo di quella battaglia l’imbarazzo aumentò. 
Perché? Non si era fatta nessun problema dopo quella battaglia e dopo quel bacio, in fondo l’aveva fatto solo per rompere l’incantesimo su Chat, quindi perché ora, in quel preciso istante, al solo pensiero di aver dato il suo primo bacio a Chat Noir, si sentiva così a disagio? Proprio un paio di giorni prima, nel suo vero aspetto, aveva detto che sentirsi a disagio era una caratteristica delle persone innamorate e lei era innamorata di Adrien, ne era sicura. Eppure, al pensiero di quel bacio, alla vista di quello sguardo serio, si sentiva a disagio; e quell’imbarazzo aumentò e si unì allo stupore quando sentì il giovane super eroe parlare.
«My lady… – cominciò, afferrandole un polso e facendole abbassare lo sguardo per qualche secondo sulle loro mani, per poi tornare a guardarlo negli occhi, come attratta magneticamente a quelle due iridi feline – Non posso più tenermi dentro tutto, è da troppo tempo che lo faccio e se aspetto un minuto di più credo potrei esplodere… – fece un’altra pausa, più lunga della prima, poi dopo un profondo respiro disse le ultime parole – Io ti amo Ladybug.»
Per un attimo la ragazza coccinella credette di aver capito male, poi quando realizzò che ciò che aveva sentito era davvero quello che era stato detto dal suo compagno, sperò di aver capito male. 
Quella confessione sincera e sentita l’aveva colpita al cuore. Eppure non poteva negare che, nonostante i sentimenti un po’ confusi a certi ricordi con l’eroe gatto, il suo cuore apparteneva solo ad Adrien. Come poteva ora rispondere a Chat che il suo amore non era corrisposto?
In teoria lei sperava che quando due giorni prima gli aveva spiegato i suoi sentimenti congedandolo, avesse capito, ma forse lui non voleva sentire ragioni, forse l’amore non voleva sentire ragioni. A quella sua domanda a fior di labbra, rispose lui, senza che lei pronunciasse una singola parola.

 

«Lo so… So benissimo che il mio amore non è ricambiato. Non so se hai già una persona nel cuore, o se ancora stai cercando quello giusto, ma ho capito che non sarò io… Però avevo bisogno di dirtelo.»
Calò il silenzio e, in quel silenzio, si sentì nervoso. Avrebbe preferito sentirla urlare, inveire contro di lui, avrebbe preferito vederla piangere e scappare via, vederla arrossire come era arrossita poco prima che parlasse, ma ciò che stava facendo lo rendeva nervoso. Lo stava fissando, lo stava fissando con uno sguardo colmo di compassione e di dolore, come se con lo sguardo volesse chiedergli scusa del fatto che lei non ricambiasse il suo amore. 
Ad un certo punto, senza più riuscire a reggere quella situazione, ruppe di nuovo il silenzio.
«Ti prego dimmi qualcosa…»
La vide aprire e richiudere la bocca un paio di volte, sempre con quello sguardo colmo di dolore, poi finalmente, con un filo di voce, disse qualcosa.
«Chat io… Mi dispiace… Davvero…»
Vide una lacrima sfuggire al suo controllo e scivolare sulla maschera rossa che le ornava il viso, per poi rigare la guancia. Istintivamente allungò il dito guantato e con l’artiglio la raccolse. Nello sfiorare quella lacrima, tutta l’ansia del momento, tutta la fatica che aveva provato a dire quelle parole, tutto il dolore nel sapere di non essere corrisposto, sparirono all’istante, facendogli tirare fuori il suo miglior sorriso.
«Non piangere coccinellina. So sopravvivere anche senza di te. – disse facendole l’occhiolino – Però ora sai che ovunque andrai, da qualche parte c’è un micio che ti ama.»
Le scappò un sorriso e lui si compiacque di essere riuscito a far spuntare di nuovo quella curva rosea e dolcissima sul volto della sua amata.
«Sciocco di un gatto… Questo lo sapevo già!» lo rimproverò lei stupendolo, ma il suo gesto successivo lo stupì ancora di più.
Si avvicinò a lui e posò le sue labbra sulla sua guancia, lasciandogli una lieve impronta umida. In tempo zero le sue guance divennero incandescenti, come se per un attimo Chat Noir non riuscisse più a controllare le emozioni di Adrien.

 

Lo vide arrossire e per un attimo se ne compiacque, non sapeva perché, ma in quel momento rendere felice quel gatto nero sembrava essere diventata la sua unica priorità, anche se significava tradire per un po’ i suoi sentimenti nei confronti di Adrien.
Quel senso di soddisfazione però, durò molto poco.
In pochi millesimi di secondo vide il voltò di Chat Noir cambiare radicalmente espressione. Nei suoi occhi balenò apprensione ed ansia e, proprio come il giorno in cui si erano baciati per la prima volta, lui la prese per le spalle e fece in modo che si scambiassero le posizioni proteggendola con il suo corpo.
Lo sentì fare un verso di dolore, quando la stella ninja che era sfrecciata verso di loro si conficcò nella tuta nera del suo compagno, all’altezza della spalla destra.
«Chat!» urlò lei.
«Tranquilla, sto bene…» disse alzandosi in piedi, ma si accorse che non era vero: il braccio, la cui spalla era stata colpita, era ciondolante e l’altra sua mano lo teneva stretto, anche il suo sguardo era sofferente.
Si alzò anche lei: dovevano sconfiggere quel nemico, chiunque esso fosse. Tirò fuori il suo yo-yo e vide Chat accanto a lei fare lo stesso prendendo la sua arma con il braccio sano
«Tu lo vedi?» domandò nervosa e subito dopo notò un ghigno sul volto del compagno.
«Considerato cosa ci ha lanciato, Papillon gli deve aver dato i poteri di un ninja, sarà difficile scovarlo… – disse guardandosi intorno, poi all’improvviso il suo ghigno divenne più esteso – Peccato che il nostro akumatizzato non sa che cercare le persone nel buio della notte è la mia specialità!» concluse, per poi lanciare la sua arma con tutta la forza che poteva mettere con un braccio solo.
Si sentì il bastone colpire qualcosa, poi qualcuno gemere di dolore ed infine un tonfo. Il ragazzo felino scattò in avanti, inseguendo la sua arma, e lei dovette seguirlo.
Arrivati sul posto videro il nemico a terra, mezzo tramortito. Era vestito da ninja, in una tuta completamente nera, che gli lasciava scoperti solo gli occhi glaciali, alla cintura aveva una moltitudine di tasche e sulla schiena due foderi di spada, probabilmente contenenti katane affilate.
«Hai idea di dove possa essere l’akuma?» chiese Chat Noir riportandosi il braccio sano a sostenere quello ferito.
«Neanche mezza…» sospirò lei, ma non ebbe il tempo di dire altro che l’uomo si rialzò con un balzo e tirò fuori una katana, puntando proprio su di lei.

 

La spintonò indietro con il braccio destro e percepì una fitta di dolore lancinante trafiggergli nuovamente la spalla, ma non se ne curò. Nello stesso istante recuperò il bastone con il braccio sinistro e parò il colpo.
«Usa il Lucky Charm e speriamo che la tua fortuna ci aiuti anche a capire dove si trovi quella maledetta farfalla.» le disse, parando un’altro colpo.
La sentì acconsentire al suo consiglio e allontanarsi di un po’ da loro, per poi evocare il suo potere.
Intanto lui continuava a combattere contro il ninja, usando al mano sinistra. Stava facendo una fatica immane a far muovere il suo bastone come voleva, se mai avessero sconfitto quel nemico e fosse andato tutto per il meglio, si sarebbe esercitato a tirare di scherma anche con la sinistra, pure se era destrimano.
All’improvviso come se qualcuno gli avesse suggerito di farlo, il nemico estrasse l’altra katana dalla schiena: se prima era svantaggiato, ora era completamente spacciato. Il ninja si buttò di nuovo alla carica e lui a malapena riusciva solo a parere i suoi colpi.
«Ladybug… Muoviti!» protestò, a quel punto, con uno spintone, il nemico lo fece cadere a terra, di schiena. 
Appena la spalla ferita, con ancora conficcata la stella ninja toccò il suolo, facendo in modo che il metallo penetrasse di più nella carne, il ragazzo lanciò un grido involontario.
Subito dopo però, come fosse una visione, vide la sua compagna volare sopra di lui, in una posizione da film e sferrare un calcio in pieno volto al nemico, che seguì l’esempio di Chat Noir, cadendo rovinosamente a terra.
«Stai bene?» chiese lei aiutandolo ad alzarsi.
«Starò bene, quando avremo sconfitto questo maledetto ninja…» disse portandosi nuovamente la mano alla spalla ferita, nonostante la sua tuta nera, iniziava a notare il sangue che colava lungo il braccio, anche attraverso la vista e questa cosa lo preoccupava non poco.
In un attimo, ritornò alla sua battaglia contro Couture e ripensò a Marinette e al fatto che la sua ferita non fosse guarita, e se il gesto finale della sua compagna non avesse funzionato di nuovo.
«So come sconfiggerlo!» sentì pronunciare dalla sua lady, che lo riportò alla realtà.
«Ok… Dimmi cosa devo fare!»
«Tu per ora, nulla… Stai qui e non ti muovere.» sospirò un po’, contrariato, poi con tono mesto rispose.
«Come comanda lei, my lady.»
La vide avvicinarsi verso il nemico e dare il via a una battaglia contro il ninja: le katane furono un problema che sparì quasi subito, non appena la super eroina con un gesto veloce della sua arma, le fece sfuggire di mano al suo possessore e le fece conficcare nel pavimento poco più in là. Dopodiché con un paio di movimenti svelti e precisi, degni di lei, lo immobilizzò a terra, aiutata dal suo oggetto fortunato, mettendosi poi a cavalcioni sulla sua schiena.
«Chat, devi usare il tuo potere sulle katane, una delle due ha l’akuma.»
Senza fare le sue solite pose teatrali, visto che la spalla gli faceva troppo male, il ragazzo evocò il Cataclisma, per poi scattare velocemente verso le due armi e sfiorare il manico di entrambe. Immediatamente da una delle due uscì la piccola farfalla nera.
Vide Ladybug alzarsi da sopra il suo nemico e lanciare lo yo-yo verso di lei, recitando le solite frasi.
Appena liberò la farfalla si allontanò dal nemico che, sebbene fosse ancora con l’aspetto da malvagio, non si muoveva più, come succedeva sempre. Si avvicinò a lui: il suo sguardo era preoccupato e nervoso. Perché? Perché, ora che era tutto finito lo guardava così, di nuovo? 
«Come stai?» gli chiese.
«Quando userai il Lucky Charm, starò meglio.» disse sarcasticamente, sorridendo, ma l’espressione della sua compagna non cambiò, anzi si fece più seria, mentre i suoi orecchini sentenziavano che le mancavano tre minuti alla trasformazione.
«Io… Io non credo che andrà meglio…» disse in un sussurro.
«Perché?» chiese lui stupito e, di nuovo, gli tornò alla mente la ferita di Marinette ed il suo cuore iniziò a martellare furioso nel petto, facendo pulsare di più la ferita.

 

La ragazza non sapeva che fare, se avesse rivelato a Chat Noir ciò che le aveva detto Tikki di sicuro lui avrebbe capito che sotto la maschera di Ladybug si nascondeva Marinette, allo stesso tempo non poteva lasciarlo senza una spiegazione, non ora che era ferito.
Era colpa sua, soltanto colpa sua: se solo non si fosse distratta, si sarebbe accorta del pericolo e l’eroe gatto non si sarebbe ferito per salvarla. Sentì le lacrime uscirle inesorabili dagli occhi, non sarebbe riuscita a trattenerle neanche se avesse voluto. Attraverso di esse vide un’immagine tremolante e appannata del ragazzo mascherato, mentre si preoccupava per lei.
«Perdonami Chat… – sussurrò per poi lanciare l’oggetto fortunato – Miraculous Ladybug!»
Tutto fu avvolto dai soliti fasci di luce e di coccinelle ma, come si aspettava, al suo compagno la ferita non guarì, l’unica cosa che accadde fu la sparizione dell’arma che lo aveva ferito.
Lo vide guardarsi con ansia la spalla e poi tornare a guardare lei , nel suo sguardo vedeva lo stupore e il dubbio, a cui non sapeva rispondere sinceramente, mentre il suo orecchino suonava di nuovo, segnalandole che mancava un minuto.
«Va via my lady…» disse con un sussurro, poggiandosi contro al muro.
La ferita gli doveva fare davvero male e adesso che la stella ninja non ostruiva più il flusso di sangue, questo probabilmente stava uscendo molto più velocemente. 
«Ma io…» sussurrò.
«Va via… o vedrò la tua identità. Io ho ancora abbastanza minuti per andare all’ospedale qua vicino il più velocemente possibile e farmi guarire questa spalla. – non sapeva cosa rispondere, le lacrime continuavano imperterrite a scenderle sul viso – Torna a casa my lady…»

  
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