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Autore: Tinucha    02/06/2016    8 recensioni
Leon Vargas e Violetta Castillo, due ragazzi uniti da un passato burrascoso, entrambi orfani di genitori a causa di un incidente mortale. E se quel giorno avessero perso la vita sia German e Maria, i genitori di lei che Lucia e Fernando? Se Violetta e Leon si rincontrassero, cosa accadrebbe?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fumo, le grida, la gente spaventata e scossa, mi faccio largo nella folla sgranando gli occhi. Un urlo disumano dovrebbe abbandonare le mie labbra, ma niente. Voglio gridare fino a perdere le corde vocali, ma non ci riesco. Due auto accartocciate, gli occhi di tre ragazzi spenti ed iniettati di dolore quanto i miei. Provo a farmi più vicina, ma un poliziotto me lo impedisce. 'Mi dispiace, signorina, non può passare' 'Lì ci sono i miei genitori' riesco a balbettare scossa. L'uomo guarda uno dei suoi colleghi sospirando. 'Sei figlia dei signori Castillo o dei Vargas?' 'Castillo' rispondo immediatamente 'Non potrai passare fino a quando non avremo capito la dinamica dell'incidente' sorrido agitata scuotendo nervosamente il capo 'Ma io devo vedere i miei genitori' sta cercando di prendere tempo, e a me la cosa non piace per niente.



Mi sveglio di soprassalto nel mio letto, come al solito sola. Il respiro mozzato, la fronte sudata, le mani tremanti. Afferro prontamente la bottiglietta d'acqua posta sul mio comodino ingurgitandone abbastanza da poter assettare la mia gola secca. Mi passo una mano sulla fronte calda e ancora bagnata alzandomi di scatto dal letto e frugando nella parte più nascosta del mio armadio. Raccolgo un pacchetto di Malboro ed il mio accendino, potandomi una sigaretta alla bocca ed accendendola correndo ad aprire la finestra. La stanza è invasa da una fresca brezza, ed un gentile venticello mi fa rabbrividire. Mi godo quella sensazione fantastica, ispirando la nicotina che prende a scorrere quasi nelle mie vene. << Quando la finirai con quel vizio di merda? >> sobbalzo avvertendo la voce di mia zia alle mie spalle << Zia.. >> << No, Violetta no, smettila di farti del male. >> mi torturo le labbra << E tu invece Angie, smettila di intrometterti nella mia vita >> sospira passandosi stanca le mani sul viso << So che non posso prendere il posto di tua madre, non ne ho mai avuto l'intenzione, ma non ucciderti, anche io volevo bene ai tuoi genitori, okay? >> << Avete indetto una riunione? >> spengo velocemente il mozzicone della sigaretta buttandolo giù dalla finestra, finisce inerme sull'asfalto. << No nonno, noi stavamo solo.. >> << ..parlando, stavamo solo parlando, papà >> lo tranquillizza la bionda accennando ad un debole sorriso. Un senso di colpevolezza mi colpisce dritta al petto, Angie non si merita tutto questo. << Che ne dita allora di parlare dopo il sorgere dell'alba? >> ridacchia affannato lui socchiudendo gli occhi << Certo, buonanotte >> sorride Angie salutandoci entrambi e correndo a dormire come se non avessi continuato a distruggerla. Mio nonno mi guarda accennando ad un sorriso. << Non farla soffrire, e non soffrire nemmeno tu, okay? >> domanda con gli occhi luccicanti << So bene cosa vuol dire perdere delle persone care. Ho perso la mia Meredith, ho perso mia figlia e l'uomo che l'amava. Non farmi perdere anche voi, va bene? >>
Non amo far soffrire la gente, soprattutto le persone che mi amano donandomi tutte se stesse. Annuisco dispiaciuta mentre il nonno si fa sempre più vicino con un sorriso ineguagliabile. << Mi hai restituito quei sorrisi inimitabili che regalavo solo a tua nonna >> e credo proprio che non ci sia cosa più bella al mondo. Ho perso la mia mamma ed il mio papà, e mia nonna anche, ma qui al mio fianco ci sono altre persone che mi amano, disposte a tappare i buchi, i vuoti lasciatimi dalla loro perdita. Mi stringe a se, baciandomi dolcemente la fronte << Dormi bambina, e se il buio ti fa paura pensa che non sei sola, né mai lo sarai >> e con un ultimo dolce sorriso se ne va. Prendo il mio pacchetto di sigarette ed il mio accendino guardandoli esitante ed immediatamente li butto via, tornando a dormire, cullata dal silenzio, ma con un peso in meno sul cuore e la voglia di tornare a vivere.



POV LEON
<< Emma, Camilla, avete finito? Devo sistemarmi i capelli! >> sbuffo posando la testa contro la porta del bagno disperato << Oh, siamo in ritardo, quanto cazzo ci mettete a lavarvi e vestirvi? >> << Lo stesso tempo che ci metti tu ad acconciarti quella chioma indomabile che hai in testa >> sbotta Emma aprendo la porta e rischiando di farmi cadere. Camilla profumata quanto lei arriva alle sue spalle con un sopracciglio inarcato << Che poi la cosa non ha neanche senso, te li arruffi come quando sei appena sveglio! >> << Disse quella che si cosparge di crema >> << Vuoi muoverti, o vuoi arrivare in ritardo il tuo primo giorno? >> le rivolgo un'occhiata truce, sorpassando entrambe e chiudendo la porta, sbattendola. << Sorelle ingrate. >> << Fratello rompicoglioni. >> rispondono di rimando, facendomi sorridere come uno scemo. Guardo il mio riflesso nello specchio, la barbetta leggermente accennata, i lineamenti tali e quali a quelli di mio padre, ed i capelli decisamente troppo in ordine. << Bisogna rimediare >> sussurro sicuro portandoci dentro le mani e scompigliandoli. Il risultato fortunatamente è quello sperato. Sorrido soddisfatto raggiungendo le mie sorelle sedute in salotto, ovviamente perse a messaggiare. Roteo gli occhi. << Andiamo? >>


POV VIOLETTA
<< Avanti, signorina è ora di alzarsi. >> mi invoglia la voce dolce ed allegra di Angie. Grugnisco, infossando il viso nel cuscino. << Assolutamente no, lasciami fare l'amore col mio letto. >> ride di gusto << L'amore dovresti farlo con qualche bel giovincello >> << Ziaaa! >> protesto mentre sento le guance infuocarsi ed un colore scarlatto espandercisi sopra. Sghignazza divertita << Ho detto la verità >> mi copro il viso sempre più infuocato << Vado a prepararmi, è tardi >> << Sì, certo, cambia discorso >> le faccio una linguaccia, raggiungendo il corridoio dove il nonno sembra indaffarato con degli strani attrezzi << Buongiorno nonno, che fai? >> mi sorride accettando con gran gioia il mio bacio del buongiorno e continua ad armeggiare con quelli aggeggi << Sto andando in giardino a raccogliervi delle rose >> saltello entusiasta facendo un enorme sorriso << Amo le rose >>.
Mi avvio a passo spedito verso il bagno, correndo a prepararmi. Due occhiaie fanno capolino sul mio viso rendendomi uno zombie ed i miei capelli sono tutti annodati. Sbuffo cominciando a pettinarmeli ed imprecando contro la spazzola. Esattamente 25 minuti dopo sono pronta per fare colazione, la zia è a tavola e di fianco a lei è seduto il nonno. Sorrido guardando le rose fresche che ha appena raccolto e bevo la mia spremuta d'arancia accompagnandola ad una fetta biscottata. << Che ore sono? >> domando ad Angie guardando l'orologio << Le 7 e 35, sarà meglio avviarci, a prima ora, se non sbaglio, hai lezione di ballo quindi devi cambiarti' mi alzo di scatto procurando un rumore assordante con la sedia. I due ridono, divertiti dalla mia impazienza-agitazione.  << Non ridete di me, grazie >> << Ma noi ridevamo della tua agitazione, non di te, tesoro >> sorrido storcendo il naso, imbronciandomi << Non é divertente >> << Sì, lo è, andiamo su >> anche la zia si alza posandomi una mano sulla spalla ed una volta salutato il nonno corriamo verso scuola.


L'edificio è enorme, spaventoso e decisamente intimidatorio. << Non agitarti ulteriormente >> << Certo, nuova scuola, nuovi amici, sono tranquillissima Angie, perché dovrei agitarmi? >> sbotto cominciando a parlare a macchinetta e facendola sorridere intenerita << Vorrei che tua madre fosse qui per vederti bella, forte e cresciuta, piangerebbe fiumi di lacrime mentre tuo padre roteerebbe gli occhi continuando a dirti di coprirti bene la gola e stare lontana dai ragazzi >> smetto di parlare, mandando giù il groppo che ho alla gola << Sai che non li ho detto nemmeno un 'Ti voglio bene' quella sera? Non l'ho fatto e sono una stupida, perché la vita è dannatamente imprevedibile, zia scusami se sono così complicata, ma soprattutto sappi che ti voglio un bene dell'anima. >> le sue braccia mingherline mi circondano quasi proteggendomi. << Dio ti benedica, Violetta, sei un angelo mandato in missione, meno male che sei il mio >> << Non fare tu l'agitata, adesso, godiamoci il nostro primo giorno! >> commento entusiasta staccandomi e scendendo dall'auto seguita a ruota da lei. << Nuovo lavoro, nuovi colleghi, sto pensando di scappare, vieni con me? >> rido << Zia tu dovresti essere la persona responsabile con la testa sulle spalle ed io la scapestrata, la fuggitiva. Quand'è che ci siamo scambiate i ruoli? >> << Ah, non lo so, ma adesso stringimi forte altrimenti cambio idea ed invece di tirare dritto me ne torno da papà >> trattengo un sorriso avvolgendola con un braccio e lei fa lo stesso cominciando ad avanzare verso la nostra nuova vita. Appena mettiamo piede nello 'Studio 21' una strana adrenalina mi cresce dentro, la gente canta, balla e chiacchiera animamente, non c'è nessuno lasciato in disparte. Zia Angie sembra più rilassata, ho come lo strano presentimento che fosse più agitata per me che per lei stessa e la cosa mi fa sorridere come una demente. Un uomo abbastanza giovane sorride, accerchiato da altri due uomini. Uno riccio parecchio divertente ed a primo impatto maldestro ed un altro dai capelli bianchi e gli occhi gentili. << Sono loro >> sussurra la bionda al mio fianco facendomi agitare nuovamente. Mi prende per mano avviandosi verso di loro con un sorriso smagliante. << Salve >> sorride cordiale l'uomo in jeans e cravatta guardandoci. << Buongiorno, io sono Angela Saramego la nuova insegnante di canto e lei è mia nipote Violetta Castillo >> il riccio sorride inciampando e facendomi prontamente ridere mentre l'altro mi porge la mano con un sorriso << Allora finalmente conosco la ragazza che ha fatto scalpore durante la sua audizione, io sono Antonio, Violetta, il direttore dello Studio 21. >> mi affretto a stringergli la mano nervosa << La ringrazio >> << Ma no, non darmi del lei, siamo professionali si ma qui dentro basta solo il rispetto >> annuisco, sto sognando vero? << Violetta credo che tu debba affrettarti se non vuoi perdere la lezione di ballo con il professor Casal >> sgrano gli occhi, salutandoli frettolosamente e corro in cerca degli spogliatoi. Dopo essermi persa all'incirca dieci volte riesco a trovare la mia meta e mi cambio di fretta e furia diretta in aula.



POV LEON
<< Non provare a darci manforte solo perché siamo le tue sorelle, okay? >> << Camilla, quando hai finito di rompere le palle, fammelo sapere. >> la campanella sta per suonare, ed esattamente nell'istante in cui rivolgo un'occhiata severa al mio orologio una ragazza arriva correndo in aula. La guardo estrefatto, mentre Emma e Camilla smettono automaticamente di parlare. Le sue guance adesso sono scavate, non più piene come lo erano due anni fa, i suoi occhi che ho incontrato una sola volta iniettati di dolore quanto i nostri adesso sono vuoti e spenti. Il sorriso che aleggia sulle sue labbra si spegne nell'esatto istante in cui i suoi occhi si posano su noi tre. << Siete i Vargas. >>
   
 
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