Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Leti23    30/05/2016    0 recensioni
"Per ogni persona c'è sempre qualcuno destinato a rendere migliore la propria vita, o peggiore, dipende dai casi. In altri, un po' più rari ma meno di quanto si pensi, ciò che la migliora l'ha portata prima a peggiorare. Justin sapeva di pericolo, di corse contro il vento, di parole mai dette ed abbracci mai dati. Ricordava l'inverno, gli alberi secchi ed il freddo, dietro ai quali però c'era dell'affascinante, una sensazione che ti portava a volerne sempre di più. Lui mi aveva portata alle stelle per poi lasciarmi cadere."
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Selena Gomez, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4 Justin se ne era andato da poco ed io ero tornata nel mezzo del nulla ovvero casa mia. A differenza di quanto mi fossi aspettata – ovvero urla e sfuriate isteriche – Ashley era seduta sul divano, le gambe coperte da una tuta grigia accavallate ed una tazza di the in mano, intenta a guardare una demenziale serie televisiva che non sembrava fare molto ridere. «Hai già mangiato?» chiese appoggiando delicatamente la tazza avvolta in un tovagliolo sul tavolino in vetro. «A dire il vero no, un amico mi ha accompagnato a casa.» lei annuì tornando a concentrarsi sulla coppia che rideva «C'è ancora della pasta, falla pure scaldare, ma lasciane un po' per Jason; dovrebbe tornare a momenti.» la ascoltai infilandomi in cucina, lanciai lo zaino su una delle sedie attorno al tavolo, noncurante di sistemarlo bene. Aprii alcuni scaffali tirando fuori due piatti e due bicchieri, feci scaldare il pranzo aspettando che anche mio fratello entrasse in cucina. Quando lo fece mi si avvicinò lasciandomi un bacio sulla guancia, come suo solito salutare, e prese l'acqua. Era raro che mangiassimo tutti insieme, in genere mancava sempre qualcuno, o per gli orari o per una semplice uscita, ma comunque quando succedeva riusciva a ricordarmi che eravamo ancora una famiglia, nonostante tutto. Ed era triste che non riuscissimo a passare un giorno senza litigare. «Sei uscita prima oggi, con Bieber... devi dirmi qualcosa sorellina?» chiese malizioso portandosi il bicchiere alle labbra. Arrossii violentemente, non ero solita a farlo, ma il fatto che Jason sapesse cosa accadeva nella mia vita senza che io glielo dicessi non era un buon segno, stava a significare che avevamo attirato l'attenzione su di noi. Eravamo conosciuti a scuola, facevamo parte del gruppo degli 'intoccabili' ma non capitava mai di essere al centro dei gossip scolastici, fatta eccezione per quando Vanessa aveva preso ad uscire con un uomo di dieci anni più grande conosciuto a Monte-Carlo. «Come fai a saperlo?» lui sorrise vittorioso, consapevole di aver fatto centro. «Le voci girano, e vi ho visti insieme sta mattina. Allora il piccolo Bieber fa battere il cuore alla mia scimmietta?» mi sbattei la mano sulla fronte desiderando di poter affogare nella pasta e non risalire più. «Santo cielo Jas, pensavo avessi smesso di chiamarmi scimmietta, è imbarazzante. E lo è anche il fatto che mi spii a scuola. E comunque no, non ho una cotta per Justin, trovo solo che sia un tipo interessante. Mi incuriosisce, ed è uno di compagnia.» affermai pulendomi dai residui di sugo, sperando che quella conversazione finisse al più presto. «Quindi avete iniziato a chiamarvi per nome, deve essere una cosa seria. Tu e questo Justin avete già fatto sesso?» mi alzai strisciando la sedia e lasciando le stoviglie nel lavandino, le mie guance avevano assunto il colore della tovaglia, rosso fuoco. «Ma dove siamo finiti.» mormorai più a me stessa che altro, ma Jason la sentì comunque e si alzò anche lui venendomi dietro. «Lo devo prendere come un sì?» richiese sempre con quel sorriso beffardo, entrando con me in camera. «No, è un grosso, gigantesco, stratosferico no. » rise e si buttò sul letto facendolo cigolare. La mia camera era relativamente ordinata, almeno fino a che non si aprivano gli armadi. Jason portò le braccia dietro alla testa, guardandomi divertito. «Mi vieni ad abbracciare?» chiese con la faccia da cucciolo, la stessa che da piccolo usava per convincermi a giocare con lui oppure a guardare uno dei suoi cartoni animati preferiti. Certe cose non sarebbero mai cambiate. Scossi la testa e mi buttai su di lui stringendo le braccia attorno alla sua vita muscolosa. «Sai, è strano pensare a quanto tu sia cresciuta. Per me resterai sempre la bimba senza due dentini, con i capelli lunghi legati in due codini e i pigiamoni che veniva a chiedermi di dormire insieme perché aveva paura dei temporali..-» ricordò. Avevo una strana fobia dei temporali, con il tempo si era affievolita, ma era ancora presente. «- mentre adesso sei una piccola bellissima donna. Inizi ad avere le tue prime storie, presto andrai via ed io non sono pronto a lasciarti andare. Sei la mia bimba.» lo guardai commossa, avevamo entrambi le lacrime agli occhi, e per quanto fosse vero non sarei mai stata pronta a lasciarmi lui ed Ashley alle spalle, nonostante tutte le litigate e le discussioni, loro erano le uniche certezze della mia vita. «Sarò sempre la tua bimba, come tu sarei sempre il mio fratellone, quello con i capelli ribelli e i pantaloni dei supereroi. Certe cose non cambieranno mai.» lo abbracciai più forte nascondendo il viso nell'incavo del suo collo, ripensando a tutte quelle volte in cui lui era stato la mia roccia, che fosse per una sbucciatura o una delusione, lui era lì a sostenermi. «Grazie, per tutto Jas.» mi lasciò un bacio tra i capelli, venendo però interrotti da Ashley. Ci guardava con un piccolo sorriso e gli occhi lucidi. Parecchie volte mi era parso che il rapporto tra me e Jason la facesse stare male, poiché con lei andavamo avanti a litigate e basta, e spesso mi ero sentita in colpa per non essermi mai aperta, o comunque per non averle mai dato la possibilità di entrare nella mia vita. Ma ogni volta che riprendevamo a urlarci contro mi passava ogni minimo rimorso, dopotutto perchè io dovevo provarci se lei non faceva il minimo sforzo per trattenersi. «Più tardi passa Kevin, dovremmo darvi una notizia, potreste solo scendere ed essere cordiali?» chiese in un sospiro puntando i suoi occhi scuri su entrambi. Kevin era il fidanzato di mia sorella, anche lui un intelligentone, laureato con il massimo e medico affermato. Non avevamo mai avuto delle vere e proprie conversazioni, in genere non andavano oltre ai 'ciao', qualche 'come stai' ed un 'come sei cresciuta' se non mi vedeva da tanto. Non mi sembrava una cattiva persona, molto seria e posata, decisamente non il mio tipo, ma ci teneva a mia sorella, e poi lei era felice con lui, quindi andava bene. Dopo un nostro «Certo.» scese di sotto, lasciandoci di nuovo da soli. «Comunque Selena, io questo Justin lo voglio conoscere.» fece un occhiolino e sparì anche lui, permettendomi finalmente di affondare la faccia tra i cuscini. Kevin non tardò ad arrivare, e con lui la sua puntualità al secondo. Scesi svogliatamente le scale infilandomi le ciabattone. Intravidi Ashley buttargli le braccia al collo, lui le cinse le vita lasciandoli un casto bacio sulle labbra. A vederli così, insieme, mi chiesi come sarebbe stato avere qualcuno al mio fianco. Non erano domande che mi ponevo spesso, per quanto potessi guardare i ragazzi non mi ero mai impuntata a volere una relazione, ma in certi momenti mi sarebbe piaciuto avere qualcuno da abbracciare quando volendo, con la consapevolezza che qualunque cosa potesse accadere lui sarebbe stato lì a rialzarmi. «Ciao Selena.» salutò lui intravedendomi. Indossava una camicia blu ed una cravatta,la giacca elegante nera tenuta su un braccio, probabilmente era appena tornato da lavoro. Gli feci un piccolo cenno e venni raggiunta subito da Jason che lo squadrò con un sopracciglio inarcato. Lo aveva visto solo un paio di volte, non si erano mai scambiati due parole, quindi per loro era come un primo incontro e dalla prima impressione non sembrava piacergli molto. «Andiamo a tavola.» ci sedemmo tutti, io e mio fratello da un lato, Kevin ed Ashley dall'altro. La tensione in quella stanza era palpabile, quella tavola illuminata dalla luce soffusa di una lampadina che pendeva dal soffitto sembrava un campo minato pieno di bombe, alle quali sarebbe bastato un piccolo movimento per farle esplodere. «Bene, Kevin... cosa fai nella vita?» domandò bevendo un sorso d'acqua dal bicchiere. «Sono un medico, chirurgo per la precisione.» rispose fiero stringendo le spalle di mia sorella con il braccio. Jason fece un piccolo sorriso, per nulla vero, tirando leggermente la sedia indietro. « Bene. Molto bene. Hai mai avuto problemi con la giustizia? Sai, droga, alcool, atti vandalici..» «No, sono pulito.» mormorò Jason sbottonandosi i primi bottoni della camicia. Mio fratello, ormai visibilmente infastidito trovò un ultima domanda, pesino insensata. «Sei pro o contro la donazione di organi? Io e Selena potremmo averne bisogno.» «Adesso basta!» urlò Ashley alzandosi dalla sedia. «Possiamo solo mangiare in pace?» chiese risedendosi, i capelli leggermente più spettinati di prima. Jason sbuffò irritato iniziando a giocare con la forchetta, decisamente non gli piaceva. Le seguenti due ore passarono nell'imbarazzo più totale, ognuno per conto suo, perso nei propri pensieri, almeno fino a quando mia sorella attirò l'attenzione di tutti con un semplice «Tra qualche mese mi sposo.» che lasciò tutti abiliti. Bè, tutti tranne Kevin che sorrise. Ci mostrò orgogliosa l'anello, luccicante e parecchio grosso, segno che anche il conto in banca del suo futuro marito fosse altrettanto. Si poteva tranquillamente vedere il luccichio negli occhi di entrambi ogni volta che si guardavano, l'amore tra di loro era palpabile. «Sono felice per te Ash.» mi sporsi per abbracciarla e lei rimase sorpresa ricambiando timidamente il mio gesto. Era tanto che non accadeva, le affettuosità tra di noi erano più che rare. Il telefono mi vibrò in tasca mentre mi sedevo di nuovo al mio posto, lo sfilai di nascosto cercando di non farmi vedere, a mia sorella dava fastidio che si usasse a tavola, ed una sfuriata era l'ultima cosa che volevo. "È stata una bellissima giornata, ti ringrazio. Uscire con te rientra tra le prime dieci cose preferite, dovremmo uscire ancora, magari potrei dirti le altre nove. Anche se una puoi ben immaginarla..." Ridacchiai silenziosamente a quanto quel ragazzo fosse cretino, ma in fondo meglio uno così che uno troppo perfettino. Poco dopo si illuminò di nuovo, sempre per quel numero sconosciuto che presto avrei salvato. "Comunque sono Justin, o Bieber, come preferisci." «Posso andare in camera? Non mi sento molto bene.» mentii attirando lo sguardo preoccupato di tutti che mi diedero il permesso. Appena arrivata in camera mi buttai sul mio letto, così comodo. Ero stesa a pancia in giù, il mento affondato sul cuscino e un sorriso enorme sulle labbra. "te l'ho gia detto, non era un appuntamento." Risi tendendolo sulle spine, non volevo cadere subito ai suoi piedi, nonostante fossi più che consapevole delle sensazioni che mi trametteva. "Non ho mai detto che lo fosse, ma comunque, seriamente vorrei rivederti." Rispose quasi subito, pure nei messaggi aveva quel suo qualcosa di beffardo, che sembrava perennemente malizioso e provocante. Decisi di aspettare un po' così scesi di sotto decisa a prendere un bicchiere d'acqua. Non era passato molto da quando me ne ero andata, forse una mezz'oretta, ma comunque avevano già sparecchiato tutto e addirittura la luce era spenta, tutte in realtà lo erano. Tranne quella del corridoio vicino all'entrata. Sentivo dei mormorii provenire dal fondo, riconobbi la voce di Ashley e Kevin, non sembrava molto felice, e la mia curiosità era troppa per non avvicinarmi e sbirciare un po', dopotutto non se ne sarebbe mai accorta. Mi nascosi dietro il muro cercando di non farmi vedere. Lei era con la mano sulla maniglia, lui stava per uscire, indossava già la giacca. «Davvero Ashy, vorrei che venissi a vivere con me a Boston. Ti piacerebbe là, è esattamente il tipo di città che piace a te, e poi potresti provare ad entrare in una di quelle agenzie che sognavi da tanto.» la vidi passarsi nervosamente la mano tra i capelli, sembrava sconsolata. In realtà non capivo perché non accettasse l'offerta, si stavano per sposare e lei aveva sempre sognato Boston. «Come potrei Kev? La mia vita è qui... e poi non posso lasciare Selena da sola. Si metterebbe nei guai, potrebbe finire in carcere. È una ragazza problematica per certi versi, è ribelle, non sa contenersi ed è indisciplinata. So che mi odia, ma un po' la riesco a frenare, se me ne andassi, se venissi con te, questo freno non ci sarebbe più ed allora le conseguenze sarebbero assolutamente più gravi, magari irreparabili, puoi capirmi?» lui abbassò lo sguardo sospirando, sembrava star perdendo la sua compostezza. «Sinceramente? No. Penso siano delle scuse, non è un bambina sa badare a sé stessa. Se non vuoi venire con me basta dirlo.» «Kevin vorrei, lo vorrei davvero, e mi dispiace che tu la pensi in questo modo, ma non ho altra scelta, mi dispiace.» mormorò con le lacrime agli occhi. Lui annuì amaro, lo sguardo di chi vuole solo andare via.. ed era colpa mia. «Dispiace anche a me. Chiamami quando ti sarai schiarita le idee. Non voglio sposarti se dipenderai sempre da tua sorella,» uscii andandosene, lasciando Ashley a terra, contro la porta, in lacrime, sempre a causa mia. Mi sentivo dannatamente tanto in colpa, sentivo una pressione gigantesca al petto, e quasi veniva da piangere anche a me. Alla fine, io ero la causa di tutto, ma non era colpa mia, non lo facevo apposta, era come nel mio DNA, io ero così e non potevo cambiare, per quanto ferisse le persone a me accanto. Tornai silenziosamente nella mia stanza chiudendomi la porta alle spalle, sentendomi uno schifo. Presi di nuovo in mano il telefono, avevo bisogno di distrarmi. Lo schermo era l'unica luce nella camera, il resto era immerso nel buio, il mio respiro l'unico rumore. "che ne dici di dirmi quelle altre otto cose?"
   
 
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