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Autore: lucia_canon    21/05/2016    2 recensioni
Una frase del Piccolo Principe, di Antoine de Saint-Exupéry a fare da cornice a ogni capitolo di questa raccolta, la storia dei Malandrini, dei loro anni a Hogwarts, della loro crescita e delle loro scelte. Tutto comincia la mattina di un Primo Settembre molto particolare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, Frank Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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“L’essenziale è invisibile agli occhi.”

Hogsmeade, ottobre 1974

“La Mc Granitt non voleva saperne di farmi uscire dall’aula punizioni per andare ad allenarmi, ma alla fine l’ho convinta: anche lei tiene molto a vincere il campionato di Quidditch! E meno male che ci sono andato: senza di me, che sono il miglior Cacciatore, la squadra non sarebbe stata pronta per affrontare la partita contro Corvonero di domenica scorsa!” stava raccontando James a Emily Van Pelt, una Grifondoro del quart0 anno.

“Davvero, non so come avremmo fatto, senza di te!” esclamò Emily, scuotendo la lunga chioma rosso chiaro.

I due erano seduti da un paio d’ore nella sala da tè di Madama Piediburro, e l’appuntamento stava andando per il meglio. Si erano incontrati in Sala Grande, avevano fatto colazione insieme e poi si erano diretti verso Hogsmeade. Era una giornata piuttosto ventosa, e avevano deciso di andare da Madama Piediburro per riscaldarsi. La scelta di quel locale aveva avuto un valore decisivo, per Emily: era frequentato esclusivamente da coppie, il che non lasciava dubbi sulle intenzioni di James Potter nei suoi confronti. Da quando si erano seduti a quel tavolo, James l’aveva fatta ridere, raccontandole mille aneddoti interessanti sul Quidditch, sui Malandrini e i loro fantastici scherzi. James sapeva rendersi molto affascinante, e lei si augurava intensamente che, una volta rientrati alla torre di Grifondoro, lui l’avrebbe baciata.

Quella speranza rendeva ancor più piacevole la compagnia del ragazzo, ed Emily faticava a concentrarsi su quello che lui le diceva, distratta com’era dalle sue movenze eleganti, da quel modo particolare di spettinarsi i capelli e dal luccichio dei suoi occhi castani. Era un bene che James fosse un chiacchierone, perché se lei avesse dovuto parlare probabilmente si sarebbe impappinata, facendo una pessima figura. No, decisamente, era molto meglio rimanere ad ascoltarlo, e poi lui era così interessante…

“Ehi, Emily, ti ho raccontato di quella volta che Sirius ha quasi rischiato di farsi espellere per aver trasformato tutti i gufi della Guferia in fenicotteri rosa?”

“Credo di no. Ma come ha fatto? Trasfigurare gli animali non è roba semplice, se non sbaglio fa parte delle competenze per i M.A.G.O., e Sirius deve ancora prendere i G.U.F.O.!” Emily era molto stupita. Sirius Black non aveva l’aria di uno che va bene a scuola.

“Si, beh, sai che roba. Si tratta di uccelli in entrambi i casi, non è un incantesimo troppo difficile. – commentò James. - Comunque, Sirius voleva fare un dispetto a suo fratello, ma non ricordava quale fosse il gufo di Regulus, quindi decise di andare a colpo sicuro, e trasformarli tutti. Non ti dico la faccia di Gazza quando l’ha scoperto! Silente, però, non sembrava troppo arrabbiato. Pareva quasi che tutti quei fenicotteri gli piacessero!” il ragazzo rise, pensando all’episodio.

“Non ci posso credere! E poi, come hanno risolto la situazione?”

“Credo sia bastato un semplice Finitus incantatem, ma Sirius si è beccato una bella punizione con Gazza, e ha dovuto ripulire tutte le piume rosa che si erano sparse per la Guferia, oltre a ripulire le gabbie. E ti assicuro, non è stato divertente.”

“Lo immagino. Probabilmente detenete il record di maggior numero di punizioni inflitte a studenti di Hogwarts.”

“In singolo, in coppia, in quartetto. Sirius è il campione, io sono solo al secondo posto. Al terzo c’è Peter, perché ci viene quasi sempre dietro, ma è bravissimo a dileguarsi quando finiamo nei guai, e poi Remus, che è il bravo ragazzo del gruppo.”

“Remus Lupin? Poverino, quel ragazzo mi sembra sempre malaticcio.”

“Eh già, è un po’ cagionevole…senti, che ne dici se facciamo due passi? È un po’ che siamo qui, e sinceramente tutti questi cuori e ricami a forma di gattino mi stanno facendo girare la testa.” Propose James nervosamente, come se il discorso avesse preso una piega che non gli piaceva.

“Ehm…d’accordo.” acconsentì Emily, chiedendosi dove James volesse andare a parare. Forse non aveva intenzione di baciarla? O preferiva appartarsi in qualche posto isolato?  Ad ogni modo, non aveva senso opporsi a quella proposta, decise di seguirlo.

Dopo aver pagato ed essersi avvolti nei mantelli e nelle sciarpe di Grifondoro, i due uscirono dal locale per ritrovarsi nella via principale di Hogsmeade, quasi deserta a causa del freddo. Si scorgevano solo un paio di mantelli in lontananza, ma Emily non avrebbe saputo dire se fossero studenti di Hogwarts. L’aria gelida le sferzava le guance, e lei rabbrividì, stringendosi nel suo mantello. Avrebbe preferito rimanere da Madama Piediburro, ma ormai erano usciti e dovevano trovare un posto in cui andare.

James prese la sua mano, e lei si girò a guardarlo, emozionata. Si stupì di non incontrare lo sguardo del ragazzo, che sembrava intento ad ammirare il paesaggio di Hogsmeade. Era come se per lui fosse un gesto ordinario, quello di tenere la mano di una ragazza, forse lo faceva d’istinto. Emily, però, era troppo felice di essere con lui per prestare attenzione a quei dettagli. Strinse la mano di James, calda e morbida, e scelse di godersi quella piacevole sensazione.

Si stavano ormai dirigendo verso la strada che conduceva a Hogwarts, ed Emily ne era dispiaciuta: significava che quel pomeriggio in compagnia di James sarebbe presto giunto al termine, anche se non abbandonava ancora la speranza di ricevere un bacio. Sarebbe stato il suo primo bacio, e lo avrebbe ricevuto da James Potter!

Lui, nel frattempo, continuava a non parlare, limitandosi a stringere la sua mano, senza apparentemente accorgersi del continuo aumento dei battiti cardiaci di Emily. Erano ormai quasi giunti ai confini del paese di Hogsmeade, e si stavano avvicinando alle due figure avvolte in mantelli neri che avevano visto da lontano. In loro prossimità, Emily constatò che si trattava di due ragazze con le sciarpe di Grifondoro, con cui però lei non aveva mai parlato. Meglio così, desiderava godersi quegli ultimi momenti con James senza che nessuno li interrompesse.

In quel momento, James fece uno strano sorriso, e borbottò qualcosa fra sé. Emily stava per chiedergli cosa avesse detto, e quale fosse il motivo di quello strano, bellissimo, sorriso. Non fece in tempo, perché circa un secondo dopo la sciarpa una delle due ragazze Grifondoro le si sfilò dal collo, e andò a finire sul tetto di una delle prime case di Hogsmeade. Naturalmente, lei si girò verso di loro.

“Potter!” esclamò la ragazza, in tono stizzito.

“Evans!” ribatté lui, che invece suonava più divertito. Emily osservò il volto della ragazza, e riconobbe Lily Evans, uno dei Prefetti di Grifondoro. Non la conosceva bene, sapeva che era una brava persona, molto studiosa. Si ricordò che era al quinto anno, quindi doveva conoscere James piuttosto bene: seguivano i corsi insieme.

“Esiste una possibilità, Potter, che io possa trascorrere un pomeriggio a Hogsmeade in tranquillità senza che tu mi tormenti?”

“Che domande, Evans, mi sembra evidente che è impossibile.” La prese in giro James, mantenendo il tono scherzoso. La ragazza che era con Lily Evans osservava la scena tranquilla, come se ci fosse abituata. Emily incrociò il suo sguardo, e lei le sorrise.

“Sei insopportabile. Accio sciarpa! Vieni, Alice, andiamocene. Non ho voglia di trascorrere con Potter un secondo più del necessario.” Esclamò Lily, Appellando a sé la propria sciarpa e trascinando l’amica nella direzione opposta a quella in cui stavano andando Emily e James.

“Un vero peccato, Evans, io che apprezzo così tanto la tua compagnia! Un giorno o l’altro finirai per spezzarmi il cuore.” James si portò le mani al petto con fare melodrammatico, ed Emily rise. Era buffo, e affascinante al tempo stesso. Era incredibile che quella Evans ce l’avesse così tanto con lui. Il suono della sua risata attirò l’attenzione di James, che le cinse le spalle con un braccio e s’incamminò con lei sulla strada che conduceva a Hogwarts.

“Se avessi voluto trascorrere del tempo con te, non credi che avrei accettato il tuo invito?” gli gridò contro la Evans.

James continuò a camminare, senza controbattere né dare segno di aver sentito le parole della ragazza. Emily fece altrettanto, cercando di non darvi troppa importanza.

La passeggiata verso Hogwarts si concluse nel silenzio più totale. Emily avrebbe voluto parlare, dire qualcosa di spiritoso sulla Evans, ma non le veniva in mente niente. James sembrava distratto, come se la sua testa fosse da qualche altra parte, ed Emily incominciava a sospettare dove.

Rientrati al castello, si diressero verso la Torre di Grifondoro. Il cuore di Emily riprese a battere forte: se James aveva intenzione di baciarla, quello sarebbe stato il momento giusto. Mentre salivano le scale che conducevano alla Torre, sentiva il respiro farsi affannoso, e la vicinanza del ragazzo non l’aiutava.

Finalmente giunsero davanti al ritratto della Signora Grassa. Erano soli, non c’era nessun altro nel corridoio. Sarebbe stato il momento adatto per un bacio. Emily guardò James, per capire che intenzioni avesse. Il giovane non parve accorgersi dello sguardo della ragazza fisso su di lui, si stava guardando intorno, come se cercasse qualcuno.

“Beh, è sono stata bene oggi, ma adesso…credo di dover andare.” Gli disse Emily, tremante, per fargli capire che quello era il momento di congedarsi.

“Sirius!” esclamò lui, per tutta risposta.

“Prego?” domandò lei, interdetta, prima di notare l’arrivo di Sirius Black dall’altra parte del corridoio. Adesso non erano più soli, ed era sopraggiunto qualcuno che aveva l’aria di suscitare in James molto più interesse di quanto evidentemente ne stimolava lei.

“Ehm… ciao, Emily, è stato un bel pomeriggio, ci vediamo in giro!” si congedò James, lasciandola davanti alla Signora Grassa per correre incontro al suo amico. Lei rimase lì, con la mano alzata in un cenno di saluto, per qualche minuto.

“Oh, cara, non ti preoccupare. A quell’età, i ragazzi non sanno che cosa vogliono. Ti va una tazza di tè con me e la mia amica Violet?” La consolò la Signora Grassa.

Ippogrifo” fu l’unica risposta che ottenne.

Era notte fonda, e nel dormitorio tutto sembrava ormai tranquillo. La serata era stata piuttosto movimentata, per Remus: Peter gli aveva chiesto una mano con i compiti, e lui si era ritrovato a trascorrere ore per insegnargli un incantesimo che avrebbe giurato di aver imparato al terzo anno, chiedendosi come il giovane Minus avrebbe potuto sostenere i G.U.F.O., quell’anno. Quando finalmente l’amico aveva dimostrato di padroneggiare l’incantesimo, Remus aveva intrapreso la lettura di un nuovo romanzo sulle Creature Oscure che gli aveva consigliato Madama Pince, ma Sirius glielo aveva strappato di mano per costringerlo ad intervenire in una lite con James che riguardava il motivo per cui i capelli di Mocciosus erano così unti: Sirius sosteneva che il Serpeverde fosse stato vittima di una Fattura Permanente che gli impediva di lavarsi la chioma, mentre James riteneva che da quando la Evans li aveva toccati, al primo anno, Piton avesse smesso di lavarsi. Remus aveva messo a frutto il proprio talento di mediatore, scegliendo di dare ragione a Sirius perché quel giorno era estremamente permaloso, mentre James sembrava avere la testa da un’altra parte.

Dopo che Sirius era stato placato, e Peter rassicurato circa l’esito del suo compito di recupero di Incantesimi, Remus era riuscito a infilarsi nel proprio letto con il suo libro, momento a cui anelava sin dal risveglio. Era reduce dall’ultima luna piena, e aveva perso diverse ore di sonno, oltre al fatto che il suo corpo era molto indebolito. Aveva bisogno di un po’ di riposo, ma era perfettamente consapevole del fatto che non ne avrebbe avuto finché Sirius non si fosse addormentato. Quel giorno si era comportato in modo particolarmente irascibile, e Remus sapeva perché. Due giorni prima, Sirius aveva inviato alla madre un gufo di auguri per il suo compleanno, ma non aveva ricevuto nemmeno una riga di ringraziamento in risposta. Ne soffriva terribilmente, ma Remus aveva imparato che il suo amico non l’avrebbe mai ammesso, e si accontentava di stargli vicino, ricordandogli che la sua famiglia acquisita era sempre al suo fianco.

Adesso, finalmente, Sirius si era addormentato, dopo aver tormentato per un po’ il povero Peter. Anche Minus era assopito nel suo letto, come denotava il suo rumoroso russare. Per la prima volta dopo molte ore, quella stanza era tranquilla. Tuttavia, quella sera in dormitorio c’era qualcuno che sembrava tutt’altro che calmo. Il fruscio delle lenzuola proveniente dal letto di James provava al suo amico che Ramoso non riusciva a dormire. Notando come l’agitazione dell’amico non si placasse col passare dei minuti ma, al contrario, sembrasse aumentare, Remus capì che James doveva essere davvero turbato.

“Ramoso?”

“Lunastorta.”

“Va tutto bene?”

Seguì un momento di silenzio.

“Ti capita mai di pensare di non essere in grado di riuscire a farti capire?” chiese James all’amico.

“Beh, da quando spiego gli incantesimi a Peter mi succede sempre più spesso.” Provò a scherzare Remus.

“Forse sono io che mi comporto nel modo sbagliato.”

“Perché dici questo?” Remus credeva di sapere dove l’amico sarebbe andato a parare.

“Sembra che lei non capisca, e io faccio di tutto per farglielo intendere.”

“Bingo” Pensò Remus.

“James…”

“Lo so, lo so, devo togliermela dalla testa! Non c’è bisogno che tu me lo dica, c’è Sirius per questo.” James sembrava esasperato.

“Non era ciò che volevo dire. Lo sai che Sirius esagera spesso. Io, però, credevo che tu l’avessi superata. Non sei uscito con qualche altra ragazza, recentemente?”

“Ci ho provato, Lunastorta. Ho tentato di tutto. Prima ho cercato di concentrarmi su qualcos’altro, come il Quidditch, ma non è bastato. Poi ho provato a evitarla, ma siamo nella stessa Casa e nello stesso anno, quindi non è stato possibile. Cercare di sostituirla è stato un disastro, perché non è servito, e con ogni probabilità ho anche fatto soffrire le ragazze con cui sono uscito. Non ho idea di come faccia Sirius, che ha sempre un nugolo di ragazze che si struggono per loro e non se ne interessa.”

“Secondo me, Sirius riesce a disinteressarsene perché, avendo problemi molto più gravi in famiglia, tende a prestare poca attenzione ai sentimenti altrui, come se non fossero importanti. Soprattutto se si parla di persone che non gli sono vicine.” Spiegò Remus.

“Remus, così riesci solo a farmi sentire in colpa perché Walburga Black è una vecchia crudele, incapace di amare suo figlio.” Lo interruppe James, prendendo a pugni il proprio cuscino.

“Non è mia intenzione, e lo sai bene. Se non riesci a levarti Lily dalla testa, credo che dovresti cambiare atteggiamento. Ma perché non ne hai parlato con noi?”

“Innanzitutto, perché Sirius detesta questi discorsi da donnette e mi avrebbe buttato giù ancora prima di cominciare a parlare. Peter non fa altro che ripetermi quanto io sia geniale, ma a meno che non vada a parlare della mia genialità con Lily, non credo che potrà essermi d’aiuto.”

“Ehi, e io? È bello sentirsi considerati da te, James.” Commentò Remus, scherzoso.

“Hai ragione. Forse, in realtà ero io a non volerne parlare. Oggi, però, non sono più riuscito a trattenermi.”

“Non hai detto che sei uscito con quella ragazza del quarto anno?”

“Emily. Siamo andati da Madama Piediburro…”

“Hai portato una ragazza che non ti piace sul serio da Madama Piediburro? James!”

“Cosa?”

“Non sai che lì ci vanno solo le coppiette?”

“Remus, ma perché tu sai queste cose?”

“Me lo ha spiegato Marlene McKinnon l’altro giorno. Se porti una ragazza lì, significa che hai intenzioni serie con lei.”

“Oh, Godric, vuoi dire che Emily si aspettava…per tutti i Fondatori!”

“Oltretutto, perché mai un mago sano di mente vorrebbe anche solo avvicinarsi a quel posto, se non avesse intenzioni serie?”

“Il fatto è che so che Lily lo odia, non ci entrerebbe mai, così ero sicuro che non ci avrebbe visto.” Spiegò James, imbarazzato, rivoltandosi nel letto.

Remus sospirò. James non aveva nemmeno la percezione di quanto Lily potesse influenzare ogni sua azione.

“Sei un caso disperato.” Concluse Lunastorta.

“Lo so.” Confermò Ramoso.

“E dire che sembreresti un ragazzo così in gamba…”

“L’essenziale è invisibile agli occhi.”

Angolo dell’autore

Finalmente, dopo mesi, l’ispirazione per questa storia è tornata a farmi visita, anche grazie alle gentilissime parole di lenemckinnon.

Dopo due capitoli di introduzione dei personaggi, qui abbiamo un salto temporale: James e compagnia sono al quinto anno, alle prese con i G.U.F.O. e con la situazione famigliare di Sirius.

James esce con una ragazza che ha una cotta per lui; nell’ambito delle fanfictions su James e Lily, questo è uno degli stereotipi più comuni, ma Emily non è una stupida come le oche che solitamente vediamo uscire con James, come se l’unica ragazza intelligente di tutta Hogwarts fosse Lily.

Ho ripreso l’immagine del Sirius donnaiolo, perché secondo me si adatta bene al personaggio, ma non l’ho voluta associare anche a James, perché il fatto che fossero amici non significa che fossero anche identici. Avevano storie diverse alle loro spalle, e James ha sempre avuto un debole per Lily, mentre Sirius aveva decisamente altro a cui pensare.

Peter fa la solita figura dello sfigato, e James ci dice anche che è bravissimo a sparire quando si rischia di passare dei guai. Remus cerca di aiutare James, perché teme l’influenza distruttrice che talvolta Sirius può avere su di lui, ed è costretto a fare da genitore all’intero gruppo di amici, essendo di gran lunga il più maturo.

Lily va a Hogsmeade con Alice, il che ci suggerisce che probabilmente i suoi rapporti con Severus stanno cominciando a deteriorarsi, non dimentichiamo che litigheranno entro la fine dell’anno scolastico. Alice assiste alla scena della lite tra Lily e James come se ci fosse abituata, e il fatto che non ne sia minimamente turbata ci aiuta a capire che la tensione tra i due non è così spessa come sembra.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima,

Lucia

   
 
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