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Autore: jomarch    13/04/2009    6 recensioni
Seguito de 'La mia famiglia e la Coppa Quattromalandrini': cinque anni sono passati dal diploma di Harry. Quante cose sono cambiate? Come se la cavano Harry e Ron, alle prese con il loro lavoro da Auror? Ed Hermione e Ginny? Dan sarà rimasto lo stesso scavezzacollo e la piccola Beth è timida come sempre? E James, Sirius, Remus, Lily, Hellen e Tonks? Tra gioie e piccoli dolori, discussioni e prese di posizione, ciascuno troverà se stesso e la sua strada.
Genere: Romantico, Commedia, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Ginny Weasley, I Malandrini, Il trio protagonista, Lily Evans
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hellen non aveva ascoltato suo marito e, come sempre, aveva fatto di testa sua.

Il mattino dopo, ignorando completamente Sirius chiuso nel suo studio a rimuginare su chissà che, si Smaterializzò a casa Lupin.

Prima di decidersi a bussare attese qualche minuto, mentre le tornavano in mente le parole di Sirius:

se davvero Dan non avesse voluto vederla? Se l'avesse mandata via?

No, impossibile era sua madre. Lei conosceva Dan, sapeva cosa era meglio per lui. Lo sapeva e basta.

Entra, Hellen.” le disse Tonks, spalancando la porta per far entrare l'amica.

Zia Lel!” Teddy le corse incontro, nella speranza che ci fosse qualche sorpresa per lui.

Non aveva capito esattamente per quale motivo Dan, il suo amato compagno di giochi, si fosse trasferito a casa sua, però ne era contento: in poche ore avevano giocato a Quidditch e Ted era orgoglioso di aver segnato per ben tre volte contro Dan, avevano riempito la sua stanza di tante bolle colorate create con SuperGomma di Drooble, avevano allungato le loro lingue di qualche metro con una delle nuove Merendine Marinare dei Tiri Vispi Weasley, un nuovo prototipo regalato da Fred e George proprio a Teddy perchè lo collaudasse.

Insomma, per quanto riguardava Ted, la permanenza di Daniel a casa sua avrebbe potuto proseguire ancora per molto tempo.

Il fatto che fosse arrivata sua madre e che le facce dei suoi genitori fossero un po' scure, l'aveva leggermente impensierito: temeva che volessero portargli via Dan, ma perchè se era appena arrivato?

Teddy, nella sua breve ma intensa esistenza, ricordava che Dan si era fermato da loro molto più a lungo di una notte, quindi, non vedeva proprio il motivo per cui zia Hellen e zio Sirius dovessero riportarlo a casa.

Ehi, Ted, come stai? Mi spiace, ma oggi non c'è niente per te.” gli sorrise Hellen, abbassandosi sulle ginocchia per poter parlare meglio con Ted.

Fa niente, zia. Io e Dan abbiamo giocato tantissimissimo! E domani- Ted abbassò la voce e appoggiò la bocca contro l'orecchio di Hellen: Dan gli aveva detto che era meglio non farlo sapere a mamma e papà. Ma zia Lel non era mamma e non era papà. Quindi glielo poteva dire. E poi zia Lel, come zio James, sapeva mantenere i segreti.- Dan ha promesso che mi porta a fare un giro lunghissimissimo sulla sua moto. Però non lo dire a mamma e papà, eh!” confessò, orgoglioso, il bambino, cambiando tre volte il colore dei capelli per l'emozione e facendo diventare il suo abituale turchese un verde brillante e poi un rosso fuoco.

Non dirò niente, promesso.” garantì Hellen, sperando, tuttavia, in cuor suoi, che Dan il giorno dopo fosse a casa.

Perchè non vai di sopra un attimo, Teddy? Potresti iniziare ad avvisare Dan che c'è qui la sua mamma.” propose Tonks.

Ted ubbidì e corse su per le scale rischiando la pelle almeno cinque o sei volte.

Come sta?” chiese Hellen.

Tonks esitò un attimo prima di rispondere. Hellen era sempre stata una donna allegra, solare, un po' sbadata, ma perennemente col sorriso. Invece, quella mattina, il volto dell'amica appariva sbattuto, sciatto e solcato da profonde occhiaie.

Si riprenderà. Ieri sera ha parlato a lungo con Remus, forse, Remus riesce là dove noi falliamo, lo sai come è fatto. Sai che sarebbe in grado di farti confessare il tuo peggior segreto.- sorrise amaramente- Ascoltami Hellen, solo una cosa: non do ragione a Dan, ha sbagliato, ha decisamente sbagliato. Però mi ricordo cosa vuole dire avere la sua età e sentirsi intrappolati, quando si anela la libertà. Cerchiamo solo di fargli imboccare la sua strada e il resto verrà da sé. Non facciamolo rinchiudere in se stesso a causa dei nostri rimproveri.”

Non è me che devi dirlo, Dora- commentò Hellen- ma a suo padre. Quando Dan era a casa non ha fatto altro che urlargli contro, provocando Dan a rispondere. E adesso, adesso crede che sia necessario solo lasciarlo in pace perchè prima o poi ne uscirà.”Hellen scosse la testa, frettolosa e colma di disappunto.

Tonks non rispose: suo cugino non aveva tutti i torti, certo, però non poteva nemmeno pretendere che Dan ne uscisse da solo. Aveva diciotto anni, solo diciotto anni e necessitava di qualcuno che lo tirasse fuori.

Vieni, è di sopra.”

Tonks guidò Hellen nella stanza degli ospiti dove avevano sistemato Dan.

Tonks bussò e si sentì gridare dall'altra parte.

E' aperto!”

Entrarono e Tonks, recuperato in fretta Teddy che si stava rotolando sul letto con Dan, lasciò soli madre e figlio.

Hellen sostava sulla soglia, indecisa sul da farsi, cercando di incontrare gli occhi sofferenti di suoi figlio, seduto sul letto, con la sua inseparabile chitarra a pochi metri da lui, unico oggetto posato con attenzione contro al muro e non accatastato a caso o gettato sul pavimento come il resto dei pochi averi che Dan aveva portato con sé.

Dan distolse in fretta lo sguardo: non sopportava il contatto con le iridi chiare, sincere ed indagatrici.

Daniel...” sussurrò appena Hellen, facendosi leggermente più vicina.

Va' via.” ringhiò Dan, abbassando la testa e fissando il quadrato di copriletto che risultava visibile dalle sue gambe incrociate.

Dan...” riprovò sua madre, avvicinandosi sempre di più.

Mamma, ti prego! Vai via!” Dan alzò la testa, lasciandosi finalmente guardare.

Hellen incontrò finalmente gli occhi scuri di Dan. Erano sofferenti, sconvolti, impauriti, come quelli di un bambino dopo un brutto sogno.

Daniel, non siamo arrabbiati con te, torna a casa. Ti prego.”

Mamma, non voglio... non devo, non ora! Lasciatemi in pace, datemi tempo!” gridò Dan, alzandosi dal letto.

Sì, Dan, avrai tutto il tempo, ma ora torna a casa! Sono... siamo preoccupati per te!” si affrettò a dire Hellen.

Vai via, ti prego. Va' via.” ripetè, Dan, rabbioso.

Dan...”

Vai via, ti ho chiesto! Non voglio parlare con te. Non adesso. Va' via!” urlò, di nuovo.

Hellen gettò un ultimo sguardo sul figlio, voltandosi in fretta e lasciando richiudere la porta alle sue spalle.



ORCHARD HOUSE

Sirius vagava nervoso per casa, incapace di stare fermo. Proseguiva quella strana passeggiata da tutta la mattina, nella speranza, forse, che il passaggio da una stanza all'altra, da un piano all'altro potesse impedirgli di pensare.

Daniel era scappato, così come aveva fatto lui, più di vent'anni prima.

Certo, forse le motivazioni erano diverse. Tanto per cominciare, Sirius era ben lieto di non considerarsi pari a suo padre, però, di fondo, se lui se n'era andato, se era scappato a casa di James era perchè era sicuro di poter trovare lì il calore e l'approvazione di cui aveva bisogno.

Cose che a casa sua mancavano, che per lui avevano smesso di esserci a partire dal suo primo giorno ad Hogwarts.

Sino ad allora Sirius si era sempre considerato un buon padre, magari sui generis, magari a volte un po' sopra le righe, ma, comunque, un buon padre. Aveva cercato di essere presente ma non invadente, di essere un sostegno, ma di non decidere al posto di Daniel, lasciandolo libero di fare le sue esperienze.

Aveva imposto poche ma semplici regole: più che sufficienti a crescere uno spirito ribelle e poco incline alle imposizioni.

Eppure non era bastato. Non era stato sufficiente a tenerlo a casa, non era stato sufficiente a fargli capire quanto fosse importante.

Ma allora aveva forse ragione Hellen, a volerlo riportare a casa ad ogni costo?

No.

Sirius ne era sempre più convinto: prima di riportarlo a casa c'era ancora un piccolo passo che Dan doveva fare da solo.

C'era qualcosa che doveva raggiungere da solo, qualcosa che l'avrebbe fatto rialzare da solo.

L'ospitalità di Remus gli avrebbe fatto bene, ma non perchè Remus fosse speciale, semplicemente perchè l'avrebbe lasciato in pace.

L'avrebbe lasciato riflettere senza mettergli pressioni.

James gli aveva detto senza troppe storie di considerarlo un pazzo.

Avevano anche quasi litigato.

Ma James non capiva, James non poteva capire.

Certo, se Harry avesse fatto una cosa simile o se anche ci avesse anche solo pensato, James ci avrebbe messo pochissimo a partire alla sua ricerca. Se lo sarebbe riportato a casa e si sarebbe tenuto i malumori.

Ma non era di Harry che si stava parlando e non era nemmeno di James.

Era di Daniel.

E Daniel ce l'avrebbe fatta da solo perchè il primo passo, quello necessario, quello decisivo, avrebbe dovuto farlo lui. Lui e basta.

Soltanto in seguito avrebbero potuto intervenire lui ed Hellen, riaccogliendolo in casa, facendogli capire che, qualunque scelta avesse fatto, sarebbe stata quella giusta.

Appallottolò una pergamena che aveva avuto la malaugurata sorte di finirgli sottomano e sentì dei passi nell'ingresso.

Hellen?” chiamò, cauto, alzandosi dalla poltrona ed uscendo dallo studio.

Che fosse tornata? Che con lei ci fosse anche... Dan?

Per un istante Sirius desiderò, sperò con tutte le sue forze che la vista lo stesse ingannando.

Che seduta sui gradini delle scale non ci fosse solo Hellen, ma che accanto a lei sostasse un ragazzo alto, che scuoteva impenitente la zazzera nera, ridendo di gusto per il nuovo rimprovero che aveva subito.

Invece, con il volto affondato nelle ginocchia, c'era solo Hellen. C'erano solo i suoi capelli biondi a coprirle il viso, che di certo non stava trattenendo una smorfia irritata per l'irriverente commento di suo figlio.

Sirius si fece più vicino, senza fare eccessivo rumore e si sedette vicino alla moglie.

Le mise un braccio attorno alle spalle, mentre lei, si aggrappava forte al suo petto, bagnandogli la camicia di lacrime.

Ha detto che non mi vuole vedere, Sirius. Ha detto che non ci vuole vedere. Ha detto che non vuole parlare con noi. Che non ha bisogno di noi.” singhiozzò.

Sirius continuava ad accarezzarle la testa, una passata dopo l'altra, un gesto meccanico e ritmato.

Era sconvolto, Sirius. Ma non mi vuole vedere, non mi vuole parlare. Che madre sono, Sirius? Che madre sono se mio figlio mi allontana così? Sono una pessima madre!”

No, Hellen, non sei una pessima madre!” tentò di consolarla.

Sirius, se non lo fossi, se fossi un'ottima madre, se sapessi gestire mio figlio, se lo conoscessi, Dan non sarebbe scappato. Non se ne sarebbe andato! Non mi avrebbe sbattuto la porta in faccia!” replicò lei, urlandogli in faccia, con le gote bagnate.

E se io non mi fossi arrabbiato, Dan sarebbe ancora qui.” commentò Sirius.

Hellen lo guardò, sgranando gli occhi.

Hellen, ascolta, Dan, prima o poi, sarebbe scappato comunque! Credo che avesse già dentro di sé qualcosa da sistemare, qualcosa da sistemare con se stesso, prima che con noi. La sceneggiata della settimana scorsa è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Mi segui? Dan aveva già in testa qualcosa di simile, senza forse rendersene conto.”

Ma se io fossi stata una buona madre, allora non se ne sarebbe andato! Se io l'avessi aiutato prima, lui non avrebbe sentito il bisogno di fuggire!” proseguì Hellen, sempre più sconvolta.

Ascoltami bene: tu sei la miglior madre che conosca, Hellen, tu sei un'ottima madre. Sei allegra, sai essere severa quando io mi metterei a ridergli in faccia anche se sarebbe sbagliato, sai come prenderlo, sai misurare dolcezza e severità. Quando io mi inalbero, quando lui inizia a gridare, tu ti metti in mezzo e ci fai ragionare. Prima che se ne andasse l'hai difeso. E Dan lo sa. Dan se ne ricorda. Dan sa quanto tu gli voglia bene, mi hai capito? Lo sa e basta. E se ti ha mandato via è perchè ha solo paura di deluderti.”

Sirius parlava senza sapere esattamente dove trovasse le parole. Era come se si fosse reso conto in quell'istante di avere ragione.

Dan stava bene, ne era sicuro ormai.

Dan stava bene e ne stava uscendo.

Lo sapeva.

Mancava poco.

Sirius, io non lo so se Dan sa quanto teniamo a lui. Io non so più che cosa devo fare. Non voglio lasciarlo lì da solo. Tornerò ogni giorno se è necessario.”disse convinta Hellen

Sirius scosse la testa.

No, devi lasciarlo da solo. Quando sarà il momento, potremo intervenire. Dammi retta. Dan starà bene e sa quanto teniamo a lui. Lascia che ne esca da solo.” ribadì Sirius.

Fu il turno di Hellen scuotere la testa: dentro di lei sapeva che suo marito aveva ragione, ma non riusciva a capire come potesse prendere la cosa con così tanta tranquillità.

Non riusciva a capacitarsi di come Sirius riuscisse a stare lontano da Daniel.

Immaginava che fosse straziante anche per lui quella separazione, ma se così era, perchè solo così avrebbe reagito il Sirius che lei conosceva, come poteva dirle di stare tranquilla? Come poteva essere così sicuro che Dan si sarebbe rialzato?

Avrebbe voluto chiedergli di prometterle che sarebbe andato da Dan, che avrebbe provato lui a portarlo a casa, ma sapeva che sarebbe stato inutile.

Scosse di nuovo la testa e poi si rialzò, salendo lentamente le scale.



GODRIC'S HOLLOW


Lily e James ci avevano pensato a lungo.

Avevano discusso a lungo se fosse opportuno o meno andare da Daniel e, alla fine, la conclusione a cui erano giunti poteva essere una sola.

Andare da Dan per fargli capire, se non altro, che loro c'erano e che, per qualunque necessità, avrebbe potuto appoggiarsi a loro.

Ci sei James, possiamo andare?” domandò Lily.

James era ancora seduto sul divano, alzò appena la testa, prima di sospirare.

Non so, Lily, io... io credo ancora che dovremmo portarci Sirius.” disse infine, senza troppa fatica.

La moglie posò la borsa ed andò a sedersi al suo fianco.

Gli prese le mani tra le sue, le strinse forte e gli disse:

Purtroppo non possiamo intrometterci, James.”

Lo so, lo so benissimo. Però non riesco a capire come possa Sirius essere così sicuro che gli faccia bene, che Dan tornerà più forte di prima. Ho sempre sostenuto anch'io che i nostri figli dovrebbero imparare a cavarsela un po' di più da soli, ma non li abbandonerei mai. Fossi in lui sarei andato a prendermelo e me lo sarei chiuso in casa, a costo di ascoltare strilli e grida per i prossimi dieci anni.” ribadì James, esternando nuovamente il pensiero che l'aveva fatto discutere con Sirius.

Non so cosa porti Sirius ad agire così. Non sono d'accordo e lo sai. Però penso che dovremmo rispettare la sua scelta, James. E' pur sempre di suo figlio che stiamo parlando.” commentò Lily, che davvero non aveva più parole. Ne avevano parlato fin troppo.

James la guardò negli occhi e si alzò in piedi.

Andiamo: se Sirius ha intenzione di marcire nella collera mista a senso di colpa senza fare niente, ci andremo noi da suo figlio.”

Si Smateriallizzarono a casa di Remus e Tonks. Dopo una breve chiacchierata con loro, salirono in camera di Dan.

Lily bussò e, non sentendo risposta, James aprì la porta.

Trovarono Daniel accovacciato sul letto, con la chitarra a fargli compagnia.

Smise di suonare immediatamente e Lily e James ebbero il tatto necessario di restare in piedi sulla soglia.

Zia, zio... venite.” disse Dan, alzandosi.

Cosa stavi suonando?” domandò Lily.

Dan sapeva che stavano solo cercando di fare conversazione e non era nemmeno così stupido da non sapere per quale motivo fossero lì, tuttavia, qualcosa nello sguardo di Lily e James gli suggerì che erano davvero interessati.

Oh...- iniziò, passandosi una mano tra i capelli- è una canzone che ho iniziato a scrivere da un po', ma non so ancora come finirla.”

Riuscirono a parlare per un po', toccando diversi argomenti, sino a quando James non si decise ad arrivare dove si era proposto.

Che intendi fare ora Dan?” chiese senza troppi giri di parole.

Daniel sapeva che avrebbe dovuto rispondere, sapeva che non poteva evitarlo.

Sapeva di dovere delle risposte a zio James, a zia Lily che lo guardava materna ed apprensiva, a zio Remus e a Tonks che lo stavano ospitando.

Ne doveva anche ai suoi genitori, ma non era quello il momento di parlarne.

Rispose quello che aveva risposto a Remus.

Sinceramente? Non lo so. Non lo so, non ne ho idea, zio.”

Ma ci sarà pur qualcosa che ti interessa, no? Qualcosa che vorresti fare.” lo incalzò Lily.

Dan si girò verso la finestra e per rispondere fissò il cielo.

In realtà sì... ma non lo so. Non ne sono sicuro. Non so se mi porterà da qualche parte.”

Se cominciassi col provare?” ribadì Lily.

No, non è questo il momento.- Dan si riportò sul letto e sbruffò- E'... complicato, troppo.”

I tuoi genitori sono preoccupati per te.” gli fece notare James.

Lo so e mi dispiace di aver mandato via la mamma... ma non me la sento di parlarle. Non ora. Li ho delusi e adesso devo riconquistarmi la loro fiducia. E lo devo fare da solo.” pronunciò le ultime parole con una sorta di impeto orgoglioso che portò James a sorridere.

Sai, quando eri piccolo, dopo aver combinato qualche danno, correvi da noi.” gli ricordò.

Anche Dan sorrise.

Me lo ricordo. Stare da voi era più semplice.” confessò, con le guance appena un po' arrossate.

E non è ora di fare un piccolo passo in avanti?” ammiccò James, incominciando ad alzarsi.

Dan improvvisò un sorriso contrito e si fece abbracciare da Lily.

Cerca di uscirne Dan, ok?” gli sussurrò nell'orecchio.

Dan annuì e prima di lasciarla andare ebbe una piccola richiesta da porle.

Chiedi scusa alla mamma. Dille.. dille che quando sarà ora tornerò io.”

Passò poi da James.

Di' a papà che lo ringrazio per avermi lasciato in pace, ok?”




LONDRA, ST. JAMES' PARK

Thomas ed Elisabeth camminavano per il sentiero di acciottolato del parco, costeggiando il laghetto ed ignorando i passanti che si muovevano in direzione opposta.

Era stata un'idea di Thomas, quella di portarla fuori. Beth aveva bisogno di parlare. E di parlare con qualcuno che non fosse Anne che, per quanto buona e d'aiuto potesse essere, aveva la sua visione delle cose che, di certo, non sarebbe andata a favore di Dan. Nemmeno un po'. Inoltre, i continui battibecchi tra lei e Lucas non aiutavano di certo.

Senza contare che Thomas aveva potuto fregiarsi per anni del titolo di confidente di Beth e non intendeva rinunciarci proprio in quel momento. Erano sempre andati d'accordo, loro due: forse con gli anni si erano lievemente allontanati, ma era normale.

Non erano più bambini e, come lui in certi momenti sentiva che nessuno se non un ragazzo (e quindi qualcuno con un modo di ragionare simile al suo) potesse capirlo, Thomas era più che sicuro che ci fossero momenti in cui l'unica che potesse capire Beth era proprio Anne.

Sicuramente Beth era rimasta fin troppo colpita da quanto era successo.

Quindi, sei sicuro che stia bene, non è vero Thomas?” chiese, nuovamente, Beth attorcigliandosi una ciocca di capelli rossi sull'indice.

Thomas non si infastidì della domanda: nonostante gli fosse stata rivolta più e più volte e in vari modi.

Sì, Beth. Sta bene. Davvero, fidati.” rispose.

I miei genitori oggi pomeriggio sarebbero andati da lui. Io non me la sono sentita, Thomas. Non credo che vorrebbe vedermi. Non credo nemmeno di essere pronta io a vedere lui.” confessò Beth, fissando le anatre tuffarsi nelle acque del laghetto.

Quando sarà il momento giusto, lo saprete voi. Tornerà tutto come prima Beth, vedrai.” la rassicurò con un sorriso.

Pensi davvero che tornerà tutto come prima, Thomas?” chiese Beth, scettica, spostando un po' di terra con il piede.

Thomas si voltò verso l'amica, abbassando la testa. Era più alto di lei di una quindicina di centimetri buoni e, sfortunatamente per lui che si sentiva già troppo alto così, ogni anno guadagnava un paio di centimetri.

Credo di no, Elisabeth. Niente può tornare com'era. Si può solo andare avanti.” constatò, in un soffio.

Ma non è detto che sia un male.” aggiunse poi, in fretta.

Già.”concordò Beth, mesta e pensierosa.

Ehi, non fare quella faccia. Su col morale, Beth. Ci sono ancora un sacco di cose che possiamo fare. E non è detto che siano negative... è...semplicemente vita, non credi?” provò a dire Thomas, sorridendo.

Ne era convinto. Il cambiamento faceva parte della vita. Ma non era sempre negativo.

Per quanto lo riguardava, lui era un esperto di cambiamenti: nato Babbano che si scopre mago, nato Babbano che finisce a Serpeverde. Nato Babbano orgoglioso di essere un mago. Nato Babbano con degli amici Purosangue, per quel che valeva.

Nato Babbano che cambiava le regole del gioco.

Nato Babbano che aveva trovato il suo posto.

Forse... anche se a volte vorrei tanto che tutto restasse com'è. Noi, la scuola... ho un po' paura del futuro, del cambiamento in generale.” commentò Beth.

Io non ho paura di andare avanti. Sarebbe sciocco averne troppa, certo, nella vita a volte occorre cautela, ma non devi frenarti per paura. Perderesti un sacco di cose.” le fece notare Thomas, ottimista per natura.

La vita l'aveva reso così, le sue esperienze e l'ingresso nel Mondo Magico gli avevano permesso di guardare al domani con tanto ottimismo.

Forse... anche se credo che la paura mi freni da sempre. Almeno, da quando ho memoria di aver compreso quanto sono importanti le persone attorno a me.” rispose Beth.

Non è che avesse proprio paura del futuro, semplicemente era consapevole che, bene o male, in quel preciso momento della sua vita, almeno prima che Dan scappasse, tutto stava funzionando, tutto andava tutto sommato bene. Del futuro non aveva alcuna certezza e la spaventava l'idea che quelli che considerava i suoi punti di riferimento avrebbero potuto non esserci o essere infelici.

Le persone importanti restano, Beth. Restano sempre.” osservò semplicemente Thomas.

Potrebbe non essere così, Thomas. Potrebbe essere che succeda qualcosa oppure...” ribadì Beth

Oppure che quelli che consideravi importanti non lo siano poi così tanto visto che non ci sono più?” terminò l'amico per lei.

Esatto.”

E' la vita.” spiegò Thomas alzando le spalle.

Come sei cinico. A volte batti anche mio fratello, senza nemmeno troppo impegno.” commentò Beth, contrariata.

Non sono cinico, ma realista. E' diverso.” precisò Thomas, ficcandosi le mani in tasca e guardando l'orizzonte.

Stettero in silenzio per qualche minuto, poi fu Elisabeth a riprendere il discorso.

Ti capita mai di pensare a come sarebbe il futuro? A come e dove saremo fra dieci anni, per esempio? Vorresti già saperlo adesso?”

Thomas scosse la testa, con uno strano ghigno sulle labbra. Un ghigno che Beth aveva visto molto spesso su Dan o Lucas.

No, perderei il gusto della sorpresa. E' una sfida, la vita, no? E tu?”

Io?- Beth rise- Oh no. No, decisamente no. Adesso stanno tutti bene, più o meno. Non so cosa ci aspetta un domani. Non vorrei vedere sofferenze o frustrazioni o attimi di buio.” disse, scuotendo decisa la testa.

Punti di vista. In ogni caso, siamo giunti entrambi alla stessa conclusione.


Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi, quem tibi
finem di dederint
, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius quicquid erit pati!
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum, sapias, vina liques et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
” *

Orazio.” fece Beth

Per chi mi prendi?- rise Thomas-Sono una persona colta, io!”

Anche Elisabeth scoppiò a ridere.

Thomas, grazie. Grazie davvero. E' stato... bello parlare con te, oggi.”

Anche per me è stato bello. Dovremmo tornare a farlo più spesso, Beth.” concordò Thomas.

Una volta lo facevamo sempre.” osservò amaramente Elisabeth.

Possiamo sempre tornare a farlo. Le persone importanti non se ne vanno.” ribadì Thomas

Ti impegni a dirmi che lo rifaremo?” domandò Beth, malinconica.

Giuro solennemente che lo rifaremo.” si impegnò Thomas, con una mano sul cuore ed una alzata.

Dan starà bene. Vedrai. Dobbiamo solo dargli tempo.” ribadì Thomas, nuovamente.

Beth annuì.

Adesso devo andare, Thomas. C'è... una cosa che devo fare, prima che mi venga meno il coraggio.”

Riguarda Dan?” chiese, sagacemente Thomas.

Elisabeth sorrise.

Allora vai.” le consigliò Thomas.

Beth lo abbracciò forte e poi si incamminò per cercare un angolo appartato per Smaterializzarsi.

Thomas la osservò andarsene e, malinconicamente, pensò che, in fondo, per quei due il futuro era già stato scritto.








GODRIC'S HOLLOW


Dan,

so che forse l'ultima cosa che vorresti ricevere è una mia lettera o qualcosa che abbia a che fare con me.

So anche che, ostinato come sei, sei più che convinto di avere la ragione dalla tua, così come io resto ferma sulle mie posizioni.

Ti scrivo però perchè sono abbastanza vigliacca e non ho il coraggio di venire lì e di vederti straziato. Non ho il coraggio di leggere il vuoto nei tuoi occhi.

Ma, soprattutto, quello che temo di più è l'essere rifiutata. Non voglio venire lì e cercare di parlare con te, che magari non vuoi nemmeno starmi a sentire. Non ce la farei.

Ti scrivo per dirti che aspetterò che sia il momento giusto, aspetterò che tu sia pronto per parlare con me, dato che sono consapevole che ora come ora non lo sei. Forse non lo sono neanch'io.

Ti scrivo per dirti che io ci sono, sono lì con te e spero che tu riesca a capire cosa vuoi fare e non per via dei tuoi genitori, delle mie fisse di precisione ed ordine o per qualche altro motivo.

Vorrei che tu capissi cosa vuoi fare per te stesso, perchè tu ti possa svegliare al mattino contento di iniziare una nuova giornata perchè ce l'hai fatta. Perchè, Morgana, stai facendo esattamente quello che tu vuoi fare, quello per cui ti sei impegnato, hai sudato ed hai lottato.

Sono fantasie, probabilmente, dato che nemmeno io so esattamente cosa fare della mia vita.

Spero però che tu riesca a trovare un motivo per andare avanti, per ricominciare, per tornare ad essere il Dan che conosco e a cui voglio bene.

Lo devi fare per te stesso.

Trova il coraggio di inseguire i tuoi sogni, Dan.

A quando vorrai tu che sia

Beth”

Beth posò la piuma e richiuse la lettera attaccandola alla zampa di Gustav, il gufo di famiglia, senza nemmeno rileggerla.

Non ce l'avrebbe fatta, a rileggerla. Avrebbe trovato troppe cose che non andavano, l'avrebbe cambiata, sebbene dentro di sé sentisse che era esattamente come doveva essere.

Spalancò la finestra e lasciò che Gustav volasse via.






Daniel stava dormicchiando sul letto, prima di cena.

Tonks aveva deciso di voler mangiare indiano e così aveva costretto un recalcitrante Remus ad andare ad ordinare del cibo Take-Away.

Di malavoglia, Remus era andato, portandosi dietro Teddy (sottraendolo così alle attenzioni della sua ruvida balia e lasciandole un po' di pace) e borbottando lamenti contro qualsiasi tipo di cucina estera.

Sentì picchiettare alla finestra e, aprendo appena gli occhi, vide l'ombra di un gufo che premeva per entrare.

Si rizzò in piedi, avvicinandosi alla finestra. Constatato che non si trattava del gufo dei suoi genitori, slegò la lettera,cacciando immediatamente l'animale perchè, in ogni caso, non aveva nulla da offrirgli.

Dispiegò la pergamena e nel vedere la minuta e precisa grafia di Beth, sentì uno strano, piacevole e famigliare calore invadergli le membra.









Qui c'è la traduzione dell'intero carme di Orazio:

*Tu non cercare, non è dato saperlo, quale a me, quale a te

termine ultimo gli dei abbiano dato, Leucono, e non tentare i calcoli babilonesi.

Quant’è meglio sopportare tutto ciò che accadrà, quale che esso sia!

Sia che Giove abbia assegnato molti inverni, sia che (abbia assegnato) come ultimo (inverno) questo che ora fiacca contro le opposte scogliere il mar Tirreno:

sii saggia, filtra i vini e, poiché il Tempo è breve, riduci la luna speranza.

Mentre parliamo, il Tempo invidioso sarà già fuggito: cogli l’attimo il meno possibile fiduciosa nel domani.





Scusatemi per i tempi, scusatemi per il capitolo che non è certo il massimo. L'unica parte che si salva è il dialogo tra Thomas e Beth...

Ringrazio come al solito tutti voi e in particolare le 43 persone che hanno inserito la storia tra i preferiti e chi ha recensito:

Alohomora: come vedi tutta la famiglia si è immediatamente mobilitata. Peccato che Dan sia cocciuto sino allo sfinimento.

PrincessMarauders: Dan ne uscirà, solo che sarà ovviamente una cosa lunga, anche perchè, non si è ficcato in una situazione semplice. Ho riso come una matta mentre scrivevo della amabile conversazione tra Lucàs e sua madre!

Thaleron: io credo che Sirius più che altro si stia chiedendo se è un bravo padre oppure no: Dan è scappato così come aveva fatto lui. E l'aveva fatto perchè non si sentiva amato, compreso, accettato. Si chiede quindi se anche per Dan sia lo stesso e non può non sentirsi in parte responsabile.

Alexya379: guarda, per il francese ho messo insieme quelle quattro parole che conosco ed usato il vocabolario, perchè davvero non l'ho mai studiato!

Io sono dalla parte di Hellen, come tutte le persone di buon senso, ma si sa, in casa Black l'unica fornita di buon senso pare proprio lei, ovvero l'unica che non è Black di nascita!

Padfoot_07: ribadisco: Hellen Black diverrà ben presto il mio idolo. E' troppo umana in tutto quello che fa e presto ve ne renderete tutti conto! Sirius, come ho già detto, è semplicemente Sirius, ancora prigioniero dei suoi ricordi e non può non pensare che, se Dan è scappato non sia anche colpa sua.

Tuttavia, siccome è di Sirius che stiamo parlando, sappiamo anche che lui ha questa visione della vita: non c'è miglior maestra dell'esperienza ed una cosa l'ha capita: Dan deve imparare a cavarsela da solo.

  
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