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Autore: Lory221B    02/06/2016    7 recensioni
C'era un tempo in cui draghi e stregoni abitavano le terre del Nord. In quell'epoca di magia, ogni cosa era in perfetto equilibrio, grazie al bilanciamento dei quattro elementi. Gli stregoni erano divisi in quattro ordini, ognuno corrispondente all'elemento che controllavano.
Ma un giorno qualcosa si ruppe e i quattro ordini, non furono più in grado di controllare i loro poteri; dissidi interni e lotte per il dominio finirono per distruggere il concetto stesso di ordine e il Re decise di mettere al bando ogni tipo di magia, relegando le pratiche della stregoneria ai peggiori crimini contro lo stato.
In quell'epoca incerta, nuovi stregoni e nuove streghe avevano rinunciato a tutto per vivere in mezzo al resto del popolo, nascondendo i loro straordinari poteri.
Qui inizia la nostra storia.
(Johnlock!AU)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La profezia



Mycroft aveva appena lasciato il fratello in quell’edificio diroccato assieme a John, per dirigersi dall’unica persona che lo avrebbe aiutato.  Avrebbe voluto che quella persona fosse Sherlock, ma il fratello ormai credeva fermamente che Mycroft non avesse alcun tipo di sentimenti, si era talmente convinto che non provasse nulla, che nemmeno si preoccupava per lui.

Lo stregone del fuoco non voleva tornare subito a Palazzo, doveva prima cercare di scoprire cos’ era accaduto in quella via e perché qualcuno aveva attaccato Sherlock.

Fortunatamente era riuscito ad intervenire in tempo, i suoi poteri non avevano fatto le bizze e gli avevano dato modo di vedere una previsione futura, ossia l’attacco al fratello.

Quello che lo confondeva del suo potere, era che la chiaroveggenza spesso gli mostrava solo uno dei possibili futuri e non quello che sarebbe davvero accaduto. Aveva visto l’attacco ma aveva anche visto il fratello morire, l’intervento di John era del tutto inaspettato e quanto mai gradito.

Bussò alla porta dell’unica persona che sarebbe stata dalla sua parte, quella dello sceriffo Lestrade.

L’uomo non fece entrare lo stregone in casa, non voleva che la moglie sentisse la loro conversazione. Tenuto conto dell’ora e dell’espressione di Mycroft, aveva subito capito che si trattava di guai.

Uscì da casa e camminarono in silenzio fin fuori alle mura del Borgo, dove potevano avere più intimità.

- Cosa succede? –chiese Lestrade, quando finalmente poté parlare, senza la paura di essere sentito da orecchi indiscreti.

- Mio fratello, è stato attaccato da uno stregone del fuoco. Le cose stanno precipitando, sceriffo – rispose Mycroft, mantenendo una certa formalità e un certo distacco.

- Lui sta bene? –chiese con apprensione. Mycroft apprezzava davvero quell’uomo, non aveva  straordinarie capacità mentali né magiche, ma era buono, onesto e leale.

- Sì, mio fratello sta bene. John è ferito ma non c’è da preoccuparsi, è stato curato – rispose.

Greg sembrò turbato dalla notizia, di solito le battaglie si combattevano fuori dal suo piccolo borgo, non aveva mai dovuto affrontare problemi di questo tipo, non sapeva nemmeno come fronteggiare gli stregoni.

- Non capisco, perché una lotta magica? – chiese, timidamente, non capendo davvero le ragioni che potevano spingere uno stregone ad attaccare Sherlock.

- Forse non siamo gli unici a sapere della profezia, forse qualcuno teme che se si verificasse quanto previsto, il proprio status quo cambierebbe – commentò Mycroft, pensieroso.

- Ha già un sospetto, intuisco –

- Dovremo studiare un piano sceriffo, mi posso fidare soltanto di lei –


******  *******


John si svegliò di soprassalto, l’immagine delle palle di fuoco che venivano lanciate addosso a Sherlock, ancora ben piantata nella mente. Istintivamente cercò il moro nella stanza poco illuminata; per un attimo gli era sembrato di essere ancora in mezzo a quella strada, invece erano al sicuro e lo stregone dell’aria era lì sano e salvo, ancora addormentato accanto a lui.

Il biondo si mise a sedere a fatica, controllando quanti danni avesse provocato quella stregoneria. In realtà, sembrava tutto a posto, Molly era stata davvero brava, aveva solo un leggero senso di nausea.

Anche Sherlock si svegliò, poco dopo, iniziando a stropicciarsi gli occhi, come stranito, finché non si ricordò dov’era e cos’era successo. Si girò di scatto, cercando John e quando lo vide seduto, intento a massaggiarsi il fianco indolenzito, tirò un sospiro di sollievo.

- Buongiorno – esclamò Sherlock.

John si voltò per guardarlo e scoppiò a ridere. Sherlock sembrò offeso, non capendo cosa ci fosse di così divertente nella sua persona, appena sveglio.

- Hai della paglia nei capelli – spiegò gentilmente John, osservando l’oro che si era infilzato tra i riccioli, dandogli un aspetto piuttosto buffo –Se stai fermo, te la tolgo – continuò, mentre Sherlock scuoteva la testa per farla cadere.

John avvicinò la mano ai suoi capelli, quasi una carezza, e tolse ogni pezzetto di paglia dalla chioma ribelle dell’amico, che seguiva il movimento di John abbandonando la testa nella sua mano. Un gesto involontario, quasi un riflesso condizionato a quel tocco e più passava il tempo più John sentiva che le cose gli stavano letteralmente sfuggendo di mano: prima i sogni erotici, poi il salvataggio, il bacio onirico, lui che spontaneamente lo convinceva a dormire accanto a lui e adesso lo stava accarezzando in maniera dannatamente romantica e sensuale.

Quando si rese conto che aveva tolto ogni più piccolo rimasuglio di paglia, indugiò ancora qualche secondo tra i capelli dello stregone, finché non abbassò la mano, rendendosi conto che aveva il respiro e il battito accelerato, cosa che non sarebbe sfuggita allo stregone “noto tutto” Sherlock.

Ma Sherlock non sembrava così attento a quello che accadeva attorno a lui, con il biondo che lo accarezzava, al punto che quando John aveva tolto la mano, al moro era sfuggito un mugugno insoddisfatto.

John simulò un colpo di tosse e scacciò per un attimo, le ultime vibrazioni nate tra loro - Sherlock, chi ti ha attaccato e perché? -

Anche Sherlock ci mise qualche secondo per raffreddare le ultime sensazioni ed anche lui si trovò a tossire, quasi imbarazzato  - Non lo so, ma sono sicuro che Mycroft è già qualche passo avanti -

- La smetterai di tenere questo comportamento da ragazzino con tuo fratello? E’ la tua famiglia, lui sembra voler riallacciare i rapporti, ti vuole bene -

 - Vuole che la profezia si realizzi, gli importa il potere più di ogni altra cosa -

John fece una faccia stupita e Sherlock continuò nel racconto, era arrivato il momento di mettere al corrente anche John, nonostante non credesse minimamente alla possibilità che la profezia si realizzasse - Quando gli Ordini furono destituiti, una degli anziani tra gli stregoni del fuoco, la più esperta nella chiaroveggenze, affermò con certezza che quella non era la fine della magia, che gli Ordini si sarebbero ricostituiti, grazie a quattro stregoni, uno per ogni Ordine -

- Non dà molti elementi questa profezia - commentò John, perplesso.

- Ovviamente non finisce così - commentò sarcasticamente Sherlock -Si è soffermata anche sulle peculiarità di questi quattro stregoni: due di loro sarebbero stati legati dal sangue, due sarebbero stati legati dall’amore -

- Legati dal sangue come tu e Mycroft. E gli altri due saremmo Molly ed io? - chiese John, adesso più attento e curioso.

Sherlock annuì, annoiato – E’ stata pronunciata tanto tempo fa, John. Nessuno può vedere così lontano nel futuro -

- E i due legati dall’amore devono per forza essere i due non parenti, o possono comprendere anche uno dei due legati dal sangue? – chiese John, stranamente preoccupato.

- Non ha lasciato un libro con le istruzioni per decifrare la sua profezia, John – rispose, spazientito – Comunque, tranquillo, mio fratello non ti costringerà ad innamorarti di Molly -
- Non stavo pensando a questo – sussurrò – Comunque, come faranno i quattro della profezia a riunire la magia? -

- Un incantesimo durante l’equinozio. Un incantesimo che nessuno conosce ovviamente, che la strega pazza ha nascosto da qualche parte – Concluse, con una risata sprezzante rivolta all’assurdità di credere a una previsione così generica.

- E se fosse vero, Sherlock? – chiese John, preoccupato ed eccitato allo stesso tempo.

- Vuol dire che Molly e Mycroft dovranno mettersi assieme – commentò, con una finta risata. Non diede il tempo a John di ribattere, ma si alzò per andare a controllare che fuori dall’edificio non ci fosse nessuno, in modo da poter abbandonare quel luogo, almeno per prendere da mangiare per il suo paziente.

- Già, Molly e Mycroft – borbottò John e si rimise disteso, cercando di riposare il fisico e la mente. Ogni giorno accadeva qualcosa di nuovo ed imprevedibile; quando aveva pensato che scoprire di essere uno stregone poteva essere la cosa più assurda che gli sarebbe capitata nella vita, ecco che saltava fuori il poter far parte di una profezia antica e misteriosa.


***** *****

Sherlock ritornò un’ora dopo, con  un sacco con dentro del cibo preparato dalla signora Hudson. Appoggiò le pietanze calde vicino al letto di John, senza dire un parola.

Lo stregone dell’acqua era abituato al comportamento bizzarro dell’amico, ma in questo caso, dopo l’attacco e tutto quello che avevano subito, gli sembrava quantomeno fuori luogo.

Sherlock si spostò verso una delle piccole finestre di quell’edificio che ormai fungeva da rifugio sicuro ed estrasse dalla tasca una misteriosa busta.

- Che cosè? -chiese John, con tono indagatore, sperando non fosse quello che credeva.

- Erbe magiche - liquidò Sherlock.

Il biondo sapeva perfettamente che esistevano particolari erbe che davano effetti molto simili ad un sogno lucido, un viaggio per distaccarsi dalla realtà. Molte persone che ne avevano fatto uso, erano morte o avevano perso la ragione.

Nonostante John fosse ancora debilitato dagli ultimi eventi, non contò fino a cinque prima di lanciare una palla d’acqua sulle erbe magiche di Sherlock, rendendole inutilizzabili.

- Mi servono solo per concentrarmi, John! - sbottò Sherlock, cercando di radunare le foglie bagnate, in modo da poterle asciugare.

John fece per rispondere, ma l’utilizzo della magia gli era costata cara: si trovò improvvisamente in preda ai conati e finì per vomitare tutto quello che aveva appena mangiato.

Sherlock in un attimo era seduto accanto a lui e gli teneva la testa, massaggiandogli delicatamente la schiena - Tutto bene? -

John annuì silenziosamente.

- Comunque, la prossima volta che mi lanciano delle palle di fuoco, usa l’acqua come hai fatto adesso, non il tuo corpo - commentò Sherlock, strappandogli una risata.

- Scusa, ho agito d’istinto -

- Dovremo correggerlo questo istinto, dovresti pensare prima alla magia che al resto - fece, aiutandolo a rimettersi disteso su un fianco - Comunque c’è di positivo che lo stregone che mi ha attaccato non ti ha visto usare la magia, non sa che sei uno stregone anche tu -

Sherlock indugiò ancora un po’ con la mano sulla schiena dell’amico. Era così vicino che avrebbe voluto abbracciarlo e tenerlo stretto. Non si era ancora ben ripreso dalla quasi morte di John.

Al biondo non occorreva la lettura del pensiero per sentire che Sherlock si stava sempre più affezionando a lui: nonostante all’apparenza sembrasse freddo e senza sentimenti, John sentiva che il moro era molto più di quello che esternava, solo che non condivideva il suo mondo con il resto delle persone e questo  lo feriva, voleva che Sherlock sentisse di potersi fidare di lui.

Quando il moro smise di accarezzargli la schiena, John si voltò piano, per poterlo guardare in faccia. Tante erano le cose che gli passavano per la testa ma in quel momento, la sua preoccupazione più grande, era l’attentato alla vita dell’amico.

- Senti, mi chiedevo, ma come fanno i soldati del Re a catturare gli stregoni? Siete così potenti tu e Mycroft, che mi sembra impossibile -

- Questa è la parte ironica, usano la magia - rispose - Un antico incantesimo, una polvere che chiunque con un po’ d’esperienza può preparare, che priva gli stregoni dei poteri magici, giusto il tempo di catturarli e tagliarli la testa -

John si passò nervosamente una mano sul collo. Le nere previsioni di morte, furono però interrotte dal ritorno di Mycroft, sta volta accompagnato dallo sceriffo Lestrade.

Sherlock si alzò istintivamente in piedi, a scudo di John, non capendo perché Mycroft avesse portato con se quell’uomo, anch’egli un suddito fedele del Re, visto il ruolo che ricopriva nel Borgo.

- Tranquillo, fratellino. Greg è dalla nostra parte. L’ho portato qui perché sappia dove siete nascosti, nel caso mi succedesse qualcosa -

Lestrade sembrò turbato dall’ultima affermazione, ma non commentò.

- Cioè, ci proteggerà uno sceriffo che non ha mai messo piede fuori da questo buco di cittadella? Allora siamo salvi - commentò Sherlock.

Mycroft trattenne ogni imprecazione, mentre Lestrade accennò un mezzo sorriso, come la prima volta che aveva incontrato Sherlock e aveva subito pensato che era molto simile al fratello.

John intervenne per spezzare la tensione - E’ il suo modo di dire grazie, lo apprezziamo entrambi - fece, scambiando uno sguardo ironico con lo sceriffo. Lestrade salutò il gruppetto e si congedò velocemente, capendo che i fratelli Holmes avevano decisamente bisogno di parlare.

Mycroft salutò a sua volta lo sceriffo e poi, furente, si rivolse a Sherlock - Cerco di aiutarti, Greg vuole aiutarci. Sai quanto rischia? E il tuo modo di rispondere è questo? - sbottò, nervoso e stufo oltre ogni limite per il comportamento del fratello.

Sherlock sorrise, in maniera indisponente - Ecco finalmente svelato perché sei rimasto qui. Conoscendoti era impossibile da intuire -

- Di cosa stai parlando? - chiese Mycroft, scrutandolo perplesso.

- Tu e lo sceriffo - commentò semplicemente.

- Non c’è nessun noi - ribatté, ostentando una sicurezza che iniziava a vacillare.

- Ma lo vorresti, ecco perché sei qui. Hai unito l’utile al dilettevole. La tua brama di potere e la cotta per lo sceriffo brizzolato. Detto dall’uomo che mi consigliava di non farmi coinvolgere dai sentimenti,  fa quasi ridere -

Mycroft scosse il capo, capendo quanto aveva sbagliato con il fratellino. Non poteva immaginare che lasciarlo a casa, nel loro maniero solitario, equivaleva a lasciarlo solo con il suo peggior nemico: se stesso.

- Ti ho dato quel consiglio quando ho visto che tutto ti feriva, non potevo immaginare che ti avrebbe portato a questo -

- Non puoi commentare il mio comportamento, tu che stai qui con il Re fregandotene di tutti -

- Sherlock, sono davvero stufo, non hai cinque anni, ne hai trentadue -

- Non sono io che giro per la corte del Re, lasciando che la gente muoia per stare accanto all’amore non corrisposto - rispose, alzando il tono di voce.

- Sherlock, io non ero a casa quando hanno ucciso i nostri genitori. Tu che c’eri, cosa hai fatto per impedirlo?  Continui a scaricare la responsabilità su di me, ma in realtà ti senti in colpa perché tu non li hai salvati, ma anzi li hai messi in pericolo - ora anche il tono di Mycroft si era fatto più concitato.

- Non osare dare la colpa a me - gridò Sherlock, con gli occhi freddi,  fissi in quelli del fratello.  

Le parole erano diventate troppo pesanti e dalle reciproche accuse, entrambi erano passati ai fatti: Sherlock aveva creato una sfera d’aria fredda, che volteggiava nella sua mano, pronta a scagliarsi contro il fratello.  Mycroft  aveva fatto altrettanto, con una sfera di fuoco.

Sembravano entrambi sul punto di scattare, quando una palla d’acqua colpi entrambi in piena faccia, raffreddando per un attimo la loro voglia di scatenarsi uno contro l’altro.

- Avete finito? -  Chiese John, guardando torvo entrambi. Sembrava sul punto di alzarsi e schiaffeggiarli, come se avesse a che fare con due bambini, ma prima che potesse fare qualche sciocchezza che lo avrebbe nuovamente indebolito, Sherlock corse verso di lui e lo fece nuovamente distendere  - Abbiamo finito - commentò, sedendosi accanto a John e dando la schiena al fratello, che uscì dalla stanza senza dire altro.

Il moro sembrava sul punto di prendere a pugni il muro o di scoppiare a piangere, John non era sicuro di cosa stesse trattenendo dentro. Respirava più velocemente, come se stesse cercando di calmarsi, ma non riuscisse a smorzare la scarica di adrenalina derivante dall’alterco con Mycroft.

- Sherlock, mi spieghi com’è andata? Con tuo fratello, con i tuoi genitori… - fece John, puntandosi sui gomiti, per poterlo guardare in faccia.

- Sai perché te lo chiedo?  - continuò - Perché sono l’unico con cui parli. Se tieni tutto dentro è normale che tu finisca per esplodere. Non so da quanto tempo ti sei chiuso in te stesso, ma di certo, non ti fa bene. Tu puoi insegnarmi la magia, io posso insegnarti tante altre cose –

Lo stregone dell’aria non disse niente, per cui John si sentì libero di parlare ancora - Ok, azzardo un’ipotesi. Quanti anni avevi quando tuo fratello è andato via di casa? –

- Undici - fece Sherlock, incolore, ma come costretto a rispondere per non esplodere.

- Era il tuo unico amico? - incalzò John.

Sherlock fece una smorfia con la bocca e  il biondo capì quanto era difficile per lui ammettere di provare dei sentimenti, come se lo rendessero debole.

John gli sfiorò una mano, per incoraggiarlo a parlare e il moro, come sotto una stregoneria, iniziò il suo racconto - Un giorno è andato via, dicendo che voleva fare qualcosa per cambiare il Mondo. Diciamo che era un idealista. Ogni tanto scriveva delle lettere, per farci sapere come stava, ma ad un certo punto ha smesso, finché non si è presentato a casa nostra di notte, di nascosto. Ci ha spiegato che aveva cambiato cognome, che non poteva scriverci per non rischiare che venisse associato a noi altrimenti, se fosse stato scoperto, saremmo stati in pericolo, e che stava lavorando dall’interno per riportare la magia degli Ordini. Come un idiota, io gli credetti. Non avevo idea che fosse proprio il Consigliere del Re -

John si mise seduto, per avvicinarsi di più.

- Quattro anni fa, mia madre si ammalò ed io scesi in paese per prendere le erbe che le servivano. Non andavo mai nel centro abitato, mi tenevo sempre lontano, preferivo stare da solo con i miei libri, ma quel giorno era necessario. Neanche a dirlo, ho avuto subito problemi con i gentiluomini del paese. Ho cercato di cavarmela senza magia ma le cose si stavano mettendo male – Fece una pausa, cercando di mantenere un tono neutrale nel racconto, come se non fossero accadute a lui quelle cose - Ho solo fatto cadere un vaso in testa ad uno di loro, non credevo avessero capito che ero stato io. Sono tornato a casa di corsa con le erbe, ma non ho raccontato dell’incidente, mi sentivo già abbastanza stupito. Il giorno dopo sarei andato a cercare quegli uomini e li avrei pagati per “scusarmi” di averli offesi, in modo da farmi benvolere in qualche modo e mettere a tacere possibili chiacchiere -

- Ti avevano già denunciato? - chiese John, capendo quello che era successo.

- Sì. Li ho cercati al villaggio ma non li ho trovati. Ho provato per i boschi ma niente. Sono tornato al maniero a sera tarda e quando sono arrivato, la mia casa era in fiamme. Evidentemente avevano bloccato i poteri dei miei genitori con quella polvere che ti dicevo prima o semplicemente dormivano quando… -Sherlock si interruppe, gli occhi che si facevano leggermente più umidi, mentre una lacrima cercava di scendere prepotentemente dall’occhio destro.

John gli sorrise, anche se in maniera triste, pensando al fardello di emozioni negative che Sherlock trascinava con sé, e lo abbracciò stretto,  finché non si accorse che tutta la sua spalla era umida delle lacrime del suo amico.

- Comunque vada, Sherlock, sarò con te contro il resto del Mondo, profezia o meno - gli sussurrò nell’orecchio e il moro si rilassò nel suo tenero abbraccio.


****** *****
Angolo autrice
Ciao a tutti, un aggiornamento più rapido del previsto.
Un po’ di risposte in questo capitolo, mentre i nostri due testoni preferiti sono sempre più vicini a capire cosa provano… forse.
Grazie a tutti, come sempre e alla prossima.
   
 
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