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Autore: KiarettaScrittrice92    30/05/2016    4 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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Il gioco

«Ehilà bro! Com’è andato il servizio fotografico a Londra?» chiese il suo migliore amico, senza dargli neanche il tempo di sedersi.
«Il servizio…? Oh sì… Bene! Alla grande!» rispose mettendosi al suo posto.
Il giorno dopo che era stato ferito, aveva messo in giro la voce, che era andato a Londra per una settimana, per fare un servizio fotografico, in modo che non dovesse andare a scuola con il braccio ancora inutilizzabile. Inoltre aveva supplicato Nathalie di non dire nulla a suo padre dell’incidente, perché si sarebbe solamente arrabbiato e, visto che lui era davvero all’estero per lavoro, la cosa aveva funzionato. Ora Nathalie ed il Gorilla sapevano che quella sera era caduto su una bottiglia di vetro ferendosi la spalla, i suoi compagni credevano che fosse stato a Londra e suo padre non sapeva nulla dell’accaduto.
«E potremmo vederle queste foto?» chiese Alya dietro di lui, facendolo voltare.
«Ehm, no… Purtroppo la rivista per cui ho lavorato ha voluto tenersi tutti i diritti delle foto, che verranno pubblicate solo nella rivista londinese, non me ne hanno data neanche una copia.»
«Peccato… – protestò la ragazza facendo una smorfia di disappunto, poi i suoi occhi s’illuminarono, guardando oltre le sue spalle – Marinette, guarda chi è tornato da Londra?»
Si girò e si ritrovò davanti la brunetta che, ovviamente, come suo solito, era diventata paonazza, lanciando un’occhiata di rimprovero all’amica. 
«Buongiorno Marinette!» sorrise lui alla ragazza.
«Bengiorno… Cioè Buongiarno… Ehm Buongiorno…» balbettò nervosa.
Mentre, ancora rossa in volto, si sedeva proprio dietro lui, al ragazzo scappò un sorriso divertito, ma non ebbe il tempo di dire o fare altro, perché in quell’istante entrò la professoressa.

 

Le lezioni passarono in fretta, ma prima che gli studenti abbandonassero l’aula, la professoressa li fermò.
«Queste due settimane la nostra scuola collabora con l’accademia La Fémis nella realizzazione del progetto “Film in foto”. Il progetto verrà svolto in coppia, ed ogni coppia dovrà scegliere un film e rappresentarlo in un album fotografico di un minimo di quindici fotografie. Le coppie sono già state scelte, in modo che non nascano litigi, mentre il film lo dovrete riferire entro domani mattina.»
Tutti i ragazzi furono euforici di questa notizia: l’accademia La Fémis era la più famosa scuola di cinema che esisteva a Parigi e partecipare ad un loro progetto era una cosa di grande prestigio. La stessa Marinette era estasiata da quella notizia, mille idee le attraversarono la testa: avrebbe potuto creare dei costumi di un qualche film, oppure creare delle bambole, oppure…
Dovette bloccare i suoi pensieri, quando Alya le diede una gomitata. Si voltò verso di lei interrogativa, ma la risposta non venne dalla sua amica, bensì dal ragazzo che stava davanti a lei.
«Wow Marinette, siamo in gruppo assieme!» si voltò verso Adrien, diventando per l’ennesima volta paonazza.
Cosa? Era in coppia con Adrien?! Nel suo cervello sembrò esserci un’esplosione nucleare. All’improvviso le mille idee che aveva avuto poco prima erano sparite, o meglio erano erano state offuscate da un unico pensiero: lei e il ragazzo di cui era innamorata, ad organizzare un progetto del genere. Subito dopo che quel pensiero sfiorò la sua mente e la inondò iniziò, come al solito, a volare con la fantasia. Era la sua occasione, avrebbero scelto un film romantico, avrebbero fatto delle foto assieme, lui si sarebbe innamorato di lei, si sarebbero sposati ed avrebbero vissuto insieme per sempre.
In tutti questi pensieri la professoressa aveva finito di elencare tutte le coppie dei progetti ed i ragazzi stavano uscendo dall’aula. 
Marinette si riscosse solo quando una mano bianca come il latte e con le unghie ben curate smaltate di giallo, sbatté proprio sul suo banco. Conosceva già la persona a cui apparteneva quella mano, ma alzò comunque lo sguardo verso l’alto, incrociando gli occhi di ghiaccio della figlia del sindaco: era furiosa.
«Dupain-Cheng, com’è che tu ultimamente hai tutte le fortune di questo mondo?» le chiese.
«Non le ho scelte io le coppie, Chloé.» rispose la ragazza rimettendo i suoi quaderni dentro lo zaino.
«Non m’importa proprio nulla di chi ha scelto le coppie, non hai nessun diritto di lavorare con Adrien! Non sei alla sua altezza! Lui…»
«Chloé smettila!» non era stata lei a parlare, ma il giovane modello. 
Entrambe le ragazze si voltarono verso di lui, ma se Marinette rimase solamente stupita che il ragazzo la stesse difendendo per l’ennesima volta, la bionda tentò di ribattere.
«Ma io…»
«No Chloé, nessun “ma”, devi smetterla di trattare male Marinette. Non c’è nient’altro da aggiungere.» la bloccò di nuovo lui.
Dopo aver detto ciò afferrò il polso di Marinette, facendola arrossire di nuovo, e la trascinò via, fuori dalla classe. Uscirono dalla scuola in quel modo: con il suo polso ancora avvolto nelle sue dita. Sentiva il calore del suo tocco, un calore che inspiegabilmente era riflesso pure sulle sue guance. Adrien la stava toccando, anzi le stava quasi tenendo la mano e lo stava facendo da più di mezzo minuto. Appena usciti dall’edificio, le lasciò il polso.
«Non ascoltare quello che ti dice, mi fa piacere fare il lavoro con te, Marinette.» le disse con un sorriso.
«Anche a me fa piacere.» rispose lei, stupendosi di aver detto una frase di senso compiuto davanti ad Adrien. 
«Allora, che film scegliamo?» chiese lui continuando a sorriderle.
«Ah… ehm… Non lo so… Io… Potremmo…» iniziò a balbettare.
Le erano venute un milione di idee appena era stato annunciato il progetto ed ora vuoto totale, non solo non riusciva a spiccicare parola, ma ogni idea che le era venuta prima le sembrava inadatta.
«Beh tranquilla… Facciamo così, oggi buttiamo giù un po’ di idee e poi domani mattina arriviamo prima a scuola e decidiamo quale delle varie proposte fare, che ne dici? – a quella sua domanda rispose con un cenno imbarazzato – Ok, allora ci vediamo domani. Ciao!» la salutò.
«Sì, a domani.»

 

«Che intenzioni hai?» domandò il piccolo kwami nero buttando giù un’altro pezzo di camembert.
«Diciamo che voglio vedere quanto Marinette è innamorata di Adrien…» rispose con un sorriso divertito il ragazzo, finendo di scrivere la sua lista di film da proporre per il progetto.
«Non ti seguo…»
«Beh insomma, io ci ho messo un po’ a capire se preferivo Marinette o Ladybug… E anche se fortunatamente poi ho avuto la risposta alle mie domande, sono stato indeciso per parecchio tempo.»
«E allora?» chiese ancora Plagg prendendo un’altro pezzo di quel formaggio puzzolente.
«Dopo quello che è successo la settimana scorsa, sono arrivato alla conclusione che lei prova qualcosa anche per Chat, pure se lo nega, quindi se Chat fosse più insistente con il suo lato timido, ossia quello di Marinette, e non con quello più duro di Ladybug, magari cede.» il suo sorriso diventava sempre più esteso.
Nella sua testa stava pianificando già tutto: ormai il dolce e timido Adrien sembrava essersi messo da parte, lasciando completamente la furbizia e la malizia del giovane eroe parigino.
«E come le spiegherai il fatto che Chat è innamorato di Ladybug? Lei lo sa.»
«Esatto. Lei conosce bene Chat, sa benissimo che lui non si fa nessuno scrupolo a flirtare con altre ragazze pure se il suo cuore appartiene solo a Ladybug: non dimenticarti che ho già flirtato con lei con la maschera nera, durante il combattimento contro Illustrator.»
«Bah… Fa quel che vuoi… A me non importa…»
Il piccolo kwami stava per prendere l’ultimo pezzo di forma di camembert, quando fu risucchiato dal richiamo del ragazzo e dal suo anello.

 

Marinette era seduta alla scrivania, con la penna in mano ed un foglio davanti. Aveva scritto solo due titoli Indiana Jones e 007, ma nessuno dei due la convinceva più di tanto o meglio, li aveva scelti solamente con il pensiero di vedere Adrien con addosso i vestiti del famoso archeologo e della spia londinese.
Stava mordicchiando il tappino della penna con fare nervoso, mentre Tikki sgranocchiava un biscotto sulla sua spalla, quando un rumore a lei conosciuto le arrivò alle orecchie.
Si voltò e vide Chat Noir grattare alla sua finestra, come aveva fatto parecchi giorni prima. Tikki si nascose subito in un cassetto socchiuso e la ragazza si diresse verso la finestra per aprire al giovane.
Appena la finestra gli fu aperta, fece un balzo dentro la stanza.
«Di nuovo qui Chat?» chiese lei cercando di mantenere un tono irritato, notando che non aveva più il braccio appeso al collo: ciò voleva dire che la spalla era guarita.
«Avevo voglia di vedere la mia dolce principessa. – disse facendole l’occhiolino, poi si allontanò da lei per avvicinarsi alla scrivania – Che stavi facendo?» chiese, per poi leggere a voce alta il foglio che la ragazza stava cercando di riempire con delle idee decenti.
«Non sono affari tuoi! Sono cose di scuola.» protestò lei, strappandoglielo di mano e mettendolo in un angolo.
«Oh andiamo… Magari posso darti una mano…» le rispose lui, facendola sospirare, ma sì, in fondo che male ci poteva essere a farsi aiutare nell’idea di un bel film.
«Si tratta di un progetto a coppie, dobbiamo creare un album fotografico di un film specifico.» spiegò brevemente.
«Ah… Tipo un book, come quello che fanno i fotografi… Tipo quelli che fa il tuo fidanzato…» disse Chat Noir in tono tranquillo come fosse soprappensiero.
«Adrien non è il mio fidanzato!» protestò Marinette diventando rossa, mentre lo vide sorridere malizioso.
«Oh andiamo principessa.... Non sai proprio mentire, se non è il tuo fidanzato comunque ti piace e a giudicare dalla tua faccia si direbbe che è anche il tuo compagno di progetto.» concluse ghignando.
Ecco lo sapeva, non doveva dirglielo, ora quel gattaccio avrebbe iniziato a prenderla il giro per tutto il tempo. Forse non avrebbe dovuto farlo entrare, magari a quest’ora le sarebbero venute altre idee.
«Sai, sono un po’ invidioso…» continuò lui, come se non si fosse accorto della sua irritazione.
«Invidioso?» si voltò stupita, ed improvvisamente arrossì nel vederlo così vicino a lei.
«Beh, il giovane Agreste avrà l’occasione di starti vicino in questo progetto…» la sua voce era un sussurro lieve sulla sua pelle, che le diede  i brividi.
Sentì le ginocchia tremare e con un veloce gesto del braccio lo spintonò lontano da lei.
«Ma tu non stai con Ladybug?» chiese, cercando di essere il più maliziosa possibile, imitando lo sguardo dell’eroe che si trovava davanti, lui però alzò le spalle con fare innocente.
«A dirla tutta no… A quanto pare lei non ricambia i miei sentimenti…» rispose, tornando a guardarsi attorno, come se fosse un’argomento poco interessante per i suoi gusti.
«Ma davvero?» chiese lei incrociando le braccia.
«Esatto… Mi ha dato un bel due di picché… Quindi perché pensare a lei?»
Il finto disinteresse che manifestava, la divertiva troppo: sapeva benissimo che in quel momento stava mentendo, quasi spontaneamente le si formò un sorriso compiaciuto sul viso.

 

Un sorriso che non sfuggì al giovane eroe che, con un balzo felino, le fu di fronte e l’afferrò per la vita, facendo poi un’altro salto fino al letto e facendoglielo sparire immediatamente. In un attimo il viso della ragazza si era trasformato in una maschera di terrore, non un terrore di pericolo, più di paura del non sapere cosa stesse succedendo. Quell’espressione non fece altro che aumentare i suoi istinti felini, quegli istinti che Chat Noir fremeva dal mostrare al mondo intero, ma soprattutto alla ragazza che aveva davanti.
La bloccò sul materasso, mettendosi cavalcioni su di lei, per poi avvicinare la bocca al suo orecchio destro e sussurrarle due parole con tutta la sensualità che potevano avere quelle due parole.
«Mouline Rouge…»
«Cosa?!» la sua voce era stato un sospiro, come se il solo sussurrarle nell’orecchio l’avesse fatta gemere. 
Si alzò di nuovo, facendo leva sulle mani poggiate sulle coperte rosa del letto, per vedere di nuovo il suo volto: quello sguardo impaurito non era sparito, anzi forse si era intensificato, come se ora non solo non sapesse le sue intenzioni, ma non riuscisse nemmeno a comprendere le emozioni che la stavano confondendo.
La spalla destra iniziava a dolergli per lo sforzo di reggere il peso del suo busto, così decise di sollevare il braccio e usarlo per un’altro scopo. 
«Immagina… - continuò con quella voce suadente - te e Adrien… Nei panni di Satine e Christian…»
Il suo guanto artigliato si avvicinò ai suoi capelli, sciogliendole uno dei codini e lasciando che i capelli corvini si spandessero confusi sul cuscino. Lei gemette di nuovo, come se volesse parlare ma non trovasse le parole.
«Voi due… Insieme… A rappresentare la passione del film più romantico di tutti i tempi… Non sai quanto vorrei essere al suo posto durante quelle fotografie…»
«Chat…» disse in un soffiò.
Non resisteva più, lo si vedeva dal suo sguardo confuso, dalle sue labbra tremanti che si trattenevano dal pretendere di essere baciate, lo si percepiva dalle sue gambe che si muovevano leggermente, come a cercare di trattenere la sensazione ormonale che lui le stava suscitando.
All’improvviso decise che era abbastanza: l’aveva cotta al punto giusto ed ora doveva solo aspettare che le sue avance facessero il loro effetto.
Si issò all’improvviso e con molta nonchalance scese dal letto.
«Purtroppo non sono lui, giusto? – domandò, usando di nuovo il suo tono normale di voce, malizioso, ma allo stesso tempo ironico, mentre la ragazza, ancora un po’ spaesata, si mise seduta sul letto – Comunque pensaci alla mia idea, sono sicuro che al tuo Adrien non dispiacerebbe, sempre meglio che vestirsi da Bond. Insomma, credo che nei suoi servizi indossi roba del genere in continuazione.» concluse.
«Ok...» rispose a mezza voce Marinette, si vedeva che era ancora stranita da quello che era appena accaduto.
«Beh, puurincipessa, ti lascio al tuo progetto. – disse prendendole la mano e baciandogliela lievemente – Au revoir!»
Dopodiché scappò via dalla finestra e, aiutato dal suo bastone, saltò da un tetto all’altro per tornare a casa sua, mentre nel suo cuore il giovane Adrien Agreste si faceva di nuovo strada, chiedendosi se avesse fatto la cosa giusta o se fosse stato troppo scorretto nei confronti del suo unico amore.

  
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