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Autore: jellyfish    13/04/2009    1 recensioni
Balor, dio della morte, decide di prendere moglie e sceglie la bellissima dea dell’amore Branwen. Dal matrimonio nascono tre figlie femmine che il dio della morte educa come sue future aiutanti. Ma cosa succederebbe se una di loro si dovesse innamorare di uno dei mortali, che invece dovrebbe uccidere? Scatenerebbe di sicuro l’ira del padre. “-saranno le mie eredi. Diventeranno il mio braccio destro. Appena avranno compiuto tutte cinque anni, le educherò io, come più mi aggrada. Mi avete capito? -sì, ma non ho intenzione di ascoltarvi! Non me le porterete via e non ne farete dee di morte e di disperazione come voi! Non lo permetterò- la voce della dea adesso era forte e acuta, disperata quasi. Sapeva benissimo che le sue erano solo vuote minacce, Balor avrebbe fatto comunque quello che voleva e nessuno lo avrebbe mai fermato.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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XIV

XIV

Balor sedeva beato sul suo trono d’oro, senza nemmeno un briciolo di sensi di colpa per la sorte di sua figlia e del mortale che aveva osato sfidare la sua potenza. Stava serenamente mangiando qualche acino di un grappolo d’uva poggiato in una coppa dorata, quando entrò dalla grande porta la sua figlia prediletta.

-mia cara! Già di ritorno? Deve essere stato più facile del previsto…

sul volto del dio si leggeva il trionfo, ma su quello della figlia erano presenti ben altri sentimenti. Incredulità, forse, poiché ancora non riusciva a credere che sua madre le aveva parlato in quel modo e aveva osato contraddire gli ordini del marito. Paura, per la possibile reazione del padre una volta saputo dell’affronto subito. Fastidio, per aver trovato per la prima volta in sua madre un ostacolo noioso e piuttosto fastidioso.

-no padre, non è stato facile! Anzi, mi è stato impossibile…

a quelle parole l’espressione di trionfo di Balor svanì senza lasciare traccia sul volto rugoso. La sua voce ritornò ad essere quella fredda e impersonale che egli usava con le altre persone e non più la voce calda e orgogliosa riservata a Badb.

-cosa vuol dire? Hai forse fallito il compito che ti avevo assegnato?

-sì, padre

La voce di Badb era un sussurro spaventato e lei non osava alzare la testa ed osservare l’espressione del padre, consapevole che non vi avrebbe trovato nulla di confortante.

Balor cercò di controllarsi.

-e dimmi, cara, cosa c’era di tanto difficile nell’uccidere quell’umano da impedirti di riuscirci?

-è intervenuta Branwen

-che cosa?!

-sì, vostra moglie è intervenuta per salvarlo, ma non era sola

Balor serrò ancora di più le mascelle e una vena di rabbia iniziò a pulsargli sulla fronte. Cercò nuovamente di calmarsi, ma quando parlò di nuovo, la sua voce tremava ancora di rabbia.

-chi c’era con lei?

-il… il dio del fuoco…

-Flaren!?

-esatto…

-MALEDIZIONE! Perché mai si è messo in mezzo quel dio impiccione!? Non poteva restarsene nella sua fucina e lasciarmi lavorare in pace?!

-ma… padre… lui è…

la voce le si spense in gola, ma sarebbe stato ugualmente inutile continuare a parlare, poiché Balor nella sua furia non stava più ascoltando la figlia.

Badb corse fuori dalla sala in pieno panico. Appena giunta in giardino si fermò un attimo a guardarsi intorno, senza riuscire a ragionare su cosa fare. L’unica cosa che al momento riusciva a fare era guardare spaventata il giardino che circondava la grande casa. Cercava di immaginare cosa avrebbe fatto suo padre, accecato com’era dalla furia e si rese conto che avrebbe fatto del male a sua madre o a sua sorella. In un altro momento forse la conclusione a cui era giunta non l’avrebbe scossa più di tanto, ma in quell’istante, presa dalla paura del padre, aveva il solo desiderio di fermarlo. All’improvviso capì cosa doveva fare e corse d’istinto verso la torre dove si trovava rinchiusa la sorella. In pochi istanti arrivò davanti all’altissima torre, tenuta strettamente d’occhio da due scagnozzi del padre.

Badb usò tutta la calma e la freddezza che possedeva e parlò con autorità alle due guardie vestite di nero.

-lasciatemi passare! Mi manda mio padre per vedere la prigioniera

-passate pure giovane dea

le due guardie ci erano cascate in pieno e la dea salì di corsa fino all’ultimo piano, dove trovò altre due guardie che ingannò con la stessa tattica di prima.

Macha stava dormendo appoggiata alla parete opposta alla porta e aveva il viso rigato di lacrime. Badb le si avvicinò senza fare rumore e la svegliò, con un’insolita delicatezza che non sapeva nemmeno lei di avere.

-co… cosa?

-shsono Badb, Macha ci sei? Mi senti?

La dea era ancora frastornata per il sonno agitato e parecchio indolenzita per il contatto con la parete fredda.

-sì… ci sono… cosa… ma cosa ci fai qui? Cos’altro mi volete fare?! Mi avete già rinchiusa qui dentro e avete ucciso il mio Natan! Non potete farmi niente peggio di tutto questo!

-calmati! Non voglio farti più niente! Sono qui per… per darti una mano… lo so che non ci crederai facilmente, ma non sopporto più la cattiveria di nostro padre! Dobbiamo andarcene da qui. Balor farà del male a nostra madre e a Natan!

-cosa?! Natan è vivo?

-sì! Avevo l’ordine di ucciderlo, ma nostra madre l’ha salvato con l’aiuto di suo padre

-il dio Flaren è venuto in suo aiuto?

-certo, è suo figlio Natan!

-si si lo so! Aiutami ad uscire! Dobbiamo fermare nostro padre!

-esatto, ma ci serve anche l’aiuto di Nemain, non possiamo farcela da sole

le due sorelle uscirono dalla torre, sempre con lo stesso trucco per ingannare le guardie, dopotutto gli scagnozzi di Balor ancora non sapevano che Badb si era messa contro il padre. Trovarono la sorella nella sua camera, intenta come sempre a comporre una nuova e struggente melodia, e le spiegarono cosa stava succedendo. Nemain sorrise con la sua solita espressione assente e il suo sguardo folle, tanto che le sorelle non riuscirono a capire se avesse ben chiara la situazione; ma non c’era il tempo per accertarsene. 

 

  
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