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Autore: SofyTrancy    23/05/2016    0 recensioni
Ciao a tutti!
Questa è una FF AU sul mondo di Bravely Default, raccontata alternamente dai quattro personaggi principali!
In questa storia troverete tutti i personaggi appartententi al gioco... in vesti molto diverse dalle loro!
Curiosi? Allora iniziate a leggere!
(ATTENZIONE: Possibili SPOILER per chi non ha finito COMPLETAMENTE il gioco.)
(Coppie principali: Ringabel/Edea e Tiz/Agnés)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agnés Oblige, Edea, Ringabel, Tiz, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Edea

Il numero
 

Osservai l'orologio sulla parete della classe, notando che erano già le cinque del pomeriggio.

Sbuffai.

Era tutta colpa di Qada se mi trovavo a riordinare tutti i documenti sparsi nella sala insegnanti. Possibile che doveva vedermi proprio mentre dormivo?!

«Certo che per essere il secondo giorno di scuola c'è già abbastanza casino.» mi fede notare Agnès mentre riordinava i vari moduli di iscrizione che erano spassi sul tavolo.

La guardai, non capendo perché era rimasta lì con me ad aiutarmi.

Dopotutto era stata lei stessa a cercare di allontanarmi il giorno prima...

La castana alzò lo sguardo e sospirò notando che i miei erano puntati su di lei.

«So cosa stai pensando.– disse, sistemandosi gli occhiali –Mi dispiace per ieri, pensavo che stare sola mi piacesse, ma ho incontrato una persona che mi ha fatto cambiare idea.»

Sorrisi, sapendo già la risposta alla domanda che stavo per porle.

«E chi sarebbe questa persona?»

Le sue guance si tinsero di rosso.

«N-non la conosci!» esclamò.

«Tiz.»

I suoi occhi si spalancarono.

«C-come hai fatto a capirlo?!» mi chiese poi, il viso in fiamme.

Risi.

«Era abbastanza palese.– osservai, finendo di sistemare gli spartiti musicali –Ed è anche palese che gli piaci, come lui piace a te.»

«A-a me non piace Tiz!» urlò la castana, iniziando a gesticolare.

«E io sono la regina d'Inghilterra.– dissi, sbuffando –Non c'è niente di male se sei attratta da lui, è anche carino e gentile!»

La ragazza abbassò lo sguardo, cercando di nascondere le guance che erano più rosse di un pomodoro.

«L-lo ammetto... un pochino mi interessa... ma non so se questo sia amore...»

A me pare proprio di sì.”

Mi sedetti accanto a lei, sorridendole.

«Che ne dici di invitarlo ad uscire? Anche solo come amici.» proposi.

«N-no! Non voglio che p-perda tempo con me...»

Quanto poteva essere ottusa?

«Oh andiamo! Sei capitata pure in coppia con lui! Siete fatti l'uno per l'altra!»

Non lo avessi mai detto...

«Ti ricordo che tu sei capitata con Ringabel.» mi fece notare Agnès.

«Possiamo lasciare stare questo dettaglio?!– sospirai –Cinque anni con quello saranno un inferno!»

La castana ridacchiò.

«Almeno sarà divertente guardarvi.»

 

Quando io e Agnès avevamo finito erano ormai le 8 e lei era dovuta tornare a casa.

Io mi ero invece diretta nei vari supermercati e negozi di animali della città, cercando l'unica marca che la mia gatta amava e che pareva essere sparita dal mercato.

Alle 9:30 passate uscii dall'ultimo supermercato della città, con ciò che avevo cercato finalmente nella mia borsa.

Era da quando mi ero trasferita che Minette aveva smesso di mangiare, in quanto non avevo mai trovato nessun negozio che vendesse la marca che lei voleva.

Sbuffai, osservando i lampioni che si accendevano lungo la strada e i vari negozi che chiudevano.

Almeno adesso sapevo dove andare a comprarle il cibo.

Iniziai a incamminarmi, mentre il buio si faceva sempre più pesante intorno a me.

La strada era deserta, dopotutto mi trovavo nel quartiere commerciale della città che avendo ormai raggiunto l'orario di chiusura di tutti i negozi non presentava un'anima viva.

Svoltai a destra, entrando in una piccola stradina credendo di velocizzare il tragitto verso casa.

Il vento freddo era pungente e si faceva strada addirittura attraverso il cappotto, facendomi venire la pelle d'oca.

Più camminavo e più dubitavo della scelta che avevo preso.

Ero sola; sola in un piccolo e buio vicolo chissà dove all'interno della città... o almeno così credevo.

«Ehy bambola, che ci fai qui tutta sola?»

Una mano mi si posò sulla spalla destra, facendomi sussultare.

«N-non sono affari tuoi.» risposi, cercando di mantenere la voce ferma.

«Dai non essere così cattiva con me!»

Una puzza d'alcol mi arrivò alle narici, facendomi capire che il ragazzo che ci stava provando doveva essere ubriaco fradicio.

Mi voltai, notando il ghigno poco rassicurante che aveva sul volto.

Mi allontanai da lui.

«Ho da fare.» dissi.

Il ragazzo mi afferrò il braccio, gli occhi che brillavano alla luce della luna.

«Tu non vai da nessuna parte. Ora fai ciò che ti dico!» esclamò, puntandomi contro un piccolo coltellino svizzero.

Non persi tempo.

Con un movimento felino tirai un calcio al braccio con cui teneva l'arma, facendogliela volare via.

Il ragazzo perse l'equilibrio e io, cogliendo l'occasione, mi liberai dalla sua presa per poi tirargli un pugno dritto sul volto.

A quel punto iniziai a correre, mentre la paura iniziava a farsi sempre più strada dentro di me.

Lo sentii urlare di rabbia e iniziare a seguirmi.

«Torna qui!»

Uscii dalla stradina, ritrovandomi in un viale che mai avevo visto in vita mia.

Mi guardai velocemente intorno, infilandomi nel primo vicolo che vidi e nascondendomi poi tra i cassonetti.

Con un po' di fortuna non mi avrebbe trovata...

«Vieni fuori! Ti cercherò per tutta la notte se necessario!» urlò il ragazzo, passando vicino al mio nascondiglio e senza vedermi.

In quel momento capii che la Dea Bendata mi aveva già aiutato abbastanza e che dovevo chiedere aiuto, trovare qualcuno da chiamare.

Sentendo la voce del ragazzo farsi più lontana, estrassi il telefonino.

Ok, ma chi potevo chiamare?

Il mio cuore perse un battito, notando i soli 4 numeri salvati in rubrica (tra i quali uno era del mio gestore telefonico).

Scartai immediatamente l'ipotesi di poter chiamare i miei genitori: abitavano a circa un'ora di macchina dalla città in cui mi ero trasferita... e il ragazzo mi avrebbe trovato prima o poi.

I miei occhi si posarono sull'unico numero rimasto.

No.

Non potevo chiamare quell'idi...

«Bambola! Non puoi nasconderti per sempre!»

Schiacciai il tasto verde e mi portai velocemente il telefono all'orecchio sperando che l'albino mi rispondesse.

Tu-tu-tu...

Bip.

«Rin...» iniziai, tenendo la voce bassa.

Una forte musica investì il mio orecchio sinistro, facendomi smettere di parlare.

«Pronto?» rispose una voce femminile.

…Che mi avesse dato il numero sbagliato?

«P-pronto?– dissi, cercando di farmi sentire il meno possibile dal mio aggressore «Sto cercando Ringabel...»

«Oh sì, è qui con me! Te lo passo!» squittì la ragazzina.

Chissà perché ma la trovavo già antipatica.

Ci fu un minuto di silenzio (si fa per dire, visto che la musica non era diminuita neanche un poco) e poi...

«Pronto?» rispose una voce incerta.

«Ringabel!» sussurrai, le lacrime quasi agli occhi.

«Angelo? Sei tu? Che succede?» chiese il ragazzo, sorpreso.

«A-Aiuto...»

Non capivo.

Perché sentire la sua voce mi rendeva così vulnerabile?

«Aiuto?! Edea mi vuoi spiegare che succede?!»

Stavo per rispondere quando la voce del ragazzo torno a farsi più vicina.

«Bambola! Smettila di nasconderti! Se non vuoi che ti faccia male ti conviene uscire subito!» urlava, camminando lungo il viale centrale.

«Chi è che sta parlando?!» mi chiese l'albino, la voce... allarmata?

«U-un ragazzo...– dissi, abbassando ulteriormente la voce –m-mi sta seguendo... n-non so cosa fare...»

«Dimmi dove ti trovi.» mi ordinò Ringabel.

Il mio cuore ebbe un sussulto.

«N-nel quartiere commerciale, sono nascosta in un vicolo vicino ad un'edicola...» risposi.

La musica che prima mi trapanava l'orecchio si fece sempre più bassa, scomparendo del tutto. Sentii una porta sbattere.

«Resta nascosta, non ti muovere per nessun motivo.– disse l'albino dall'altro capo del telefono –Arrivo subito, resisti solo altri cinque minuti.»

   
 
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