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Autore: Eloreden    30/05/2016    1 recensioni
Tal, un menestrello giramondo, arriva per la prima volta nella città maggiore del continente: Moreim. Una storia come tante che inizia come molti si aspettano, tuttavia già del primo momento qualcosa non torna e Lorens impegnato a giocare a carte se ne accorge facendo ricadere la su attenzione su Tal.
"Tal, De Rocerc…” sillabò Lorens mentre squadrava la figura del menestrello. “Non è un nome di queste parti, e nemmeno l’accento, da dove viene se posso chiedere?”.
“Lontano… molto lontano, vi basti sapere questo”

Un mondo avvolto dal mistero dove la magia è nascosta agli occhi degli uomini e solamente alcuni sono in grado di usarla. Una guerra nell'ombra senza vincitori ne vinti. Una partita a scacchi tra dei che mettono in gioco le loro più potenti pedine. Cosa succederà quando tutto esploderà nel tumulto? Chi parteciperà al conflitto?
Sarà una storia lunga, dove non ci sono eroi protagonisti, dove non esistono scelte giuste o sbagliate. Sarà quando si potranno vedere tutti i fili del burattinaio che si comprenderà a pieno il piano divino.
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco il "secondo" Capitolo dellla storia. Spero vi piaccia ma c'è ancora molto da raccontare, sicuramente il prossimo sarà più coinvolgente. Volevo ringraziare in generale chi ha commentato la storia precedente, per me i commenti costruttivi sono molto importanti sia per migliorare come scrivo che per aiutare voi che leggete. Vorrei aggiungere che pubblicherò la storia ogni lunedì con cadenza settimanale, probabilmente o la mattina o verso l'ora di pranzo.

Buona lettura e grazie a tutti.
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I due iniziarono a camminare lungo la banchina discorrendo del più e del meno. Il porto era avvolto dal caos marinai e garzoni che caricavano e scaricavano merci. La città di Moreim era molto grande situata al centro della nazione, uno dei porti principali sul fiume Hassin che attraversava quasi tutto il continente. Durante il suo tragitto ingurgitava molti affluenti e questo gli permetteva di essere uno dei fiumi più grandi e navigabili. La città si era sviluppata molto grazie a questo fiume e in pochi anni la popolazione era aumentata vertiginosamente facendola diventare il centro nevralgico del commercio del paese. Aveva una planimetria circolare: il porto era situato al centro della città che si era estesa tutta intorno, e da quest’ultimo, come un labirinto, innumerevoli vie si diramavano per tutta la città. Ma l’opera più grande mai realizzata era la “Croce di Dio”: soprannome dato allo snodo di strade più grande del paese. Due strade, infatti, tagliano a venti metri di altezza l’intera città incrociandosi sul porto, seguendo i punti cardinali, da nord a sud e da est ad ovest.
“Quanto tempo vi fermate qui in città?” Chiese dunque Lorens prima di congedarsi.
“Non so, dipende da quanto questa città ha da offrirmi”.
“Avete talento perché non vi fermate a teatro, potreste chiedere un’udienza, ho un’amica che lavora li e potrei combinarvi un provino se volete”
“Spiacente, il teatro non fa per me, ho avuto a che fare con gente come quella e preferisco non immischiarmici. Sapete, sono partito da casa solo con uno scopo: intrattenere la gente. Dare a loro un momento di fuga dalla realtà, senza voler chiedere in cambio nulla. Prendo solo quello che mi serve per non dormire sotto il cielo invernale e avere lo stomaco pieno”.
“Una nobile causa Tal De Rocerc, dove alloggerete questa notte”.
“Non so, avete un posto da consigliarmi a buon mercato?”.
La mano destra di Lorens arrivò pensosa ad accarezzarsi la corta barba ispida. “Ragazzo mio sei fortunato, vieni con me”.
Lo guidò attraverso molte vie della città fino a condurlo davanti ad una piccola locanda.
“Vieni, un posticino difficile da trovare ma tranquillo e accogliente, il proprietario è un mio vecchio amico”.
Si addentrarono per le vie della città. Il sole era ancora alto nel cielo e l’ora di pranzo era passata da poco. Le ombre proiettavano i profili dei palazzi intorno a loro, l’aria era frizzante e c’era una piacevole brezza primaverile ad accarezzare la pelle.  Camminarono per qualche minuto, continuando a discorrere dei viaggi che Tal aveva compiuto. Effettivamente aveva qualche storia da raccontare. Giunsero in fine alla piccola locanda, quasi fosse una bomboniera, era incastonata in mezzo a due palazzi più alti. La facciata aveva un’insegna di legno che recava lo stemma del locale: uno scorcio dello sguardo di un uomo con le iridi metà bianche e metà nere e nello sfondo c’era un disegno particolare che sembrava essere un turbine di vento. Tutto questo era incorniciato all’interno di uno stendardo dove in alto, c’era la scritta “Iarco Et Eonis”. Tal si soffermò qualche secondo sull’insegna “Un nome originale” pensò prima di varcare la soglia.
 
L’interno era fresco e accogliente, dalle finestre della facciata entrava molta luce e rendeva il tutto più vivo. Diversi tavoli e sedie erano disposti in maniera disordinata nella sala centrale. Davanti all’ingresso, dalla parte opposta del salone, due rampe di scale portavano ai piani superiori e probabilmente alle camere. L’ingresso era tenuto molto più pulito della locanda al molo, l’ambiente era più tranquillo seppur la stanza fosse quasi piena. Dietro il bancone un uomo con un panciotto nero e una camicia bianca era intento a pulire una pila di bicchieri: capelli castani pettinati all’indietro, un leggero accenno di barba, il tutto a decorare un volto pulito e asciutto come anche il suo fisico.
Che una risma di persone migliore frequentasse quel locale era evidente. “Amico mio!” affermò subito Lorens verso l’oste.
“Lorens!” salutò “Sei venuto presto” affermò l’altro uomo. Entrambi si diressero al bancone ma Lorens affrettò il passo per sporgersi e stringere prima la mano e poi l’avambraccio dell’uomo.
“Tal, Edmund” disse indicando prima il ragazzo e poi l’oste.
Quindi invertì le parti “Edmund, Tal”.
Ci fu una stretta di mano cordiale tra i due “È un piacere conoscere un amico di Lorens” affermò per primo Tal.
“Il piacere è mio, soprattutto se questo Tal si ferma come mio cliente” sorrise l’uomo.
“Siamo qui proprio per questo, Tal ha bisogno di un alloggio, puoi esserci d’aiuto?” Incalzò Lorens inserendosi nel discorso dei due.
“Controllo subito” Affermò Edmund mentre si spostava da un’altra parte del bancone. Infilò la mano in un cassetto estraendo un piccolo libro. Iniziò a sfogliarlo con molta calma mentre Lorens tamburellava le dita sull’asse di legno. La mano destra sfilò dal taschino del panciotto una penna.
“Quanti giorni pensi di fermarti Tal?”
“Non ho le idee molto chiare, è un problema?”
“Assolutamente, fa un One d’argento a notte, avete per pagare?”
“La prima notte la pago io” affermò Lorens lanciando una moneta d’argento all’amico intromettendosi nel discorso che stava avendo con Tal.
“Non esiste!” affermo il giovane menestrello “Sei già stato abbastanza cortese da offrirmi il pranzo non posso accettare nient’altro in più!” terminò con autorità
“Tranquillo Tal ho vinto questi soldi alla taverna da alcuni marinai ubriaconi, praticamente stanno offrendo loro” un mezzo sorrisetto si formò sul volto dell’uomo poi fece spallucce e si girò verso Edmund.
“Trattalo bene èh!? Ci conto! Io… ora… Ho alcuni giri da fare: ci vediamo questa sera Edmund”. Lorens con un cenno del capo si congedò da entrambi i presenti lasciando quindi la locanda.
 
Edmund si voltò verso la cucina, “Elor, vieni a darmi il cambio al bancone ho un cliente da accompagnare alle camere”.  Un ragazzo di una ventina d’anni usci dalla cucina, era poco più giovane di Tal che ne dimostrava all’incirca venticinque. Edmund invece sembrava avere sui trentotto anni, come all’incirca Lorens.
“Seguimi Tal, ti faccio vedere la tua stanza”. Affermò Edmund mentre sfilava con delicatezza una chiave dal mazzo che portava in vita. “Da questa parte” fece strada uscendo dal bancone e dirigendosi verso le scale. Il legno degli interni era tirato a lucido. Le scale scricchiolavano sotto i passi di Tal ed Edmund, due rampe li separavano dal piano superiore. Il corrimano era lucido e liscio al tocco, Tal aveva poche cose con sé: un piccolo fagotto con all’interno qualche abito di ricambio.
“In quella moneta d’argento è compreso anche un pasto al giorno, la locanda non chiude mai, sentiti libero di tornare all’ora che preferisci ma la chiave ogni qualvolta che uscite dovrete lasciarla a me o a mio figlio Elor che avete appena visto venir fuori dalla cucina”.  Tal annuiva ascoltando le regole del locale e della locanda. E alla fine si era reso conto che Edmund era una persona al quanto disponibile con i clienti. La locanda era un posto molto tranquillo e solitamente non succedeva mai nulla di burrascoso all’interno. Raggiunse la camera, l’uomo infilò la chiave sulla porta, con un movimento lento e un rumore metallico la porta si aprì. “È piccola lo so” ammise il locandiere “Tuttavia è fresca d’estate e calda l’inverno, li c’è una scrivani e davanti uno scrittoio nel caso ne avessi bisogno, un piccolo armadio per i tuoi abiti e il camino attualmente è spento, sentiti libero di accenderlo quando vuoi” Permise a Tal di entrare nella stanza scostandosi dalla porta. Tal la osservò con attenzione, era sicuramente una delle stanze migliori dove egli aveva mai dormito “Ma, signore, questa camera non vale un One d’argento”. Edmund sorrise “Lo so ma per gli amici di Lorens questo è il prezzo”.
Tal annuì con la testa in un cenno di ringraziamento, Edmund ricambiò il gesto e chiuse la porta. Rimasto solo nella stanza spalancò la finestra che dava sul retro del locale. Non filtrava molta luce poiché il sole in quel momento era dalla parte opposta del palazzo. Il vicolo sul quale si affacciava la camera non era molto largo. Tal si sedette sul letto, con felicità ne saggiò la morbidezza rimanendone quasi colpito, di rado aveva un così comodo posto dove dormire. Un’altra porta dalla parte sinistra della stanza dava su un piccolo bagno, dove una tinozza grande abbastanza per contenerlo era posta al centro della stanza. Tal sorrise, pensando di essere stato fortunata ad aver incontrato Lorens in quel locale, lanciò a terra accanto al letto il fagotto mentre sottobraccio non aveva mai mollato il suo sgabello. “Bene, è arrivato il momento di andare per strada”, incitandos apri la porta per poi richiuderla alle sue spalle.
   
 
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