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Autore: AlienorJ    25/05/2016    1 recensioni
Giappone, presente. Hikari Tanaka è una ragazza comune alle prese con la difficile scelta di cosa vuole fare del suo futuro. Suo padre, un medico rispettato, vorrebbe che seguisse le sue orme e frequentasse medicina all'università, suo nonno invece vorrebbe che si decidesse ad accettare la proposta di Kenui,un suo compagno di scuola, di sposarlo. Hikaru, dal canto suo, vorrebbe solo girare il mondo. Una sera, sfuggita di nuovo all'appiccicosa presenza di Kenui, trova rifugio in un vecchio tempio shintoista, apparentemente disabitato.
Mentre si aggira tra i vecchi edifici, una luce attira la sua attenzione verso un capanno. All'interno, Hikari trova un vecchissimo pozzo, proprio all'interno del quale scopre un bagliore. Attirata inspiegabilmente verso l'orlo del pozzo, non appena lo raggiunge viene colpita da una forza incredibile.
Da allora, la sua vita cambierà per sempre. Soprattutto dopo l'incontro con un affascinante mezzo-demone alla ricerca della spada di suo padre, la mitica Tessaiga.
Una storia ambientata diversi anni dopo il lieto fine di Kagome e Inuyasha e che vedrà stavolta al centro della scena i loro eredi.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Che razza di buzzurro!
Hikari continuava a pensare a come Keiichi se ne fosse andato senza neppure rivolgerle la parola. Non poteva fare a meno di pensarci, e la cosa la mandava in bestia. Era davvero fuori di sé dalla rabbia. Rabbia per come se ne era andato. Rabbia per come l’aveva sempre guardata. Rabbia per come l’aveva trattata. Rabbia per la stessa rabbia che provava, incapace di fregarsene e di andare avanti. Rabbia per sé stessa che non poteva fare a meno di restare seduta sul suo letto, accoccolata nella sua coperta preferita, quella che sua madre aveva cucito per lei da bambina, chiedendosi come i due fratelli mezzo-demoni dovessero passarsela da soli in un mondo di cui non conoscevano nulla. Rabbia per sé stessa che non riusciva a nascondere il rimpianto di non essere rimasta con loro.
Keiichi l’aveva trattava malissimo e Hikari nutriva ben pochi dubbi riguardo al fatto che il mezzo-demone non la sopportasse. Eppure c’erano stati dei momenti in cui era sembrato sinceramente cordiale. Quando gli aveva salvato la vita, o quando aveva cercato di ringraziarla. Ma erano stati solo brevissimi istanti. Per la maggior parte del tempo, invece, l’aveva fatta sentire odiata e indesiderata.
Avrei dovuto lasciare che quella freccia lo trapassasse, così ora dormirei tranquilla.
Non voleva più pensare a ciò che era successo. Voleva solo riprendere con la sua vita e fingere che tutta quella storia fosse solo un brutto sogno. Si coricò a letto, decisa a superare tutto, pronta per un nuovo risveglio in un mondo dove i demoni non esistevano, i pozzi non collegavano epoche diverse e i capelli bianchi li avevano solo le nonnine centenarie.
 
Inutile. Hikari non era mai riuscita a dormire di pomeriggio. E così tanti saluti all’idea di restare nell’oblio fino al giorno successivo. Aveva trascorso due ore a rigirarsi sul letto, incapace di addormentarsi. La sua mente era troppo occupata a rivivere ed analizzare ogni singolo istante dalla notte precedente fino a quella mattina. Era rimasta così frastornata dagli eventi che aveva realizzato solo allora che non dormiva da più di un giorno. Aveva incontrato Izumi e Keiichi la sera prima e da allora persino il tempo sembrava aver perso tempo. Quando erano arrivati a casa sua ormai era notte inoltrata e tra la curiosità di Izumi e la storia che la ragazza che le aveva raccontato si era fatto giorno senza che nemmeno se ne fosse accorta. Aveva persino saltato scuola per portarli in biblioteca. Poco male, avrebbe recuperato senza problema una giornata di assenza.
C’era un unico modo per smettere di arrovellarsi su questioni ormai distanti dal proprio controllo. Immergersi in tutt’altre questioni. E cosa poteva esserci di più distante dai mezzo-demoni intra-dimensionali delle faccende domestiche? Il frigo era ormai irrimediabilmente vuoto e uscire di casa, tra la gente normale a studiare le offerte del supermercato le avrebbe di certo schiarito la mente. Si vestì in meno di cinque minuti e uscì di casa.
Era una calda giornata soleggiata e la città sembrava più viva del solito, o forse era solo una sua sensazione. Mentre camminava sul marciapiedi, ad ogni passo la sua mente si faceva più leggera. Quel tepore e il chiacchiericcio di tutte quelle persone comuni attorno a lei erano come un balsamo per il suo animo irrequieto. Keiichi, Izumi e la loro stupida Tessaiga erano ormai distantissimi dalla sua mente. Hikari andò al supermercato, dal fioriaio e in libreria a recuperare quel libro che quella settimana non aveva mai avuto il tempo di andare a ritirare. Decise persino di andare nell’enoteca preferita di sua padre per comprargli una bottiglia del suo vino preferito per quando sarebbe tornato dal suo viaggio di lavoro. In realtà avrebbe fatto qualunque cosa pur di evitare di tornare a casa, dove sarebbe stata sola e i suoi pensieri sarebbero tornati a preoccuparsi di Izumi e Keiichi. Avrebbe fatto tutte quelle commissione che rimandava sempre.
Stava per entrare in cartoleria per comprare delle penne di riserva per la scuola, quando una voce che avrebbe preferito non sentire la chiamò.
“Tanaka!”
Hikari si voltò rigidamente e venne travolta da Kenui.
“Oh, Tanaka!” diceva il ragazzo stringendola forte e facendole venire i brividi “Ieri sera sei sparita e oggi non eri a scuola. Ti ho perfino chiamata a casa!”
Possibile che dovesse starle così col fiato sul collo?
“Ero così in pensiero! Tu scappi sempre da me, lo so. Ma ho pensato che magari ieri sera poteva esserti successo qualcosa per colpa mia!”
“Kenui…”
Hikari rimase spiazzata. Non aveva mai considerato che Kenui continuava a infastidirla nonostante lei lo avesse allontanato sempre nei peggiori dei modi. Lo aveva trattato come un idiota. Certo, era insopportabile, ma forse avrebbe potuto essere un po’ più gentile nel respingerlo. Forse…
Il bel pensiero venne spazzato via non appena Hikari sentì una mano palparle il sedere.
No, Kenui non si meritava nessuna gentilezza! Gli tirò uno schiaffo e cominciò a correre, con tutte le borse della spesa che la rallentavano. Sentiva Kenui che la chiamava e la seguiva.
Tutti li guardavano con disapprovazione. Che vergogna! Doveva davvero liberarsi di quel piccolo pervertito.
Stava per voltare in un vicolo poco conosciuto quando andò a sbattere contro qualcuno. Una ragazza alta e forte con dei lunghi capelli neri e bianchi.
“Hikari!”
Il destino si stava decisamente prendendo accanendo contro di lei, pensò Hikari. Izumi la guardava felice come non mai.
“Sapevo che ci saremmo riviste! Sono così contenta!” le disse abbracciandola “Hai deciso di venire con noi? Hai cambiato idea?”
“Io…” voleva negare, ma la voce di Kenui che la stava raggiungendo le mise il panico “Ti prego, Izumi, nascondimi!”
“Cosa?” le chiese Izumi sorpresa.
“Devi nascondermi!” la pregò “Ho bisogno che mi aiuti!”
“Stai di nuovo scappando dal tuo fidanzato?” le chiese con un sorriso malizioso.
“Non è il mio fidanzato!” rispose di nuovo offesa “è lui che mi sta addosso perché vuole diventarlo, ma a me non interessa”
“E a lui lo hai detto?”
“Certo!” rispose piccata. Lo aveva fatto? Sicuramente sì, mille volte! Forse. Beh, non che fosse indispensabile, visto come lo trattava da sempre.
“Allora lascia fare a me!” e Izumi le strizzò l’occhio, proprio mentre Kenui la raggiungeva nel vicolo.
“Hikari! Ti ho raggiunta!” Kenui aveva il fiatone e si diresse dritto verso di lei, ma si fermò non appena notò Izumi che lo guardava con molta curiosità.
“Oh, non sapevo dovessi vederti con una tua amica” disse squadrandola da capo a piedi con approvazione. Che diamine! Inseguiva lei e si metteva a guardare le altre? Con lei presente, poi. Un altro esempio del perché Kenui non era decisamente il ragazzo adatto a lei. Come ci si poteva fisare di un uomo simile?
Izumi prese il controllo e si presentò “Ciao! Io sono Izumi, la sorella di Keiichi. Tu chi sei?”
Kenui la guardava rosso in volto, palesemente in imbarazzo.
“Kenui…” Izumi allora lo guardò con allarme.
“Non sarai…quel Kenui…” gli disse preoccupata.
“Perché? Mi conosci? Hikari ti ha parlato di me?” chiese Kenui speranzoso. Hikari invece guardava la ragazza, preoccupata. Così rischiava solo di incoraggiarlo! Voleva per caso complicarle ancora di più le cose.
“Ma certamente!” aveva risposto intanto Izumi “E ti consiglio di andartene subito. Mio fratello arriverà da un momento all’altro ed è meglio che non ti veda qui con Hikari. Sai” e si avvicinò a lui, facendolo diventare ancora più rosso “Keiichi ha davvero un pessimo carattere ed è anche molto geloso.”
A quelle parole Kenuo parve dimenticare momentaneamente le vicine grazie di Izumi e la guardò più seriamente.
“E chi sarebbe tuo fratello?”
“Il fidanzato di Hikari, ovviamente!”
Coooooooosa?!!!!!
Hikari non poteva credere alle proprie orecchie! Izumi non poteva averlo detto sul serio. Un altro pensiero ghiacciò il sangue nelle vene di Hikari: quando Keiichi l’avesse scoperto le avrebbe disintegrate tutte e due.
Comunque, Hikari non era l’unica ad essere rimasta sconvolta dalla notizia riguardo al suo nuovo fidanzato, Kenui era sbiancato e balbettava.
“Fi..Fid…Fidanzato?”
“Oh, sì! E sai, Hikari ci ha detto che le stai addosso e che la molesti e Keiichi è davvero molto protettivo. Non ti conviene che venga a sapere che sei qui.”
“Hikari…tu hai…”
“Mi dispiace, Kenui, ma è meglio che tu vada” disse Hikari cercando di sembrare più sicura di quanto non fosse.
“Ma io…”
“Allora sei qui, Izumi. Dove diavolo ti eri cacciata!”
Tutti si immobilizzarono all’istante, tranne Izumi che sorrideva benevola al fratello, che rimase interdetto da quell’insolito atteggiamento di Izumi.
“E adesso perché mi guardi così?” e allora notò che c’era anche Hikari, insieme a un ragazzo, basso e bianco come un lenzuolo.
“Ciao, Keiichi” disse Izumi con voce melodiosa. Keiichi li guardava perplesso. Hikari sembrava congelata e il ragazzo lo guardava, spostando continuamente lo sguardo tra lui, Hikari e Izumi. il modo in cui guardava le ragazze, comunque non gli piaceva davvero. Indugiava un po’ troppo sul corpo della sua sorellina.
“E tu, chi diavolo sei?”
Kenui saltò come un petardo “Nessuno! Nessuno! Davvero nessuno!” e se ne andò di corsa, senza voltarsi indietro neanche una volta.
Hikari solo allora si concesse di respirare e si accasciò a terra. Sospirò di sollievo.
“Grazie, Izumi”
“Figurati!” le sorrise.
“Potreste spiegare anche a me, per una volta?” chiese Keiichi, in parte ancora perplesso e in parte offeso per il fatto di essere escluso ancora una volta dai loro discorsi “E chi era il nano che è scappato?”
“Oh, era il ragazzo da cui Hikari scappava già ieri.” Disse iZumi senza scendere nei particolari. Forse anche lei pensava fosse meglio che Keiichi non sapesse nulla della piccola bugia che aveva usato per liberarla da Kenui.
“Ma chi? Il fidanzato pervertito?”
“Uffa!! Non è il mio fidanzato!” sbottò ancora una volta Hikari.
“E ora so anche il perché!” la prese in giro Izumi, Keiichi invece guardava nella direzione verso cui Kenui si era allontanato, uno sguardo particolarmente deciso che mise una certa agitazione ad Hikari.
“Cosa c’è, Keiichi?” gli chiese.
“Vuoi forse inseguirlo per dargli una lezione?” chiese invece Izumi che sembrava pregustare la scena.
Ma non scherziamo!! Pensò Hikari. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che Keiichi se ne andasse in giro a picchiare tutti quelli che le davano fastidio. Beh, in realtà anche in quel caso avrebbe dovuto inseguire solo Kenui. Non era molto popolare tra i ragazzi. E comunque, perché mai keiichi avrebbe dovuto farlo? La detestava, magari pensava addirittura che se lo meritasse.
“No” rispose invece “ma ho memorizzato il suo odore. Se torna a disturbarti, gli farò passare la voglia di allungare le mani su chi non deve”.
Hikari rimase di sasso. Perché mai Keiichi avrebbe dovuto difenderla? Izumi invece guardava il fratello con riconoscenza e approvazione.
“Comunque cosa ci fai qui?” disse il mezzo-demone col suo solito tono arrogante.
E di nuovo tanti saluti ai pensieri positivi. Hikari non riusciva davvero a capire il carattere altalenante di Keiichi. Lo detestava, le faceva venire il mal di mare.
“Ero in giro per fare compere!” rispose adirata Hikari “Poi ho incontrato Kenui e mentre cercavo di allontanarlo mi sono imbattuta in Izumi. Non vi stavo seguendo, se è questo che credi.” rispose piccata e aggiunse “L’ultima cosa che avrei voluto era proprio incontrarvi.”
“Davvero speravi di non incontrarci?” le chiese Izumi, ferita. La ragazza aveva una smorfia triste talmente adorabile che si sentì la persona peggiore del mondo. Infondo, non era del tutto vero ciò che aveva detto. Izumi le piaceva, tanto. Era una ragazza adorabile, quando non si lasciava trasportare troppo dall’entusiasmo, e Keiichi…
Ecco, Keiichi era il vero problema.
“Scusami, Izumi, io non volevo…” ma Keiichi la interruppe, rimproverando la sorella.
“Smettila, Izumi! Questa ragazza non è nostra amica. La conosci da neppure un giorno e non sai nulla di lei. Lasciala perdere e torniamo ai nostri affari”
“Sei un idiota, Keiichi!” sbottò sua sorella “Se Hiakri non vuole più aiutarci è solo colpa tua! Non hai fatto altro che borbottare, rimproverare e ringhiare per tutto il tempo!”
“Per l’ultima volta…” sibilò a denti stretti Keiichi “…io non ringhio! E se stai per dirmi di nuovo che puzzo, ti conviene fermarti perché potrei non rispondere più di me!”
Hikari non seppe resistere. Le ultime parole di Keiichi, che sembrava ancora essere più ferito per quel “Puzzolente” piuttosto che per qualunque altra cosa, le trovava davvero esilaranti. Non poté contenersi e scoppiò in una risata contagiosa che non riusciva più a fermare.
“Scusate…ma…” non riusciva a parlare.
Izumi e Keiichi la guardarono perplessi, ma quasi subito Izumi cominciò anche a lei a ridere e in breve erano tutti e tre piegati in due dalle risate.
Solo dopo diversi minuti Hikari riuscì a riacquistare il controllo.
“Avete mangiato qualcosa?” chiese, ricordandosi che aveva dato loro dei soldi per il pranzo. I due ragazzi smisero subito di ridere e diventarono immediatamente bordeaux.
Ahi ahi ahi… pensò Hikari.
“Ecco c’è stato un piccolo intoppo…” cominciò a dire Keiichi, piuttosto a disagio.
“Ci dispiace, Hikari” lo interruppe Izumi con tono contrito “ma credo ci abbiamo raggirati. Abbiamo cercato un taxi come ci avevi detto, ma qualcosa deve essere andato storto. Il signore che guidava ci ha portato in un posto che non era quello dove volevamo andare e in più ci ha preso tutti i soldi che avevamo. Sai, sono diversi da quelli che usiamo di solito…”
Incredibile! Quei due fessi si erano fatti derubare da un falso taxista! Hikari avrebbe dovuto immaginarlo che non sarebbero andati lontani da soli. Si sentì un po’ in colpa per averli lasciati in quel malo modo in biblioteca. Ma fu solo per un istante. Almeno finché non ricordò anche il modo intollerabile con cui Keiichi se ne era andato senza fare una piega. O pronunciare una sola parola. Quel pensiero le alleggerì di molto la coscienza. Diciamo che era meritato di essere fregato in quel modo e di finire nei guai per un po’. Se solo non fossero stati i suoi soldi che gli avevano rubato….
“Non preoccupatevi” rispose Hikari, enfatizzando un sospiro di dispiacere “Vi porto io a mangiare qualcosa.”
“Davvero, Hikari?” chiese entusiasta Izumi “Verrai con noi? Non sei più arrabbiata?”
Lo era ancora? Guardò gli occhi speranzosi di Izumi e si sentì sciogliere come un gelato ai tropici: come si poteva rimanere arrabbiati con Izumi? Era impossibile.
“Sì” le rispose con un sorriso “Verrò con voi, e vi accompagnerò da vostro zio” mentre guardava Izumi saltellare contenta in ogni dove, aggiunse rivolgendosi invece a Keiichi “Sempre che a te vada bene, Keiichi.”
Il mezzo-demone la guardò attentamente per qualche secondo, poi distolse lo sguardo, riacquistando la solita aria di sufficienza.
“Se proprio ci tieni. Fa’ un po’ come ti pare.”
Hikari avrebbe voluto tirargli un pugno e urlargli contro, ma subito si quietò e lasciò perdere. Per il momento avrebbe dovuto accontentarsi. Se non altro era già un passo avanti rispetto al solito “non abbiamo bisogno di te”, o “è una perdita di tempo o addirittura “stai mentendo, dov’è Tessaiga!”. Poco per volta il vocabolario di Keiichi nei confronti di Hikari sembrava ampliarsi. Chissà che un giorno non fosse arrivato a comprendere anche frasi come “Sono felice di vederti!” o “Ho bisogno di te”.
Ma che andava a pensare? Ovviamente non sarebbe mai successo. Meglio che si rassegnasse al “fa’ un po’ come ti pare”: era il massimo della gentilezza che avrebbe mai potuto ottenere da lui.
E sinceramente, la cosa non le importava. Giusto?
meglio non rispondere a questa domanda!
   
 
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