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Autore: Cest97    31/05/2016    0 recensioni
In molte storie i protagonisti se ne stanno zitti, di certo non parlano se non vengono interpellati. sfortunatamente, il mio protagonista non è d'accordo con me sulle mie scelte stilistiche; e non si astiene dal farmelo notare. Doveva essere una storia di avventura, mi chiedo dove andremo a finire
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Antony muoviti che abbiamo da fare.
“Eh? Cosa?”
Ho detto muoviti, che voglio concludere questo ciclo del racconto.
“… e tu chi cazzo sei?”
… Antony stai scherzando? Sono il tuo Autore.
“Sei ancora vivo? Credevo ti fosse successo qualcosa di orribile, pensavo fossi caduto dalle scale e fossi finito in coma”
Antony.
“Ti abbiamo dato per morto”
Antony basta.
“Cioè, c’è una lapide nel mio giardino, una LAPIDE! C’è stato un funerale, e un rinfresco, Regolas ha cantato le canzoni della sua terra, ho fatto sparare i colpi di fucile dall’esercito della città”
Ho capito il concetto.
“No non credo. Senti, onestamente non so come dirtelo ma… ho chiuso”
Scusa ma cosa vorrebbe dire che hai chiuso?
“Beh, nel tempo in cui te ne sei andato ho messo su famiglia, ho un figlio… ho provato a scappare e a mollarlo qui, ma è veloce e non riesco a seminarlo. Immaginatelo, lì, che mi corre dietro chiamandomi papà. Cosa dovrei fare scusa? Non ho neanche idea di come lo abbia messo al mondo, perché la scena  NON L’HAI MAI DESCRITTA. Ti piacerebbe se ti dicessero ‘ehi, sei andato a letto con la ragazza più figa della prigione…”
Prigione?
“Beh, mi hai lasciato che mi avevano catturato, per tua fortuna qui le prigioni sono piccole città sotterranee. Non è male, è un insieme di grotte, piante fosforescenti, muschi multicolore. Ci sono delle meravigliose sorgenti termali e le case sembrano uscite da una di quelle favole di elfi e gnomi (l’hai capita? No? fa niente).
Mi piacerebbe godermi tutto questo ma HO UN DANNATO FIGLIO CHE MI STA APPRESSO”
OK, ok, sistemiamo tutto.
Prima di tutto dov’è Regolas?
“Ha instaurato un piccolo regime dittatoriale da qualche parte nelle grotte più in profondità, lo chiamano l’Alchimista d’Acciaio”
Oh Gesù.
“Che faccio, vado a prenderlo?”
Si, per favore.
 
Regolas muoviti che abbiamo da fare.
“…e tu chi cazzo…”
No, Regolas, non ripetermi le gag.
“Ok, scusa. Allora come stai? Hai passato bene gli ultimi mesi?”
Non c’è male.
“Sei andato avanti col tuo romanzo? Sai, quello che scrivi da anni, hai presente? Quello di cui parli sempre? Eh? Il romanzo che scrivevi per…”
Mi stai facendo una battuta dei Griffin? Sul serio? È bastato così poco a trasformarvi in due idioti?
“Veramente credo che l’idiota qui sia Regolas, io sono più una di quelle persone intelligenti a cui piace infastidire il prossimo”
I due giovani vennero istantaneamente accerchiati.
“Eh ridaje col passato”
Si beh ho cambiato idea, ora il passato mi piace, è estremamente fluido, facile da usare, e rappresenta a pieno la decadenza di una società moderna che … ok hai ragione, torniamo al presente.
Nella semioscurità della grotta, tra i bagliori provocati dalle increspature dell’acqua stagnante e i piccoli raggi luminosi sprigionati dalle piante grasse tutte attorno a loro, in un rapido susseguirsi di movimenti inattesi i due ragazzi si ritrovano legati e schiacciati al suolo.
 Mentre i loro denti raschiano i licheni dalla pietra e tra i presenti partono le scommesse su chi debba approfittare di loro per primo ecco che, dal fondo della caverna, un tetro e macabro ticchettio si sprigiona.
I passi pesanti di un uomo monumentale anticipano l’arrivo del vero re della prigione.
Alto circa due metri, un completo rosso sangue appoggiato alle spalle a mo’ di mantello, un cappello da capitano addobbato dalle piume di uccelli oramai estinti a coprirgli un volto sfigurato, un orologio da taschino nella mano destra e una spada nella sinistra.
“Allora, ragazzi, ancora qui a giocare a fare gli avventurieri? È arrivata l’ora di sparire non credete?”
“E tu chi sei?” chiede Antony con uno sguardo truce.
“Sono Taroth, il re dei Morti”
“…”
“…”
“Come scusa?”
“Ho detto che sono…”
“Sei il re dei morti? Sai fare tipo i trucchi di magia?”
“Io vorrei vederlo un trucco di magia”
“Anche io Regolas. Ehi Taroth sai mica evocare un cadavere che balla il tip tap?  Sarebbe uno spettacolo degno di nota”
Mentre tra i presenti comincia a spargersi  interesse per l’idea proposta dal prigioniero nella mente di Taroth balena la consapevolezza che la presenza dei due giovani potrebbe mettere a rischio il suo regno. Finora un’idea simile non era venuta in mente a nessuno, e non era mai stato contestato il suo titolo fittizio di re dei Morti.
Mai ha dovuto ammettere che da giovane facesse il becchino e che l’impresa di famiglia si chiamasse “Dai re dei morti”, chiusa per fallimento causato dal cattivo gusto dell’insegna.
“… sono un po’ stanco, magari più tardi”
“No dai, più tardi mi sarà passata la voglia, c’è un momento per guardare un cadavere che danza e uno per  fare tutt’altro”
Con uno scatto Taroth saetta verso Antony, afferrandolo per i capelli lo solleva dal suolo e gli punta la propria lama alla gola.
“Cosa dovrei farne di te? Dammi una mano a scegliere, ogni volta che uccido qualcuno sento come di averlo già fatto altre mille volte, manco un po’ di fantasia. Allora, come vuoi morire?”
“Eh se…” la voce di Regolas rompe il silenzio appena creatosi “…tanto per cambiare… ci lasciassi andare?”
Uno sguardo illuminato compare sul volto del Re dei Morti.
 
Antony e Regolas si incamminano verso i boschi, un ultimo saluto a coloro che li hanno lasciati andare e che da lontano mandano loro i migliori auguri possibili.
“Sono dei bravi ragazzi alla fine, sono solo un po’ confusi”
Ora che ci siamo tolti di torno quella seccatura pensavo di mettere in pratica quello che ho imparato nell’ultimo anno.
“Credevo avessi passato il tempo a girarti i pollici”

Volevo darvi un minimo di caratterizzazione psicologica.
“E in cosa consisterebbe?”
Beh pensavo in un evento traumatico che vi segnerà per il resto della vita determinando in voi un cambiamento …
“Tipo uccidere la famiglia di un povero pastorello e poi portarlo con me in un viaggio che lo vedrà soffrire e poi morire atrocemente riempiendomi di sensi di colpa?”
… beh è un’idea niente male.
“Potrebbe essere quel pastorello lì?”
Quello che sta venendo verso di te col carro dei buoi?
“Si.
La famiglia da uccidere potrebbe essere quella dietro di lui?”
Io parlavo in via teorica …
“Regolas, pistola”
“Tieni”
Aspetta non vorrai mica …
“Oh mio Dio cosa hai fatto?”
“Mi sono caratterizzato psicologicamente. Sembro diverso?”
Dovresti uscirne scosso.
“Sono scosso”
A me non sembra.
“Ma si, guardami bene, sto tremando”
“Non stai tremando!”
“Forse ho solo un po’ di freddo”
Comunque non funziona così.
“Vai a dirlo a quel povero orfanello …
Ah, al diavolo, ora mi tocca uccidere anche lui. Ehi tu, smettila di piangere e vieni qui che devo spararti in testa … perché scappa?”
Siete decisamente due idioti.
Improvvisamente la terra comincia a tremare, il cielo si incupisce e delle nubi rosse come il sangue coprono l’intera isola.
Un fulmine colpisce il suolo davanti a loro aprendo una tremenda voragine da cui spirano come vapore pressurizzato mille e mille anime di non morti che li circondano e sommergono come acqua, per poi dissolversi nel nulla.
In un completo nero, elegante, con un bastone da passeggio ben stretto nella mano e due scarpe tirate a lucido, ecco che salendo una scala di pietra appena formatasi fa il suo ingresso un nobile scheletro di alto borgo.
“Buon giorno a voi”
“… ma cosa …”
Lo scheletro comincia improvvisamente a ballare il tip tap, con un passo rapido e attento e un’abilità che nessun essere vivente dotato di carne e del peso della vita riuscirebbe a raggiungere allenandosi fino a morire.
“Devo ricredermi, la voglia non mi è passata affatto”
In due giovani se ne restano così ad ammirare il cupo spettacolo che gli viene proposto da qualche divinità col senso dell’umorismo.
Puntualizzo: quella divinità non sono io.
   
 
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