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Autore: The Custodian ofthe Doors    29/05/2016    1 recensioni
Come si definisce l'importanza di un eroe? Le sue sole imprese possono dirci quanto esso sia stato grande?
Dalle azioni di un uomo si delinea il suo successo ed il ricordo che il mondo terrà di lui, le folli gesta di chi è stato designato come eroe ed è destinato all'immortalità.
Loro non sono altro che mezzi eroi invece, nessuno li ricorderà mai, non saranno i protagonisti di leggende fantastiche e racconti mozzafiato, nessuna canzone verrà composta e cantata alla vivace fiamma di un falò nelle notti stellate, nessun bambino desidererà mai esser come loro, ripercorrere i passi di chi ha lottato, ha sofferto ed è morto come semplice soldato senza poi ricevere la corona d'alloro.
Perché loro erano lì, ma questo non conta.
Loro erano solo Mezzi Eroi e sempre tali sarebbero rimasti.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Half Heroes


11. Clovis- La sabbia bianca di Pitch Black.


Buio, nella sua testa l'unica cosa che regnava era uno spesso strato nero. Nero come la notte, come le tenebre, come l'ombra nella sua cabina o come quando infilava la testa sotto le coperte.
Cosa poteva fare lui in quel momento?
Un esplosione e la terra tremò, ricordandogli che i Romani stavano attaccando, che quei ragazzi così simili eppure tanto diversi da loro avevano deciso di bombardare il capo -casa sua- con proiettili di fuoco.
La guerra imperversava, i semidei correvano in ogni dove, finendo di montare trappole, aiutando amici feriti, rendendosi utili come Clovis non riusciva a fare in quel momento. Lui non era portato per il combattimento, non si era mai allenato, lui dormiva!
Si sarebbe volentieri ritirato nella sua cabina, infilato sotto le coperte e pregato suo padre di cadere al più presto in un sonno profondo, perché sperava ardentemente che tutto ciò che si agitava attorno a lui fosse solo un sogno, un orribile e terribilmente reale sogno, nulla di più. E per svegliarsi da un sogno hai solo tre possibilità:
O qualche buon anima si rende conto che stai avendo un incubo e ti sveglia;
O ti rendi conto che quello è un sogno e tutto si dissolve (cosa che ovviamente questa volta non funzionava);
O ti rimettevi a dormire ed il paradosso scompariva nella luce soffusa della tua camera.
Ma nulla, nulla di nulla questa volta l'avrebbe salvato, era la fine, la resa dei conti e lui non aveva armi abbastanza potenti per fare la sua parte.
Clovis non era mai stato incline al combattimento o alla violenza, lui preferiva rimuginare sugli eventi e trovare una soluzione che mettesse tutti d'accordo. Preferiva dare risposte a domande a cui neanche l'oracolo sapeva rispondere, o persino affrontare terribili battaglie, ma nel sicuro e a lui famigliare mondo dei sogni. Lì era più facile combattere, cercare, scoprire, viaggiare.
Viaggiava per i meandri di quella o l'altra dimensione, vedeva cose che gli altri nemmeno potevano immaginare, al limite dell'assurdo e dell'impossibile, insinuandosi nei sogni delle persone, nei loro ricordi, interferendo con i viaggi-ombra e con i poteri dell'aldilà.
“Sogna meno forte!” gli avevano gridato una volta, ma in quel momento sognare “forte” era l'unica cosa che poteva offrire ai suoi compagni, l'unica cosa che volesse davvero fare.
E la guerra proseguiva.
Non erano soffici spire di sabbia dorata quelle che costruivano lo scenario in cui era immerso, nessun uomo dalla scintillante veste impalpabile stava disegnando le immagini davanti ai suoi occhi. No, erano nere scie dense come inchiostro e labili come il fumo che riempivano di terrore Clovis, come il fumo che saliva dagli edifici in fiamme, come l'inchiostro rosso che sgorgava dalle ferite dei guerrieri.
Mostri senza coscienza e senza pietà dilaniavano corpi coraggiosi, anime impavide si fronteggiavano sul campo, mentre figli dello stesso padre incrociavano le lame e si promettevano morte.
Il tremore che scosse il suo corpo lo fece vacillare, le frecce degli arcieri piovevano come gocce malefiche, la terra si scuoteva dal suo sonno e reclamava potere, vendetta.
Clovis poteva sentire i sogni di ogni anima andare in frantumi come il vetro più delicato, quando i loro corpi cadevano a terra come frutta matura, privati del soffio della vita.
Dal ramo cadevano le gocce del Lete, ma lui non poteva dimenticare di essere inutile, perlacea e cupamente luminosa come le bacche di quel ramo, era sabbia bianca e soffocante quella che lo stava risucchiando verso il suolo, in un limbo di dolore, terrore e disgusto, per sé, per ciò che lo circondava.
Ma malgrado il colore, Pitch Black era l'unico proprietario del suo animo.


   
 
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