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Autore: chiara_13    29/05/2016    3 recensioni
E se non fosse andata come nel telefilm? Se la vita dei nostri protagonisti venisse sconvolta da un momento tragico e dovuto per sopravvivere? Se morire fosse l'unica via di fuga per salvare le persone pi care e la propria famiglia? Se il povero scrittore soffrisse per qualcosa che forse...non rivelerò altro, se volete sapere cosa sconvolge il nostro Rick, leggete la mia storia...GRAZIE e Buona lettura.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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ATTACCO INFORMATICO

 

-No…nonono…- Vikram imprecava contro i suoi computer che stavano fallendo vivamente quella battaglia informatica. La sua reazione fece preoccupare vivamente i due detective e lo scrittore, che lo raggiunsero immediatamente.

-Che succede? Qualcosa su Locksat?- chiese Esposito, ormai quasi il capo gruppo.

-Qualcosa...- la faccia dell’informatico rivelava il terrore –qualcuno è entrato nei file superprotetti sulla nostra indagine segreta e sta cancellando ogni cosa…- spiegò, cercando di recuperarne anche una piccola parte.

-COSA?!!- tutti lo guardarono schioccati, compresa Hailey che era arrivata in quel momento.

-Si…vi ricordate la manovra che ho usato per tenervi fuori dai file che tenevo segreti con Beckett?- li vide annuire –qualcuno sta usando un’abilità inversa…ruba e cancella ogni cosa dalla fonte originale, senza che noi possiamo fare qualsiasi cosa- le sue mani passavano sulla testa tremanti. Mesi e mesi di indagini su una mega operazione andati in fumo a causa di un hacker informatico, molto…molto, bravo.

-C’è modo per recuperare anche una parte delle indagini?- sperò Rick, sapendo che gli unici indizi riguardo gli assassini di sua moglie stavano scomparendo sotto i loro occhi. La sua testa iniziò a ragionare in automatico e con il suo nuovo, potente, telefono fotografò gli schermi dei computer con ancora le immagini di alcuni documenti. I suoi compagni lo seguirono, ma fu troppo tardi, perché ogni schermata diventò nero.

-MERDA!!- Rick sbatté violentemente la mano sul tavolino dietro di loro, facendo sobbalzare Hailey.

-Castle…- cercò di calmarlo Esposito, vedendo che da fuori stavano guardando tutti lo scrittore.

-Lo so…lo so…- uscì sbattendo la porta e raggiungendo la macchinetta del caffè.

Le sue mani tremavano per la rabbia, la delusione, il dolore, la nostalgia e la malinconia…tutti i sentimenti negativi che esistevano lo stavano attraversando. Le sue mani iniziarono a smanettare con la caffettiera costosa che aveva comprato anni addietro. Era talmente agitato che non riusciva ad incastrare il pezzo. Lui, il mago del caffè, non riusciva ad incastrare il pezzo della macchina con la cialda. La sua mano reagì d’impulso. Lanciò l’oggetto contro la macchina violentemente, causando un guasto a qualcosa. Iniziò a prenderla a pugni e poi le mani finirono sul bancone, lo tenevano stretto come se potesse scomparire.
Aria…iniziava ad essere caldo in quel distretto. Furono i suoi partner, che chiamandolo e dicendo qualcosa che non aveva capito, lo avevano riportato alla realtà e a capire dove si trovasse. Non riusciva a parlare, l’unica cosa che fece fu prendere la sua giacca dalla sedia vicino alla scrivania di Esposito( ex scrivania di Beckett) e alzare una mano per dire di non seguirlo…lasciando chiudere le porte dell’ascensore alle sue spalle. Senza guardare nessuno se ne era andato dall’edificio.


 
-Sono passate dieci ore…nonna, dobbiamo andare a cercarlo, cosa facciamo? Ho paura…nonna, che facciamo?- Alexis camminava avanti e indietro senza sosta. Aveva l’ansia da quando i bro l’avevano chiamata per raccontarle l’avvenuto e sapere se Richard stesse bene. Come faceva a saperlo? Era sparito da dieci ore…e non aveva neanche chiamato!!

-Vedrai che ora ritorna…sono solo le sei del pomeriggio…- Martha era preoccupata, ma cercò di nasconderlo, facendo quello che solitamente la calmava, bere un bicchiere di vino…o forse due…per calmare i nervi.

-Perché non ha chiamato?- era arrabbiata, la giovane della famiglia. Aveva tanta voglia di prendere suo padre a calci per la preoccupazione che le procurava da settimane.

-Forse gli si è scaricato il telefono, non so cara…- disse, notando l’apprensione della ragazza.

La porta del loft fece un piccolo scatto. Segno che il padrone di casa era tornato e le due rosse si fiondarono subito al suo cospetto.

-MA CHE FINE HAI FATTO? SONO ORE E ORE CHE TI CERCO…CHE TI CHIAMO!! PERCHE’ SEI SPARITO COSI’? LA SMETTI DI FARCI PREOCCUPARE IN QUESTO MODO???- Alexis era furibonda con il padre.

Richard la guardò semplicemente. Aveva lo sguardo distrutto. Gli occhi arrossati e il volto sbiancato. –Avevo da fare…ora vado in camera mia…non aspettatemi per cena…- disse loro.

-COSA…COSA?- Alexis si parò davanti a lui.

-Alexis…cosa vuoi? Lasciatemi in pace…lasciatemi vivere il mio lutto…fino ad ora non capivo cosa volesse dire, cosa provasse lei ogni giorno…e ora, avrei preferito non saperlo- la scostò –ora vado in camera mia…ho bisogno di stare da solo-

-Prima dicci almeno dove sei stato…- la ragazza addolcì il tono -…per favore, vogliamo sapere solo dove sei stato…- 

-Sono stato nel vecchio appartamento di Kate…e no…non sto bene…forse non starò bene per un po’- sparì dentro la camera.

Alexis e Martha si guardarono sconsolate e tristi nel vederlo così. Non era il solito Rick Castle. Era distrutto dal dolore.

Richard era steso sul suo letto, aveva indossato una tuta e teneva tra le mani una maglietta di Kate, aveva ancora il profumo della sua pelle. La porta che si schiudeva lentamente, lo destò da tristi pensieri. –Quando sono entrato in quell’appartamento, mi è sembrato di averla vicino a me…quella casa aveva la sua energia. Mi sono seduto su quel divano, mi sono steso sul suo letto, ho guardato nello specchio dal quale mi sorrideva ogni mattina mentre si vestiva- una lacrima scese sulla sua guancia –poi prima di uscire ho notato qualcosa…aveva inciso le sue iniziali, erano bellissime…sono rimasto ad accarezzarle e ammirarle per ore…poi ho trovato questa scatola…- prese la scatola che aveva vicino al suo letto –non l’ho ancora aperta-

Martha si sedette sul bordo del letto come quando aveva avuto un brutto sogno nella sua infanzia. –Aprila…se ti farà stare bene…aprila- lo invitò.
Richard sentì la mano di sua madre asciugargli il volto e osservarlo nell’aprire la scatola.

All’interno c’era un romanzo di Richard, il suo primo per l’esattezza. In a Hail of a Bullets. Non c’era altro. Lo aprì deluso nel vedere che era solo uno dei suoi stupidi libri, ma nel farlo cadde una lettera.

Per Richard Castle. C’era scritto nella busta che conteneva la lettera. Martha si alzò per lasciarlo solo, rimanendo comunque a vegliarlo da una fessura che aveva lasciato sulla porta.

 
9 Gennaio 2000
‘Caro signor Castle,

Ti scrivo sapendo già che la mia lettera finirà nel dimenticatoio. Scrivo perché in questo modo farò finta di sfogarmi con qualcuno che starà solo ad ascoltarmi e non a dirmi di essere forte. Nessuno comprende il dolore che ho dentro…ho perso la persona che amavo e nessuno la riporterà da me. Avevo così tante cose da condividere con lei, tante cose di cui parlare, discutere e ridere. Mi manca il suo tono ragionevole da avvocato serio, da voce della coscienza che dice ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. A volte mi sembra di sentire la sua risata, ma voltandomi non c’è e allora mi chiedo se sono diventata matta. Quando le persone che conosco si avvicinano con l’intento di aiutarmi, li allontano, non posso contagiarli, non posso passargli le mie cattive emozioni. Io provo rabbia, dolore, nausea, nostalgia…e tanti di quei sentimenti negativi che forse sono diventata una calamita per questi’


Kate era seduta sulla sua brandina all’accademia di polizia. Un libro di Richard Castle e le lacrime che scendevano copiose dal suo viso roseo.


‘Oggi…è passato un anno. Un anno da quella sera in cui il detective Raglan bussò alla porta per darci la notizia. Johanna Beckett era morta. Morta. Morta. Mia Madre, la mia bellissima, straordinaria, dolce e incredibile mamma era morta’


I singhiozzi silenziosi iniziarono a rompere il silenzio che l’avvolgeva e alcune lacrime finirono sul foglio che stava scrivendo accuratamente.


‘Sento ancora il dolore e la rabbia che continuano a tormentare la ma mia vita. Attorno a me si sta creando un muro. Un muro invalicabile, che solo in pochi riusciranno a scavalcare. Non voglio più soffrire in questo modo. Non voglio più sentirmi così. Ti starai chiedendo perché ti scrivo…visto che non voglio avvicinarmi a nessuno. Ti scrivo perché con i tuoi libri hai mantenuto aperto uno spiraglio di luce nel buglio che mi avvolge. Hai lasciato viva in me una parte della vecchia Kate. Hai creato, anche se involontariamente, una porta in questo muro e da quello che sento solo tu hai la chiave’


I suoi occhi lucidi si poggiarono sulla foto dello scrittore posta nel retro della copertina. Come se fosse lui in carne ed ossa.


‘Spero di non averti annoiato troppo con i miei problemi. Volevo solo dirti grazie per tutto…non smetterò mai di ringraziarti'

La penna solcava delicatamente il foglio su cui scriveva e marcò attentamente l’ultima parola, secondo lei la più importante e la più significativa di tutte.

‘sarà una cosa che farò SEMPRE’
KB’
 

Richard si stava asciugando le lacrime cha avevano iniziato a scendere silenziose sul suo volto. La sua Kate era straordinaria, non smetteva di stupirlo e questa lettera…lei lo ringraziava per qualcosa che neanche sapeva di aver fatto. La lettera era già macchiata da alcune precedenti lacrime di dolore e a quelle si aggiunsero quelle dello scrittore.


‘P.S.: Ho imparato ad essere forte. Per mio padre…ha bisogno di vedermi forte e io lo sono, per lui e per me stessa…mia madre non vorrebbe vedermi cadere a terra senza lottare e io non vorrei che qualcuno lo facesse per me quindi mi sono detta: TIRATI SU…C’E’ ANCORA MOLTO LAVORO DA FARE’


Quelle ultime righe entrarono nella mente dello scrittore come parole dette a lui. Aveva ragione e lui stava cadendo in un precipizio molto profondo, ma quella sembrava essere la mano che Kate gli stava porgendo anche se in maniera inaspettata. Rick baciò la lettera, nel punto in cui c’era la parola Always. Si alzò dal letto e raggiunse le due rosse della famiglia. Senza dire una parola le abbracciò entrambe in un solo gesto e sussurrò –mi dispiace…da oggi in poi, cercherò di essere più forte…-

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-Che succede qui?- Jackson Hunt entrò in una vecchia e sgangherata baita tra i boschi poco lontani dalla città.

-Sei tornato, era ora…hai gli antidolorifici? Mi fanno un male cane queste ferite- Kate si avvicinò all’uomo, trascinandosi lentamente e con qualche smorfia.

-Dovevi restare stesa…non sei morta, ma ti hanno comunque sparato e non è il caso di fare gli eroi- la rimproverò –fammi vedere…chissà, avrai fatto saltare i punti con la tua testardaggine-

-I miei punti stanno bene…ora dammi qualcosa per il dolore, così mi metto al lavoro-

-Tu non lavorerai affatto…non adesso, sei pallida e hai un po’ di febbre, ti preparo un brodo e poi ti riposi- la fece stendere sul letto per cambiare i bendaggi sul suo corpo. -Ho saputo che qualcuno ha fatto arrabbiare un certo scrittore…- Jackson guardò Kate fare un sorrisetto. –Speriamo non ti abbiano scoperta, non vorrei cambiare ancora nascondiglio-

-No, tranquillo…ho portato il portatile in un posto lontano e dopo aver fatto il mio dovere l’ho distrutto…eccetto questa, naturalmente- estrasse una chiavetta dalla tasca dei jeans.

-Sei ingamba…come sei riuscita in quella manovra?- chiese, mentre tamponava con del cotone le ferite della ragazza.

-Vikram aveva programmato un file…in caso ci fossimo imbattuti in alcuni nemici e ci servissero informazioni senza essere scoperti, mi sono ricordata che aveva parlato di distruzione totale del computer madre e di tutti i dati in caso di inserimento o invio…così l’ho sfruttato. Avevo fatto una copia di quel programma o virus…come ti pare, pensavo sarebbe stato utile- si tastò le ferite, che stavano iniziando a rimarginarsi lentamente.

-Scommetto che dopo questo tuo giochetto, hai in mente dell’altro…che non è rimanere a letto malata- la studiò attentamente.

-Oh…si...- annuì lei –Troverò il responsabile e terrò lontano il mirino dalla mia famiglia…questo è il piano, ma avrò bisogno di armi e un mezzo per muovermi per la città…pensi di potermi procurare queste cose?- si accertò, sapendo che poteva farlo perfettamente.

-Tu fammi una lista di quello che ti serve e domani vedrò di procurarti ogni cosa…ma ti avverto, stai attenta…questa gente non scherza-

-SEMPRE- sorrise, addormentandosi mentre fissava una foto di lei con Richard.


ECCOMI QUI CON IL NUOVO CAPITOLO. VI RINGRAZIO MOLTO PER AVER INIZIATO A SEGUITRE LA MIA STORIA E AD APPREZZARLA. RINGRAZIO LE PERSONE CHE HANNO LASCIATO LA LORO PRIMA RECENSIONE SULLA STORIA. SPERO POSSIATE APPREZZARE ANCHE QUESTO CAPITOLO. GRAZIE E A PRESTO.
CHIARA 
   
 
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