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Autore: lady lina 77    13/04/2009    2 recensioni
Seguito de 'Il mio destino'. Mio caro e smemorato marito, grazie perché, anche se ti dimentichi sempre di tutto, non scordi mai di rendermi felice, grazie perché oggi sei qui con me e la nostra futura bambina… Già, hai capito bene, lei sarà un’altra principessa, lo scoprirai fra pochissimo! Grazie perché stai rendendo questa notte magica, come l’ho desiderata per nove mesi. Solo io, te e le nostre bimbe. Perché ti amo. Perché so che senza di te non potrei vivere nemmeno un giorno.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Amelia, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Approfittando dello strano fatto che oggi il mio pc sembra funzionare, aggiorno!Grazie a tutti quanti per i commenti, siete diventati tanti!!! Me felice!!!

E, anche se in ritardo, buona Pasqua a tutti!!!

 

Amelia fissava la piccola Lily pensierosa…

Era stata presa decisamente alla sprovvista mezz’ora prima, quando Gourry si era presentato da lei con Amy e Alex e gli aveva raccontato del miglioramento e del suo riavvicinamento a Lina e della sua volontà di farle conoscere i due bambini più piccoli. Aveva ascoltato il racconto un po’ concitato dello spadaccino a bocca aperta, sollevata dal sapere la verità circa le decisioni che la sua amica aveva preso tre anni prima… Lo sapeva, se l’era ripetuto mille volte che Lina amava i suoi figli e ora ne aveva la conferma. E finalmente la sua amica avrebbe potuto ricominciare a ricostruire la sua famiglia. Gourry non si era dilungato troppo, era impaziente di portare i due bimbi dalla moglie, ma lei aveva capito bene il senso del suo racconto…

E forse, proprio per questo lì, ad osservare la piccola Lily che si rifiutava di conoscere la sua mamma, un velo di tristezza le aleggiava negli occhi. Era stato Gourry, dopo averle raccontato della reazione di Lily, a chiederle se poteva stare con la piccola fino al suo ritorno, preoccupato e pieno di sensi di colpa dal lasciarla sola in un momento del genere. Ma non poteva fare altrimenti, doveva esserci nel momento in cui Lina avrebbe rivisto i suoi figli… E allo spadaccino non andava l’idea di lasciare la bambina in compagnia di sconosciute tate…

Aveva accettato di fare la baby sitter a malincuore, non sapendo come rapportarsi alla bimba… In un certo senso c’era, nel comportamento di Lily, qualcosa che la irritava… Lily non capiva la fortuna che aveva e che si stava facendo scivolare dalle mani, una fortuna che a lei, da bambina, non era stata concessa… E nemmeno riusciva a capire Gourry e il perché, a forza, non avesse portato Lily da sua madre… Ma forse, non le era permesso giudicare, lei di figli non ne aveva e forse nemmeno ne avrebbe avuti… Cosa poteva saperne in fondo?

Sbuffando, si sedette per terra, accanto a Lily e ai suoi giocattoli. Magari, lei riusciva a convincerla, Lina si meritava un po’ di pace e gioia… “Hei Lily, hai voglia di parlare della tua mamma?” – le chiese gentilmente.

La bimba non sollevò lo sguardo. “No! Non ho voglia” – rispose svogliatamente.

Amelia non si fece scoraggiare. Lily sembrava presa dai giocattoli e disinteressata alla sua presenza, ma lei aveva il sospetto che in realtà fosse più turbata di quanto non volesse apparire. Doveva stuzzicarla, stava fingendo, in realtà Lily DOVEVA aver voglia, la curiosità di chiedere e sapere qualcosa… “Lo sai, io ho conosciuto Lina, la tua mamma, tanti anni fa. Eravamo due ragazzine tutte e due e lei era così straordinariamente… speciale. Irrefrenabile, fortissima, una ragazza talmente fuori dagli schemi che mi lasciava a bocca aperta ogni giorno. Ed era fortissima e temuta da tutti, ne avevano paura… Lei e la magia, insieme, formavano un gruppo imbattibile. Dovresti essere orgogliosa ad avere una mamma così speciale come lei!”.

Da Lily non venne nessuna risposta. Non alzò lo sguardo, non parlo, non la degnò della minima attenzione. Continuò semplicemente a spazzolare i capelli della sua bambola e ad ammucchiare tutti i vestitini per vestirla.

Amelia si irrigidì. Ora cominciava ad essere seriamente irritata. Lily era un osso decisamente duro a dispetto dei suoi quattro anni e mezzo… “Piccola… la tua mamma ti vuole bene, io me la ricordo con te, quando eri piccola. Eravate inseparabili e sono sicura che le sei mancata tantissimo in questi tre anni e che ti ha pensata sempre, ogni giorno…”.

Lily si bloccò, continuando a guardare il pavimento pensierosa, ma ancora non rispose…

Ok, Amelia decise che forse era sulla strada giusta, doveva usare la dolcezza… “Sai, da bambina, anche io avrei voluto rivedere la mia mamma. Ma non ho potuto…”.

“E’ scappata anche lei?” – chiese finalmente Lily, senza alzare gli occhi dalla bambola.

Amelia scosse la testa. “No, è morta. Non è potuta tornare e io non la potrò mai rivedere. E mi piacerebbe. Ti invidio sai, tu la tua mamma, se solo lo volessi, la potresti riabbracciare subito. Non perdere questa occasione!”.

Lily scosse la testa, fissandola finalmente in viso. Poi le si avvicinò, mettendole in grembo la sua bambola. “Gioca con me! Se sei triste per la tua mamma e giochi, poi ti passa! A me succede sempre così!”.

‘Lily…’. Amelia si arrese. La bimba stava cercando di deviare il discorso, NON voleva parlare di Lina, non con lei. E insistere, forse avrebbe peggiorato le cose. Spettava a Gourry, solo a lui che la conosceva, cercare di risolvere le cose con calma. Con gentilezza le accarezzò i capelli biondi e lisci. “D’accordo Lily, giochiamo e non parliamo più, hai ragione, divertirsi è meglio!”.

“Si!” – annuì la bimba, apparentemente più rilassata. Si sedette a carponi vicino alla principessa, porgendole gli abiti della bambola. “Dobbiamo cambiarle i vestiti così va al ballo” – disse allegra.

 

***********

 

I corridoi di Saillune non gli erano mai sembrati tanto lunghi come quel giorno… Gourry non vedeva l’ora di arrivare in camera di Lina, di presentarle Alex e di farle rivedere finalmente la piccola Amy. Anche se, sapeva, Lina sarebbe stata triste nel non vedere Lily. Probabilmente, anzi sicuramente la moglie già se lo aspettava, eppure avrebbe voluto risparmiarle almeno quel dolore… Era difficile, mai come in quel momento il suo ruolo di padre. Cosa doveva fare, come doveva comportarsi con la figlia più grande? Era un problema che lui doveva risolvere, non poteva aspettarsi che lo facesse Lina benché ne fosse coinvolta in prima persona. Sua moglie non vedeva Lily da quando la loro bimba aveva un anno e mezzo, lui invece ci era rimasto insieme ogni giorno… Eppure, nonostante questo, in quel momento si rese conto che forse sua figlia non la conosceva tanto bene come credeva. Non riusciva a capire cosa le passasse per la testa, quale fosse il modo migliore per prenderla… ‘Eppure, un padre non dovrebbe saperle queste cose?’. Con Amy era sempre stato tutto così semplice, la figlia più piccola era solare e un libro aperto, Lily invece… non era più così, non da quando Lina se n’era andata. Si era allontanata da lui, si era resa indipendente prestissimo e lui non aveva mai fatto nulla per riavvicinarla a se. In fondo, senza Lina, era più comodo che lei fosse capace a occuparsi da sola di se stessa. Era stato egoista e il dolore, la rabbia che sua figlia provava in quei momenti erano anche colpa sua, non solo di Lina e dei tre anni di mancanza. Anche lui, in un certo senso, l’aveva lasciata sola… Solo in quel momento se ne rese conto… E non sapeva cosa fare… Lina si sbagliava, non aveva lasciato le sue bambine col migliore dei padri, con Lily soprattutto aveva fallito in tutto. E non per colpa di sua moglie ma sua e solo sua!

Fissò sua figlia che, allegramente, gli saltellava a fianco. Amy non sembrava tesa o emozionata, solo curiosa e vivace come sempre… Gourry sorrise… L’unico teso era lui, Amy probabilmente nemmeno si rendeva bene conto di quello che stava per succedere, di chi stesse per incontrare. Ne tanto meno Alex che ne se stava buono e tranquillo fra le sue braccia. “Amy, non sei emozionata di vedere la mamma?”.

La bimba lo guardò con sguardo interrogativo. “Eh? Perché?”.

“B… beh…” – Gourry si sentì un po’ spiazzato – “Ma tu sai cos’è una mamma, vero?”.

Amy ci pensò su. “Si… boh, forse…”.

Lo spadaccino sorrise, poi si chinò a prendere in braccio la figlia. “Una mamma è…” – non sapeva come spiegarglielo in effetti, si sentiva un pelino idiota… - “Ecco, lei… è come se fosse un papà, solo che è una femmina. Ma ti vuole bene come e più di me ed è lei che ti ha fatta nascere. E’ la donna a cui il papà vuole bene e che ha sposato. E con cui ha deciso di avere delle bambine, tu e Lily!”.

Amy lo guardò attenta, stranamente seria. Poi sospirò, scivolando giù dalle sue braccia per ricominciare a camminare. “Capito! Una mamma è come un papà ma è una femminuccia!”.

Gourry ridacchiò. “Si, più o meno il concetto è questo!”. E poi prese per mano la figlia.

Scesero le scale e poi, dopo aver percorso il corridoio, giunsero davanti alla porta dell’infermeria dove riposava Lina. La maga probabilmente dormiva, approfittando della sua assenza per riprendersi.

Lo spadaccino aprì piano la porta e poi si avvicinò al letto con Amy e Alex. Aveva indovinato, Lina era nel mondo dei sogni e nemmeno si era accorta del loro ingresso.

La figlia gli sgusciò dalle mani e corse vicino alla madre curiosa. La guardò e poi, con faccia sorpresa, fissò lui… “Ma papà, è lei la mamma?” – esclamò sorpresa.

“Si!” – rispose lo spadaccino sotto voce – “ma non urlare!”.

Amy lo guardò storto. “Papà, però… hai detto una bugia prima! Non è come te, non ha i capelli gialli, li ha rossi!”

Gourry era spiazzato, Amy riusciva sempre a sorprenderlo e a farlo scoppiare in grosse, sane risate. “Ma certo, lei non è come me, fisicamente intendo. Ti vuole bene come me ma non siamo uguali. E i miei e i tuoi capelli non sono ‘gialli’, si dice ‘biondi’. Ma non ti piace la mamma?”.

Amy sorrise. “Siiiiiiii, è bella! E voglio anche io i capelli rossi!”.

Gourry sospirò e si avvicinò con i bambini al letto della moglie, sedendosi sul bordo. “Lina” – sussurrò accarezzandole la fronte ora più fresca – “sveglia, ci sono visite”.

La maga mugugnò nel sonno e poi, a fatica, aprì gli occhi. “Gourry…” – esclamò sorpresa, prima di ricordarsi della loro riconciliazione di quella mattina – “sei qui!”. I suoi occhi si fissarono sul visino di Alex e poi, abbassando lo sguardo, sugli occhioni blu di Amy che se ne stava col faccino appoggiato al materasso. Il cuore cominciò a batterle all’impazzata. Amy… la sua bimba che aveva lasciato appena nata, la sua bimba bellissima e biondissima coi boccoli, la sua bimba che, ora che l’aveva davanti, era uguale a come se l’era sempre immaginata.

“Ciao!” – esclamò semplicemente, allegramente Amy vedendola sveglia.

“Ciao…” – ripeté Lina in un soffio. Le sembrava tutto un sogno, Gourry le aveva portato davvero la sua bambina… Era incantata da lei, pareva così impossibile che fosse davvero lì, davanti a lei… E la sua vocina… Era allegra e squillante come se l’era sempre immaginata…

Amy tentò di arrampicarsi sul letto, di fianco a lei. Gourry la sollevò a forza e poi la mise di fianco alla madre, sul materasso. Le tolse le scarpine per non sporcare le lenzuola e poi le accarezzò la testolina bionda. “Lina, ti presento Amy. Anche se, in fondo, la conosci già… E’ solo un po’ più pesante e grande di come te la ricordi! E sta DECISAMENTE meno ferma!”.

Amy rise divertita, poi guardò Lina incuriosita. Infine… “Io voglio i capelli come i tuoi!”.

A Lina non riuscì di trattenere una risata. Sua figlia era così dannatamente naturale, tranquilla, a suo agio. E spontanea. In questo era uguale a Gourry, manifestava i suoi sentimenti alla luce del sole, senza timore… Lei invece si sentiva impacciata e a disagio, quasi intimorita dal ritrovarsela davanti, timorosa dallo sbagliare qualcosa nel rapportarsi a lei… Non credeva che sarebbe mai successo, che l’avrebbe rivista… Quel giorno avrebbe potuto morire invece, risvegliandosi, aveva ritrovato Gourry e le sue bambine…

Amy cercò di prenderle una ciocca di capelli rossi fra le mani e Gourry la bloccò all’istante, ridacchiando nervoso. “Sai Lina, più che dalla tua presenza, Amy è rimasta colpita dal colore dei tuoi capelli, credo non ne abbia mai visti così!”.

La maga sospirò e poi prese fra le dita, delicatamente, un boccolo biondo della figlia. “Amy, i tuoi capelli sono bellissimi, sai che quando sei nata l’avevo detto subito che li avresti avuti così? E che saresti stata una bimba splendida e simpatica come sei ora?”.

“Davvero?”. Amy la fissò ammirata, poi le si sedette in braccio, con tutta la confidenza di questo mondo, come se fosse la cosa più naturale. “Sai, io sono bella perché sono una principessa! Lo dice sempre anche il papà. E allora è bella anche Lily perché ha i capelli come i miei. Lo sai che Lily prima piangeva e faceva la cattiva?” – disse un po’ turbata fissandola, ricordandosi improvvisamente della scena fatta dalla sorella maggiore che l’aveva spaventata. E forse aspettandosi di essere rincuorata.

Lina sussultò. Già, Lily non c’era… Se l’era immaginato, la figlia maggiore era diversa da Amy. Benché non le vedesse da tanto, stranamente le sembrava di conoscerne i caratteri. Strinse a se la piccola Amy, baciandole per la prima volta la fronte. “Sta tranquilla” – le rispose stentatamente – “Sono sicura che Lily ora non piange più e sta bene”. Lo disse più per tranquillizzare la figlia che per reale convinzione… Scambiò uno sguardo interrogativo a Gourry ma non aggiunse altro. Non era il momento di parlarne… Avrebbe voluto riabbracciare la sua ‘pulce’ ma sapeva che forzarla, turbarla era sbagliato… E per quel giorno aveva già avuto anche troppe cose belle, più di quelle che probabilmente meritava. Strinse ancora più forte a se la piccola Amy e la bimba si abbandonò contro di lei, abbracciandole il collo e posando la testa sulla sua spalla. Gourry aveva ragione, Amy era vivace ma dolce, amava essere coccolata e, nonostante forse nemmeno si rendesse bene conto del legame che le univa, la cercava e le era mancata… “Amy, sono davvero tanto, tanto contenta di averti rivista. Ti voglio bene”.

La bimba alzò il faccino tranquilla, sorridendo. “Anche io! E mi piace stare qui, hai un buon profumo! Da mamma!”. Poi si girò verso il padre seria seria. “Papà! Prima hai sbagliato, la mamma non è come te! La mamma è quella che se ti prende in braccio e quando sta con te stai bene e non hai paura di niente!”.

Gourry sorrise. Già, in effetti sua figlia di tre anni aveva saputo dare al termine ‘mamma’ una definizione molto migliore della sua… Tipico della figlia di Lina Inverse in effetti…

Lina strinse a se la bimba, prendendo ad accarezzarle i capelli piano ed Amy si rilassò, appoggiata con la testa alla sua spalla. La maga sentiva il cuore andarle a mille… Dopo tre anni di solitudine non credeva che ritrovare un rapporto con sua figlia sarebbe stato così naturale… Amy… L’aveva lasciata neonata e l’aveva ritrovata bimba dolce, allegra e bellissima. Gourry era stato bravo in quei tre anni, a dispetto di tutti i sensi di colpa che lo spadaccino sembrava portarsi dietro circa il suo ruolo di padre… Amy era una bambina serena, tranquilla, con un rapporto molto aperto con lui. Per questo si era avvicinata così, con tanta tranquillità a lei, perché c’era Gourry con loro a farla sentire sicura.

Si girò verso il marito che era rimasto in silenzio ed in disparte, per permetterle di ritrovare Amy da sola, per permetterle di godere dei primi istanti con sua figlia. E lo sguardo le ricadde su Alex che, tranquillo, se ne stava fra le braccia dello spadaccino e guardava incuriosito la stanza. “E’… è lui il bambino di Memyl… Alex, vero?”. Era bellissimo e biondissimo, con un aspetto quasi ‘regale’. Si vedeva che non era un bambino comune. Era biondo e curato, coi capelli liscissimi e biondi, gli occhi blu e il faccino tondo e simpatico. Ed era vero, assomigliava a Gourry… “Avevano ragione, ti somiglia”.

Lo spadaccino si fece serio. “Certo Lina… Perché sai, io ti ho mentito! Io e Memyl… abbiamo avuto una storia e lui è figlio nostro!”.

“Eh!?”. Lina lo guardò sospettosa poi scoppiò a ridere. Ok, ci stava quasi cascando visto il tono così grave del marito.  Ma Gourry doveva saperlo che a lei non poteva mentire… Eppure era strano e bellissimo tornare a scherzare con lui. E che la cosa riuscisse così naturale…

Anche Gourry rise e poi, dopo essersi ripreso, tornò serio. “Vuoi prenderlo in braccio?”.

“Ma non piangerà?” – chiese lei timorosa – “non mi conosce in fondo…”.

Lo spadaccino sorrise e poi, senza dire altro, gli mise il bambino nel braccio che la maga aveva libero. “Figurati! Dopo essere sopravvissuto alle torture delle sorelle di oggi, pensi che gli importi essere preso in braccio da te? Probabilmente ti vede come una salvatrice!”.

Lina sorrise e strinse a se, un po’ impacciata, il bimbo. Probabilmente Alex aveva già sviluppato un enorme istinto di sopravvivenza con due sorelle così piccole e vivaci… Era caldo e morbido Alex, con quel profumo dolce da neonato che avevano anche le sue figlie da piccole… Un crampo le catturò lo stomaco… Memyl… Nessuno come lei poteva capire cosa avesse provato nel dire addio, fra la neve, al suo bimbo… Nessuno poteva conoscere la consapevolezza di non poterlo vedere crescere, di non sentirlo dire le sue prime parole, di non vederlo muovere i primi, incerti passi, di non sapere mai che tipo di persona sarebbe diventato… Lei tre anni prima, in una notte terribile e solitaria, aveva dovuto fare la stessa cosa… Mettere a letto le sue bimbe e dir loro addio, salutare per sempre l’uomo che amava, andarsene dalla casa e dalla famiglia che per lei erano tutto… Si sentiva in colpa a tenere in braccio Alex, Memyl avrebbe dovuto avere questo diritto, non lei. Era ingiusto…

Il bimbo comunque non fece una piega. Si limitò a guardarla incuriosito, poi si appoggiò sul suo petto sospirando e mettendosi le manine in bocca tranquillo…

“Visto!” – esclamò Gourry – “te l’avevo detto. Lui è buonissimo e tranquillo e va con tutti. E tu sei una mamma, hai il calore di una mamma, cosa di cui lui ha bisogno. Gli piace stare con te, fidati! Così come piace ad Amy! A questo punto potrei essere geloso…”.

Lina ridacchiò mentre dalla bimba non venne nessuna risposta, da quando si era appoggiata tranquilla alla spalla della madre non si era mossa. Gourry e la maga la guardarono, accorgendosi che si era addormentata.

“Parola mia, non l’ho mai vista tanto calma e tranquilla!” – sussurrò Gourry accarezzando i capelli della figlia.

“Forse si stava annoiando…” – rispose Lina stupita.

Gourry scosse la testa, avvicinandosi a lei e ai bambini ed abbracciandoli. “No, semplicemente, sta bene!”. Poi tornò serio, non era tutto a posto in effetti... “Mi spiace, non me la sono sentito di portare qui Lily con la forza. Piangeva tanto, troppo! Sembrava spaventata… Probabilmente non ho abbastanza polso ma… non era giusto, non così… Odio vedere la mia bambina piangere e ancora di più mi odio io quando non so come consolarla”.

Lina scosse la testa tranquilla. “Hai fatto bene! Tu la conosci meglio di chiunque altro e tu e solo tu sai cos’è meglio per lei. Non lasciarti influenzare da nessuno. Io… vorrei riabbracciare Lily più di ogni altra cosa ma vorrei farlo solo se e quando anche lei lo vorrà. Oggi ho avuto tanto, non potrei chiedere di più. Sei qui… Amy è qui. E ho visto Alex. Sono due bambini favolosi e questo significa che sei stato un buon padre”.

“No!” – Gourry scosse la testa – “io… non sono stato il padre che avrei voluto essere, quello che ero con Lily quando c’eri tu. Ed ora, se è così, se sta tanto male, è anche colpa mia! Sai, io non so cosa fare per risolvere questa situazione… Mi sembra di non conoscerla…!”.

“Smettila!”. Il tono di Lina era fermo ma gentile. “Sei troppo severo con te stesso! Hai solo fatto del tuo meglio. Io ti ricordo com’eri con lei, ne eri innamorato…”. Poi strinse a se ancora più forte Amy. “E lei, un cattivo papà non l’avrebbe fatta nascere da solo… Te lo ricordi?”.

Gourry sorrise e l’abbracciò forte. “Si… Come potrei dimenticare il mio primo quasi-infarto!”. La baciò sulla fronte, piano. “Lina, io vorrei… la vita come la sognavamo una volta. Io, te e i bambini in giro per il mondo, insieme! Come la prima estate noi due con Lily…”.

“Si, me lo ricordo! Sono tornata incinta da quel viaggio!” – rispose ridacchiando Lina. “Lasciami tempo per riprendermi e conoscervi di nuovo tutti e poi… partiremo di nuovo! Vorrei viaggiare ma non come ho fatto negli ultimi tre anni, vorrei viaggiare con VOI! Insegnare alle mie figlie com’è il mondo, tutto quello che so! E di nuovo, stare con te come una volta!”.

“Già… io e te come una volta!”. Gourry le baciò di nuovo la fronte calda. “L’unico problema è la nostra casa… Sai, è un pochettino distrutta. Il tetto è crollato sotto il peso della neve. Non abbiamo un posto dove tornare dai nostri viaggi allo stato attuale delle cose!”.

Lina sospirò. “La sistemeremo come l’altra volta!”. Poi si lasciò andare contro di lui, serena.

Rimasero in silenzio abbracciati e tranquilli per lunghi, piacevoli minuti. Amy dormiva, Alex stava buono e fermo in braccio, Gourry si godeva quei primi, ritrovati momenti familiari mentre Lina, osservando incantata il visino di sua figlia, fra se e se rise pensando a quando suo marito, il giorno in cui era nata, gli aveva detto che le loro bambine erano le più belle del mondo. Beh, lui aveva ragione… Cuor di mamma o no, non ricordava di aver mai visto una bambina bella come Amy e come era Lily nei suoi ricordi.

Gourry le sfiorò la fronte con le labbra. “Hai la febbre di nuovo, sei calda… Forse ti sei stancata troppo ed è meglio che ti lasciamo riposare”.

Lina sussultò… No, non voleva star male, non voleva che se ne andassero, tutto ciò che desiderava era che rimanessero lì con lei in quella pace che si era creata in quella stanza. “Gourry, io… davvero, non ne ho bisogno…”.

Lo spadaccino sorrise e gli scompigliò con la mano la frangetta. “Si che ne hai bisogno, DEVI dormire! Oggi ti sei stancata troppo ed Amy ed Alex non staranno buoni e fermi troppo a lungo, credimi”. Si avvicinò ai bimbi e, dopo aver preso il maschietto in braccio, staccò Amy dalle braccia della madre. “Su principessa, saluta la mamma, ora deve riposare!” – le sussurrò svegliandola.

Amy lo guardò spaesata ed imbronciata da quel risveglio, poi, dopo aver guardato Lina… “NOOOOOOOO, io voglio stare con la mamma!!!” – esclamò frignando e tendendo le braccia verso la maga.

Un morso catturò lo stomaco di Lina. Anche lei l’avrebbe voluta lì, però… sarebbe stato scorretto andare contro Gourry. Lui si stava preoccupando per lei e conosceva bene Amy. Sapeva che non l’avrebbe fatta riposare dopo essersi svegliata. Ed era sbagliato contraddirlo dopo tutto quello che aveva fatto in quei tre anni da solo. E poi, si, aveva bisogno di dormire, si sentiva davvero la febbre. Inoltre lo sapeva, riposando si sarebbe ripresa prima. “Ascolta Amy…” – disse dolcemente alla figlia – “potrai tornare qui quando vuoi, tutti i giorni. Davvero, non vado via. E quando sarò guarita starò con te per sempre!”.

“Giura!!!” – disse la bimba seria.

Lina le prese la manina, stringendola nella sua. “Te lo prometto!”.

Amy sospirò, poi si appoggiò al petto del padre. “Va bene, faccio la brava! Ciao mamma!”.

La maga sorrise. Quella parola… ‘mamma’… quanto sognava di sentirsela dire da lei? Sentire la vocina di sua figlia chiamarla a quel modo era forse la migliore medicina…

“Ciao Amy! E ciao anche a voi due…” – disse rivolta ad Alex e Gourry. Ancora non se n’erano andati e già gli mancavano, anche Alex che aveva appena conosciuto. Gourry aveva ragione, la loro famiglia era il posto naturale per quel bimbo.

“Allora…” – cominciò lo spadaccino – “noi andiamo e ci vediamo domani. Intanto io… vedrò come risolvere il problema con Lily”.

La preoccupazione tornò ad attanagliare Lina. “Non… forzarla. Ti prego Gourry!”.

“Non lo farò” – annuì Gourry – “qualcosa mi inventerò ma tu stai tranquilla e non pensare a niente. Dormi adesso” – concluse con tono dolce.

Lina sospirò e poi, dopo averli salutati di nuovo, piena di tristezza nell’essere rimasta sola, si rimise sotto le coperte. Osservò la porta chiudersi e poi tentò di dormire. Con nelle orecchie il suono della voce di sua figlia e negli occhi e nella mente gli istanti trascorsi con lei, Alex e Gourry.

 

************

 

Quel pomeriggio il cielo preannunciava temporale. Ed era una bella cosa dopo tutta la neve fuori stagione, significava che il tempo aveva ripreso il suo attuale corso… Era quasi estate e i temporali avrebbero dovuto essere la norma, stava andando tutto bene…

Gourry fissò il giardino distrattamente… La neve ormai ricopriva solo a chiazze l’erba, l’aria era fresca e frizzante e in fondo era anche quasi comodo e rilassante stare seduto sui gradini della scala che portava al giardino…

Sospirò e guardò sua figlia Lily che giocava a correre su e giù dalle scale, davanti a lui. Erano passati quattro giorni da quando Amy e Lina si erano rincontrate e la figlia maggiore non aveva dato segni di cedimento o di voglia di rincontrare la madre come aveva fatto la sorellina. Era preoccupato. Sua moglie stava meglio e quel giorno si era sentito tranquillo nel lasciarla sola con Amy ed Alex per dedicarsi a Lily. Ma lui, cosa doveva fare con sua figlia? Sbuffando la chiamò vicino a se. “Lily, vieni qui un secondo”.

La bimba lo guardò, poi annuì e corse da lui. “Cosa c’è papà?”

Lo spadaccino si fece serio. Sapeva che non doveva forzarla, sapeva che Lina non l’avrebbe voluto, ma magari, se riusciva ad incuriosire sua figlia… “Ascolta, ti va se parliamo un po’?”.

Anche Lily si fece seria. “Della mamma, vero? Perché oggi non sei da lei e invece stai con me?”.

“Che domande fai?”. Gourry la fissò sorpreso. “A me piace stare sia con la mamma, Amy ed Alex sia con te”.

Lo sguardo dubbioso della figlia lo fece sussultare. Fra lui e Lily andava tutto bene… Vero? “Tu sai… che mi piace stare insieme a te, non è così?”.

“S… si” – rispose Lily poco convinta.

Gourry la fissò ferito. LEI stava cercando di tranquillizzare LUI. Ma non era convita di ciò che stava dicendo. Lo sapeva, lo capiva dal tono di voce di sua figlia. Era cosciente di aver sbagliato tanto con lei però, stranamente, si era sempre cullato  nell’idea che sua figlia era piccola e tante cose non le poteva capire, le avrebbe scordate… In quel momento, più che risolvere i problemi fra Lily e Lina, forse era meglio risolvere ciò che fra lui e sua figlia non andava. Dolcemente la prese fra le braccia, mettendola seduta sulle sue gambe. Erano solo loro due in quel giardino, c’era sufficiente pace per parlare tranquillamente… “Lily, pensi che non ti voglia bene?”.

La bimba abbassò lo sguardo. “Si, credo che mi vuoi bene però… ne vuoi di più a Amy e Alex perché sono più piccoli”.

“Ma non è vero!” – rispose Gourry scosso – “è solo che loro sono più piccoli e sanno fare meno cose di te e quindi hanno più bisogno che stia con loro. Tu invece mi allontani sempre e sai già fare tutto da sola, solo per questo sto meno tempo insieme a te”.

Lily abbassò lo sguardo imbronciata. “Io non sono capace di fare tutto da sola ma tu sei sempre stato contento quando non ti chiamavo troppo. E allora ho smesso di dirti che alcune cose non sono capace di farle e faccio finta che sono capace di stare da sola. Però… anche io sono piccola, ho quattro anni”.

Quelle parole gli risuonarono nella testa come una fucilata. Facevano male… Si sentì profondamente in colpa, come se tutti gli errori degli ultimi tre anni gli scorressero insieme in un unico momento davanti agli occhi. Lily… la sua Lily… La stessa bimba che aveva salvato dalle grinfie di Zachary appena nata, la stessa bimba per la quale si era sentito in colpa perché non le era rimasto vicino dall’inizio, la bimba che lo aveva reso padre, la bimba di cui si era perdutamente innamorato, la bimba che aveva giurato a se stesso di rendere felice. Si era dimenticato di tutte quelle promesse in quei tre anni, se ne rese conto solo in quell’istante, guardandola negli occhi… Cosa aveva fatto davvero per lei? Quando c’era Lina, tutto ciò che voleva, che gli bastava, era vedere ogni giorno che la sua bambina sorrideva, che era felice… Non gli importava d’altro, ne della casa, ne del denaro, solo di vedere le persone che amava star bene e di godere della loro presenza e vicinanza… Poi Lina se n’era andata… Ed improvvisamente, disperato e schiacciato dal dolore e dalla solitudine, l’importante era diventato il quotidiano, le cose materiali, il cibo, il denaro, che le sue figlie avessero da mangiare e dei bei vestiti, che lui avesse un lavoro stabile… Perché, se non era stato in grado di controllare la sua vita affettiva, voleva per lo meno sentirsi sicuro nella quotidianità. Solo che così facendo, aveva finito per dimenticarsi cosa davvero volesse dire essere padre, così facendo si era scordato che solo la felicità di Lily ed Amy era la cosa più importante, che loro lo volevano semplicemente vicino… Quella notte, quando Lina se n’era andata, insieme ad una madre Lily aveva perso in un certo senso anche un padre. Il padre che aveva conosciuto fino a quell’istante. Il progetto suo e di Lina era continuare a viaggiare insieme alle loro figlie e forse, se fosse partito con loro, se avesse condotto quel tipo di vita che tante soddisfazioni gli aveva dato negli anni, lui e le bambine avrebbero sofferto meno, sarebbe stato un padre migliore… Sua figlia aveva ragione, dietro alla sua indipendenza c’era altro e forse lui l’aveva sempre saputo ma gli era sembrato più facile fingere di non accorgersene, era più semplice vivere nell’illusione di essere l’unico a soffrire della situazione. Era un idiota! Era diventato il padre che non avrebbe mai voluto essere, un padre incredibilmente simile al suo, seppur in maniera diversa…

Improvvisamente decise. Che amava sua figlia, che avrebbe recuperato quanto perso in quei tre anni, che avrebbe lottato per farla tornare serena ed allegra come un tempo. Perché Lily non era stata sempre taciturna e malinconica, sua figlia era nata ed era stata solare e sensibile nel suo primo anno di vita. Avrebbe ritrovato QUELLA Lily, la vera Lily! E decise che quel pomeriggio non avrebbe parlato a sua figlia di Lina, del rivederla o altro, quel pomeriggio sarebbe stato solo loro… La strinse forte, abbracciandola. “Mi dispiace” – le disse semplicemente, con la più completa sincerità – “lo so che ho fatto un casino assurdo con te e adesso…”.

Lily abbassò lo sguardo. “Ti sei anche dimenticato il mio compleanno…”.

Gourry si irrigidì. Già… ecco un’altra cosa che, da quell’inverno, non riusciva a perdonarsi. Tutti gli dicevano che aveva fatto del suo meglio in quei tre anni, che non aveva nulla da rimproverarsi,  eppure quell’episodio gli era sempre bruciato, soprattutto perché sapeva che Lily era diventata triste ma con lui si era sforzata di far finta di niente. Ed era ingiusto! “Lo so… E mi dispiace anche per questo! Avrei preferito che tu piangessi per essermi dimenticato di una cosa simile ed invece… Tu sembri più grande dell’età che hai, sei intelligente ed orgogliosa. E sei testarda! Non ti saresti messa a piangere davanti a me, vero?”. La guardò dritto negli occhi. “In questo… mi sembri la tua mamma, siete uguali, stessa testa dura. Tutti dicono che sia Amy quella che le somiglia di più, perché non sta mai ferma proprio come lei. Ed invece, io che ti conosco bene, so che la più simile a Lina sei tu! Comunque…” – si alzò in piedi di scatto – “sai ora cosa facciamo?”.

“Cosa?”.

Gourry le strizzò l’occhio. “Beh, il tuo compleanno lo festeggiamo adesso, io e te insieme!”.

“Ma non si può, io oggi non compio gli anni!” – obiettò la bimba – “e tu non devi andare da Amy e dalla mamma?”.

Gourry la prese in braccio, mettendosela sulla spalle. “No, la mamma ed Amy se la sanno cavare benissimo da sole. E io voglio stare con te! Poi… Chi lo dice che è troppo tardi per festeggiare il tuo compleanno?”.

Lily rise. “Nessuno! Ma dove vuoi andare?”.

Lo spadaccino scese agilmente dalle scale. “Ti porto in un posto che, sono sicuro, ti piacerà!”.

“Dove?”.

“Sorpresa!!!”. Gourry saltò agilmente giù dalle scale e poi, con la bimba in spalla, corse attraverso il giardino, sbucando in uno spiazzo vicino alle stalle reali. Era piacevole stare con lei, fare quello che piaceva a lei. C’era un posto a Saillune che Lily non aveva mai visto e che avrebbe amato.

Si avvicinarono ad un fabbricato in legno dall’aspetto di una stalla. Gourry mise a terra la bambina e poi la prese per mano, portandola all’interno del fabbricato. “Qui Lily è dove il principe Phillionel tiene i suoi animali. In una stalla ci sono i cavalli, nell’altra gli animali da latte, e qui…”.

“I CANI!!!”. Aperta la porta sua figlia si fiondò dentro estasiata, correndo vicino ai recinti.

Era pieno di cani da slitta come quelli che li avevano accompagnati nel corso della loro spedizione, di cani da caccia, da guardia e da compagnia. Gourry sapeva quanto sua figlia amasse i cani e come desiderasse averne uno… Osservò la bimba correre da un cane all’altro, eccitata come difficilmente l’aveva vista. La guardò accarezzarli, chiamarli, sfiorarli…

E poi, quasi per uno strano gioco del destino, la vide avvicinarsi al cane che tanto era stato amico di Lina durante il loro viaggio. Askar. ‘Non morsicare la mia bambina’ – ripeté silenziosamente fra se e se lo spadaccino, ricordandosi di quanto il cane si fosse dimostrato poco amichevole nei suoi confronti.

Si avvicinò a Lily e, con gli occhi ben aperti, la osservò accarezzare il muso del cane. E, contrariamente ad ogni sua previsione, il cane fu docile e giocherellone, proprio come lo era stato con la maga.

Askar leccò la guancia della bimba facendola ridere divertita, e poi rimase ferma ad osservarla scodinzolando allegramente. Evidentemente quel cane amava le donne della sua famiglia!

“Le piaci Lily!” – sussurrò Gourry all’orecchio della figlia. “Ti stai divertendo qui?”.

La bimba si voltò allegra verso di lui. “Si, è il compleanno più bello della mia vita!”. Sulla punta dei piedi stampò un bacio sulla guancia del padre. “Grazie papà, ti voglio bene!”.

“Anche io” – rispose Gourry prendendola in braccio – “e d’ora in poi starò sempre con te e faremo tante cose insieme”.

“Si!” – rispose Lily entusiasta. Poi si guardò in giro curiosa, finché lo sguardo le ricadde su un recinto un po’ in disparte. “Papà, cosa fa quel cane?”.

Gourry si voltò e poi sorrise. Nel recinto indicato da sua figlia c’era una femmina da caccia intenta ad allattare i suoi cuccioli. “Quella è  una mamma coi suoi cagnolini e gli sta dando il latte!” – spiegò.

La figlia scese a terra e corse vicino alla mamma e ai suoi cuccioli, rimanendo incantata ad osservarli. Li fissò in silenzio per lunghi minuti, intenta e pensierosa. Poi… “Anche a me la mamma dava il latte quando ero piccola?”.

“Certo” – rispose Gourry inginocchiandosi accanto – “Tutte le mamme lo fanno! Ti piaceva, eri tutta contenta quando era l’ora di mangiare”.

Lily sospirò, poi osservò qualche istante ancora i cani. “Papà…? Per la mamma… posso pensarci ancora un po’?”.

Gourry sorrise. “Tutto il tempo che vuoi Lily!”.

 

 

 

 

 

 

 

  
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