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Autore: Yasha 26    24/05/2016    5 recensioni
(Cain/Setsu/Reino)
- Ma che t'importa con chi esco? Se anche andassi a letto con mezza città, a te che importa? -
- Non osare nemmeno pensarla una cosa del genere! – esclamò Cain, guardandola torvo. Lui ci provava a mantenere la calma, ma Setsu era abile nel fargliela perdere.
- Perché non dovrei? Adesso potrei anche uscire da questa stanza e andare a letto col primo che incontro! Non potresti impedirmelo! - lo sfidò, avvicinandosi all'ingresso, ormai stanca di quella lite.
Fu tutto troppo veloce per Setsu, che quasi non capì come avesse fatto a finire sul letto, con Cain su di lei a bloccarla con forza contro il materasso.
Era sorpresa da quella reazione, ma non impaurita. Le sembrava di assistere ad un attacco di gelosia e non al rimprovero di un normale fratello preoccupato. Poteva forse sperare che fossero la gelosia e la rabbia di un uomo innamorato?
- Perché ti stai comportando così? Che cosa vuoi da me? - gli chiese, sperando in una risposta diversa dal suo solito: "Sei troppo piccola e ingenua per avere un uomo”.
- Volevi andare a letto col primo che incontravi, no? Ti sto accontentando! – rispose lui, baciandola.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cain Heel, Reino, Setsuka Heel
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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(Informo ad inizio capitolo. Ci sarà una scena erotica, ma non credo neanche più di tanto, o almeno rispetto ai miei standard XD nel dubbio possa darvi fastidio una scena simile, ve lo anticipo ^_^)


Cain camminava a passo spedito per le strade affollate della città, deciso a tornare in albergo. Sarebbe dovuto tornare sul set, ma non ne aveva voglia. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era l’assurda voglia di spaccare qualcosa, possibilmente la faccia di quella specie di pagliaccio coi capelli bianchi. 
Stava ribollendo dalla rabbia. Non era mai stato tanto furioso con sua sorella come quel giorno. Non solo per le sue bugie, ma soprattutto perché stava iniziando a capire di non essere più al primo posto nei pensieri di Setsu. E se da un lato doveva esserne felice, dall’altro ne era afflitto e deluso.
Capiva quanto malato fosse il suo amore per la sorella. Capiva quanto fossero sbagliati i suoi sentimenti, ma proprio non riusciva a non provarli. Inconsciamente, da egoista qual era, aveva sperato di essere qualcosa in più di un fratello, di ricoprire un ruolo a lui vietato, e che lei rendeva, con i suoi gesti possessivi e gelosi tanto quanto i suoi, qualcosa di più concreto di una semplice illusione. Si era sbagliato. Setsu era solamente una ragazzina capricciosa, che si comportava in modi equivoci solamente per un senso di possessione, come i bambini con i giocattoli. Peccato che i giocattoli vecchi venissero buttati via per usare quelli nuovi.
“Dannazione! Non posso davvero pensare queste cose di mia sorella!” si rimproverò, in un momento di lucidità. La rabbia lo stava mandando fuori di senno. “Se papà e mamma sentissero i miei pensieri, mi maledirebbero dall’oltretomba! Come posso desiderare che mi veda come uomo e non come fratello?! Finirò con l’impazzire!” si tormentò, consapevole di quanto contorti e contraddittori fossero i suoi pensieri, ma non riusciva a trovare un equilibrio nel suo cuore. Lottava contro l’amore per la donna e l’affetto per la sorella. Se avesse potuto scegliere, avrebbe sicuramente scelto di far vincere la prima.
- Fratellone! Fratellone fermati! Aspetta! – lo fermò Setsu, afferrandogli la mano. Lo aveva chiamato diverse volte, ma l’aveva ignorata. Lui, senza neppure voltarsi a guardarla, scostò bruscamente la mano dalla sua e proseguì il suo cammino. Disperata, continuò a parlagli, pregandolo di fermarsi, ma senza risultato, così non poté far altro che seguirlo.
Attraversarono una parte della città a piedi. Setsu era sfinita quando arrivarono in camera. Cain, invece, non sembrava minimamente stanco. E così era. A muovere i suoi passi era stata la collera, quindi non sentiva minimamente la stanchezza. Si tolse giacca e parrucca, gettandoli a terra, incurante che fossero oggetti di scena che avrebbe dovuto restituire.
- Cain! Ti prego… parlami! – lo implorò lei, cercando di instaurare un dialogo, ma lui continuò a far finta che lei non ci fosse neanche. – Maledizione! La vuoi smettere di fare il bambino? Posso spiegarti! – sbottò esasperata. A quelle parole, lui si voltò, guardandola in modo ostile.
- E cosa vorresti spiegarmi? Il perché ti sei presa gioco di me? Il perché ti vedevi con quel tipo nascondendomi la verità? Eri con lui quella sera, non è così? –
- Ecco… beh sì, ero con lui. Ma non è come sicuramenti pensi! Io e Reino non… –
- Tu e Reino?! Ma come siete intimi! E pensare che non vi dovreste conoscere da molto, visto che siamo qui da poche settimane! Cos’è… i giapponesi ti piacciono tanto? O forse è l’abbigliamento assurdo di quel bastardo a piacerti? – continuò ad interrogarla, accecato dall’ira.
- Cosa? No! Assolutamente no! Non mi piace per niente! Hai frainteso tutto! Se solo mi ascoltassi… - tentò di parlare, ma Cain la interruppe nuovamente, avvicinandosi a lei in modo sempre più minaccioso, tanto da spingerla ad indietreggiare spaventata.
- Se non ti piacesse, perché accidenti me lo avresti nascosto? Ammettilo che hai un debole per lui! – sostenne, avvicinandosi maggiormente, sempre più pauroso, facendola arretrare ancora, fino a trovarsi spalle al muro.
- Fra-fratellone… non… - provò a dire qualcosa, ma le parole sembravano bloccate nella sua gola.
- Non eri ad un concerto quel giorno, così come non eri stata fuori per ripicca nei miei confronti! Non è così? Eri tra le sue braccia! Magari nel suo letto! – affermò, intrappolandola del tutto contro il muro con le braccia.
- I-intendi che… io e lui… no! Non puoi pensarlo! Non sono andata a letto con lui! – riuscì a replicare con forza, trovando il coraggio di fronteggiarlo. Non doveva pensare che ci fosse una relazione fra lei e Reino.
Era del tutto impreparata a quella reazione così violenta, ma non poteva lasciarsi sopraffare dalla paura e restare inerme in quel modo. In fondo, il silenzio equivaleva ad un’ammissione, quindi non poteva reagire come una bambina impaurita.
- E che accidenti avete fatto fino alle quattro del mattino? –
- Non abbiamo fatto nulla insieme! Ho assistito al concerto dei ragazzi e poi mi ha accompagnato a casa. Tutto qui! –
- Quali ragazzi? Ce n’erano altri? – chiese Cain esterrefatto.
- Reino fa parte di un gruppo di cinque ragazzi. – rispose lei, maledicendosi per aver tirato fuori anche gli altri membri del gruppo. Aveva peggiorato la situazione, poiché la reazione di suo fratello fu quella di colpire il muro con un pugno, ad un passo dal suo viso, e non poté impedirsi di sussultare.
La furia di Cain, a stento trattenuta, esplose violenta dalle sue labbra, proferendo parole che realmente non pensava, ma che in quel momento non riuscì a frenare.
- E dimmi, sorellina, ti sei scopata tutti e cinque contemporaneamente o hanno fatto a turno? Com’è stato? –
Gli occhi di Setsuka si sgranarono per lo sconcerto. Erano uscite davvero dalla bocca di suo fratello quelle espressioni? La paura lasciò posto alla rabbia, spingendola a schiaffeggiarlo con forza.
- Non sono una puttana! Questa potevi risparmiartela! – esclamò furiosa, scansandosi dalla figura prepotente del fratello per rifugiarsi in bagno ma Cain la afferrò per un polso, bloccandola.
- Aspetta Setsu! Mi dispiace! – si scusò, consapevole di aver esagerato, soprattutto osservando gli occhi lucidi della sorella.
- Lasciami! Non mi toccare! – si liberò la giovane, strattonando il polso dalla presa ferrea del fratello. Si sentiva ferita e offesa. Non avrebbe mai immaginato che Cain potesse rivolgerle parole tanto ingiuste. “Era a questo che si riferiva Reino?” si domandò, ripensando alle parole del cantante.
- Senti… non volevo dire quelle cose. Ma sono arrabbiato, dannazione! Perché non lo capisci? – tentò di discolparsi.
- Che dovrei capire? Che mi hai aggredito senza lasciarmi spiegare? Si può sapere che ti ha preso? Perché diamine reagisci così? Ok, d’accordo, ti ho mentito. Conosco Reino già da un po’; l’ho conosciuto per caso assistendo ad una sua performance agli studi televisivi. Da allora l’ho visto un paio di volte. E allora? Qual è il problema? Perché ti arrabbi tanto? –
- Perché non me ne hai parlato, invece di nasconderlo e dirmi che andavi a fare shopping, quando invece dovevi incontrarti con lui? –
 - Perché sapevo che non mi avresti permesso di vederlo, ed io dovevo parlare con lui a tutti i costi! – gli rivelò, mordendosi la lingua.
- E cosa avresti avuto di così importante da dirgli? Sentiamo! –
- Nulla che abbia più importanza ormai. E comunque non sono affari tuoi! Sono grande abbastanza da parlare e uscire con chi voglio! –
- Scordatelo! Non ti lascerò uscire col primo pagliaccio che conosci! –
- Ma che t'importa con chi esco? Se anche andassi a letto con mezza città, a te che importa? -
- Non osare nemmeno pensarla una cosa del genere! – esclamò, guardandola torvo. Lui ci provava a mantenere la calma, ma Setsu era abile nel fargliela perdere.
- Perché non dovrei? Adesso potrei anche uscire da questa stanza e andare a letto col primo che incontro! Non potresti impedirmelo! - lo sfidò, avvicinandosi all'ingresso, ormai stanca di quella lite.
Cain, sentendo quelle parole, perse nuovamente la lucidità, afferrando con violenza la ragazza prima che potesse anche solo toccare la maniglia della porta, trascinandola di peso sul letto, su cui la gettò malamente.
Fu tutto troppo veloce per Setsu, che quasi non capì come avesse fatto a finire sul letto, con Cain su di lei a bloccarla con forza contro il materasso.
- Tu provaci ed io ti uccido! - soffiò minaccioso, a pochi centimetri dal suo viso.
Setsu, nonostante la pesante minaccia, non era minimamente spaventata stavolta. Conosceva suo fratello e sapeva che non le avrebbe mai fatto del male fisico. Era però sorpresa da quella reazione. Le sembrava di assistere ad un attacco di gelosia, e non al rimprovero di un fratello preoccupato.
Poteva forse sperare che fossero la gelosia e la rabbia di un uomo innamorato?
- Perché? Perché ti stai comportando così Cain? - gli chiese più calma, sperando in una risposta diversa dal suo solito: "Sei troppo piccola e ingenua per avere un uomo”.
- Perché sei mia! MIA! Dannazione! - esclamò frustrato, dando finalmente voce a quei pensieri fino ad allora repressi. - Nessuno deve toccarti e guardarti come faccio io quando dormi! Nessuno deve vederti uscire dal bagno mezza nuda! Nessuno deve baciarti come vorrei fare io! – le urlò contro con rabbia, piegandosi a baciarla con disperazione. Desiderava le sue labbra più di ogni altra cosa.
Setsu restò impietrita da quella confessione, tanto da non capire se fosse reale o no ciò che stava vivendo. Cain la stava davvero baciando? Fu quando sentì la lingua del fratello farsi spazio nella sua bocca, che si risvegliò dallo stato d’intorpidimento in cui era caduta. Era tutto reale. Era reale la lingua che cercava la sua, erano reali i morsi che le stavano consumando le labbra, erano reali le mani che la stavano accarezzando e, soprattutto, era reale il desiderio che le si stava accendendo dentro, ad ogni suo tocco.
Abbandonando le labbra della sorella, Cain scese a baciarle il collo, che liberò con uno strattone dal collare borchiato che indossava, per poi passare a tirare via i lacci del suo corsetto, lasciandole il petto esposto alla sua vista. Aveva totalmente abbandonato il buon senso mentre succhiava avido la sua pelle serica, imprimendovi sopra la potenza del suo amore. In quel momento lo guidavano solo il desiderio e il tormento, oltre che la collera.
- Cain... - gemette Setsu, quando le labbra di lui si chiusero sull’estremità del suo seno, che morse e succhiò con forza, fino a farle quasi male. E le piaceva quella sensazione. Sentiva la sua bocca calda e umida che si alternava alle dita sui suoi capezzoli divenuti sensibili. - Cain! – lo chiamò nuovamente, quando sentì le dita del fratello scorrere sopra i suoi slip in pizzo, sfregando il centro della sua femminilità e provocandole dolci fitte di piacere.
Il richiamo della sorella, però, alle orecchie di Cain, ancora guidato dalla furia, suonò come una richiesta a fermarsi, cosa che non avrebbe fatto per nulla al mondo.
- Volevi andare a letto col primo che incontravi, no? Ti sto solo accontentando! – asserì, ritornando a baciarla con foga.
La ragazza non capì il significato di quella frase, e in quel momento nemmeno ci provò. Si stava finalmente avverando il suo più grande desiderio e non lo avrebbe rovinato perdendosi in stupide riflessioni. Portò le mani ad accarezzare la schiena che aveva bramato graffiare per anni, desiderando il contatto diretto con la sua pelle e non con la stoffa della camicia, che iniziò a sbottonare, finché lui la tolse del tutto, insieme al resto dei loro abiti.
Le dita di Cain si muovevano con smania sul corpo della sorella. Era un tocco rude, per nulla dolce, che esprimeva tutta la sua frustrazione. Stava usando la forza, ma lei non sembrava volerlo più fermare dopo le sue parole. Le stava piacendo e la cosa lo invogliò a proseguire, per soddisfare quella cieca voglia repressa troppo a lungo.
Le sue mani e la sua bocca si riempivano delle dolci rotondità di Setsu, come se fossero state fatte appositamente per lui. Le sue orecchie erano invase da gemiti che solamente a lui era dato sentire, e di cui voleva aumentare l'intensità.
La ragione gli diceva che era sbagliato, ma l'istinto prevaleva su ogni logica razionalità.
Raggiunse nuovamente la sua intimità, che trovò già umida, e con due dita scivolò dentro al suo caldo corpo, che sussultò forse per il dolore, ma non se ne curò. La mente era totalmente ottenebrata dal bruciante desiderio di averla, possederla finalmente. Voleva ciò che era suo di diritto e che non avrebbe concesso a nessuno. Non riusciva nemmeno a concepire il pensiero che un altro uomo la potesse toccare, baciare e guardare come stava facendo lui.
Setsu trattenne il fiato per quell'irruenza inaspettata. Provò un certo fastidio, ma passò appena le dita di Cain iniziarono a muoversi dentro di lei, dandole scariche di piacere mai provate. Certo non immaginava in quel modo poco romantico la sua prima volta, ma le andava bene anche così. Cain la desiderava, le aveva detto che era sua, che nessuno doveva toccarla, tranne lui, e lei non poteva esserne più felice.
Non le importò neppure quando lui la penetrò senza alcuna delicatezza. Strinse gli occhi e si aggrappò alle sue spalle, spingendo le unghie nella sua carne, come se, con quel gesto, volesse trasmettergli non solo lo stesso dolore, ma anche la stessa passione.
Oltrepassata quella barriera che li divideva, Cain si sentì rinascere. Tutta la rabbia, la frustrazione e la gelosia provati fino ad allora, svanirono dentro al corpo della sorella, che lo stringeva a sé con tutte le sue forze, come se volesse fondersi con lui.
Uniti nel corpo e nell'anima, consumarono quella passione proibita come se fuori da quella stanza il mondo non esistesse.
C'erano solamente Cain e Setsuka.
Proprio al culmine di quella passione, però, le parole della sorella lo riportarono duramente alla realtà, come un pugno dritto allo stomaco.
- Ti amo fratellone! -
E gli fu chiaro il terribile errore commesso.
 
Stava ancora riprendendo fiato tra le braccia del fratello, quando lo sentì spostarsi per mettersi seduto ai bordi del letto, dandole le spalle. Doveva ammettere che non era stato il massimo come esperienza, ma era ugualmente felice, perché finalmente vedeva i suoi sogni avverarsi. Riusciva a vedere il loro futuro insieme, come coppia, e non come semplici fratelli.
Gattonò verso di lui, alzandosi poi sulle ginocchia per abbracciarlo da dietro. Il contatto con la sua pelle calda era qualcosa di incredibilmente bello. Non avrebbe saputo descrivere a parole le sensazioni che le procurava il solo abbraccio dei loro corpi nudi.
- Prenderai freddo così. Torna ad abbracciarmi. – sussurrò provocante al suo orecchio, iniziando a lasciargli una scia di baci dal collo fino alla spalla. Non le sarebbe dispiaciuto ripetere quel turbinio di emozioni provate un attimo prima, magari con più dolcezza.
Cain, però, non si mosse. Era troppo sconvolto. Quel “ti amo fratellone” rimbombava nella sua testa come il più assordante dei rumori. Non riusciva a capacitarsi del grave errore che aveva appena commesso. Aveva ceduto alla rabbia, ma prima ancora al desiderio. Come avrebbe potuto porvi rimedio?
“Non c’è rimedio alla cazzata che ho fatto! Come mi comporto adesso? Che dovrei dirle?” si chiese, tormentandosi all’idea di come avrebbe reagito la sorella, che tutto sembrava, meno che arrabbiata, anzi, pareva addirittura contenta.
- Dai fratellone, torna a letto. Dovremmo anche parlarne, non credi? Sinceramente non credevo che anche tu provassi qualcosa di così forte per me. Temevo mi vedessi semplicemente come la tua piccola e graziosa sorellina da difendere e proteggere. Invece mi hai sorpreso. Mi spiace solo esserci arrivati in questo modo, ma non fa niente alla fine. L’importante è aver capito i nostri sentimenti, no? Da oggi non dovrò più fingere di voler dormire con te per gli incubi. – rise allegra, stringendolo maggiormente, felice per la piega che avevano preso gli eventi. Avrebbe potuto esternargli tutto l’amore che provava, senza più doversi nascondere dietro stupide scuse, poiché anche lui la ricambiava.
Cain si voltò a guardarla sorpreso. Il voler dormire con lui per paura degli incubi, era dunque una bugia inventata per mascherare la sua voglia di stare con lui? Non riusciva a credere alle sue orecchie. Anche sua sorella si nascondeva dietro delle scuse per giustificare i suoi sentimenti.
Si sentì improvvisamente uno stupido per non averlo capito prima. Si era fatto raggirare da lei senza nemmeno accorgersene. In un primo momento di sconcerto, aveva pensato che quel ti amo fosse stato un gesto istintivo, dovuto alla passione, invece era molto di più.
Gli furono chiari, così, tutti gli strani comportamenti da lei avuti fino allora. La sua poca voglia di uscire senza di lui, la gelosia verso le donne che gli si avvicinavano, il suo gironzolare seminuda per casa, le scuse per seguirlo ovunque andasse, l’assenza di ragazzi nella sua vita, tranne quel ragazzetto coi capelli da vecchio che ultimamente le girava attorno.
Ma se aveva confessato di amare lui, che ruolo aveva quel ragazzo per lei?
- Comunque, per quanto non mi sia dispiaciuto sentirti completamente dentro me… - ridacchiò maliziosa - sarebbe bene prendere precauzioni in futuro. Non voglio ancora avere figli. – continuò lei, incurante del colpo di grazia appena inflitto al fratello.
“Merda! Il preservativo! L’ho completamente dimenticato! Come ho potuto essere così irresponsabile e perdere la testa fino a questo punto? E se fosse rimasta incinta? Maledizione!” imprecò, prendendosi la testa tra le mani per la disperazione.
- Cain? – lo chiamò lei, notando il gesto e staccandosi appena da lui per poterlo guardare.
Il ragazzo si alzò del tutto, prendendo i boxer e infilandoli, dirigendosi poi in bagno per sciacquarsi il viso. Si sentiva andare a fuoco, e non più per il desiderio, ma per la tremenda preoccupazione che gli stava incendiando i pensieri.
- Ehi, tutto bene? – gli chiese Setsu, raggiungendolo in bagno, ma Cain non rispose. Tentava di trovare una soluzione al guaio che aveva combinato. Non poteva iniziare una relazione con la sorella, anche se avrebbe tanto voluto. Non era solamente immorale, ma era soprattutto illegale. 
- Fratellone, che succede? – domandò nuovamente lei, avvicinandoglisi e poggiando una mano sul suo braccio per richiamarne l’attenzione, poiché sembrava non sentirla. – Stai male? Qualcosa non v… -
- Zitta! – esclamò, allontanando in modo brusco la sua mano. – Stai zitta! Basta! Smettila di parlare! – sbraitò esasperato, non riuscendo più a reggere la tensione. Sentiva la testa esplodere.
- Cosa… che ho detto? – chiese lei, spaventata e sorpresa da quella reazione.
- Esci subito da qui e vestiti! – le ordinò, visto che era completamente nuda davanti ai suoi occhi, ancora desiderosi di poggiarsi su di lei, nonostante tutto.
- Ma… non capisco… che succede? Ho detto qualcosa di sbagliato? –
- Non vuoi proprio ascoltare, vero? – rispose scontroso, uscendo dal bagno e tornando in camera per vestirsi.
- Fratellone, mi dici che ti è preso così all’improvviso? – insisté lei, prendendo la camicia del fratello e indossandola. Non capiva perché le avesse chiesto di coprirsi, ma lo accontentò.
- Domani torni a casa. – la informò sbrigativo, mettendo le scarpe e prendendo il cappotto. Aveva bisogno di uscire da quella stanza e stare lontano da lei.
 





E da qui iniziano i dolori :3
Cain vuole rispedire Setsu a casa. Secondo voi andrà via? O faranno pace? A voi farvi un'idea di cosa accadrà nei prossimi capitoli ^_^
Baci Faby <3 <3 <3 <3 
   
 
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