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Autore: pamina71    24/05/2016    19 recensioni
Questa storia inizia nel luglio 1788 e ci informa della sparizione di alcune donne (senza una logica apparente che ne faccia intuire la ragione e senza che la Maréchaussée riesca a venire a capo di questi fatti), motivo di paura e panico nella capitale, per placare i quali viene creata una Compagnia Speciale con lo scopo di ritrovarle.
Compagnia nella quale vengono cooptati André ed Oscar, loro malgrado.
La parte poliziesca vive di vita propria, mentre la storia d'amore prosegue da dove l'abbiamo lasciata con Il Gigante armato di cui, da questo punto di vista, Con gli occhi del lupo costituisce il seguito.
Una narrazione sulla scia delle Storie Gotiche della Ikeda, uno sguardo sulla Parigi del tempo, un "lupo cattivo" da trovare in fretta, una storia d'amore che invece procede con quotidianità e passione.
Credits per le suggestioni visive:" Il collezionista", "Sweeney Todd"; credits letterari: Nesbo, Chesterton, Camilleri, Vitali, Montanari.
Genere: Storico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
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30. Una divisa nuova fiammante

 

La giornata di martedì fu lunga e pesante per André.

Nel pomeriggio, si apprestò a riordinare le informazioni nel rapporto che avrebbe dovuto firmare il Colonnello D'Agôut, vista l'infermità di Oscar.

Dalla mattina, aveva interrogato quale pro-forma conclusivo delle indagini le tre donne rapite. Tutte avevano confermato il metodo della lettera come espediente per la cattura, le fastidiose avances del Lupo, e rimarcando nello stesso tempo che non aveva usato loro violenza. A fatica, con dolore, con tristezza, avevano raccontato degli spostamenti da una prigione all'altra, delle privazioni, dell'insistenza dell'uomo sul fatto che loro fossero speciali, fossero perle.

Rammentarono di averlo conosciuto, molto superficialmente, prima del rapimento, e che lo avevano più o meno direttamente respinto o rifiutato. Madame Vigée-Le Brun disse che aveva esplicitamente evitato di incontrarlo per un ritratto, e che Madame Chévigné aveva raccontato di aver sconsigliato ad una nipote il matrimonio con lui, pur senza averlo mai incontrato, già sulla base delle voci che su di lui circolavano. Davano l'impressione di sentirsi colpevoli in prima persona per quanto avevano dovuto subire.

Inoltre, verso mezzogiorno, il bambino che aveva consegnato la lettera anonima si era presentato in Caserma dicendo che aveva ritrovato la prostituta che gliel'aveva consegnata. Prelevata e trascinata nella morgue al piano terreno, aveva riconosciuto in Louis Bertier l'uomo che gliel'aveva consegnata.

Scrivendo, era ancora più evidente come i pezzi del mistero si stessero ricomponendo sotto i suoi occhi come un vaso di coccio che venisse riparato dopo essere andato in frantumi.

Il cocchiere Louis Tierber (espediente incredibilmente banale, un semplice anagramma del cognome) assunto a palazzo Jarjayes, era lo stesso che si era licenziato da casa Chévigné, ed era ovviamente Louis Bertier, fratello dell'Intendente.

Dovette anche scrivere nel rapporto che il Sauvigny aveva scoperto il fatto che il Generale Jarjayes sarebbe passato a prendere Oscar da una conversazione tra sua nonna, Marie Grandier e la cameriera Marie Armand, in cui spiegava alla dipendente che non sarebbe stato necessario occuparsi della stanza del Comandante sino a nuovo avviso, senza dubitare di trovarsi nella stessa cucina con il Lupo.

Rimaneva da aggiungere l'ultima parte, quella che per André era la più sgradevole. Il cosiddetto Lupo aveva rapito il Comandante non perché la ritenesse adatta ed essere una delle sue perle (riportò quanto gli era stato riferito) ma perché spinto da qualcuno in altro loco, che voleva la sua eliminazione fisica. Un Duca, stando alle testimonianze. Non poté fare il nome di alcun mandante. Si limitò a far notare l'appartenenza dei Bertier al Grande Oriente di Francia (come molti altri aristocratici, e lo stesso Bouillet), senza alludere al fatto che tra il Gran Maestro ed Oscar non corresse affatto buon sangue. D'altra parte, era cosa risaputa.

Fece notare che probabilmente il suo rifugio nei giorni in cui, dopo il rapimento, si era allontanato da Palazzo Jarjayes, fosse da ricercare presso questo misterioso mandante, ben sapendo che nulla sarebbe stato fatto per venire a capo di quel dettaglio.

Infine terminò specificando che Louis Bénigne Bertier fosse da considerarsi innocente riguardo al tentativo di omicidio tramite allagamento consumatosi nei pressi del bosco di Luvenciennes. Dopo la morte del fratello, aveva ceduto ogni reticenza e spiegato che era stato quest'ultimo ad aprire le paratie dei canali di irrigazione. Quando l'Intendente era stato ritrovato dal soldato Soisson, era davvero impegnato nel tentativo di richiuderle.

Terminato il rapporto, lo consegnò al Colonnello D'Agôut che lo firmasse come reggente della Compagnia B e ne facesse redigere le copie.

Poi si avviò verso la Reggia, sperando di cavarsela rapidamente e di poter tornare da Oscar il prima possibile.

 

André si inchinò come aveva fatto per anni durante la permanenza a Versailles.

- Maestà.

- André. Dimmi come sta Oscar. Il padre è stato molto reticente. Voglio sapere davvero come sta.

- Maestà, ve lo dirò più che volentieri, in nome del grande affetto che vi lega a lei. Ma...- ed alzò lo sguardo indicando le dame che circondavano Maria Antonietta.

- Lasciateci soli! Via!

Quando le gentildonne si furono allontanate in un fruscio di seta, la Regina si volse verso l'uomo che ancora si trovava con il ginocchio destro a terra e lo sguardo chino.

- Alzati, e sentiti libero di dirmi tutto.

- Dovrebbe essere fuori pericolo, ora, pare che l'emorragia si sia arrestata. Bisogna attendere alcuni giorni per averne la certezza.

- Ma é davvero stata ferita? Oppure… cosa le ha fatto?

- Non le ha fatto nulla, come non ha fatto nulla alle altre, le ha solo tenute prigioniere. A quanto pare, non era in grado di far nulla, non in quel senso. E non le ha sparato, non l'ha colpita con un pugnale, come si dice nel rapporto ufficiale.

Tanto valeva essere sinceri fino in fondo.

- Sono stati la debolezza, la fatica, i colpi ricevuti a provocare l'emorragia.

Sospirò.

- Ha perso il bambino.

Maria Antonietta si voltò di scatto, guardò quel viso tirato, lo sguardo dolente nell'occhio non coperto dai capelli, la piega amara delle labbra.

Riconobbe il dolore di un padre, la sofferenza di un uomo che ama. Comprese la paura che gli portassero via anche la donna amata. Capì che con quella confessione aveva posto la propria vita nelle sue mani. Un urlo scandalizzato e sarebbe stato condannato al patibolo. Ma chi era lei per condannare un amore fuori dagli schemi sociali? Per svergognare pubblicamente un'amica e un degno soldato cui aveva deciso di donarsi?

Si avvicinò ad Andrè, gli prese la mano1 e disse

- Capisco perfettamente. Per quanto mi riguarda, Oscar può prendersi tutto il tempo che le occorre per rimettersi dalla ferita da taglio che le hanno inferto. Non ci sono balsami per la ferita ai vostri cuori. Dille solo che le sono vicina. E di non preoccuparsi per il resto.

 

***

 

Un uomo vestito elegantemente si rivolse ad un altro, abbigliato in maniera meno lussuosa, in velluto nero con decori dorati, ma che era evidentemente un nobile di altissimo lignaggio.

- Duca, avete saputo le novità sul caso del Lupo? Tutte le donne sono state liberate.

- Così pare.

- Oscar de Jarjayes pare abbia avuto un certo ruolo, favorendo l'evasione dall'interno. Pare sia stata ferita e giaccia in gravi condizioni. Gira voce abbia perso molto sangue

Il Duca fece un sorriso sghembo.

- Già… chissà, sono ferite gravi...potrebbe anche non cavarsela.

E volse lo sguardo, nel quale si poteva leggere la speranza che fosse davvero così.

 

***

 

Rientrò a Palazzo Jarjayes più in fretta possibile. Oscar era seduta con Josephine e Hortense sul terrazzo della propria camera. Ancora non poteva muoversi ed uscire, ma aveva ottenuto il premesso di alzarsi per qualche momento. Pallida e segnata, sedeva su una poltrona esposta alla brezza del tardo pomeriggio. Quel giorno la pioggia aveva dato qualche momento di requie e il sole del tardo agosto era tornato a splendere caldo sulla Francia flagellata dalle grandinate. Indossava una veste da camera di taglio femminile color avorio, non era ancora possibile per lei tornare alle culottes maschili, ed per qualche giorno avrebbe dovuto limitare i movimenti e le attività consuete.

Le sorelle li lasciarono dopo qualche minuto. Era la prima volta in cui si ritrovavano da soli, con Oscar sveglia, e la possibilità di parlare dell'accaduto. Ognuno desiderava comunicare all'altro il proprio dispiacere. Eppure esordirono con un abbraccio silenzioso, eppure grandemente consolatorio. Fu lei a trovare per prima le parole:

- Scusami. Sono stata incosciente ed imprudente. E' tutta colpa mia.

- Non dirlo nemmeno. E' stato il Lupo. Ti ha presa, ti ha fatto del male. Ti ha causato la perdita del bambino. Lui.

- Avrei dovuto pensare prima a lasciare il servizio.

- Ed io a proteggervi. Ma non siamo stati noi a rapirti. La colpa è principalmente sua. Se rincorriamo i se ed i ma finiremmo con l'accusare Marie che ha chiesto informazioni alla nonna…

- Però… se dovesse arrivarne un altro...abbandonerò il servizio. E' una promessa a te ed a me stessa.

André fissò lo sguardo in quegli occhi stanchi, segnati, ma fermi. Vi era una determinazione che gli dette la certezza che quell'impegno sarebbe stato mantenuto. Le prese le gote con le mani, poi scese a cercare le labbra per un lungo bacio.

 

Il rientro in caserma di Oscar avvenne solo una decina di giorni più tardi, e con ritmi decisamente più blandi rispetto a quelli che aveva tenuto nelle frenetiche giornate della caccia al Lupo. Si sarebbe trattato di un passaggio breve, alcuni giorni per rimettere in carreggiata quanto trascurato con le indagini per il Lupo. Il 25 agosto sarebbe partita per una settimana vacanza da trascorrere sulle rive della Normandia, per riprendersi, festeggiare il compleanno di André e da cui sarebbe tornata per andare a vivere direttamente con lui nel palazzo di Quai D'Orléans all'angolo con Rue Guillome, sull'Ile Saint Louis.

Purtroppo, in quei giorni, André, terminate le indagini, era stato reintegrato nelle normali funzioni di soldato semplice, e le ronde avevano ripreso i ritmi consueti. Quel mattino del 22 agosto, mentre Oscar sedeva nel suo ufficio riordinando scartoffie, stava dormendo nella camerata semivuota, occupata solamente dai pochi che si erano occupati delle ronde notturne ed erano pertanto esentati dalle attività antimeridiane. Solo nelle prime ore della mattina la camerata riusciva ad essere realmente un luogo pacifico dove dormire senza essere disturbati. In fondo, a tutti piaceva il riposo che seguiva le ronde notturne, senza i rumori, i passi, le liti, i colpi di tosse che la rendevano un posto sgradevole la notte.

Si era quindi abbandonato con gratitudine al sonno nella penombra fresca, con la certezza che l'eliminazione del Lupo avrebbe ridato tranquillità ai suoi sogni.

Non si sarebbe certo aspettato l'irruzione di François Armand che, appena terminato il turno di piantone alla garitta dell'ingresso, balzando sulla sua branda, lo scuoteva per gridargli in volto:

- André, hai ricevuto una lettera!

Gli ci volle più di un attimo per riemergere dal torpore e recuperare la lucidità. Invero, a svegliarlo completamente fu la sequela di improperi che Alain, già ben desto, rivolse al commilitone.

- Tutte 'ste storie per una lettera? François, sloggia!

- Ma guardala! Guarda che roba!

André si sollevò dalla branda e si soffermò ad osservare ciò che il compagno mostrava: anche Alain si sporse dal letto superiore.

Gli altri si stavano piano piano destando per via del trambusto e qualcuno si avvicinava.

Il soldato semplice Grandier prese una sontuosa custodia in pelle, con un simbolo inciso e ripassato in oro nel punto in cui un laccio serviva a fissarne la chiusura. Rimase un attimo ad osservare lo stemma, attonito. Aprì i tre lembi e lesse. Breve, poco più di mezza pagina. Apparentemente una cosa formale. La carta era costosa, il blasone ritornava in alto. La firma terminava con uno svolazzo ed era sovrastata da un timbro ed un sigillo in ceralacca.

Rimase per un momento a fissarla inebetito. Poi si infilò gli scarponi e partì di corsa, lasciando la missiva sulle coperte sfatte.

- Cosa dice? - Chiese Gérard.

- Non lo so, bisogna che la veda qualcuno che sa leggere. - Rispose François, porgendola ad Alain, che la scorse con gli occhi e ne se ne uscì con una fantasiosa ed elaborata bestemmia.

 

André raggiunse l'ufficio di Oscar, aprendo la porta senza bussare.

Fu accolto da uno sguardo divertito:

- Mi chiedevo appunto quando sareste arrivato, Capitano Grandier.

- Lo sapevi?

- Certo! Devo ben essere informata dei nuovi arrivi nella mia Brigata.

Gli ripose ridendo, ed si alzò dalla sedia per andargli incontro.

- Sei stata tu?

- No, mi duole ammetterlo ma no. L'idea di farti avere una promozione è stata di Lavoisier, che ha coinvolto nella postula al Re tutte le famiglie coinvolte nel caso dei rapimenti del Lupo. Che hanno aderito con gioia. Compresa la mia. Ma non io, che non ne sono stata informata sino a ieri sera. Sono stati mio padre e suo fratello a spingere per te. In realtà io mi sono davvero chiesta se questa promozione corrispondesse alle tue aspirazioni-

- Ma...e i quarti di nobiltà?

- Se la promozione viene direttamente da Sua Maestà la legge può essere aggirata2. Il brevetto può arrivare comunque. Sai come funziona, no?

Lo raggiunse, prendendolo sottobraccio.

- Di là c'è una divisa nuova fiammante che ti aspetta. Ti aiuto ad indossarla. Anzi, prima ti aiuto a togliere questa.

 

***

 

Marie bussò alla porta dello studio del Generale:

- Signore, una lettera per Voi.

L'uomo alzò gli occhi, incuriosito.

 

 

 

E con questo siamo giunti al termine.

Una oneshot vi racconterà la loro breve vacanza, e poi li attenderà un nuovo caso, con le ultime soluzioni mancanti in questo, prima tra tutte il nome del mandante (mandante? Siamo sicuri?) che vi faccio penare da ben due ff. E cosa ci sarà nella lettere ricevuta da Augustin de Jarjayes?

Non inizierà subito, ma non sarete orfani a lungo.

 

Devo ringraziare tutte le lettrici ed i lettori, recensenti e silenti. Grazie davvero per il sostegno.

E tutti coloro che hanno dato un apporto più sostanzioso:

- il Censore, paziente lettore di lotte e scene d'azione;

- Sabre e Madame Anna che con la loro conoscenza del periodo mi hanno permesso di scrivere una storia coerente con i tempi, pur senza farla sembrare un estratto della Treccani, sebbene direi che questo sarebbe il sogno di taluni recensori (taluno…);

- Lucy71 e Queenjane, con un supporto concreto fatto di telefonate, passeggiate, storie narrate alle terme e giri per musei;

- VeronicaFranco, col suo insegnamento essenziale sullo stile,con il sostegno esageratissimo; con la vita che mi ha aiutato a dare a Josephine, nelle nostre “Amicizie Pericolose”, vita che sostiene in questa ff tutto il gruppo delle sorelle e che ancora avràsognificato nella prossima storia;

- la passione con cui recensiscono Orny81, Monica68, Moniap70, Tetide, Françoise14, Damanera appena giunta, Lydialinne e Garakame, SabrinaSala e tutte coloro che hanno recensito di tanto in tanto come Maramati, LadyFive e Acquario81.

Siete state, anzi stati (occorre contare il Censore) un supporto fondamentale.

Vi voglio bene.

 

 

1 Si dice che Maria Antonietta fosse stata spesso criticata perché aveva la tendenza agli abbracci ed al contatto fisico con le persone.

2 Grazie Madame Anna per la consulenza. Mi ha appoggiata volentieri, sostenendo che un premio se l'era davvero meritato, e mi ha dato consulenza storica sul brevetto.

 

   
 
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