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Autore: Bianca Wolfe    02/06/2016    2 recensioni
Sono passati quarant'anni dall'ultima volta che Takao Kinomiya ha combattuto una battaglia a Beyblade. Da allora, molte cose sono cambiate, la disfatta è stata inevitabile. Quattro bladers hanno il destino di questo glorioso sport nelle proprie mani. (Attenzione! La storia è un rifacimento.)
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Dal terzo capitolo:
Max lo prese per un braccio, bloccandolo. «Aspetta, Tyler! Io non ci ho capito niente. Dove vuole portarci? Possiamo fidarci?»
«Secondo logica, non dovremmo… Ma io mi fido.»
«Come?» Chiese a quel punto Ray.
«Lo- lo sento e basta. Voi no?»
In effetti, c’era qualcosa di estremamente familiare nel volto del professor Kappa, anche Ray e Max dovevano ammetterlo a se stessi. Dopo un momento di esitazione, anche gli altri due si alzarono e seguirono il gruppo. Una sensazione strana aleggiava tra di loro, come se quel percorso l’avessero fatto insieme già tante altre volte, seppure si fossero appena conosciuti.
[...]
Appena entrati, fu Max a rompere il ghiaccio. «Dove stiamo andando, professore?»
«In un posto dove il Beyblade è ancora uno sport.»
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Professor Kappa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IV.
 
 




«Cosa? Io non ho nulla a che fare con quel… Quel… Criminale!» L’esclamazione di Leila risuonò acuta. La ragazza era evidentemente contrariata, persino offesa dall’affermazione che l’anziano uomo aveva appena fatto.
            Il professore si giustificò quasi immediatamente: «Questo non lo metto in dubbio. Ma so per certo che tu conosci il suo nascondiglio. Inoltre, hai appena detto che dodici dei tuoi bladers hanno avuto a che fare con lui. Se lo trovassimo, potremmo tentare di farlo ragionare, di fargli cambiare idea…»
            «Parola chiave - tentare.» Lo interruppe la giovane. Durante la pausa che seguì, però, sembrò soppesare l’idea. Dopotutto, si dice che tentar non nuoce. «Credo di sapere dove si trova, un locale abbandonato sulla cinquantaduesima, o così dicono alcuni ragazzi qui. Ma di certo non sarà così disposto a parlare con noi… Vorrà una sfida. Potrei chiedere a qualcuno di questi blader, dato che la maggior parte è qui solo per racimolare un po’ di soldi…»
            Questa volta, fu il turno di Kappa a interrompere il discorso della sua interlocutrice, un’espressione scioccata dipinta sul volto. «Metti in palio soldi, ai tuoi tornei?»
            «D- dividiamo il tasso d’iscrizione che i partecipanti versano.» Leila cercò di spiegare, ma tutto ciò che ricevette in cambio fu uno sguardo di rimprovero. «Senta, ho bisogno di guadagnare qualcosa! Oltre a questo, faccio da cameriera a una tavola calda e non è certo un buon salario. Devo pur mangiare e assicurarmi un posto dove vivere, no? Questo è l’unico modo che conosco per farlo.»
            «Allora ci aiuteremo a vicenda. Tu aiutami a trovare Kay e io ti darò un lavoro sicuro, un lavoro vero e ben pagato.»
            L’offerta del professore fu totalmente inaspettata e Leila non poté trattenere un sussulto. Inavvertitamente, fece un passo indietro. «Dov’è la fregatura?» Chiese, infatti. Aveva ragione a non fidarsi: conosceva quell’uomo da soli dieci minuti. Eppure… E se si stesse sbagliando? Se quell’uomo non la stesse prendendo in giro, bensì fosse stato sinceramente genuino? Forse quell’anziano professore di Beyblade era davvero un semplice, anziano professore di Beyblade, e non stava raccontando frottole.
            «Nessuna fregatura.» L’uomo sorrideva bonario, ma gli occhi erano dannatamente seri, il che aumentò la sorpresa della ragazza.
            «Se non vengo con lei, non saprò mai cosa mi aspetta.»
            Il professore non parlò. Solo in quel momento, Leila si accorse che l’incontro nell’arena arronzata alla bell’e meglio stava per finire. Destandosi così dal suo torpore (o meglio definirla confusione?) momentaneo, fu pronta ad annunciare il vincitore di quella sfida. «Il Beyblade di Charize ha smesso di girare, Charlie Johnson vince. E ora… Uscite di qui! Via, tutti quanti!»
            Le lamentele dei bladers iscritti al torneo giornaliero vibrarono per l’intera sala. Avevano ragione, davvero, ma a Leila non importava più: quell’uomo, il professor Kappa, aveva attirato tutta la sua attenzione e la sua curiosità. Adesso era più importante condurlo da quel criminale di Kay Fincil, ladro di beyblade, anziché seguire senza reale interesse quelle gare ben poco serie. Ripeté più volte il messaggio, incitando bladers e spettatori ad andarsene. Solo tre ragazzi rimasero lì a guardarla, straniti.
            «Ma siete sordi?» Li attaccò con tono feroce. «Ho detto di andarvene!»
            «No, Leila. Loro sono con me.» Replicò Kappa, avvicinandosi alle tre figure. La ragazza lo seguì, titubante.
            «Era lei la persona che dovevamo incontrare, professore?»
            A parlare fu Tyler, il quale era abbastanza sbalordito dal fatto che quella fosse una ragazza. Evidentemente, non aveva parlato con molte di loro, nella sua vita. Kappa annuì e i quattro si fissarono a lungo senza spiccicare parola. Il silenzio che calò su di loro era asfissiante, quindi il professore decise di prendere il toro per le corna. «Ragazzi, questa è Leila. Ci aiuterà a trovare l’ultimo membro della nostra- beh, l’ultimo ragazzo da incontrare quest’oggi. Leila, questi sono Ray, Max e Tyler. Sarà meglio andare ora, che ne dite?»
            Il professore si avviò verso l’uscita dell’edificio, seguito dai suoi tre ospiti. Solo la ragazza rimase immobile.
            «Aspetti! Non aveva bisogno di un blader per affrontare quel tipo?»
            Kappa si voltò, ostentando un’espressione sicura sul viso. «Ne ho tre, qui, di cui mi fido ciecamente. E poi, hai mandato via tutti gli altri.»
            Punta sul vivo, Leila sbuffò, ma seguì comunque quella figura misteriosa che era il professore. Doveva ammettere che ormai era troppo curiosa per tirarsi indietro! Senza nessun’altra obiezione, il gruppo stranamente assortito si diresse alla macchina, il conducente già sistematosi alla sua postazione e pronto a partire. Si strinsero un po’, all’interno dell’abitacolo, tanto che Ray si ritrovò a sfiorare la gamba di Leila. Sentì le guance avvampare, segno che aveva presumibilmente assunto un colorito rosso pomodoro. Gli ci volle un momento per rendersi conto di non aver toccato la pelle della ragazza, bensì qualcosa di freddo e duro, che seppe riconoscere.
            «Tu hai un beyblade.»
            «Ah, sì… È di un mio amico. Io non so giocarci.»
            L’espressione di Tyler assunse una nota tra il ferito e il divertito. «Organizzi tornei clandestini di Beyblade… Ma non sai giocare a Beyblade? Questa sì che è una contraddizione!»
            Leila ridacchiò, provocando nei ragazzi una leggera sorpresa. Dopotutto, lei si era presentata come una tipa dura, e quella risata sembrava invece dolce e genuina. «Lo so, lo so.» replicò dunque la ragazza, rivolta al moretto accanto a lei. «È che mi sembra inutile allenarsi solo per sfidare ragazzini mediocri. Ci sono pochissimi veri blader, in giro, e sono tutti molto riservati… Se si potessero fare dei veri e propri tornei di bey, allora sì che ne varrebbe la pena.»
            Tyler soppesò quelle parole, concludendo che sì: Leila aveva le sue ragioni, e avevano un senso che il giovane blader riusciva a intendere perfettamente. Dopotutto, era da molti anni che non si potevano organizzare tornei di Beyblade a causa della repentina chiusura dell’originale BBA. Nessuno era a conoscenza del perché di quell’inaspettato crollo, il quale aveva provocato una reazione a catena inarrestabile, la cui conclusione era stata il declino di quello sport. Il professore aveva dato cenno di sapere, ma ormai Tyler non voleva più chiedergli nulla… L’unica risposta che avrebbe potuto ricevere dall’enigmatico esperto di Beyblade sarebbe stata di aspettare, che non era ancora il momento giusto. Perché dovevano trovare quel misterioso ragazzo…
            «Dov’è che stiamo andando, di preciso?» La voce di Max lo riscosse dai suoi pensieri. Sobbalzò sul posto e Ray lo guardò preoccupato.
            «Cinquantaduesima strada. Non è così, Leila?» Il professore si voltò versò la diretta interessata, che annuì. L’uomo sospirò. «Ah. Finalmente ti abbiamo trovato, Kay…»
            Il biondino sul sedile posteriore trasalì al sentir pronunciare quel nome: la sola idea d’incontrare quel ragazzo lo terrorizzava. «Ha detto proprio Kay? Parla di Kay Fincil? Il ladro di beyblade? Non può essere serio!»
            «Vedo che la sua reputazione ha fatto il giro della città… Ma non devi preoccuparti, Max, conosco i miei pesci. Quando stasera tornerai a casa, avrai ancora il tuo Draciel.»
            «Draciel
            Kappa si pentì subito di essersi lasciato scappare una tale frase. Però il suo giovane ospite gli ricordava talmente il vecchio amico che non era riuscito a trattenersi… Ovviamente, il povero Max non poteva possedere il bey di Mizuhara… E, ovviamente, non poteva sapere. Il professore fu sopraffatto all’improvviso dalla nostalgia, ripensando a quei tempi “antichi”, alla squadra dei Bladebreakers. Max… Kai… Rei… Takao… Sospirò malinconico, indugiando sui ricordi, e non parlò per il resto del tragitto. I ragazzi non indagarono oltre, anche perché l’anziano sembrava alquanto sconvolto.
            Ripresero le loro chiacchiere, nella speranza di smorzare la tensione.
            Max si rivolse a Leila: «Quindi tu hai…»
            «Diciassette anni.» Replicò lei, intuendo quale potesse essere stata la domanda.
            «Diciassette?» Tyler sembrò sconvolto dalla dichiarazione. «Insomma- tu… Diciassette… Tornei clandestini! Ma come diavolo è possibile?» Evidentemente, non riusciva a produrre una frase sensata, tanto era lo shock.
            Leila rise, abituata a tale reazione. Fu allora che Ray prese parola, ponendo la questione più delicata: «Non penso i tuoi genitori lo sappiano. Giusto?»
            Il sorriso le morì sulle labbra, il volto interdetto da un così repentino cambio di argomento. «Beh, loro- non hanno più mie notizie da quasi un anno.»
            Lo sguardo di Ray si addolcì. Non conosceva il motivo di tale soluzione da parte di Leila, ma non  aveva bisogno di sapere: qualunque cosa fosse capitata tra lei e i suoi genitori, la vena di tristezza che le adombrava gli occhi nocciola bastava a provocare in lui una sensazione mista di compassione e rispetto. «Quindi sei scappata?»
            «Sì… Avevamo idee differenti sul Beyblade. Per loro sembrava una perdita di tempo, non adatto a una ragazza. Ma- voi lo sapete quanto me quanto possa essere appassionante! Posso non essere brava in una sfida, ma io amo il Beyblade. Vorrei studiarlo anch’io, proprio come il professore, ma… Con i miei genitori, è andata come è andata.»
            Tutt’ad un tratto, l’auto si fermò bruscamente di fronte a un vecchio locale di musica jazz, ormai abbandonato e malconcio. I ragazzi lanciarono i loro sguardi fuori dal finestrino di destra, notando l’ormai irreparabile insegna e il cartello sbiadito su cui era scritto “CHIUSO” a lettere cubitali di un rosa che, una volta, doveva essere stato rosso. «Siamo arrivati!» Annunciò Kappa lasciando l’abitacolo, fin troppo gioioso.
            Il quartetto dei passeggeri dei sedili posteriori lo imitò e tutti insieme entrarono nel locale. L’interno era messo peggio del palazzo in cui Leila teneva i suoi tornei clandestini. Le pareti erano completamente nere; inizialmente, l’odore stantio di muffa fece voltare lo stomaco a Max e Tyler; i tavoli e le sedie erano ribaltati o fatti a brandelli sul pavimento; il palco dove una volta si esibivano i musicisti era inagibile, pieno di pericolosi e giganteschi fori.
            «C’è nessuno?» La voce del professore produsse un’eco piuttosto inusuale per un locale del genere. «Kay, sei qui?»
            Silenzio. Si protrasse per lunghi secondi che sembrarono ore intere. L’ansia era palpabile nell’aria attorno ai quattro giovani, i quali aspettavano trepidanti. Magari il ladro di bey non era lì. Magari, invece, stava tendendo loro un’imboscata.
            «So che sei qui.» Il volume della voce del professore si abbassò di qualche tono, ma l’effetto fu lo stesso: era comunque ben udibile a qualsiasi orecchio che fosse in ascolto.
            Questa volta, la risposta non tardò ad arrivare. Dall’oscurità, una voce rimbalzò sulle pareti marce della sala, risuonando attorno ai presenti. «Questa è proprietà privata. Andate via.»
            Kappa rise di gusto a tale replica. «Oh, ma tu stai violando la legge tanto quanto noi, ragazzo! Senti, vogliamo solo parlare. Non ti ruberemo molto tempo.»
            «Non ho voglia di parlare con nessuno. Non lo ripeterò di nuovo – andate via
            «E se ti proponessimo una sfida a Beyblade?»
            Fu di nuovo il silenzio, quello che calò su di loro. Eccolo. Il professore aveva premuto il tasto giusto. Dal buio di una porta socchiusa, avanzò una figura. Il ragazzo che si mostrò ai visitatori aveva un’aria tutt’altro che cordiale, gli occhi fissi sul membro più anziano di quello strano gruppo. «Una sfida?» Sia il tono di voce che il sorriso che sfigurava quel volto erano beffardi. «E contro chi di questi quattro marmocchi dovrei fronteggiarmi? Nessuno può battermi.»
            «Io. Sono io il tuo avversario.» Tyler fece immediatamente un passo in avanti, la rabbia padrona del suo corpo. Già non sopportava quello spaccone: non solo rubava i beyblade degli altri – cosa che gli metteva i brividi, a dirla tutta; ma si vantava anche della sua forza. Ma nessuno sfidante era troppo forte… Tutti avevano un punto debole. Forse sarebbe riuscito a trovare quello di Kay e sconfiggerlo, mettendolo al suo posto almeno per una volta.
            Il professore sorrise, voltandosi verso il blader. Era lo spirito di Takao, quello che animava il ragazzo, riusciva a percepirlo sulla pelle… Gli sorrise incoraggiante, e fu proprio quel sorriso a donare ancora più carica a Tyler.

            Sì, poteva battere Kay.



Angolo dell'autrice:
Oggi pomeriggio ero alquanto ispirata, e quindi ecco il quarto capitolo! *pochi applausi incerti in lontananza*
Ehm, okay. Poche parole su questo capitolo: aspettiamo una sfida! Lo so che è più corto rispetto al precedente, ma onestamente mi piaceva concludere con un cliffhanger.
Beh, non ho altro da aggiungere, eccetto che spero gradiate anche questo aggiornamento uwù
Al prossimo capitolo,

Bianca

   
 
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