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Autore: Bonboncina    23/05/2016    4 recensioni
Non sono una scrittrice, non ho un vocabolario super esteso da utilizzare. Ma voglio dare voce ai miei pensieri, alla mia fantasia a quello che vorrei accadesse ma che - probabilmente - non accadrà.
Bonnie ed Enzo sono la cosa migliore della settima stagione di TVD. Ci hanno conquistati con una sola puntata, ma non ci è stato ancora detto tutto, quindi ci provo io.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Enzo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cari lettori,
vi chiedo perdono per il ritardo nell'aggiornare la storia, ma come alcuni di voi già sapranno sono stata a Bruxelles per la convention di TVD in cui ho avuto la fortuna di incontrare Kat e Michael, coloro che hanno dato vita alla coppia su cui stiamo fantasticando da mesi. Credo che averli incontrati mi darò parecchi spunti, soprattutto per descriverli. Per il momento, godetevi il quarto capitolo e fatemi sapere cosa ne pensate. Le poche recensioni mi stanno rallentando la scrittura perchè non so se vi stia piacendo a meno. Vi avviso che non sto minimamente tenendo conto dei fatti passati e del tempo in cui sono avvenuti. Quindi se trovate delle incongruenze, sono volute.




Dalla cucina proveniva un profumo delizioso, mi alzai di buonumore perché sapevo avrei trovato una splendida colazione ad attendermi. Già immaginavo quei favolosi muffin ai mirtilli sicuramente accompagnati da una spremuta fresca. Cos'avevo fatto per meritarmi una persona tanto meravigliosa? Infilai le pantofole e scesi le scale saltellando. Non appena mi affacciai alla porta trovai il sorriso più bello del mondo pronto per me, pronto a regalarmi un'altra giornata. "Buon compleanno tesoro."

Ricambiai con un enorme sorriso e corsi ad abbracciare la mia fonte giornaliera di felicità che tanto mi stava dando nella vita.
"Sei la migliore nonna." Sussurrai al suo orecchio mentre mi stringeva come mai nessuno aveva fatto. Nemmeno i miei genitori erano stati tanto affettuosi. Ma non era il caso di pensare a loro in quel giorno. Non mi avevano mai dedicato del tempo, non mi avevano mai chiamata per farmi gli auguri. Ma puntualmente arrivava una stupida busta con dei soldi. Ed eccola lí, vicino ad un delizioso muffin dove la nonna aveva messo una candelina. Vi soffiai sopra, esprimendo sempre il solito desiderio. Presi la lettera, la rigirai tra le mani notando che non aveva alcun indirizzo, ma solamente il mio nome scritto in modo elegante e, non dandoci troppa importanza, la allontanai da me.
"Comprati qualcosa di bello nonna, non li voglio i loro soldi. Questa sera ti offro la cena. Non si compiono tanto spesso 17 anni."
Lei cercò di ribattere, anzi no. Lo stava proprio facendo ma sentivo la sua voce lontana. Mi voltai verso di lei e mi portai le mani alla bocca per soffocare un grido. Un uomo le stava puntando un coltello alla gola e mi guardava minaccioso. "Bonnie, vieni all'Armeria o tua nonna muore."

Mi svegliai improvvisamente presa da un attacco di panico, trovare aria era la cosa più difficile del mondo, il mio petto si muoveva velocemente e mettere a fuoco era un'impresa. La porta della camera si spalancò ed Enzo si precipitò verso di me e si inginocchiò al mio fianco.
"Che succede Bonnie?" Chiese preoccupato mettendomi una mano sulla schiena.
"Ho sentito il tuo cuore che iniziava a battere forte, calmati per favore. Sei al sicuro."
Mi voltai verso di lui come se fossi alla ricerca di certezze. Ero davvero al sicuro? E mia nonna? Dovevo essere davvero nel panico più assoluto per non realizzare che mia nonna se n'era andata tanti anni prima. Lei non c'era. Non c'era più. Non avevo più nessuno. Le lacrime iniziarono ad affiorare e ben presto rigarono le mie guance. Ancora non riuscivo a parlare e dovevo apparire così debole e vulnerabile agli occhi di Enzo. Chissà cosa stava pensando di me in quel momento. Lui annuì ed in quel momento seppi che non pensava assolutamente nulla, capiva anche se non conosceva ancora il motivo di quel crollo. La sua mano correva lentamente su e giù per la mia schiena donandomi un senso di calma che non provavo da tanto tempo.

Con parecchio sforzo riuscii a dire una semplice parola. "Gra...zie." Respirai profondamente un paio di volte, poi presi il lenzuolo e mi asciugai le lacrime.
"Che ti succede Bonnie?" Ripeté Enzo alla ricerca di una risposta da parte mia. Sospirai. "Solo un incubo. Cose reali, ma che non possono in alcun modo legarsi. Credo che i recenti pensieri abbiano influenzato un po' troppo la mente ed i miei sogni". Mi portai le mani agli occhi come per impedirmi di rivedere quelle immagini.
"Tra il mio compleanno, la lettera di Damon e l'armeria che mi cerca io..." Non sapevo come continuare. Non ero impaurita. Non temevo il futuro. Ero solamente stanca. Stanca di non poter avere una vita normale almeno per un breve periodo. Era come se fossi bloccata, crescevo mentalmente e fisicamente, ma in quanto ad esperienze rimanevo sempre lì, la strega che salvava i suoi amici, che salvava se stessa e che si sacrificava per il bene degli altri. Da piccola quando non ero una strega desideravo avere una famiglia, forse perché io non l'avevo mai avuta. Desideravo un figlio da amare incondizionatamente perché non volevo essere come i miei genitori, volevo accudire mio figlio, volevo amarlo, sgridarlo ed educarlo.

I miei pensieri vennero interrotti da Enzo. "È il tuo compleanno? Perché non me l'hai detto?" Chiese con dolcezza. Ma se anche l'avesse saputo cosa sarebbe cambiato? Dovevo rimanere lì non potevo di certo affittare una limousine ed andare per locali con le mie amiche fingendo di essere delle tipiche ragazze americane. "Non ci do molta importanza devo dire." Mi voltai per guardare la sveglia sul comodino, segnava lei sei di mattina. Solo un anno prima ero sola, intrappolata nel 1994 pronta a morire pur di non rivivere quel dannato giorno in altra volta. La solitudine era troppo per me da sopportare. Un anno dopo anche se ero viva e c'erano tante persone che respiravano la mia stessa aria mi sentivo comunque sola, abbandonata.

"Mi dispiace di averti disturbato, vorrei dormire ancora un po' se ci riesco." Enzo annuí e si alzò in piedi pronto ad uscire dalla stanza. Mi portai le coperte fin sulle spalle ed appoggiando la testa sul cuscino chiusi gli occhi.
Buon compleanno tesoro." Sussurrò Enzo prima di posare le sue labbra sulla mia fronte. Non aprii gli occhi, non dissi nulla. Ripensai solamente alle tre parole che aveva detto, le stesse che aveva detto Grams nel mio sogno. Lo sentii uscire e chiudere la porta alle sue spalle, solo allora mi girai su un fianco stringendomi le ginocchia al petto per scivolare nel sonno qualche minuto dopo.

Qualcosa mi martellava in testa, dei colpi regolari che mi avevano svegliata. Mi passai una mano sugli occhi e tornai a guardare la sveglia. Le due del pomeriggio. Mi alzai di scatto, avevo dormito altre sette ore e sentivo la testa pesante. Cercai di capire cosa mi avesse svegliato ed effettivamente continuavo a sentire quel rumore. Mi alzai, mi avvolsi nella vestaglia e mi avvicinai all'entrata, la porta era aperta e sentii un venticello fresco accarezzarmi i piedi. Per essere il 5 di febbraio il sole era piuttosto caldo e mi crogiolai per qualche attimo assorbendo tutti i raggi solari possibili. Enzo era poco lontano, accanto alla legnaia. Indossava una camicia a quadri rossa, i bottoni sul petto erano slacciati e stava tagliando la legna come se fosse sempre stato il suo lavoro. Si bloccò probabilmente sentendo la mia presenza. Mi rivolse un gran sorriso ed indicò la legna che aveva già tagliato "Eseguo i suoi ordini, Altezza." Appoggiò l'ascia e fece un inchino verso di me. Mi sfuggì una risata e tornai all'interno per accendere il fuoco. Dovevo ammettere che la magia un po' mi mancava per le azioni quotidiane ed accendere il fuoco era una di quelle. Tuttavia in 15 giorni di "prigionia" non potevo negare di essere diventata abbastanza brava ed i fiammiferi erano diventati i miei migliori amici.


Mi ero appena vestita - pantaloni della tuta, felpa e capelli raccolti in uno chingon disordinato - quando Enzo bussò alla porta della mia camera.
"Avanti."
Riposi il pigiama sotto al cuscino e mi voltai. Mi stava squadrando da testa a piedi un po' incredulo. Ma che aveva?
"Potevi mettere qualcosa di più elegante, è il tuo compleanno!"
Gli lanciai un'occhiataccia, ma che diamine si aspettava? Che mi mettessi un vestitino che lasciava poco all'immaginazione per stare rinchiusa in quella baracca?
"A quale scopo?" risposi acida "non credo uscirò a festeggiare con le mie amiche questa sera."

Lui alzò una mano in segno di difesa e solo in quel momento notai che sotto allìaltro braccio teneva una scatola di cartone a me familiare. Lui capì subito che il mio sguardo era finito lì, probabilmente l'aveva capito anche dai battiti del mio cuore che avevano iniziato ad accelerare.

"So quando ti stia pesando stare qui Bonnie. E quando questa mattina ho scoperto che era il tuo compleanno ho pensato di renderti la permanenza un po' più facile. Sono andato a casa tua ed al dormitorio, ho preso alcune cose che credo ti possano far sorridere, che ti possano far sentire a casa." Fece qualche passo avanti e poggiò la scatola sul letto "ti lascio sola ora" disse a bassa voce per poi uscire e chiudere la porta dietro di sè.

Mi sedetti sul bordo del letto, alzai il coperchio della scatola ed iniziai a tirare fuori tutte le cose che aveva preso. Il filo di lucine colorate che avevo sopra al letto nel dormitorio. Mi voltai subito per vedere se potevo in un qualche modo appenderle anche lì. Forse no, ma ne avrei trovato il modo. Miss Cuddles, la mia amata Miss Cuddles. La strinsi a me, la annusai come se mi mancasse il suo odore. La verità era che non sapeva proprio da nulla, ma la adoravo. Il mio diario. Non ero mai stata in grado di scriverne uno con costanza, ma lì forse ne avrei avuto il tempo e mi poteva tornare utile per raccontare ad Elena quello che mi stava accadendo. Elena. Mi scese una lacrima quando vidi una nostra foto sul fondo della scatola. E sotto a quella una con Caroline. Dovevo assolutamente scriverle, dirle che stavo bene. Alla fine dei conti Enzo mi aveva dato un altro telefono, non mi aveva completamente estraniata dal mondo. Nella scatola rimaneva solo una cosa, un piccolo porta gioie. L'avevo già visto, ma Grams non mi aveva mai permesso di aprirlo. Diceva sempre che l'avrei potuto aprire solo quando lei non ci sarebbe stata più. L'avevo cercato a lungo, senza mai riuscirci ed ora eccolo lì. Lo presi in mano, cercai di aprire il piccolo scrigno ma nulla. Mi alzai, andai in soggiorno ed Enzo era seduto sul divano, stava suonando una dolce melodia con la sua chitarra. Mi fermai un attimo ad ascoltarlo ma poco dopo sentii la sua risata e smise di suonare.

"So che ti affascina il fatto che io stia suonando la chitarra e so anche che vorresti io continuassi, ma so che vuoi chiedermi qualcosa Bonnie, quindi fallo."
Sorrisi e mi avvicinai a lui mentre riponeva la chitarra sulla piccola ma accogliente poltrona accanto al divano. Mi sedetti vicino a lui e gli mostrai la scatolina.

"Dove l'hai trovata? Come sapevi che era mia? Come si apre?"

Sul suo volto apparve uno dei suoi sorrisi divertiti, dovevo ammettere che mi piacevano, me ne stavo un po' invaghendo.
"Credevo avessi una domanda, non mille. Diciamo che l'ho preso in prestito dall'Armeria. C'è scritto il tuo nome sotto, ma Alex ha detto che nessuno è mai riuscito ad aprirlo. Credo sia stato sigillato da tua nonna solo ed esclusivamente perchè tu un giorno potessi aprirlo. Quindi non posso rispondere alla tua ultima domanda, è una cosa che devi scoprire tu e potrebbe risultare difficile visto che al momento i tuoi poteri sono fuori uso. Ma so che la tua fantastica mente riuscirà a capirci qualcosa in più."

Chi era il ragazzo di fronte a me? Quello non era Enzo. L'Enzo che conoscevo io se ne fregava delle persone eppure di giorno in giorno levava uno strato della sua corazza e si apriva con me senza che io gli chiedessi nulla. Ne ero lusingata certo, ma faticavo ancora a capirne il motivo.

"Io beh... Non so come ringraziarti. Non dovevi fare tutto questo per me. Io sto bene davvero."
Mi guardò dubbioso, stava pensado alle condizioni in cui mi aveva vista quel mattino e la mia ultima affermazione non aveva molto senso. Non potevo dargli torto.

"Mi sto prendendo cura di te Bonnie. Sto cercando di proteggerti perchè non mi fido dell'Armeria, perchè so che nessuno ha mai fatto qualcosa per te. Rinchiuderti qui non è un bel modo per dimostrarlo, ne sono consapevole, ma non ho trovato alternative. Voglio solo renderti le cose più semplici, permettimi di farlo."
Annuii e gli sorrisi.

"E buon compleanno, ancora una volta."




La fine non mi convince, ma mi stavo dilungando troppo e vorrei continuare questa cosa dello scrigno nel prossimo capitolo. Riuscirà Bonnie ad aprirlo?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e spero di vedere qualche recensione in più.
Conto su di voi!

A presto,

Angela
 
  
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