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Autore: Lory221B    15/07/2016    5 recensioni
C'era un tempo in cui draghi e stregoni abitavano le terre del Nord. In quell'epoca di magia, ogni cosa era in perfetto equilibrio, grazie al bilanciamento dei quattro elementi. Gli stregoni erano divisi in quattro ordini, ognuno corrispondente all'elemento che controllavano.
Ma un giorno qualcosa si ruppe e i quattro ordini, non furono più in grado di controllare i loro poteri; dissidi interni e lotte per il dominio finirono per distruggere il concetto stesso di ordine e il Re decise di mettere al bando ogni tipo di magia, relegando le pratiche della stregoneria ai peggiori crimini contro lo stato.
In quell'epoca incerta, nuovi stregoni e nuove streghe avevano rinunciato a tutto per vivere in mezzo al resto del popolo, nascondendo i loro straordinari poteri.
Qui inizia la nostra storia.
(Johnlock!AU)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno arriverà


Il finto Re sorrise malignamente verso Mycroft, che lo fissava incerto « Vedi, Consigliere del Re, hai fatto tanti errori, nella convinzione di avere tutto sotto controllo. O forse, una volta morti i tuoi genitori e ritenuto che il fratellino avesse fatto la stessa fine,  ti eri lasciato prendere dallo sconforto? » lo sbeffeggiò l’uomo dai capelli neri.

Aveva un’aura di mistero e di arroganza, che tradiva però un passato triste e turbolento.  Mycroft notò il disperato bisogno di attenzione dell’uomo con cui stava parlando e sperò potesse essere usato in qualche modo, a proprio vantaggio.

«Con chi ho il piacere di parlare? » chiese Mycroft, senza tradire alcun timore, anzi quasi annoiato.

Il moro sorrise, beffardo « James Moriarty, fratellastro del principe » rispose, godendosi lo stupore dei due Holmes.

« Cosa? » chiese Sherlock, improvvisamente ridestandosi dai suoi pensieri.

Victor si avvicinò alle sbarre, mantenendo un tono di voce più basso, quasi stesse confabulando con i prigionieri « Anni fa, non solo ho scoperto che non ero figlio della Regina, ma di una delle dame di corte con cui mio padre aveva avuto una relazione, ma ho scoperto anche che la suddetta dama, aveva avuto un altro figlio »

Gli sguardi degli Holmes si spostarono verso lo stregone della terra « Nostra madre era una strega e il nostro caro padre l’ha fatta uccidere. Non ha avuto il coraggio di fare altrettanto con il figlio bastardo »

Sherlock osservava freneticamente i due uomini, registrando ogni dettaglio, catalogando i loro difetti, in particolare quando potevano essere egocentrici e vanesi. Stavano spiattellando tutto, solo per il gusto di vantarsi, di dimostrare quanto fossero intelligenti.

« Così » continuò Mycroft, pigramente, dimostrandosi per niente impressionato dai due « Avete ucciso il Re e vi siete sostituiti a lui? Uccidete stregoni come voi? Perché? »

Moriarty strinse gli occhi, infastidito « Niente affatto, nessun stregone è morto da quando abbiamo eliminato quel trucidatore »

« Quindi, qual è il vostro scopo? » incalzò Mycroft.

« La profezia, mio caro » rispose Moriarty, avvicinandosi alle sbarre per vedere meglio il giovane Holmes, che lo fissava interrogativo « Mi sembra evidente che Victor ed io siamo gli stregoni legati dal sangue. Abbiamo una strega dell’acqua e ci manca proprio uno stregone dell’aria » concluse, continuando a tenere lo sguardo fisso su Sherlock.

Il moro dapprima sembrò sorpreso, poi scoppiò semplicemente a ridere « Perché dovrei partecipare a questo piano, con voi due oltretutto? »

Jim si aspettava una reazione del genere. Non conosceva bene il piccolo Holmes, ma aveva avuto modo di studiarlo nei pochi giorni che aveva soggiornato nel borgo. Era stato piuttosto sfuggente, lo aveva visto andare in giro con un inutile villico, ma dopo l’attacco aveva avuto la conferma di cui aveva bisogno: Sherlock aveva un lato oscuro pronto ad emergere.

Jim si fece fintamente serio e si rivolse direttamente allo stregone dell’aria. « Onestamente, pensavo avresti finto di darci corda per scappare, devo dire che sono sorpreso. Te lo spiego subito perché dovresti unirti a noi. Lo so benissimo che non ti dispiace nemmeno un po’ la morte de Re, probabilmente lo avresti ucciso tu, se non ce ne fossimo occupati noi. Non hai motivo di essere leale a tuo fratello, ha lasciato che uccidessero i tuoi genitori e tanti altri stregoni »

Sherlock non era per niente dispiaciuto della morte del Re, proprio come aveva detto Jim. Mentre rifletteva sui suoi sentimenti di avversione per il Re, per Mycroft e per tutti quelli che lo avevano deriso ed umiliato nel corso della vita, sentì un qualcosa smuoversi, un sentimento di rabbia repressa. Per farla tacere rimise subito le mani in tasca, solo per sentire di nuovo il piccolo unicorno di legno. Troppe cose erano cambiate, non era più lo stregone dalla furia omicida che voleva scatenarsi nel borgo. Aveva incontrato chi gli aveva insegnato che poteva avere degli amici, poteva aprirsi al mondo, apprezzare la compagnia di un’altra persona. Non era più uno stregone dell’aria, dedito soltanto ai venti freddi, qualcosa stava mutando. Si prese qualche secondo e poi rispose calmo « Anch’io sono stupito, credevo mi avreste minacciato per costringermi ad unirmi a voi »

Moriarty rise « Anche, uccideremo tuo fratello, la simpatica locandiera che ti ha accolto, ma prima di tutti quell’inutile villico che ti ha fatto da scudo nel vicolo, se non collaborerai. In fin dei conti, partecipando all’incantesimo della profezia, diventerai uno dei fondatori del nuovo ordine, sei lo stregone dell’aria che abbiamo scelto, dovresti esserci grato »

Lo sguardo di Sherlock si assottigliò, non appena Jim aveva fatto riferimento a John e alla sua quasi morte « Perché mi avete attaccato, se volevate facessi parte del piano? »

« Dovevamo essere sicuri che tu fossi uno stregone dell’aria. Poi, il nostro Victor, si è fatto un po’ prendere la mano, sai non usa spesso la magia »

Victor arricciò le labbra, fintamente offeso dal commento  « Basta convenevoli, sarebbe ora che ci seguissi, Sherlock. Sei ancora senza magia, non tentare inutili fughe »

Il finto Re e il principe Victor, trascinarono Sherlock fuori dalla sua cella. Il moro fece in tempo a lanciare un’occhiata al fratello, sottintendendo che non si sarebbe piegato ai loro voleri, ma che per il momento conveniva assecondarli.

Quando i tre furono usciti dalle prigioni, Mycroft liberò un sospiro di sconforto. Aveva ragione Moriarty, dopo la morte dei suoi familiari era stato meno attento, aveva disperatamente cercato altri stregoni che potessero realizzare la profezia, finché non era riapparso suo fratello, sano e salvo, distraendolo completamente dalle vicende di palazzo.

Si sentiva alquanto stupido, l’eccesso di sicurezza da una parte e la distrazione del ritorno di Sherlock dall’altra, lo avevano completamente annebbiato. A questo si aggiungeva anche, che ora era decisamente preoccupato per il fratello. Sarebbe rimasto dalla parte della magia chiara o avrebbe ceduto definitivamente all’oscurità?


***** *****


Sherlock camminava dietro ai due uomini in silenzio, sentendosi anche lui alquanto stupido. Era stato ingenuo e presuntuoso, credeva avrebbe saputo cavarsela da solo, nel borgo, senza bisogno di qualcuno che gli guardasse le spalle.

Sherlock mantenne il sangue freddo e seguì i due stregoni fino  alla sala del trono. Gridare alle guardie sarebbe stato inutile, nessuno avrebbe creduto che il Re, non era tale, ma era uno stregone che aveva preso il suo posto; inoltre, le guardie erano state opportunamente collocate in modo da non trovarsi nella strada tra le prigioni e la loro destinazione.

Sherlock attendeva con ansia il momento in cui sarebbe stato nuovamente in possesso dei suoi poteri, in modo da fermare quella follia e mettere ogni cosa al suo posto. In ogni caso, non era sicuro che il popolo avrebbe preso positivamente l’assassinio del Re da parte di due stregoni, e temeva che nemmeno l’incantesimo di Mycroft avrebbe risolto il problema.

La sala del trono era enorme e sfarzosa, il chè infastidì non poco lo stregone dell’aria, trovandosi ad immaginare il Re immerso nel lusso, mentre decideva della vita a e della morte di altre persone.

« Si, un vero schifo » commentò Jim, immaginando esattamente i pensieri del moro. Non erano tanto diversi Moriarty e Sherlock: erano entrambi reietti ed emarginati per i loro poteri. E proprio su questo contava Moriarty, far leva sulle loro similitudini.

« Cosa pensate accadrà, quando pronunceremo l’incantesimo? » chiese Sherlock, intento a distrarli per poter studiare meglio la stanza.

« Ritornerà la magia e gli stregoni si riuniranno » rispose semplicemente Victor.

« Come? »

Jim sorrise, fissando un punto nel vuoto, come se potesse vedere quello che sarebbe successo « Tanto per cominciare, torneranno i draghi, gli unicorni, i centauri e tutte le creature che sono man mano scomparse a causa della caduta degli Ordini »

Anche Sherlock sorrise, per un attimo, pensando a quanto lo incuriosissero le creature leggendarie che una volta abitavano le terre del nord.

« Questo riunirà gli stregoni in una causa comune, scacceremo tutti gli essere privi di magia, così non potranno metterci di nuovo in un angolo! » concluse Moriarty.

Sherlock sembrò come scosso da quell’affermazione, come se due secondi prima si fosse trovato in un mondo ideale e subito dopo fosse stato rovinato dalla stupidità della brama di potere del moro « La magia protegge, non distrugge » commentò e si stupì lui stesso di quella frase. Era qualcosa che ripeteva sempre sua madre, solitamente quando lui o Mycroft facevano saltare per aria qualche mobile della casa.

« La magia non distrugge? » ribatté Victor « E se lo dice lo stregone che stava per sradicare il borgo… »

« Suvvia Victor, è solo un po’ impulsivo » commentò una voce calda e femminile alle loro spalle. La proprietaria della voce entrò sinuosamente della sala del trono. Aveva lunghi capelli castani e freddi occhi azzurri, che teneva fissi sul nuovo arrivato.

Sherlock non indietreggiò di un passo, non aveva mai provato interesse per chi usava il proprio aspetto fisico per sedurre e di certo la cosa non lo sconvolgeva, non era così che funzionava il suo cervello.  La donna, molto probabilmente, era la strega dell’acqua di cui avevano parlato i due cospiratori.

« Questa è madame Adler, la mia fidanzata » fece Victor, presentandola.

Il moro trattenne a stento una risata. Se credevano ciecamente nella profezia, allora non avrebbe mai funzionato. Servivano due persone legate dall’amore e madame Adler e il principe non lo erano. Si vedeva lontano ad un miglio che quella donna era un’opportunista e non era innamorata di Victor. Probabilmente non lo era nemmeno il principe, ma non sembrava abbastanza intelligente da distinguere l’amore dal concetto di possesso. Quella Adler era una bella donna e il principe poteva averla, altro non sembrava interessargli.


***** *****

Qualche ora dopo, Sherlock era ancora senza poteri, anche se sentiva che man mano, l’energia riprendeva a scorrere nelle sue vene. Non sapeva bene come funzionava tutto il processo, ma era parte di lui e senza poteri magici si sentiva come se gli fosse stata amputata una parte.

L’avevano chiuso in una stanza della torre est, con le sbarre alle finestre. Si sentiva come quando era a casa, nel maniero, una prigione dorata dove non poteva rischiare di usare la magia e farsi scoprire. Se solo i suoi genitori non lo avessero tenuto sotto una campana di vetro, sarebbe stato meno ingenuo e un po’ più capace nelle relazioni sociali. Invece era lì, in trappola, attendendo la prossima mossa dei suoi carcerieri.

Guardò sconsolato fuori dalla finestra, sperando almeno che John fosse al sicuro, che si fosse ripreso e fosse fuggito.

Come aveva immaginato, i loro assalitori non avevano capito che era uno stregone dell’acqua. Era così arroganti da essere ciechi davanti a un uomo dall'aspetto ordinario come John; non avevano capito quanto fosse speciale, quello che per loro era un banale villico.

Era ancora appoggiato al muro, fissando il borgo dall'alta torre, quando Irene Adler fece il suo ingresso nella stanza. Era bella e affascinante, oggettivamente Sherlock non poteva negarlo, ma quello sguardo freddo e ammaliatore lo disturbava, ormai era troppo abituato ad occhi dolci e comprensivi, per lasciarli ammaliare dalla strega.

« Ho pensato che dovremmo conoscerci meglio » affermò la donna, percorrendo la distanza che li separava, non dimenticando di ancheggiare « Presto saremo a capo degli Ordini e della magia, sarà il caso che andiamo d’accordo »

Sherlock emise una leggera risata, incolore « Devo credere che tu sia così stupida? Pensi davvero che basterà prenderci per mano e recitare un incantesimo e tutto si sistemerà? »

« Non hai fede nelle profezie, signor Holmes? » fece lei, avvicinandosi pian piano, godendosi l’effetto che la sua camminata provocava su ogni uomo.

Quando fu a un passo da lui, Sherlock abbassò leggermente lo sguardo, per guardarla negli occhi « Lo fai per il potere? »

« Tutti agiamo per il potere e il controllo » rispose lei.

Il moro scosse leggermente il capo, conosceva almeno una persona che non si comportava così, che aveva dimostrato che le cose più importanti erano generosità e altruismo e del potere non aveva mai avuto interesse. Ma sapeva che non doveva insospettire la Adler, che doveva almeno provare a stare al loro gioco, altrimenti poteva mettere in pericolo le persone a lui care.

Mantenne il contatto visivo con la donna, era un gioco di potere e non voleva perdere « Anche se non ho i miei poteri, so leggere bene le persone »

« Davvero? » rispose lei, ammiccante.

« Miri al potere, vuoi diventare la donna più potente del regno, perché non vuoi più essere sfruttata. Sei nata povera, hai lottato per vivere e per emergere. Ti sei abbassata a fare cose indicibili, ma i tuoi poteri ti hanno sempre sostenuto e permesso di arrivare fino a qui, ad essere una dama di corte »

« Molto bravo » fece lei, leggermente titubante, quasi temendo che stesse riprendendo i poteri. Alzò una mano e gli accarezzò un braccio, il moro spostò lo sguardo per seguirne il gesto, un po’ stranito, quando, ritornando al viso della donna, notò le pupille dilatate. Si scansò di scatto e bruscamente, causando una leggera risata in Irene « Sei mai stato con una donna, Sherlock? »

Si voltò infastidito, sbuffò, ma non disse niente.

« Chiedo scusa, volevo dire, sei mai stato con qualcuno? » continuò, leggermente divertita.

Sherlock le diede le spalle e ritornò a fissare fuori dalla finestra, ignorandola completamente. La donna rimase ancora qualche secondo, ma poi, uscì dalla stanza, contenta di aver trovato un’interessante preda.


***** *****

John si reggeva a stento in piedi, ma era più risoluto che mai. Seguiva Lestrade per i vicoli più nascosti, cercando di stare attento ad ogni movimento, ad ogni suono, per evitare di farsi sorprendere nuovamente impreparato. Si sentiva ancora sciocco per come si era comportato durante l’attacco davanti la locanda della signora Hudson.

« Sceriffo, dove stiamo andando? » sussurrò John.

« Ho lasciato un messaggio, qualcuno arriverà »

« Ora è tutto chiaro » rispose il biondo, sarcastico.

« Dovrai fidarti di me. Ti sei fidato di Sherlock e lo avevi appena conosciuto, fidati anche di me »

« Con Sherlock  è stato diverso » affermò semplicemente. Ed era vero, si era istintivamente fidato di lui.

Lestrade si bloccò di scatto e John gli finì addosso, pestandogli un piede. Si voltò subito, temendo che lo sceriffo avesse visto le guardie o qualche altro stregone, pronto a lanciargli palle di fuoco.

« John, Mycroft mi ha parlato molto di Sherlock » fece lo sceriffo, dubbioso.

« Quindi? »

« Era preoccupato che decidesse di lasciarsi dominare dai venti freddi, che passasse dal lato sbagliato »

Il biondo si infastidì. Non poteva credere che il suo amico, l’uomo che aveva dormito accanto a lui, che gli aveva insegnato i segreti della magia, che lo aveva incoraggiato - a modo suo - potesse diventare uno stregone di magia oscura.

Lestrade capì di non essere stato chiaro
« Mi chiedevo solo, come fossi riuscito a cambiarlo »

« Io non ho fatto niente, sono solo stato dalla sua parte » rispose.

Lo sceriffo non disse niente, annuì, poco convinto. Non era esperto di magia e stregoneria, ma sapeva che i venti freddi del nord erano molto pericolosi, nessun stregone che li padroneggiasse era immune dal lato oscuro della magia. John doveva essere speciale, se era riuscito a far emergere la parte chiara del fratello di Mycroft.

« Lestrade » incalzò John « Dobbiamo sbrigarci a salvarli, stiamo perdendo tempo! »

Lo sceriffo accelerò il passo, seguito da John, che faceva di tutto per non crollare a terra esausto. Rimettersi in moto così presto, dopo l'attacco, non era di certo quello che gli avrebbe consigliato la guaritrice Molly.

« Eccoci, siamo arrivati! » fece finalmente Lestrade, indicando una piccola taverna.

I due entrarono, John alquanto incerto, e si sedettero ad un tavolo, in attesa di quel qualcuno che sarebbe arrivato.



   
 
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