Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    26/05/2016    5 recensioni
Touma era immobile in quella posizione da chissà quanto. Le mani premute contro il lavandino, le braccia tese, le spalle contratte. Lo sguardo fisso sul proprio riflesso allo specchio.
Occhi negli occhi, stava fissando sé stesso così intensamente e così a lungo che ad un certo punto gli sembrò di non riuscire a riconoscersi più.
Tutto quello che voleva era capire cosa ci fosse di diverso, e perché non riuscisse a togliersi di dosso quella sensazione di strano e sbagliato che si portava dietro da tre settimane, da quando si erano scontrati con quel demone. Ma il riflesso nello specchio continuava a guardarlo in una maniera che lo faceva sentire come se tutti i piani verticali e orizzontali della sua esistenza slittassero e si inclinassero, fino a comprimerlo come dentro ad una scatola schiacciata.
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Tu lo sapevi?” Shu sembrava incerto su come avrebbe dovuto prendere questa notizia.
Ryo annuì. “Sì. Poco fa, quando sono andato a cercare Shin, Kayura era lì.”
“Come fai ad essere certa che non corra pericolo?” L'attenzione del samurai della Terra era di nuovo su di lei.
“Il vostro nakama si è recato in quella casa di propria volontà, e so che Naotoki non gli farebbe mai del male.”
“Naotoki?- Chiese Ryo. - E' questo adesso il nome di Naaza?”
Kayura annuì.
“Ma cosa diamine è andato a fare, là?!”
“Shu, non scaldarti per un nonnulla. - Il tono con cui aveva parlato Ryo sottintendeva un come al solito che non sfuggì all'interessato. - Shin avrà le sue ragioni. E comunque sono convinto anche io che non dobbiamo temere nulla da Naaza.”
“Guarda che non volevo insinuare niente. Semplicemente non mi piace quando uno di voi fa le cose da solo e senza avvertire: guarda caso, finisce sempre male.”
“Non esagerare. Non credo che...” Seiji si bloccò a metà frase. Qualcosa era cambiato di nuovo nella sua percezione del legame: il contatto con Shin era scomparso così nettamente e così all'improvviso che per un attimo si ritrovò senza parole.
Scambiò uno sguardo con i suoi nakama, che apparivano confusi quanto lui.
“Cosa... cosa sta succedendo? Kayura, tu lo sai?”
“Io credo che... - Sembrava indecisa su come spiegare ciò che aveva appena sentito. - Credo che Naotoki abbia appena sigillato la sua casa.”
“Sigillato? E Shin è ancora con lui? E' per questo che non riusciamo più a sentirlo?”
“Sì.”
“E perché ha fatto una cosa del genere?!”
“Sinceramente... - Kayura passò lo sguardo su ognuno di loro. - ...non ne ho idea.”

 

Erano di nuovo in ginocchio uno di fronte all'altro, ma avevano indossato entrambi l'armatura.
Naotoki era teso in avanti, una mano posata sul petto di Shin, l'altra sul suo fianco.
Gli aveva chiesto di avere pazienza: prima di agire doveva capire bene quale fosse la situazione, e quali rischi celasse.
Dopo un po' di quella strana immobilità, Shin si era ritrovato ad osservare Yakushi con maggiore insistenza di quanto le buone maniere avrebbero voluto. Era incuriosito dalla sua nuova forma: non riusciva a capire in cosa esattamente differisse dalla precedente, e se fosse destinata a cambiare ancora, completando il proprio percorso.
Naotoki, in ogni caso, non dava segno di essersene accorto. Appariva concentrato su ciò che stava facendo, e il mutare delle sue espressioni silenziose cominciava a suscitare una certa preoccupazione nel samurai. Molto meglio lasciarlo studiare, e concentrarsi su altro.
Stava facendo vagare lo sguardo sulle fiammelle tremolanti che rischiaravano la stanza, quando l'altro parlò.
“Hai detto che senti il veleno scorrere dentro Suiko.”
“Sì. Sento che sta danneggiando l'armatura.”
“E non lo senti nel tuo corpo?”
Shin strinse le labbra, abbassando lo sguardo.
“Forse. Non riesco a distinguere davvero.”
Naotoki aggrottò le sopracciglia con disapprovazione. Aveva seguito lo scorrere di quel veleno torbido lungo Suiko, e aveva dovuto constatare come se fosse diffuso praticamente ovunque. Era molto, e sembrava avesse contaminato ogni cosa, dal cuore pulsante dell'armatura fino ai rivoli più periferici. Sarebbe bastato un decimo di quella porcheria per uccidere chiunque, ma l'armatura aveva protetto il corpo del samurai fino a quel momento, limitandone in gran parte gli effetti.
“Irresponsabile...” Borbottò tra i denti.
“Come?” Shin non era sicuro di aver capito.
“Ho detto che ti sei comportato da irresponsabile. Mi hai parlato di Suiko, non pensi fosse altrettanto importante dirmi che sta contaminando anche te?”
“Io... non ne ero sicuro.” In parte era vero: dopo tutti quegli anni, cominciava davvero a non distinguere più dove finiva sé stesso ed iniziava la yoroi. Si mischiavano ogni giorno un po' di più, correndo inesorabilmente verso il divenire tutt'uno.
Naotoki gli premette tre dita sullo stomaco. “Hai avuto dolori?”
“Un po' di bruciore. - Si rassegnò a vuotare il sacco. - Più che altro nausea. Spesso.”
Le dita si spostarono sulle tempie.
“E qui?”
“Sì. In realtà ero convinto fosse stanchezza. E la tensione di ciò che era successo.” Riuscì ad apparire più sicuro. Se ne era voluto convincere, durante quell'anno.
L'uomo si alzò, facendo qualche passo per la stanza, più che altro per disperdere la rabbia che stava tornando a galla.
“Meriteresti che ti lasciassi così.”
“Pe... perché?”
“Se non foste venuti qui per liberare Tenku e non ci fossimo incontrati, avresti fatto qualcosa?” Naotoki sembrava più preoccupato che arrabbiato, e Shin si sentì in torto.
“Non lo so. - Sospirò. - Prima o poi avrei cercato una soluzione.”
In realtà si era reso conto che qualcosa non andava dopo pochi mesi.
Era spesso stanco ed indolenzito. I muscoli gli dolevano per un nonnulla, e andando avanti con i giorni la nausea era comparsa sempre più spesso. Gli esami che gli aveva prescritto il medico avevano rivelato una forma di intossicazione, ma le cure non avevano sortito alcun effetto: il veleno continuava a permeare attraverso l'armatura, rendendo vano qualsiasi rimedio. A quel punto non aveva avuto più dubbi su quale fosse il problema, e Shin si era ripromesso di parlarne con Seiji. Ma prima che avesse modo di farlo, il suo nakama aveva detto loro che Kourin aveva perduto i suoi poteri curativi. Dirglielo sarebbe servito solo a farlo sentire in colpa per non poterlo più aiutare, e Shin aveva tenuto per sé quello che stava accadendo.
Tantopiù che – se c'era qualcuno da incolpare – era proprio lui stesso. Era stata sua la scelta di assorbire Izumi, e in conseguenza di ciò i suoi nakama erano stati costretti ad evocare una nuova kikoutei. Non era difficile capire che ciò che era accaduto a Kourin era strettamente collegato alla nuova armatura bianca, e quindi, alla fine dei i conti, tutto tornava proprio a Shin.
Aveva finito col non vedere soluzione, e aveva smesso di pensarci, minimizzando quello che aveva davanti agli occhi.
Naotoki tornò ad inginocchiarglisi di fronte.
“L'armatura non ti proteggerà all'infinito. E' contaminata in ogni sua parte.”
Shin annuì, tenendo gli occhi sulle proprie mani.
“Non hai a cuore la tua vita?”
“Certo che ce l'ho! Ma... non sapevo cosa fare. Ne avrei parlato ai miei nakama, se fosse servito a qualcosa, ma non possono aiutarmi stavolta.”
“D'accordo, lasciamo stare. - Chinò il capo, perdendo nuovamente la sicurezza che sembrava aver acquisito esercitando le proprie capacità. - Scusami se ho perso il controllo, non ho alcun diritto di giudicare le tue scelte. Ho detto che ti avrei aiutato, e lo farò.”
“Grazie.”
“Non ringraziarmi: non sarà piacevole.”

 

Seiji si sedette sul futon. Si passò una mano sugli occhi e poi sulla fronte, spingendo indietro i capelli: era davvero stanco.
Dopo aver perso ogni contatto con Shin, erano rimasti un po' a discutere tra loro. Avevano valutato di andare a cercarlo, ma Kayura era stata piuttosto categorica sul fatto che non lo avrebbero trovato: Naotoki aveva chiuso la propria casa fuori dal mondo, e nemmeno lei poteva raggiungerlo.
Li aveva convinti che sarebbe stato solo un inutile dispendio di energie. Tutto ciò che potevano fare era tornare a riposare, recuperando le forze in vista di ciò che sarebbe accaduto in seguito, quando Shin sarebbe stato di nuovo raggiungibile, o Touma avrebbe ripreso conoscenza.
Seiji sapeva che Kayura aveva ragione, e desiderava davvero riuscire a riposare un po', ma la verità era che non ci riusciva.
Senza troppa fiducia provò a mettersi steso, cercando di rilassare i muscoli e fermare i pensieri, ma dopo poco era di nuovo a sedere, sempre più nervoso e stanco.
Quando Kujuro apparve davanti allo shoji che chiudeva la sua stanza, Seiji non si stupì di riconoscere la sua figura attraverso l'ombra proiettata sulla carta. Forse aveva imparato a conoscerlo in fretta, o forse l'ombra era particolarmente adatta ad esprimerne l'essenza.
“Entra.”
Lo shoji scricchiolò scorrendo di lato, e Kujuro mise piede nella stanza.
“Posso?”
“Non ti ho appena detto di farlo?”
“Volevo essere certo che la tua non fosse pura cortesia.”
Seiji non rispose, così l'altro proseguì.
“Kayura ci ha chiesto di vegliare su di voi mentre riposate, ma non mi sembra che tu stia riuscendo a farlo.”
“Controlli la qualità del mio sonno?” Si mise in piedi, non gli piaceva essere osservato dall'alto.
“Il sonno ha delle qualità? Non capisco di cosa tu stia parlando.”
A Seiji sfuggì un mezzo sorriso, rendendosi conto della modernità del concetto che aveva appena espresso.
“Lascia stare. Diciamo che è un modo di dire.”
L'uomo lo squadrò un attimo incuriosito, poi decise di tornare a ciò per cui era andato lì.
“Non riesci a dormire?”
“No.” Inutile perdere tempo a negare, il suo volto pallido e segnato doveva essere piuttosto eloquente.
“Dovresti almeno deporre le armi.” Lo sguardo di Kujuro era sull'undergear, che Seiji indossava ancora.
“Ho dormito per lunghi periodi con questa addosso, non è certo l'origine della mia insonnia.”
“Ma denota che non ti senti al sicuro. O che comunque non intendi fidarti fino in fondo.”
“E' soltanto una abitudine. Non riesco a dormire perché... sono troppo stanco. Ho davvero dato fondo alle mie forze, ed è talmente tanto che lo faccio, che sembra che il mio corpo non sappia fare altro.” Non era facile ammettere la propria debolezza davanti a colui che era stato suo nemico, ma Seiji stava cominciando ad metabolizzare l'amara lezione appresa poco prima, mentre annaspava tra le basse acque di Bonnokyo.
“L'oscurità potrebbe aiutarti. Persino uno come te non può restare esposto alla luce tutto il tempo.”
“L'oscurità?”
“Hai bisogno di silenzio. Di un silenzio ed un oscurità abbastanza profondi da isolarti da tutto, persino da ciò che si dibatte dentro la tua mente ed il tuo cuore. Shikkoku può darteli, ed io ti aiuterò a riemergerne quando sarà il momento.”
“Shikkoku...” A Seiji sembrò di veder tremolare l'armatura dell'oscurità attorno al corpo dell'uomo, ma Kujuro indossava soltanto i suoi abiti.
“So che non è semplice per voi accettarci, ma spero che tu stia cominciando ad avere almeno un po' di fiducia in noi.”
“Ti ringrazio. E ti assicuro che non c'è nulla che mi impedisca di fidarmi di voi, ma... non posso. Non posso accettare.”
“Ti sto offrendo il mio aiuto perché credo sia giusto. Perché credo ti sia necessario.”
“Lo so.”
“Perché semplicemente non ammetti di averne bisogno? Temi di apparire debole ai miei occhi? - Si avvicinò, facendo in modo di trovarsi esattamente di fronte a lui. - Le decisioni prese per orgoglio non sono mai sagge. E arrivare a distruggersi, per orgoglio, era da idioti nella mia epoca, e sono quasi certo che lo sia anche ora.”
Seiji non diede segno di aver colto il sarcasmo nella voce dell'altro.
“Pensi che io sia mosso dall'orgoglio? Non sono uno stupido.” Seiji sapeva bene di non aver mostrato particolare assennatezza, nell'ultimo periodo: se Touma fosse stato lì con loro, non avrebbe mancato di farglielo notare. Era stato spesso irragionevole e in certe occasioni probabilmente si era comportato da irresponsabile. Ma era sincero quando diceva di non essere mosso dall'orgoglio, non aveva dubbi a riguardo. Non aveva perso il proprio equilibrio fino a quel punto.
“E allora cosa ti impedisce di lasciarti aiutare?”
“Perchè dici questo? Non mi pare di aver sollevato obiezioni quando siete venuti in nostro soccorso. Vi sono grato di ciò che avete fatto, e so bene che non avremmo potuto farne a meno.”
“Ma si trattava di salvare il vostro compagno. Ora che si tratta di te stesso, non sei disposto a cedere, anche se è evidente che sei stremato. Se questo non è orgoglio, cos'altro dovrebbe essere?”
“Non lo è, ti dico! - Si impose di abbassare la voce, almeno per non disturbare Shu e Ryo, che riposavano nelle stanze accanto. La rabbia si trasformò in rammarico, quando riprese a parlare. - Non posso accettare il tuo aiuto, perché non mi fido di me stesso. Lo so che non puoi capire, non conosci molte cose che sono accadute in questi anni. E' vero, il mio cuore desidera il silenzio di cui mi parli. Ma lo desidera così tanto, che non sono sicuro sia disposto a tornare indietro, quando solleverai la coltre di oscurità con cui vorresti coprirmi.”*

 

*Seiji si riferisce ad un episodio avvenuto nella mia ff “Ancora una volta”.
(Baaaasta riferimenti sparsi qua e là!!!! XD)

  
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