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Autore: Greatad    31/05/2016    0 recensioni
Veronica, giovane curiosa con una passione per il sovrannaturale, si trova tra le mani un antico artefatto... Si imbarcherà in un'avventura tra le rovine di Uruk che la metterà a dura prova, tra padri incompetenti, affascinanti sconosciuti e mostri che il mondo pensava di aver dimenticato!
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Veronica salì sull’aereo. Non avrebbe dovuto attendere ore in attesa a cincischiare tra i negozietti carissimi dell’aeroporto. Si sedette e si guardò attorno. Ovviamente era in economica –era stato un miracolo trovare dei biglietti per l’economica con così poco preavviso. Siano benedetti i last-minute!
Si guardò attorno. Il sedile accanto era ancora vuoto e se lo fosse rimasto fino all’atterraggio non le sarebbe dispiaciuto. Per passare il tempo si era portata appresso alcune lettere dalla madre. Le piaceva rileggere delle sue avventure, spesso molto romanzate.
Estrasse da una busta una lettera e cominciò a leggere.

“Carissima dolcissima Nica, ciao! Questa settimana sono stata nella jungla! Hai letto quel classico di Salgari? Sono stata proprio là! Ma non ho visto molte tigri… In compenso ho incontrato un bellissimo tigrotto, se capisci quello che voglio dire!”
Veronica sorrise. Sua madre era stata sempre svenevole con gli indigeni, le piaceva un sacco fare amicizia con la gente del posto! E molti la corteggiavano a distanza regalandole tanti oggetti carini, capitava spesso partisse all’avventura quando le recapitavano qualche interessante reperto…
“Ma questo tigrotto sulle prime era molto misterioso e losco… Lo ho conosciuto ad una taverna. Era lì che cercava qualcuno che potesse riaccompagnarlo a casa! Mi sono messa a ridere, sei già così ubriaco di prima mattina gli ho chiesto? E lui mi ha risposto dicendo che il suo problema non era l’alcool, ma l’esilio…
“Esilio? Da dove sei stato esiliato?” Sembrava interessante la cosa, magari era un qualche principe di lontani regni, invece pareva semplicemente un pazzo. Diceva di essere stato esiliato da Álfheimr! La patria degli elfi! Che poi, la mitologia scandinava lungo il Gange? Ma stiamo scherzando? Certo, si sarebbe spiegato perché fosse così perso!
“Quindi saresti un elfo? E ci credo che ti sei perso, qui siamo lungo il Gange, e mi tiri fuori la mitologia scandinava!” Dovevo prenderlo in giro, non potevo resistere. “Se sei un elfo, posso toccare le tue orecchie?” Mi ha guardata malissimo. Mi aspettavo che mi prendesse a calci dando completamente di matto! Invece ha sospirato, si è tolto il turbante (non mi ero stupita prima perché eravamo in India, eh!).
Aveva dei capelli lisci lunghissimi, praticamente bianchi, e davvero le orecchie a punta!”
Ricordò la prima volta che aveva letto di questa storia. Non ci aveva creduto, era assurdo. Però considerando tutto quello che le era successo in prima persona negli ultimi anni…
“Mi ha raccontato che è un elfo reietto, stanco della vita noiosa e stupida degli elfi si è dato alla macchia per qualche secolo tra gli umani. Ma da qualche settimana gli è giunta voce che sua figlia ha partorito, e voleva vedere il nascituro… L’unico modo perché gli esiliati possano tornare a casa è attraversare un portale difeso da un golem runico!”
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Sentì fastidio agli occhi. La lettera si era bagnata, a causa delle lacrime involontarie di Veronica. Le mancava un sacco la madre, i suoi discorsi fuori dal mondo, come la coccolava quando tornava a casa… E singhiozzando si addormentò, stringendo forte forte al petto quel vecchio pezzo di carta.
Veronica entrò nell’ufficio informazioni. Con il poco arabo che conosceva, chiese come fare per arrivare ad Uruk. Le portarono una salvietta. Al ché si rese conto che forse non lo conosceva per niente l’arabo. Provò con l’inglese, ed ebbe più successo.
“Le rovine di Uruk? Provi al mercato, forse potrebbe trovare una guida disposta ad accompagnarla. Con questa crisi ci si adatta a fare di tutto…”
“Non ci sono autobus, treni?”
“No, da qualche settimana i mezzi pubblici sono stati cancellati per degli atti di guerriglia.”
“Capisco! Mi può dare l’indirizzo per una concessionaria?”

Presa a noleggio una jeep si diresse al vicino mercato. Le indicazioni che le aveva lasciato il tipo al punto informazioni si erano rivelate esatte, non fosse stato che aveva voluto fare di testa sua per evitare una coda e allungato così la strada lungo una “scorciatoia” suggerita da Google Maps.
Parcheggiò la jeep e si inoltrò nella piazza del mercato. Era parecchio vivace, nonostante la situazione politica del paese. Giravano in mezzo alle casalinghe indaffarate gruppi di soldati armati, che fermavano persone a caso per perquisizioni.
Stava dando parecchio nell’occhio com’era vestita, di turisti non se ne dovevano vedere molti da quelle parti… Così si fermo al primo banco di vestiario disponibile dove una simpatica vecchietta le rifilò un bellissimo mantello tarlato in cambio dei suoi occhiali da sole. Veronica si stupì che ancora fosse accettato il baratto! Stupore che durò poco quando i figli della vecchina la bloccarono e le fecero capire che gli occhiali erano un regalo rispettoso verso l’anziana, e che il mantello avrebbe dovuto pagarlo. Riluttante mise mano al marsupio per pagare, ma non c’era nessun marsupio. Con la coda dell’occhio vide un ragazzino correre in mezzo alla strada tutto trafelato-pumf che inciampone-con stretto tra le braccia quello che pareva il suo marsupio giallo con i coniglietti.
L’artefatto!
Si divincolò dai due omaccioni pestando diversi piedi – dovette prenderne almeno tre con tutta la folla che c’era per beccare quelli giusti – e si mise a rincorrere il piccoletto. Il mantello se lo tenne perché le pareva uno scambio più che equo per i suoi cari occhiali da sole!
Non dovette correre molto. Il bambino era stato bloccato da un giovane alto, che pareva lo stesse rimproverando.
Si fermò davanti a loro tenendosi i fianchi per riprendere fiato.

“Scusa, quel marsupio è mio!”
Si girarono verso di lei. Il bambino in lacrime probabilmente aveva appena convinto il tipo alto che no, quel marsupio lo aveva trovato per terra e per Vishnù e Buddha lui non lo aveva appena rubato a quella signorina senza fiato con lo sguardo cattivissimo.
Il tipo si voltò e un paio di occhi nocciola si fissarono sui suoi. Improvvisamente non fu poi così cattivissimo lo sguardo di Veronica.
“Ciao, io sono Veronica!” esclamò. Avvicinò le mani alle sue e con un tocco lieve si fece ridare il marsupio.
“Ho bisogno di una guida per arrivare alle rovine di Uruk. Mi faresti compagnia?”

  
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