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Autore: Lory221B    09/07/2016    5 recensioni
C'era un tempo in cui draghi e stregoni abitavano le terre del Nord. In quell'epoca di magia, ogni cosa era in perfetto equilibrio, grazie al bilanciamento dei quattro elementi. Gli stregoni erano divisi in quattro ordini, ognuno corrispondente all'elemento che controllavano.
Ma un giorno qualcosa si ruppe e i quattro ordini, non furono più in grado di controllare i loro poteri; dissidi interni e lotte per il dominio finirono per distruggere il concetto stesso di ordine e il Re decise di mettere al bando ogni tipo di magia, relegando le pratiche della stregoneria ai peggiori crimini contro lo stato.
In quell'epoca incerta, nuovi stregoni e nuove streghe avevano rinunciato a tutto per vivere in mezzo al resto del popolo, nascondendo i loro straordinari poteri.
Qui inizia la nostra storia.
(Johnlock!AU)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Rivelazioni


Ormai da mesi, nessun servitore era ammesso nella stanza del Sovrano, durante la notte e alle prime luci dell’alba. Finché Re Robert non usciva dalla propria camera, non era consentito nemmeno avvicinarsi alla porta della stanza.

Nemmeno al consigliere reale era concesso varcare la soglia, salvo emergenza e solo dopo aver bussato e ricevuto il consenso del Re.

La cosa non aveva stupito i più, sapendo che re Robert aveva dei vezzi e delle fissazioni particolari; nemmeno Mycroft era rimasto particolarmente sorpreso, credendo che il Re stesse nascondendo qualche relazione amorosa, con una delle dame di corte.

Quello che nessuno sapeva, era cosa si avveniva dietro quella porta.

Due figure, quella mattina, stavano passeggiando nella camera reale.

L’uno, dai capelli neri, pettinati all’indietro, sorrideva guardando fuori dalla finestra. Il borgo era tranquillo e animato dalla solita routine di villici che aspettavano con impazienza la terza prova dei giochi, per la mano della principessa.

L’uomo era più giovane del re, molto più giovane. Aveva gli occhi scuri, ma segnati da anni di sotterfugi ed espedienti.

L’altra figura era Il principe Victor, anch’egli soddisfatto delle vicende e di come si stava compiendo quanto da loro sperato.

Avevano dovuto cambiare celermente i loro piani, ma erano così vicini alla meta, che non potevano rischiare di sbagliare proprio in quel momento.

Si guardarono e a entrambi sfuggì un sorriso complice, di due che avevano tramato nell’ombra per tanto tempo, senza che nessuno se ne accorgesse.

L’uomo dai capelli neri era uno stregone della terra, un potere minore rispetto all’ego gigantesco che si trascinava dietro. Eppure aveva un cervello che gli aveva permesso di ingannare anche uno stregone potente come Mycroft. Una tale intelligenza era riuscita a nascondere le trame più sordide ed ora, grazie all’aiuto di Victor, era ad un passo dalla meta finale, il potere sul Regno.

Lo stesso Regno che lo aveva sempre escluso e sbeffeggiato: l’uomo dai capelli neri non era mai stato abbastanza per i suoi genitori e per gli altri abitanti del suo villaggio. Nemmeno tra i raminghi del sud, aveva trovato un posto dove vivere in pace o semplicemente essere accettato.

Alla fine, stanco di dover essere quello che non era, aveva elaborato la sua personale vendetta: odiava gli altri stregoni, per non esseri ribellati alla follia omicida di Re Robert e odiava lo stesso Re. Ma ora, finalmente, le cose stavano per cambiare.

Tuttavia, il sorriso dei due venne presto interrotto dalla porta che si apriva: la principessa Mary fece in tempo a vedere soltanto un uomo giovane, che si trasformava nel Re, suo padre, e poi cadde a terra, addormentata.

« Questa non ci voleva » disse il principe, correndo verso la sorella, controllando subito che l’altro stregone l’avesse solo addormentata.

« Non cambia niente, se lei ci ostacolasse, sapremmo  cosa fare, Victor » rispose, freddamente, l’altro uomo.

Il principe mantenne una mano sulla nuca della sorella, ma si sentì turbato dall’affermazione: eliminare Mary non era mai stata un’opzione, infondo era sempre stata dalla sua parte,  l’unica persona del palazzo.


***** *****


Sherlock aveva lasciato un addormentato John, per indagare sull’attacco subito due notti prima. Il fratello aveva fatto il misterioso, ma lo stregone dell’aria era sicuro che qualcuno stesse tramando qualcosa di grave.

La città era immotivatamente in festa, o meglio, erano allegri per l’approssimarsi della terza prova, ma il moro non riusciva a capire cosa ci fosse di tanto allegro, oltre ad essere preoccupato del fatto che John, non avrebbe potuto partecipare, vista la sua situazione di salute.

Ritornò nel luogo dell’attacco, si arrampicò fino sul tetto della casa dove si trovava l’assalitore, ma a parte qualche segno di bruciatura nel legno, non c’erano altri indizi. Sconsolato ritornò nel vicolo, meditando sul da farsi.

Passo dopo passo, si ritrovò nella piazza del mercato. C’erano tante bancherelle e Sherlock non poté non incuriosirsi. Non era masi stato in un posto simile, i suoi genitori si erano sempre fatti arrivare le cose a casa, non aveva mai visto dal vivo un fiera di paese. Passò in rassegna i particolari manufatti in legno e rise vedendo una strana casacca dagli improbabili abbinamenti di colore, che tanto ricordava gli indumenti che di solito indossava John.

Si avvicinò ad un piccolo unicorno in legno, ricordando che spesso il suo biondo amico aveva fatto cenno a sogni che avevano per protagonista, magici cavalli alati. Prese qualche moneta che aveva in tasca e comprò quel piccolo manufatto, sorridendo leggermente.

Fece per tornare nel nascondiglio, dove aveva lasciato John, quando quattro guardie gli vennero in contro, con intenzioni per niente amichevoli.

Era solito essere sospettoso, quando vedeva le guardie del Re e anche questa volta aveva avuto ragione. Le guardie fecero per attaccarlo a spade sguainate. Lui fu più veloce, ruotò la mano e i quattro finirono a sbattere contro il muro.

Sherlock sorrise soddisfatto, prima di venir colpito alle spalle da una polvere bianca, che ben conosceva in teoria, ma mai aveva visto nella pratica: la tremenda mistura che toglieva il potere agli stregoni.

Il moro tossì due volte, prima di ricevere un colpo in testa e cadere a terra, svenuto.


***** *****


John si svegliò con una brutta sensazione. Non si ricordava nemmeno, di essersi addormentato. Si stropicciò gli occhi, cercando di mettere a fuoco la stanza.

Gli sembrava che Sherlock gli avesse detto che era uscito a controllare la situazione, ma era un ricordo vago. Le recenti emozioni, la ferita profonda e l’uso della magia, lo avevano fatto cadere profondamente addormentato.

Ormai era buio, la stanza era illuminata solo dalla pallida luce della luna e delle stelle, e di Sherlock non vi era traccia. Tentò di alzarsi, stentatamente, fece leva sul braccio del fianco sano e si mise in piedi. Percorse qualche passo, era quasi a metà del tragitto per l’uscita, quando la porta si aprì lentamente.

Per un attimo, John aveva dimenticato che il luogo era protetto dalla magia e solo le persone fidate potevano entrare in quel luogo. Sentì una leggera ondata di panico, non sarebbe stato in grado di fronteggiare un attacco.

La porta si aprì del tutto e rivelò l’identità dello sconosciuto. Fortunatamente per John, si trattava di Lestrade.

L’uomo brizzolato chiuse velocemente la porta dietro di sé. Non aveva un bell’aspetto.

« Cosa succede, sceriffo? »

Lestrade sospirò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli « Li hanno catturati » affermò semplicemente.

John lo fissò, con espressione stupita e preoccupata. Lo sceriffo si morse un labbro, cercando di calmarsi « E’ successo di tutto, sta mattina. Il Re ha ordinato di catturare Mycroft e Sherlock. Non so come, ma li ha scoperti. Ha teso un agguato a entrambi. Sapeva tutto, John. Sapeva che sono fratelli, che tipo di stregoni sono… »

Più Lestrade parlava, più John sentiva le proprie gambe cedere. Aveva il terrore di come sarebbe finito quel dialogo. Sapeva cosa accadeva a chi praticava la magia, venivano giustiziati, senza possibilità di salvezza.

Lo sceriffo sembrò intuire i pensieri di John, lo prese per le spalle per evitare che crollasse. Era ancora troppo debole dopo l’attacco  « Stanno bene, John. Sono in prigione ma la testa è ancora sul loro collo. Il Re vuole una dimostrazione, domani, al tramonto, nella pubblica piazza »

« Cosa possiamo fare? » Esalò soltanto, il biondo.

« Tutto quello che è in nostro potere »


***** *****


Sherlock era disteso a terra, su un fianco, la testa che girava. Sentiva che era su un pavimento molto umido e sporco « John? » chiamò con voce flebile.

« No, Sherlock. Ci sono soltanto io, mi dispiace » rispose il fratello, in piedi con lo sguardo triste di uno che si era fatto incastrare.

Sherlock si alzò di scatto, iniziando a massaggiarsi la testa, cercando di ricordare come era finito lì. Era uscito per indagare sul misterioso assalitore, aveva messo fuori gioco quattro guardie e poi il nulla. Evidentemente gli era arrivata una botta in testa. Era sicuro di essere stato colpito dall’incantesimo di privazione dei poteri, ma provò comunque  a vedere se disponeva di qualche scintilla di magia.

« Inutile che ti sforzi » commentò pigramente Mycroft « ci hanno lanciato una quantità di polvere tale, che non riavremo i poteri fino al tramonto di domani, in tempo per la nostra impiccagione »

« Cosa è successo, Mycroft? »

« E’ successo che sono stato lento, che non ho capito. Mi dispiace Sherlock » affermò, mesto.

« Non è da te, darti per sconfitto » commentò il moro, spazientito.

« Credevo di avere più tempo » rispose, laconicamente.

Il moro si avvicinò al fratello, abbastanza per notare un’espressione affranta. « Senti, visto che ci non ci rimangono molte ore di vita, perché non mi racconti quale era il tuo geniale piano per salvare la magia? Lavorare per il Re che ti ha incarcerato, non mi sembra una delle tue idee migliori »

« La formula magica, Sherlock. L’incantesimo che riunirà la magia, secondo la profezia, si trova nascosto qui, nel castello » borbottò Mycroft.

Sherlock  lo guardò con fare interrogativo « Come fai a saperlo? »

« Ho fatto lunghe ricerche. Non hai notato la particolarità del Palazzo reale? È a forma di pentagono ma ha solo quattro torri »

« Ammettiamo che tu abbia ragione, perché sei così convinto che la profezia parli di noi? »

« Sherlock, è una stranezza che tu sia uno stregone dell’aria »

« Grazie per avermelo ricordato » si lamentò il moro.

Mycroft sollevò lo sguardo al soffitto, scuotendo leggermente il capo « Nostra madre discendeva dalla prima famiglia di stregoni del fuoco, che aveva fondato l’Ordine. Nostro padre discendeva da una famiglia di stregoni del fuoco, che faceva parte dell’Alto Consiglio. Non c’è mai stato uno stregone dell’aria, nemmeno a cercare nei rami più esterni del nostro albero genealogico. Dovevamo essere per forza noi, i parenti della profezia »

« Per cui sei rimasto qui, per questo? Per la profezia? Sei un idiota, Mycroft. Moriremo e questo dimostrerà che ti sbagliavi » sbottò Sherlock.

Mycroft abbassò lo sguardo, sapeva che c’era una remota speranza che qualcuno rischiasse la vita per loro, Ci avrebbero sicuramente provato. Lestrade gli doveva la vita, era un amico onesto e sincero e altrettanto sembrava esserlo John.

« Come ti hanno scoperto, comunque´? » chiese il moro, appoggiando la schiena al muro e nascondendo le mani nelle tasche, quando, con la punta delle dita, avvertì la presenza dell’unicorno di legno che aveva appena acquistato. Com’era ironica la situazione, aveva appena scoperto che esisteva tutto un mondo e aveva una remota possibilità di essere felice, ed ecco che veniva incarcerato e presto impiccato.

« Sherlock? Sei qui con me o nel tuo palazzo mentale? » Chiese Mycroft, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del fratello « Per rispondere alla tua domanda, credo lo sapessero da tempo, che sono uno stregone e da quale famiglia provengo. Non mi sono reso conto che il vero nemico non era il Re, ma chi si nasconde dietro il Re »

« Di chi stai parlando? » chiese perplesso.

Il rumore della porta delle prigioni che si apriva, fece volare entrambi. Il principe Victor e suo padre entrarono nel corridoio buio, camminando con passo sicuro fino alla cella dei due prigionieri.

Sherlock strinse gli occhi, pronto per riversare addosso ad entrambi, tutto quello che pensava, almeno a parole. Ma prima che potesse aprire bocca, il Re cambiò aspetto davanti ai suoi occhi, trasformandosi in un uomo più giovane e più basso del Re.

« Uno stregone della terra? » chiese stupito il moro.

« Che fine ha fatto il Re? » intervenne Mycroft.

Victor rise « Lo abbiamo ucciso qualche mese fa, stregone del fuoco »

 « Non sono l’unico stregone del fuoco, qui, non è vero? » ribatté Mycroft, e Victor fece apparire una sfera di fuoco, con il sorrisetto sadico di uno che aveva beffato il grande consigliere reale.

L’altro uomo, scosse il capo « Non siamo qui per vantarci dei nostri poteri, Victor. Ma per far capire a Sherlock che ha scelto la parte sbagliata. La magia risorgerà, ma questa volta ci assicureremo che nessuno la distrugga nuovamente ».


***** *****
Angolo autrice:
Ciao a tutti, come mia promessa dell’estate, cercherò di riprendere con aggiornamenti settimanali, in modo da non lasciarvi troppo tempo sulle spine.
Grazie a tutti per continuare a seguire e un particolare grazie per le recensioni.
Alla prossima!!!



   
 
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