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Autore: Its a beautiful day    27/05/2016    0 recensioni
"Non voglio che tu finisca in carcere" sussura Giorgia, avvolta nella mia felpa
"Non lascerò che quel pezzo di merda, rimanga libero. Ho il video che lo incastra. Devi allontanarti da me, da tutta la merda che mi circonda."
"Non voglio allontanarmi da te" la sua voce è tremante
"Ma devi perché da quando sono entrato nella tua vita, tutto è precipitato. Hai già rischiato troppo, mi sarei dovuto allontanare prima. Prima che mi ci ritrovassi dentro fino al collo, prima che mi innamorassi di te"
"Ti amo anche io. Sei una botta di vita. Una scarica di adrenalina, l'energia e la forza che mi permette di andare avanti"
""La mia energia, prima o poi ti travolgerà. Ciò che ho fatto non si può cancellare e non voglio che ti succeda quello che è successo a lei" stringo il volante
"Non m'importa! Non m'importa, davvero. Amo te, Zayn. Amo questo Zayn, come potrei benissimo amare lo Zayn del passato"
"Non lo diresti se sapessi la verità" riparto, e nella macchina, piomba il silenzio.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono piuttosto agitata nel tornare a scuola.
Oggi comincia l'ultima settimana di scuola, e dovrò vedere Federico per la prima volta dopo la nostra rottura. 
Giriamo con lo stesso gruppo di amici, quindi è inevitabile che io lo incontri.
Sospiro infilandomi la mani nelle tasche della felpa. Possibile che siamo al sette di giugno e faccia ancora così fresco la mattina?
Entro nel pullman e cerco un posto per sedermi. Un ragazzo davanti a me, che stava per sedersi mi lascia il posto. Lo ringrazio sorridendogli, e mi siedo.
Il sole illumina già la città, e le macchine scorrono veloci accanto al bus.
È davvero strano prendere di nuovo l'autobus dopo mesi in cui Federico mi portava in macchina. Riconosco visi familiari che ogni mattina, incontravo sul pullman.
Scendo davanti alla scuola, arrivando prima del solito.
"Fantastico" dico, arrivando al campus e non vedendo nessuno.
Mi siedo in una panchina vicino alla caffetteria aspettando i miei amici. 
Noto una figura, che cammina per il campus, chiudo gli occhi a fessura, per mettere a fuoco e capisco chi è: Federico sta arrivando. Evidentemnete non mi ha vista
"Oh, ciao" mi saluta, piuttosto imbarazzato

"Ciao" ricambio il sorriso altrettanto imbarazzata

"Anche tu mattiniera" la sua voce non è molto entusiasta

"Devo riadattarmi agli orari dei pullman" faccio spallucce. Rimane in piedi davanti a me, in silenzio

"Siediti" gli dico indicando il posto vuoto vicino a me, e mi sposto completamente di lato, per lasciare dello spazio fra me e lui. E pensare che fino a tre giorni fa eravamo seduti su questa panchina a baciarci.

"Grazie" dice e si siede, a circa una ventina di centimetri da me. "Oh, porti la catenina che ti ho regalato" osserva il ciondolo 

"Ehm, sì. L'adoro" dico, guardandolo. Gira il viso, per guardare la piazza del campus, ancora vuota. Mi sembra di intravedere un sorriso.
Rimaniamo in silenzio, e vista la situazione, decido di infilarmi una cuffietta. 
Non pensavo sarebbe stato così imbarazzante.
Ascolto la musica, intenta a guardare il campus che col passare dei minuti si popola di ragazzi che si muovono velocemente, mentre Federico tieni gli occhi fissi sul cellulare.
Dopo dieci, eterni minuti, i nostri amici ci raggiungono e tiro un sospiro di sollievo.
Ci uniamo a loro, mentre andiamo a fare colazione.
Sì, direi che il nostro primo incontro dopo la rottura è stato terribile.
Entriamo in classe, e cerco di prestare attenzione all'ultimo lunedì dell'anno ma è piuttosto difficile.
Ormai siamo ad un passo dalle vacanze e la mia testa fantastica già sulla mia vacanza con i miei amici.
Giulia mi ha detto che mi avrebbe mandata in vacanza da sola se avessi superato l'anno senza debiti.
Ecco, questo è un'altro problema d'affrontare. Il mio debito in matematica.
Ho solo una settimana per recuperare e il panico cominciare a crescere in me.
Seguo attentamente solo la lezione di matematica per poi fiondarmi  a casa a fare una marea di esercizi.
Appena arrivo a casa, pranzo con un piatto di pasta insieme a Zayn
"Sbaglio o sei sovrappensiero? Sei stranamente silenziosa"  mi fissa mentre si infila una forchettata di pasta in bocca

"Pensavo che ti irritassi quando parlo" 

"Vero. Ma il tuo silenzio nasconde qualcosa. Avanti parla" batte la mano sul tavolo, per attirare la mia attenzione su di lui

"Ho solo una settimana per recuperare matematica. Non so se ce la farò" mi lamento, appoggiando la testa sul tavolo

"Ti posso aiutare" dice stiracchiandosi e incrociando le mani dietro al testa

"Cosa?" scoppio a ridere

"Bella, sono laureato. Me la cavo con i numeri"

"Uno, non chiamarmi bella. Due, non ho bisogno del tuo aiuto" sbuffo

"Okay" si alza dal tavolo e fa per uscire

"No aspetta" dico, appena esca dalla cucina "Forse un aiutino piccolo piccolo" sospiro

"Dai, vai a prendere il libro e il quardeno. Io intanto sparecchio" mi prende il piatto e lo porta nel lavandino

"Grazie" gli dico. Si limita a guardarmi e sorridere.
Salgo a prendere ciò che mi ha detto, e dopo due minuti sono di nuovo in cucina.
"Allora, cosa devi fare?" Mi chiede, appogiandosi con un braccio al tavolo.

"Le disequazioni" sospiro aprendo il quaderno

"Dio gio, è l'argomento più semplice" mi prende in giro

"Allora vuoi aiutarmi o sfottermi?" sbotto

"Okay, okay, calma" ride "Allora una disequazione serve a trovare per quali valori di x, l'epressione A, per esempio, sia maggiore oppure minore dell'espressione B. In pratica serve a trovare i numeri per cui A sia maggiore o minore di B" mi spiega indicandomi un disequazione sul mio libro

"Okay" dico leggermente confusa

"Abbiamo un disequazione fratta, solamente quando la X è a denominatore. Solo in quel caso" 
Mi perdo ben presto nella spiegazione, incantandomi a fissare Zayn.
Rimango ammaliata dalla sua voce, così melodiosa. 
Dal modo in cui gesticola. Quelle mani.. sono così.. perfette.
Il suo profilo è così perfetto.
Noto che ogni volta che finisce di parlare, si lecca le labbra. Ed è così.. eccitante.
O mio dio, di nuovo. Come fa a rendere ogni piccola cosa così.. eccitante?
O mio dio, che cosa sto pensando?
"Mi stai seguendo?" il suo tono è scocciato, ma noto sul suo viso un sorriso 

"Eh? Sì sì. L'equazione è fratta solo se X è a denominatore"

"Gio, stiamo facendo le disequazioni, e quello l'ho detto circa cinque minuti fa" ride

"Oh, scusami" Mi sono lasciata distrarre, dalla tua voce, dalle tue mani, dalle tue labbra. Mi sono lasciata distrarre da te.

"Sei un caso perso" scuote la testa, e sorride

"Non le capisco ste cose. Ma poi sono inutili!" metto il broncio

"Mettere il broncio non aiuterà. Forza seguimi stavolta" 
Cerco di non guardarlo, per evitare di distrarmi ma resta comunque difficle mantenere la concentrazione dato che sento il suo fiato sul mio collo, e la sua bocca affianco al mio orecchio.
Mi torna in mente quella sera in cui lo vidi sbattere al muro quella ragazza e cazzo, la mia mente inzia a fantasticare: mi immagino al posto di quella ragazza dai capelli neri, schiacciata tra il muro e il petto di Zayn, mentre la sua bocca assaggia il mio collo e il suo  respiro caldo e pensante mi infiamma la pelle.
Scuoto la testa , e torno a fissare il quaderno.
Anche se ha dovuto spiegarmi due volte il procedimento, riesco a fare due disequazione su tre.
"Ecco vedi? Dai che sei brava. Concentrati e ricordati quello che ti ho detto" mi appoggia una mano sulla spalla.
Mi irrigidisco sotto il su gesto, il mio respiro si blocca per un attimo. Deve averlo notato, perché la sposta immediatamente.
Mi invento una domanda sul momento, per eliminare l'imbarazzo che si è creato, e cercare in qualche modo un altro contatto con lui.
Non so come, ma passiamo il pomeriggio immersi nella matematica. Non ero mai riuscita a fare più di mezz'ora di fila di esercizi, ma insieme a lui il tempo passa troppo in fretta.
"Basta, davvero. Alzo bandiera bianca. Ho bisogno di riposarmi" chiudo il quaderno e appoggio la testa sul tavolo

"Facciamo merenda?" mi chiede. Alzo gli occhi per vedere l'ora: 17

"Certo" sorrido. 
Mi alzo e lo raggiungo al bancone: ci prepariamo insieme una fetta di pane e nutella
"Oggi ho visto Federico" per quale valido motivo, glielo sto dicendo?

"Davvero? Com'è stato?" mi chiede senza una chiara espressione in viso

"Terribile. Imbarazzante da morire" sembra rilassarsi un po' alle mie parole

"Ma porti ancora la sua catenina" la indica

"L'ha notato anche lui. Mi piace, è davvero bella"

"Ti ha guardato le tette?" chiede

"Cosa? No. Cosa c'entra questo ora?" sono piuttosto confusa

"Se ha visto il ciondolo, vuol dire che ti ha guardato le tette" fa spallucce

"Tu sei malato" mi alzo per andare a sedermi al tavolo "Continuiamo?"

"D'accordo" si avvicina a me, poggiando di nuovo un braccio sul tavolo.
Perché se ne esce con queste domande senza senso? 
'Ti ha guardato le tette?' gli faccio il verso nella mia mente. 
Anche fosse? Anche me le avesse guardate? Cosa ci sarebbe di male? Non è nulla che non abbia mai visto.
Io davvero non capisco cosa passi per la mente malata di quel ragazzo.
Beh, a malapena capisco cosa passa per la mia, figuriamoci capire cosa passa per la sua.
La mia attenzione viene richiamata dalle voci provenienti dalla tv. Mi guardo attorno e Zayn non c'è.
Vado in salotto e lo trovo seduto sul divano.
"Grazie per avermi lasciata di là da sola come una deficiente" 

"Non mi stavi ascoltando. Stavi pensando ad altro. Così me ne sono andato"

"Potevi avvisarmi" incrocio le braccia

"Okay: Giorgia sono a guardare la tv, tanto non mi ascolti" 

"Che irritante che sei!" sbotto, lasciando il salotto.
Riordino il tavolo della cucina, portando il materiale di sopra.
Preparo lo zaino, e poi mi butto sul letto a guardare un film.
Adesso che ci penso, Federico mi manca. O meglio, mi mancano tutte quelle piccole cose che ti fanno star bene.
I messaggi del buongiorno, messaggiare tutto il giorno, guardare un film insieme.
Più volte mi sono trovata a immaginarmi con Zayn, mentre stavamo abbracciati a vedere un film.
La sua mente malata, sta infettando anche la mia. 
Si sta insinuando nella mente, come un parassita che non riesco a togliere.
E gira e rigira i miei pensieri finiscono sempre su di lui.
Mi alzo, e dallo zaino tiro fuori un pachetto di sigarette.
Ne prendo una, e l'accendo. Mi affaccio alla finestra, che da sul nostro giardino: essendo il mio quartiere una zona molto tranquilla, riesco a sentire gli uccellini cinguettare.
Il che mi ricorda che siamo in estate, e rallegra un po' il mio umore.
Sono ormai le sette, ma il sole è ancora alto nel cielo. I raggi, colpiscono la mia camera, illuminandomi. Sento il calore sulla mia pelle. 
È una sensazione meravigliosa, e se chiudo gli occhi posso immaginare il rumore del mare che s'infrange sulla spiaggia.
Mi lascio avvolgere dal calore del sole mentre finisco la mia sigaretta
"E così fumi ancora?" la voce Zayn mi sobbalzare

"Cazzo che spavento!" mi giro, e lo trovo affacciato alla finestra della sua camera, che è affianco alla mia 

"Giulia lo sa?" 

"No, e non deve venirlo a sapere. Per favore" rientra e lo sento entrare in camera mia

"Dammi il pacchetto"

"Che cosa?" esclamo stupita

"Dammi il pacchetto" ripete porgendomi la mano

"No" rido

"Giorgia, dammi il pacchetto" dice a denti stretti. Si sta irrantando: posso capirlo dal pugno chiuso lungo il fianco

"Non sei mio padre" Si avvicina a me, e senza dire una parola mi cinge la vita con un braccio, bloccandomi 

"Lasciami" urlo tirandogli delle gomitate. 
Riesce a prendermi il pachetto dalle mani, ma prima di lasciarmi andare, prende con l'unico braccio libero che ha, il mio braccio e lo appoggia sul suo. Appoggia la testa sulla mia spalla, e inspira forte. Poi si stacca, e senza dire una parola, lascia la stanza.
Rimango immobile, davanti alla finestra. Faccio quasi fatica a respirare. 
Sento ancora il braccio intorno alla mia vita, ma appena ci appoggio la mano, sento solo il tessuto della mia maglietta.
Sento ancora il respiro caldo e lento sul mio collo, e il mento sulla mia spalla ma quando mi giro, lui non c'è.
Mi siedo sul letto, ancora confusa da quello che è successo: cosa significa quel gesto?
Non ha senso.
Mi prendo la testa fra le mani, cercando una spiegazione logica a ciò che è successo. 
Decido di scendere, per distrarmi. Saluto Giulia e Filippo e apparecchio la tavola
"Apparecchia solo per noi tre. Davide è uscito" 

"Oh, okay" dico. Rimango delusa dal fatto che sia uscito.
Dopo aver apparecchiato, vado in garage: la moto è parcheggiata, mentre la macchina non c'è.
È uscito per portarsi qualche ragazza a casa. 
Zayn ha tante piccole particolarità. E questa è una di quelle: quando esce in macchina e va a bere nei locali, il suo scopo è di portarsi qualche ragazza a casa.
Fisso per un po' il posto vuoto della macchina, incazzata con me stessa per aver pensato solo per un attimo che Zayn fosse interessato a me. È stato un gesto senza senso per lui, forse stava inciampando e si è appoggiato a me per non cadere.
Questa spiegazione non ha senso, ma è l'unica che posso dare.
Torno in cucina, piuttosto scazzata. Mangio velocemente, sparecchio e mi chiudo in camera.
Passo la serata ad ascoltare musica e a ripensare a quello che è successo.
Sono più che sicura che lui mi abbia stretta di più dopo aver appoggiato al testa sulla mi spalla, come se non volesse lasciarmi andare.
Non riesco a dare un senso a questo gesto. In realtà non riesco a dare un significato a nessun gesto che fa, quindi la cosa non mi stupisce.
Forse dovrei rassegnarmi al fatto, che non capirò quel ragazzo malato.
Forse dovrei rassegnarmi al fatto che mi ha incasinato la vita, e io per lui sono una semplice coinquilina. 

   
 
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