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Autore: HellWill    02/06/2016    0 recensioni
Storielle scritte e raccolte senza particolare impegno, diffuse nel Regno di Mame sotto forma di leggende, fiabe o semplici miti, ne formano il sostrato culturale su cui si muovono i miei personaggi in "Soffitti Sconosciuti".
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Costellazione della Lira o dello Scudo
Canta ancora, madre mia

Dicono che, un giorno, una donna di nome Marie, che non poteva aver figli, stava piangendo sulle sponde di un torrente; la ninfa di quel torrente, udendo i suoi lamenti, le si palesò e la consolò, dicendole che anche lei non poteva aver figli. Avendo un’idea, propose alla donna un patto: avrebbe reso Marie in grado di avere dei figli, ma il primo di essi sarebbe dovuto essere della ninfa, se la donna non riusciva ad indovinare il suo nome.
Marie, disperata, accettò: subito si mise a provare ad indovinare il nome della ninfa, ma la creatura rise e la esortò a tornare a casa dal marito, così che il bambino potesse essere concepito, e così fu.
Passarono nove mesi in cui ogni giorno la donna tentava di indovinare il nome della ninfa, e infine il bambino venne alla luce: piangendo, Marie spiegò la situazione al marito e lui la consolò, spiegandole che potevano far altri figli per sopperire al primo; così, la donna tenendo fede alla promessa, si recò un’ultima volta allo stesso torrente dove la ninfa già la aspettava divertita, e non appena questa mise le sue mani trasparenti e sottili sul neonato, questi scoppiò a piangere, tendendo le braccia verso la madre. La donna si mise a piangere mentre la ninfa scompariva nel torrente con il bambino, e dopo quel giorno tornò al torrente ogni giorno, cantando con una lira del suo bimbo perduto.
Ebbe, certo, altri figli (così dicono), ma ogni giorno si dedicava un’ora a cantare e suonare per il suo primogenito perduto.
Gli anni passarono in fretta e Marie invecchiò, ma non per questo smise di andare al torrente per cantare e suonare, nonostante le dita le dolessero e gli occhi le si fossero incavati nelle rughe. Un bel giorno, tuttavia, in cui il sole splendeva e i fiori profumavano come non mai, un baldo giovanotto passava di lì, correndo fuori dalla vicina foresta come se seguisse la voce della donna: «Madre! Siete voi!» scoppiò a ridere, e abbracciò d’impulso Marie, che troppo sorpresa non rispose. «Ci ho messo tredici anni per trovarvi! Cantavate ogni giorno per me, e quel canto mi ha protetto dalle grinfie delle altre ninfe che, gelose, volevano annegarmi perché loro non possono aver figli! Hanno ucciso la mia ninfa, madre, e io sono rimasto nel torrente ad ascoltarvi tutti i giorni, senza sapere mai dove eravate!» spiegò il ragazzo, e la madre lo strinse a sé piangendo, accarezzandogli i capelli, mentre lui rideva contento.
«Il vostro canto, madre, mi ha fatto da scudo contro l’invidia e il male che mi volevano le ninfe cattive» sussurrò il primogenito, e carezzando i capelli della madre sorrise: «Grazie per aver creduto che un giorno sarei tornato!».
Ed insieme tornarono a casa, contenti, con il giovinetto che aiutava la madre e il padre nella loro casa di campagna.
Dicono che poi, un giorno, il giovinetto ebbe a sua volta dei figli e che nessuno della loro famiglia ebbe più problemi di cibo.
   
 
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