Ceneri di un
Sogno
* Capitolo II *
We
feel the pain of a lifetime lost in a thousand days
Through the fire and the flames we carry on
[ Through The
Fire And The Flames – Dragonforce ]
“Lo sai, è
molto che ci sto riflettendo…”
La pioggia
cadeva ininterrottamente da più di dieci ore, macchiando i vetri delle finestre
e rendendo paradossalmente l’atmosfera che regnava su Londra ancora più
opprimente.
Sirius alzò il
mento e le piantò gli occhi addosso, aspettando che Lily riprendesse a parlare.
La Gazzetta del Profeta che stringeva fra le mani dimostrava più di qualche
giorno; la carta ormai giallastra si accartocciava in pieghe ed angoli male
assortiti fra loro. La foto che campeggiava in prima pagina era quella di una
giovane donna dai capelli scuri.
“… che
cos’aveva lei, che a voi non piaceva?”
Sirius parve
considerare quella domanda attentamente per qualche secondo, prima di scuotere
il capo quasi con condiscendenza e strapazzare un altro po’ il giornale con le
dita.
“Non ti
seguo”.
La donna rise,
giocherellando con una ciocca di capelli rossi che scendeva fino a metà schiena
e tamburellando leggermente con le dita dell’altra mano il bracciolo della
poltrona nella quale era acciambellata.
“Non capisco
perché tu ti ostini a portare avanti questa farsa. Non pretendo di venir messa
a conoscenza di ogni singolo particolare di quel che sta succedendo là fuori,
ma…”
“Ma niente,”
la interruppe seccamente Sirius, alzandosi all’improvviso in piedi e voltandosi
in modo da darle la schiena. “Fra poco James sarà di ritorno”.
Sentì la donna
sospirare, alle sue spalle.
“James non è
uno sprovveduto. E sfortunatamente per te e Silente, non è nemmeno un cretino”.
“Sfortunatamente
per noi… fortunatamente per te”.
Alle sue
spalle la sentì ridere e poi avvertì il leggero tonfo dei suoi tacchi sul
pavimento mentre si alzava a sua volta. Lo affiancò silenziosamente e lo
afferrò con fermezza per un braccio, obbligandolo a far sì che la guardasse
negli occhi.
“Credimi,
Sirius. E’ necessario che glielo diciate”.
Il giovane si
svicolò dalla sua presa.
“Sai perché
non l’abbiamo fatto. Non capirebbe”.
“Non
capirebbe, non capirebbe… quando si parla con te, Sirius, c’è sempre qualcuno
che non è in grado di capire. Solo tu, a quanto pare, solo tu”.
Continuava a
guardarlo e parlava usando il tono cantilenante tipico delle bambine viziate.
“Eppure
seguire il mio consiglio vi renderebbe tutto molto più facile”.
“Sono stanco
di questa conversazione”.
Lily piegò la
testa di lato, sprezzante.
“Sai qual è la
porta”.
“Non posso
andarmene prima che James sia tornato”.
“Ancora con
questa storia…”
“E continuerà
ad andare avanti così”.
Sbuffando,
Lily si lasciò ricadere nella solita poltrona.
“Pagherei
davvero per vederti uscire da questa casa, lo sai”.
Suo malgrado,
Sirius sorrise.
“Il tuo
sarcasmo è pessimo”.
“E’ il
risultato del tuo impormi la tua compagnia. E comunque, riguardo a ciò di cui
fingi di non sapere nulla, ho un avvertimento per te e per il tuo caro amico
Dumbledore”.
Le parve di
scorgere un lampo di allarme negli occhi di Sirius; sorrise.
“Non ho
intenzione di fare la sua stessa fine. Quindi, per il bene di tutti,” proseguì,
lentamente, senza staccare nemmeno per un attimo lo sguardo dall’uomo
irrigidito di fronte a lei, “farete meglio a programmare tutto alla
perfezione”.
***
“Lo sai,
Jamie, è necessario. Oramai è questione di giorni e Dumbledore costringerà pure
me a nascondermi”.
James Potter
sospirò, passandosi una mano fra i capelli sempre spettinati come era solito
fare fin da quando era poco più di un bambino; vi era tuttavia qualcosa di più
meccanico in quel gesto, qualcosa di spento. Sirius sapeva che la prigionia
forzata, seppur in quella casa e con la propria famiglia, lo stava logorando
lentamente ma incessantemente dall’interno.
Prima o poi,
ne era certo, sarebbe esploso.
“Quindi il
modus operandi è sempre lo stesso?” domandò scetticamente James dopo qualche
attimo, gli occhi al soffitto e l’ombra di una smorfia sul volto. “Nasconderci
tutto, uno dopo l’altro? A che cosa può portare? La stiamo perdendo, questa
dannata guerra”.
Sirius scrollò
appena le spalle.
“Ci siamo
sempre fidati di lui”.
“Non sai
quanto male suonino queste parole sulle tue labbra, Pad. Un commento del genere
me lo potrei aspettare da Peter, forse, non da te”.
Sirius si alzò
dal tavolo, incontrando per un attimo lo sguardo di Lily; alle spalle del
marito, vicino alla finestra, cullava Harry che si era addormentato fra le sue
braccia.
“Devo andare,
devo vedere i Prewett. Smettila di commiserarti, James, non ho bisogno anche
delle tue lagnanze nella situazione in cui versiamo al momento. Ciao, Lily”.
Nessuno lo
accompagnò alla porta ma Sirius riuscì ad avvertire allo stesso modo lo sguardo
penetrante della giovane donna che lo scortava, bruciandogli la schiena, fino a
quando non si fu Smaterializzato.
***
“Dumbledore.
Non ti aspettavo”.
Severus Snape,
seppur leggermente sorpreso, si fece da parte, permettendo al vecchio mago di
entrare. “A che cosa devo questa visita inaspettata?”
Dumbledore
sospirò.
“Mi stai
rendendo le cose più difficili del previsto, Severus. Ho parlato proprio
qualche attimo fa con Sirius Black”.
Le labbra del
giovane si arricciarono in una smorfia di disgusto puro.
“Che cosa
c’entra questo con me? Non vedo Black da parecchio tempo, e sono grato alla mia
buona stella per questo”.
Dumbledore non
rispose subito, dirigendosi lentamente verso il divano liso che occupava gran
parte dell’abitazione di Snape e sedendovisi con leggerezza. Severus lo imitò,
prendendo posto di fronte a lui; la sua mano destra giocherellava in maniera
quanto mai nervosa con la sua bacchetta.
“Ti
dispiacerebbe offrirmi qualcosa da bere, Severus? Temo che la mia visita qui
non sarà poi così breve”.
In un istante,
due bicchieri di vino comparvero sul tavolino fra i due uomini; Dumbledore
prese il suo, lo assaggiò e infine sorrise a Snape, ancora immobile nella
stessa identica posizione che aveva assunto appena si era seduto.
“Ottima
annata. Dovresti davvero provarlo”.
Digrigando i
denti, come avesse improvvisamente perso quella poca calma che ancora gli
restava in un colpo solo, Snape scattò in piedi.
“Smettiamola
con questa manfrina, Dumbledore. Che cosa vuole?”
“Per prima
cosa, che tu riacquisti almeno una parvenza della padronanza di te stesso. Sono
sicuro, del resto, che tu sappia esattamente perché mi trovo qui, dopo la
richiesta che hai avuto l’ardire di fare niente di meno che a Remus Lupin. Sono
sicuro tu ricordi che quell’uomo è uno fra coloro che sono più vicini a James
Potter, Severus?”
Lentamente, il
giovane si risedette.
“E allora?”
domandò infine, in un sussurro.
Dumbledore
scosse la testa, gentilmente.
“Tu conosci il
piano, Severus. Sai esattamente perché io non posso accordarti questo… favore
speciale che tu mi chiedi. Ti rendi conto che dovresti stregarla per tutta la
vita, farle mutare aspetto, tenerla soggiogata alla tua volontà fino a quando
persino a te verrà schifo per quello che stai facendo?”
Negli occhi di
Snape brillava ora una luce quasi folle.
“Non le farei
mai del male”.
“Permettimi di
dissentire. Per quello che ne so, le stai già facendo del male”.
Il tavolino si
sollevò improvvisamente da terra e andò a sbattere contro la parete alla sua
sinistra, distruggendosi come fosse stato fatto di cristallo. Snape aveva
estratto la bacchetta e la puntava al petto del capo dell’Ordine della Fenice
che, dal canto suo, non si era minimamente scomposto. Sembrava anzi aspettarsi
una reazione del genere dal giovane.
“Questo,
Dumbledore, è il tuo piano!”
“Lo so
perfettamente, Severus. Ma io non nascondo a me stesso di aver dovuto scendere
a compromessi… immorali. Al contrario di te”.
Un leggero
movimento della bacchetta e il tavolino ritornò intatto e planò con grazia fra
i due uomini, esattamente dov’era stato fino a qualche secondo prima.
Dumbledore vi appoggiò il suo bicchiere, pieno ancora per metà, e si alzò.
“La risposta è
no, Severus. Per ovvi motivi. Così ovvi come quelli tu sai ti impediranno
comunque di tradirci, nonostante tu ti sia divertito a spaventare Lupin. La
risposta è no”.
***
“Dumbledore”.
“In persona,
mia cara. Oggi sembro prendere tutti alla sprovvista, per qualche strana
ragione. Dov’è James?”
Lily lanciò
un’occhiata alle scale che portavano al primo piano prima di rispondere.
“Sta facendo
addormentare Harry. Si stupirà del fatto che tu sia venuto, ultimamente non ti
abbiamo visto molto, a Godric’s Hollow. Se ne è lamentato con Sirius proprio
questo pomeriggio”.
Dumbledore
sospirò.
“L’ho saputo.
Non c’è comunque bisogno che lui sappia che sono passato, Lily. Il mio scopo
qui è di parlare unicamente con te”.
Lily annuì,
incrociando le braccia al petto.
“E’ finalmente
venuto il momento?”
Il vecchio
mago sospirò, guardando la donna con un sorriso gentile dall’alto della sua
statura.
“Esattamente.
E’ ora che tu esegua precisamente ciò di cui abbiamo parlato. non dire nulla a
Sirius, verrò io da te a tempo debito”.
Lily annuì.
“Buonanotte,
Lily”.
***
Note dell’Autrice
Tremendo,
tremendo ritardo. Scusate davvero ma tra l’ispirazione ai minimi storici e il
pochissimo tempo che ho per scrivere sono riuscita a postare il secondo
capitolo solo ora. Spero vi sia almeno piaciuto, dopo questa enorme attesa XD
Prima cosa, ho
inserito il corsivo dove andava inserito nel capitolo precedente, siccome sono
rincretinita me n’ero scordata e me ne sono resa conto solo oggi, uploadando il
nuovo capitolo -_____-
Poi, i
ringraziamenti!
Purepura, grazie mille per la recensione, spero
il capitolo ti piaccia… credo che qualcosa si sia chiarito ora, almeno lo spero
XD poco forse, ma vabbè XD Comunque il font che uso è il Bookman Old Style che
ho scoperto per caso ma mi piace un sacco ^^
Scarlet
Angel, grazie mille
anche a te!^^ Spero il nuovo capitolo ti sia piaciuto!^
Bacio,
Juls