“L’essenziale
è invisibile agli occhi.”
Hogsmeade,
ottobre 1974
“La
Mc Granitt non voleva saperne di
farmi uscire dall’aula punizioni per andare ad allenarmi, ma
alla fine l’ho
convinta: anche lei tiene molto a vincere il campionato di Quidditch! E
meno
male che ci sono andato: senza di me, che sono il miglior Cacciatore,
la
squadra non sarebbe stata pronta per affrontare la partita contro
Corvonero di
domenica scorsa!” stava raccontando James a Emily Van Pelt,
una Grifondoro del quart0
anno.
“Davvero,
non so come avremmo fatto,
senza di te!” esclamò Emily, scuotendo la lunga
chioma rosso chiaro.
I
due erano seduti da un paio d’ore nella
sala da tè di Madama Piediburro, e l’appuntamento
stava andando per il meglio.
Si erano incontrati in Sala Grande, avevano fatto colazione insieme e
poi si
erano diretti verso Hogsmeade. Era una giornata piuttosto ventosa, e
avevano
deciso di andare da Madama Piediburro per riscaldarsi. La scelta di
quel locale
aveva avuto un valore decisivo, per Emily: era frequentato
esclusivamente da
coppie, il che non lasciava dubbi sulle intenzioni di James Potter nei
suoi
confronti. Da quando si erano seduti a quel tavolo, James
l’aveva fatta ridere,
raccontandole mille aneddoti interessanti sul Quidditch, sui Malandrini
e i loro
fantastici scherzi. James sapeva rendersi molto affascinante, e lei si
augurava
intensamente che, una volta rientrati alla torre di Grifondoro, lui
l’avrebbe
baciata.
Quella
speranza rendeva ancor più
piacevole la compagnia del ragazzo, ed Emily faticava a concentrarsi su
quello
che lui le diceva, distratta com’era dalle sue movenze
eleganti, da quel modo
particolare di spettinarsi i capelli e dal luccichio dei suoi occhi
castani.
Era un bene che James fosse un chiacchierone, perché se lei
avesse dovuto
parlare probabilmente si sarebbe impappinata, facendo una pessima
figura. No,
decisamente, era molto meglio rimanere ad ascoltarlo, e poi lui era
così
interessante…
“Ehi,
Emily, ti ho raccontato di quella
volta che Sirius ha quasi rischiato di farsi espellere per aver
trasformato
tutti i gufi della Guferia in fenicotteri rosa?”
“Credo
di no. Ma come ha fatto?
Trasfigurare gli animali non è roba semplice, se non sbaglio
fa parte delle
competenze per i M.A.G.O., e Sirius deve ancora prendere i
G.U.F.O.!” Emily era
molto stupita. Sirius Black non aveva l’aria di uno che va
bene a scuola.
“Si,
beh, sai che roba. Si tratta di
uccelli in entrambi i casi, non è un incantesimo troppo
difficile. – commentò
James. - Comunque, Sirius voleva fare un dispetto a suo fratello, ma
non
ricordava quale fosse il gufo di Regulus, quindi decise di andare a
colpo
sicuro, e trasformarli tutti. Non ti dico la faccia di Gazza quando
l’ha
scoperto! Silente, però, non sembrava troppo arrabbiato.
Pareva quasi che tutti
quei fenicotteri gli piacessero!” il ragazzo rise, pensando
all’episodio.
“Non
ci posso credere! E poi, come hanno
risolto la situazione?”
“Credo
sia bastato un semplice Finitus incantatem,
ma Sirius si è
beccato una bella punizione con Gazza, e ha dovuto ripulire tutte le
piume rosa
che si erano sparse per la Guferia, oltre a ripulire le gabbie. E ti
assicuro,
non è stato divertente.”
“Lo
immagino. Probabilmente detenete il
record di maggior numero di punizioni inflitte a studenti di
Hogwarts.”
“In
singolo, in coppia, in quartetto. Sirius è il campione, io
sono solo al secondo
posto. Al terzo c’è Peter, perché ci
viene quasi sempre dietro, ma è bravissimo
a dileguarsi quando finiamo nei guai, e poi Remus, che è il
bravo ragazzo del
gruppo.”
“Remus
Lupin? Poverino, quel ragazzo mi sembra sempre malaticcio.”
“Eh
già, è un po’
cagionevole…senti, che
ne dici se facciamo due passi? È un po’ che siamo
qui, e sinceramente tutti
questi cuori e ricami a forma di gattino mi stanno facendo girare la
testa.”
Propose James nervosamente, come se il discorso avesse preso una piega
che non
gli piaceva.
“Ehm…d’accordo.”
acconsentì Emily,
chiedendosi dove James volesse andare a parare. Forse non aveva
intenzione di
baciarla? O preferiva appartarsi in qualche posto isolato? Ad ogni modo, non aveva
senso opporsi a
quella proposta, decise di seguirlo.
Dopo
aver pagato ed essersi avvolti nei
mantelli e nelle sciarpe di Grifondoro, i due uscirono dal locale per
ritrovarsi nella via principale di Hogsmeade, quasi deserta a causa del
freddo.
Si scorgevano solo un paio di mantelli in lontananza, ma Emily non
avrebbe
saputo dire se fossero studenti di Hogwarts. L’aria gelida le
sferzava le
guance, e lei rabbrividì, stringendosi nel suo mantello.
Avrebbe preferito
rimanere da Madama Piediburro, ma ormai erano usciti e dovevano trovare
un
posto in cui andare.
James
prese la sua mano, e lei si girò a
guardarlo, emozionata. Si stupì di non incontrare lo sguardo
del ragazzo, che
sembrava intento ad ammirare il paesaggio di Hogsmeade. Era come se per
lui
fosse un gesto ordinario, quello di tenere la mano di una ragazza,
forse lo
faceva d’istinto. Emily, però, era troppo felice
di essere con lui per prestare
attenzione a quei dettagli. Strinse la mano di James, calda e morbida,
e scelse
di godersi quella piacevole sensazione.
Si
stavano ormai dirigendo verso la
strada che conduceva a Hogwarts, ed Emily ne era dispiaciuta:
significava che
quel pomeriggio in compagnia di James sarebbe presto giunto al termine,
anche
se non abbandonava ancora la speranza di ricevere un bacio. Sarebbe
stato il
suo primo bacio, e lo avrebbe ricevuto da James Potter!
Lui,
nel frattempo, continuava a non
parlare, limitandosi a stringere la sua mano, senza apparentemente
accorgersi del
continuo aumento dei battiti cardiaci di Emily. Erano ormai quasi
giunti ai
confini del paese di Hogsmeade, e si stavano avvicinando alle due
figure
avvolte in mantelli neri che avevano visto da lontano. In loro
prossimità,
Emily constatò che si trattava di due ragazze con le sciarpe
di Grifondoro, con
cui però lei non aveva mai parlato. Meglio così,
desiderava godersi quegli
ultimi momenti con James senza che nessuno li interrompesse.
In
quel momento, James fece uno strano
sorriso, e borbottò qualcosa fra sé. Emily stava
per chiedergli cosa avesse detto,
e quale fosse il motivo di quello strano, bellissimo, sorriso. Non fece
in
tempo, perché circa un secondo dopo la sciarpa una delle due
ragazze Grifondoro
le si sfilò dal collo, e andò a finire sul tetto
di una delle prime case di
Hogsmeade. Naturalmente, lei si girò verso di loro.
“Potter!”
esclamò la ragazza, in tono
stizzito.
“Evans!”
ribatté lui, che invece suonava
più divertito. Emily osservò il volto della
ragazza, e riconobbe Lily Evans,
uno dei Prefetti di Grifondoro. Non la conosceva bene, sapeva che era
una brava
persona, molto studiosa. Si ricordò che era al quinto anno,
quindi doveva
conoscere James piuttosto bene: seguivano i corsi insieme.
“Esiste
una possibilità, Potter, che io
possa trascorrere un pomeriggio a Hogsmeade in tranquillità
senza che tu mi
tormenti?”
“Che
domande, Evans, mi sembra evidente
che è impossibile.” La prese in giro James,
mantenendo il tono scherzoso. La
ragazza che era con Lily Evans osservava la scena tranquilla, come se
ci fosse
abituata. Emily incrociò il suo sguardo, e lei le sorrise.
“Sei
insopportabile. Accio sciarpa!
Vieni, Alice, andiamocene. Non ho voglia di
trascorrere con Potter un secondo più del
necessario.” Esclamò Lily, Appellando
a sé la propria sciarpa e trascinando l’amica
nella direzione opposta a quella
in cui stavano andando Emily e James.
“Un
vero peccato, Evans, io che apprezzo
così tanto la tua compagnia! Un giorno o l’altro
finirai per spezzarmi il
cuore.” James si portò le mani al petto con fare
melodrammatico, ed Emily rise.
Era buffo, e affascinante al tempo stesso. Era incredibile che quella
Evans ce
l’avesse così tanto con lui. Il suono della sua
risata attirò l’attenzione di
James, che le cinse le spalle con un braccio e
s’incamminò con lei sulla strada
che conduceva a Hogwarts.
“Se
avessi voluto trascorrere del tempo
con te, non credi che avrei accettato il tuo invito?” gli
gridò contro la
Evans.
James
continuò a camminare, senza
controbattere né dare segno di aver sentito le parole della
ragazza. Emily fece
altrettanto, cercando di non darvi troppa importanza.
La
passeggiata verso Hogwarts si concluse
nel silenzio più totale. Emily avrebbe voluto parlare, dire
qualcosa di
spiritoso sulla Evans, ma non le veniva in mente niente. James sembrava
distratto, come se la sua testa fosse da qualche altra parte, ed Emily
incominciava a sospettare dove.
Rientrati
al castello, si diressero verso
la Torre di Grifondoro. Il cuore di Emily riprese a battere forte: se
James
aveva intenzione di baciarla, quello sarebbe stato il momento giusto.
Mentre
salivano le scale che conducevano alla Torre, sentiva il respiro farsi
affannoso, e la vicinanza del ragazzo non l’aiutava.
Finalmente
giunsero davanti al ritratto
della Signora Grassa. Erano soli, non c’era nessun altro nel
corridoio. Sarebbe
stato il momento adatto per un bacio. Emily guardò James,
per capire che
intenzioni avesse. Il giovane non parve accorgersi dello sguardo della
ragazza
fisso su di lui, si stava guardando intorno, come se cercasse qualcuno.
“Beh,
è sono stata bene oggi, ma
adesso…credo di dover andare.” Gli disse Emily,
tremante, per fargli capire che
quello era il momento di congedarsi.
“Sirius!”
esclamò lui, per tutta
risposta.
“Prego?”
domandò lei, interdetta, prima
di notare l’arrivo di Sirius Black dall’altra parte
del corridoio. Adesso non
erano più soli, ed era sopraggiunto qualcuno che aveva
l’aria di suscitare in
James molto più interesse di quanto evidentemente ne
stimolava lei.
“Ehm…
ciao, Emily, è stato un bel
pomeriggio, ci vediamo in giro!” si congedò James,
lasciandola davanti alla
Signora Grassa per correre incontro al suo amico. Lei rimase
lì, con la mano
alzata in un cenno di saluto, per qualche minuto.
“Oh,
cara, non ti preoccupare. A
quell’età, i ragazzi non sanno che cosa vogliono.
Ti va una tazza di tè con me
e la mia amica Violet?” La consolò la Signora
Grassa.
“Ippogrifo”
fu l’unica risposta che ottenne.
Ω
Era
notte fonda, e nel dormitorio tutto
sembrava ormai tranquillo. La serata era stata piuttosto movimentata,
per
Remus: Peter gli aveva chiesto una mano con i compiti, e lui si era
ritrovato a
trascorrere ore per insegnargli un incantesimo che avrebbe giurato di
aver
imparato al terzo anno, chiedendosi come il giovane Minus avrebbe
potuto
sostenere i G.U.F.O., quell’anno. Quando finalmente
l’amico aveva dimostrato di
padroneggiare l’incantesimo, Remus aveva intrapreso la
lettura di un nuovo
romanzo sulle Creature Oscure che gli aveva consigliato Madama Pince,
ma Sirius
glielo aveva strappato di mano per costringerlo ad intervenire in una
lite con
James che riguardava il motivo per cui i capelli di Mocciosus erano
così unti:
Sirius sosteneva che il Serpeverde fosse stato vittima di una Fattura
Permanente che gli impediva di lavarsi la chioma, mentre James riteneva
che da
quando la Evans li aveva toccati, al primo anno, Piton avesse smesso di
lavarsi. Remus aveva messo a frutto il proprio talento di mediatore,
scegliendo
di dare ragione a Sirius perché quel giorno era estremamente
permaloso, mentre
James sembrava avere la testa da un’altra parte.
Dopo
che Sirius era stato placato, e
Peter rassicurato circa l’esito del suo compito di recupero
di Incantesimi,
Remus era riuscito a infilarsi nel proprio letto con il suo libro,
momento a
cui anelava sin dal risveglio. Era reduce dall’ultima luna
piena, e aveva perso
diverse ore di sonno, oltre al fatto che il suo corpo era molto
indebolito.
Aveva bisogno di un po’ di riposo, ma era perfettamente
consapevole del fatto
che non ne avrebbe avuto finché Sirius non si fosse
addormentato. Quel giorno
si era comportato in modo particolarmente irascibile, e Remus sapeva
perché.
Due giorni prima, Sirius aveva inviato alla madre un gufo di auguri per
il suo
compleanno, ma non aveva ricevuto nemmeno una riga di ringraziamento in
risposta. Ne soffriva terribilmente, ma Remus aveva imparato che il suo
amico
non l’avrebbe mai ammesso, e si accontentava di stargli
vicino, ricordandogli
che la sua famiglia acquisita era sempre al suo fianco.
Adesso,
finalmente, Sirius si era
addormentato, dopo aver tormentato per un po’ il povero
Peter. Anche Minus era
assopito nel suo letto, come denotava il suo rumoroso russare. Per la
prima
volta dopo molte ore, quella stanza era tranquilla. Tuttavia, quella
sera in
dormitorio c’era qualcuno che sembrava tutt’altro
che calmo. Il fruscio delle
lenzuola proveniente dal letto di James provava al suo amico che Ramoso
non
riusciva a dormire. Notando come l’agitazione
dell’amico non si placasse col
passare dei minuti ma, al contrario, sembrasse aumentare, Remus
capì che James
doveva essere davvero turbato.
“Ramoso?”
“Lunastorta.”
“Va
tutto bene?”
Seguì
un momento di silenzio.
“Ti
capita mai di pensare di non essere
in grado di riuscire a farti capire?” chiese James
all’amico.
“Beh,
da quando spiego gli incantesimi a
Peter mi succede sempre più spesso.”
Provò a scherzare Remus.
“Forse
sono io che mi comporto nel modo
sbagliato.”
“Perché
dici questo?” Remus credeva di
sapere dove l’amico sarebbe andato a parare.
“Sembra
che lei non capisca, e io faccio
di tutto per farglielo intendere.”
“Bingo”
Pensò Remus.
“James…”
“Lo
so, lo so, devo togliermela dalla
testa! Non c’è bisogno che tu me lo dica,
c’è Sirius per questo.” James
sembrava esasperato.
“Non
era ciò che volevo dire. Lo sai che
Sirius esagera spesso. Io, però, credevo che tu
l’avessi superata. Non sei
uscito con qualche altra ragazza, recentemente?”
“Ci
ho provato, Lunastorta. Ho tentato di
tutto. Prima ho cercato di concentrarmi su qualcos’altro,
come il Quidditch, ma
non è bastato. Poi ho provato a evitarla, ma siamo nella
stessa Casa e nello
stesso anno, quindi non è stato possibile. Cercare di
sostituirla è stato un
disastro, perché non è servito, e con ogni
probabilità ho anche fatto soffrire le
ragazze con cui sono uscito. Non ho idea di come faccia Sirius, che ha
sempre
un nugolo di ragazze che si struggono per loro e non se ne
interessa.”
“Secondo
me, Sirius riesce a
disinteressarsene perché, avendo problemi molto
più gravi in famiglia, tende a
prestare poca attenzione ai sentimenti altrui, come se non fossero
importanti. Soprattutto
se si parla di persone che non gli sono vicine.”
Spiegò Remus.
“Remus,
così riesci solo a farmi sentire
in colpa perché Walburga Black è una vecchia
crudele, incapace di amare suo
figlio.” Lo interruppe James, prendendo a pugni il proprio
cuscino.
“Non
è mia intenzione, e lo sai bene. Se
non riesci a levarti Lily dalla testa, credo che dovresti cambiare
atteggiamento. Ma perché non ne hai parlato con
noi?”
“Innanzitutto,
perché Sirius detesta
questi discorsi da donnette e mi avrebbe buttato giù ancora
prima di cominciare
a parlare. Peter non fa altro che ripetermi quanto io sia geniale, ma a
meno
che non vada a parlare della mia genialità con Lily, non
credo che potrà
essermi d’aiuto.”
“Ehi,
e io? È bello sentirsi considerati
da te, James.” Commentò Remus, scherzoso.
“Hai
ragione. Forse, in realtà ero io a
non volerne parlare. Oggi, però, non sono più
riuscito a trattenermi.”
“Non
hai detto che sei uscito con quella
ragazza del quarto anno?”
“Emily.
Siamo andati da Madama Piediburro…”
“Hai
portato una ragazza che non ti piace
sul serio da Madama Piediburro? James!”
“Cosa?”
“Non
sai che lì ci vanno solo le
coppiette?”
“Remus,
ma perché tu sai queste cose?”
“Me
lo ha spiegato Marlene McKinnon l’altro
giorno. Se porti una ragazza lì, significa che hai
intenzioni serie con lei.”
“Oh,
Godric, vuoi dire che Emily si
aspettava…per tutti i Fondatori!”
“Oltretutto,
perché mai un mago sano di
mente vorrebbe anche solo avvicinarsi a quel posto, se non avesse
intenzioni
serie?”
“Il
fatto è che so che Lily lo odia, non
ci entrerebbe mai, così ero sicuro che non ci avrebbe
visto.” Spiegò James,
imbarazzato, rivoltandosi nel letto.
Remus
sospirò. James non aveva nemmeno la
percezione di quanto Lily potesse influenzare ogni sua azione.
“Sei
un caso disperato.” Concluse Lunastorta.
“Lo
so.” Confermò Ramoso.
“E
dire che sembreresti un ragazzo così
in gamba…”
“L’essenziale
è invisibile agli occhi.”
Angolo
dell’autore
Finalmente,
dopo mesi, l’ispirazione per questa storia è
tornata a farmi visita, anche grazie alle gentilissime parole di
lenemckinnon.
Dopo
due capitoli di introduzione dei personaggi, qui
abbiamo un salto temporale: James e compagnia sono al quinto anno, alle
prese
con i G.U.F.O. e con la situazione famigliare di Sirius.
James
esce con una ragazza che ha una cotta per lui; nell’ambito
delle fanfictions su James e Lily, questo è uno degli
stereotipi più comuni, ma
Emily non è una stupida come le oche che solitamente vediamo
uscire con James,
come se l’unica ragazza intelligente di tutta Hogwarts fosse
Lily.
Ho
ripreso l’immagine del Sirius donnaiolo, perché
secondo me si adatta bene al personaggio, ma non l’ho voluta
associare anche a
James, perché il fatto che fossero amici non significa che
fossero anche
identici. Avevano storie diverse alle loro spalle, e James ha sempre
avuto un
debole per Lily, mentre Sirius aveva decisamente altro a cui pensare.
Peter
fa la solita figura dello sfigato, e James ci dice
anche che è bravissimo a sparire quando si rischia di
passare dei guai. Remus
cerca di aiutare James, perché teme l’influenza
distruttrice che talvolta
Sirius può avere su di lui, ed è costretto a fare
da genitore all’intero gruppo
di amici, essendo di gran lunga il più maturo.
Lily
va a Hogsmeade con Alice, il che ci suggerisce che
probabilmente i suoi rapporti con Severus stanno cominciando a
deteriorarsi,
non dimentichiamo che litigheranno entro la fine dell’anno
scolastico. Alice
assiste alla scena della lite tra Lily e James come se ci fosse
abituata, e il
fatto che non ne sia minimamente turbata ci aiuta a capire che la
tensione tra
i due non è così spessa come sembra.
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima,
Lucia