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Autore: Kajsa    13/04/2009    4 recensioni
"Do you ever feel like breaking down? Do you ever feel out of place? Like somehow you just don't belong and no one understands you." Nel mio quartiere non ero ben voluto. I punk non erano considerati bene e io facevo parte di loro.
Genere: Generale, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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welcome to my life Eccomi di nuovo qua con un’altra one-shot sui Simple Plan e in particolare dedicata a David il bassista…
Colgo l’occasione per dire che nè lui nè i Simple Plan mi appartengono.
Quanto segue è frutto della mia immaginazione mentre ascoltavo “Welcome to my life” e “One”….
Aspetto recensioni!!!!
Grazie ^ ^
Kajsa

[Welcome To My Life]


Nel mio quartiere non ero ben voluto.
I punk non erano considerati bene e io facevo parte di loro.
Capelli neri tagliati corti col ciuffetto che copriva gli occhi.
Vestiti neri e a righe.
Sempre le cuffiette sulle orecchie.
Una chitarra.
Nel mio caso il basso.
La musica era la mia via d’uscita.
Mi sentivo fuori posto.
I miei genitori non mi capivano, e nemmeno i miei compagni di classe. Ma in fondo chi ci voleva parlare.
Persone senza una meta nella vita.
Senza uno scopo da seguire.
Per loro l’importante era prendere in giro i più deboli.
Io ero uno dei deboli.
Ma non mi importava. Il mondo mi crollava addosso e non potevo fermarlo.


Do you ever feel like breaking down?
Do you ever feel out of place?
Like somehow you just don't belong and no one understands you.

Una volta sono pure scappato da casa.
I miei genitori se ne sono accorti solo dopo due giorni. Credevano che fossi andato a casa di qualche amico.
Quale amico?
Non avevano manco chiamato nessuno.
La polizia mi trovò in periferia il terzo giorno dalla mia fuga.
Ero stato in un ostello. Li avevo conosciuto alcune persone come me.
Che non erano volute dagli altri.
Un uomo di mezz’età mi diede un consiglio
“Cera di accettare gli altri se no non otterrai mai niente.”
Il giorno che tornai a casa restai rinchiuso in camera con la musica a stecca.
Mi misi a gridare.
Non riuscivo nemmeno a sentire la mia voce.
Meglio così.


Do you ever wanna run away?
Do you lock yourself in your room
With the radio on turned up so loud so that no one hears you screaming.

C’era, però, un migliore amico.
Ance lui punk.
Anche lui preso in giro.
Lui però usava cose che io non avevo il coraggio nemmeno di vedere.
Il fumo.
Mi spaventava. A lui no, e solo pochi sanno dove lo ha portato.
Lo vado a trovare ogni tanto.
Gli parlo. Gli racconto della mia vita. Lui ne era il benvenuto. Ma non amava la sua e alla fine l’ha persa.
Mi sono sentito perduto quando quella notte è suonato il telefono e i suoi genitori mi hanno dato la brutta notizia.
Mi sono sentito ferito.
A scuola ne hanno parlato nei giorni seguenti.
Finalmente qualcuno lo conosceva. Qualcuno si ricordava di lui.
Per me fu diverso.
Dei bulletti da strapazzo iniziarono a picchiarmi e a prendermi in giro.
“Ora on hai più nemmeno il tuo amichetto? Come farai piccolo David?”
Come osavano deriderlo. Deridermi. Chiamarmi per nome.
Mi sentivo come sull’orlo di un precipizio.
Avevo iniziato a bere.
Ero disperato.
Il barista una volta provò a chiedermi cosa avessi.
Gli raccontai del mio amico. Degli altri ragazzi. Lui non mi comprese.
Disse che dovevo farmi forza e non perdere la retta via.
Quanto avrei voluto che solo per un istante avesse provato quello che stavo provando io!
Ma in fondo che c’entrava?

Non c’era nessuno li a sostenermi. A salvarmi.


No you don't know what its like when nothing feels alright
No you don't know what its like to be like me to be hurt to
To feel lost to be left out in the dark
To be kicked when you're down
You feel like you've been pushed around to be
On the edge of breaking down and no one's there
To save you no you don't know what its like
Welcome to my life.

Non era finita però la mia vita.
Provai a essere qualcun altro.
Gettai via i miei vestiti da punk.
Quanto mi pianse il cuore quando mi vidi allo specchio.
Gli occhi struccati. I capelli ben pettinati.
I miei genitori erano contenti.
Non ascoltavo più la mia musica.
Non ero più io.
A scuola non mi evitavano. Ma non mi venivano nemmeno a cercare.
Le cose erano cambiate.
Ma né in meglio né in peggio.
Volevo provare a essere considerato qualcuno.
Allora entrai a far parte di una band.
Alcuni ragazzi avevano messo su un gruppo e cercavano un chitarrista.
Andai a fare un provino.
Mi accettarono.
Facemmo pure un concerto alla fine dell’anno.
Mi applaudirono quando menzionarono il mio nome.
Anche i bulletti che fino a qualche mese prima mi avevano preso a botte.
Odiavo quel mondo.
Le sue falsità
Ero cambiato.
Ora mi volevano bene.
Ma non ero io.
Loro conoscevano un fantasma, una cosa che non esiste veramente.
Dentro di me urlavo. Volevo uscire e tornare a come stavo prima.
Anche se non avevo più problemi con gli altri, volevo tornare a credere nei miei ideali.

Do you wanna be somebody else?
Are you sick of feeling so left out?
Are you desperate to find something more before your life is over?
Are you stuck inside a world you hate?
Are you sick of everyone around? with the big fake smiles and stupid lies
While deep inside your bleeding

Alla fine decisi di tornare a essere me stesso.
E i stupii che, nonostante gli abiti diversi dal normale e il trucco in faccia, qualcuno mi riconosceva e mi accettava.

We are the ones
The ones forgotten
And this time
The future is ours
It’s in our hands




Grazie a tutti quelli che non si sono addormentati leggendo quanto ho scritto sopra!! ^ ^
Aspetto recensioni, mi raccomando!!
Se vi va… leggete pure un' altra one-shot sui simple plan: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=345600&i=1
e le altre mie FF!
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=70620

Grazie!
Kajsa
  
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