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Autore: Conodioeamore    28/05/2016    1 recensioni
«Non prendermi in giro perché ti ucciderò nel sonno!» Sin da quando ero bambina, sono stata addestrata ad odiare le creature della notte. I miei genitori mi avevano affidata ad un maestro che m'insegnò tutto quello che c'era da sapere su di loro. Perché le favole che si tramandano sono vere. Sono la realtà. Molti mi chiedono come io riesca ad uccidere a sangue freddo. Guardarli negli occhi e premere il grilletto. Io gli rispondo semplicemente che sono dei mostri senza umanità!
© (Copyright 2015 by Martina Carlucci)
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Quando varcammo la porta dello studio del terrore, con mia grande sorpresa (e anche dispiacere) trovai ad attenderci Corsius, affiancato dal vampiro biondo. Stranamente non era ancora collassato e ormai il sole aveva raggiunto il suo “punto di forza”. – Non è educato scappare mentre si sta avendo una conversazione, ma chariot – esordì non appena entrai nella stanza. Strinsi forte i pugni, tant’è che ebbi la sensazione che mi stesse uscendo il sangue. – Sai cos’altro non è educato? Conferire marchi senza il consenso altrui – rimbeccai, puntandogli la pistola al centro della testa. Quella volta non mi avrebbe fermata, ne ero sicura. Avevo alzato le mie difese, la mia mente era al sicuro da tutte le insidie psichiche dei vampiri. Corsius accennò un sorriso, iniziò ad avanzare in direzione della pi-stola. La sua sicurezza era così provocante, che mi fece venir voglia di sparargli immediatamente. Ma... – Cosa c’è, ma chariot? Non riesci a spararmi? – Rise di gusto, prendendo la pistola con le sue stesse mani e la lasciò cadere a terra. Cosa diamine mi stava facendo? Sentivo le sue mani ovunque, e la sensazione che suscitava in me non era delle più caste. Per qualche strano motivo, il mostro che aveva ucciso la mia famiglia era diventato intoccabile, per lo meno da me. Dovevo sperare solo che Bryan trovasse il coraggio di piantargli una pallottola in testa al posto mio. Sentii uno schiarirsi di gola e sia io che Corsius ci voltammo. Aloysius, senza tante cerimonie, si era andato a sedere al suo posto. – Corsius, ti sarei grado se evitassi di fare queste porcate davanti a me – gli chiese il bambino. Il vampiro fu costretto, suo malgrado, di lasciarmi andare e si avvicinò al tavolo in legno. Una volta sedutoci sopra, ritornò a fissarmi con quegli occhi così penetranti. Un’ondata di brividi passò lungo tutto il mio corpo, il timore di essere toccata ancora una volta da lui mi faceva salire il volta stomaco. – Presto diventerà la mia serva umana, e allora nessuno potrà più impedirmi di farle quello che vorrò – disse con convinzione. C’era solo un piccolo problema, Corsius aveva fatto i conti senza l’oste. Io non avrei mai accettato di diventare il suo giocattolino sessuale, se lo sarebbe dovuto mettere in testa da tempo. – Tu sei malato – sbottò Bryan. – Seriamente, se fossi in te andrei a farmi controllare, zio. – Le parole di Bryan mi lasciano completamente spaesata e divertita. Non avrei mai immaginato che avrebbe avuto il coraggio di rivolgergli la parola oltre a sparare. – Come prego? – gli domandò sbigottito Corsius. Bryan mi venne ad affiancare, sfiorandomi appena il braccio con il suo. – Ti rendi conto che è solo una ragazzina? Ma ti sembra normale dirle una cosa del genere? Ha diciassette anni, per l’amor del cielo, abbi un po’ di rispetto! – – Rispetto… – borbottò il vampiro. – Nessuno mi ha mostrato ri-spetto quando hanno condannato la mia sposa. – Aloysius parve seccato nel sentire le sue lamentele. – Corsius, sono passati decenni, ormai. La colpa non è della Cacciatrice. – La tentata persuasione del bambino non servì a nulla, anzi lo fece solo incazzare di più. Corsius scese dal tavolo e venne verso di noi, con gli occhi rossi come il sangue che mi scorreva nelle vene. – La colpa è della sua famiglia, qualcuno deve pagare – disse a denti stretti, fissandomi dritta negli occhi. Odio, rancore, desiderio di vendetta, solitudine, tutti sentimenti che in quel momento fuoriuscivano dai suoi occhi, e in qualche modo mi sentivo responsabile. – Non ti è bastato uccidere i suoi genitori? – Corsius spostò il suo sguardo da me a Bryan, lanciando anche un’occhiata fugace a Mitch. – Te lo dirò solo una volta, Cacciatore. Non avrò pace fin quando non avrò messo in ginocchio l’ultima superstite di questa maledetta famiglia. – Senza che me ne rendessi conto, mi ritrovai una mano che mi stringeva la gola. Con le mani cercai di togliermela, perché sentivo di star soffocare. – Ma ho imparato che la vendetta è più buona gustata un po’ alla volta. Preferisco vederla cadere poco a poco, così conoscerà veramente la sofferenza – concluse, facendomi l’occhiolino. – Fottiti – biascicai. – Fotterei volentieri te – ribatté, prima di avvicinarsi al mio viso e baciarmi. In quel momento un’ondata d’ira m’invase dalla testa ai piedi, ma non potevo fare nulla al riguardo. Saperlo, mi faceva incazzare di più. Quando si staccò, notai che sulle labbra aveva un sorriso malizioso e i suoi occhi erano di uno strano colore: un rosso con sfumature bianche. – Ricordati sempre di me, ma chariot – mi sussurrò, prima di uscire dalla stanza. L’aria che procurò Corsius mentre usciva dallo studio formava una parete semisolida di fresco e umidità, che aderì alla mia pelle come una membrana di plastica. Era abbastanza strano, dai miei punti di vista.
   
 
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