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Autore: Momo94    02/06/2016    0 recensioni
"Era passato un po' di tempo e Lucy stava ancora fissando la lettera che teneva tra le mani. L'aveva letta e riletta e ancora non si capacitava di quello che c'era scritto. stava vendendo a salvarla, le mancava e presto l'avrebbe liberata.... ma liberata da cosa? Perchè mai avrebbe dovuto salvarla?"
Questa Fanfiction è ambientata in un mondo alternativo, in cui la magia sta cominciando a sparire e un re tiranno cerca in tutti i modi di impadronirsene, sottraendola con la forza agli altri. E poi c'è una ragazza che tenta di recuperare il suo passato e una gilda che cerca di spodestare il tiranno.
Questa è la mia prima fanfiction, quindi vi prego abbiate pietà di me e perdonate i miei orrori xD
Ah, anche se all'inizio può non sembrare cosi, questa fanfiction è incentrata sulla coppia Nalu, ma lascerò spazio anche ad altre coppie:)
[primo capitolo modificato]
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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"Pandora scoperchiò il vaso, liberando così tutti i mali del mondo,
che erano gli spiriti maligni della vecchiaia, gelosia, malattia, pazzia e vizio.
Sul fondo del vaso rimase solo la speranza,
che non fece in tempo ad allontanarsi prima che il vaso venisse chiuso di nuovo.
Dopo l'apertura del vaso il mondo divenne un luogo desolato e inospitale,
simile ad un deserto. Finché Pandora lo aprì nuovamente per far uscire la speranza.
Ed il mondo riprese a vivere."
 

-Regno di Altairis-

Erza Scarlet rimase diversi attimi davanti a quella porta; il volto teso, la gola secca e la mano a mezz'aria incerta sul bussare.
Ricordò ciò che Levy aveva detto loro nella foresta, ciò che aveva scoperto nelle sue ricerche.
A quanto pareva la defunta regina si era schierata contro Snow Heartphilia e questo faceva di lei una loro alleata. Ma era morta senza riuscire nel suo intento di spodestare quel tiranno.
Una coincidenza troppo sospetta.
Per non parlare del successore. Completamente scomparso, com'era possibile?
Un regno abbandonato dovrebbe vivere nel caos e nella miseria, ma la città in cui si trovavano ora era completamente diversa dalla desolazione incontrata durante il loro viaggio in questo regno desolato.
La magia esisteva ancora ad Altairis, a quanto pareva.
E qualcosa in tutto questo non andava, ma avrebbe trovato una risposta e questa si trovava proprio dall'altra parte di quella porta, almeno lo sperava.
Prese un profondo respiro e delicatamente bussò.
"Avanti" una voce la invitò ad entrare e così fece.
La stanza era abbastanza spaziosa, la mobilia semplice e unicamente in legno, gli scaffali erano colmi di libri.
"Posso esserti d'aiuto?" seduto dietro una scrivania, un uomo dall'aria imponente la osservava attentamente. Era un uomo corpulento, sembrava abbastanza giovane, il volto sereno e una lunga barba scura che contrastava con la sua calvizie.
"Sheria ha detto che volevi parlarmi" il suo tono era rude ma allo stesso tempo Erza percepì una nota di gentilezza in quella voce.
"Sì" strinse i pugni, era arrivato il momento "Vorremmo ottenere un'udienza con la vostra regina. So che per poterlo fare bisogna rivolgersi ad una gilda del regno." Disse, la voce carica di determinazione, in contrasto con il suo stato d'animo.
Udendo quelle parole l'uomo si irrigidì "Chi siete?" le domandò brusco.
"Siamo ambasciatori di un regno, veniamo per conto del nostro re per-"
"Quale regno?" la interruppe lui sempre più sospetto.
Erza rimase qualche attimo in silenzio, il volto impassibile rivolto verso l'uomo davanti a lei, tirò un profondo respiro e lentamente si avvicinò alla scrivania dietro alla quale il master a osservava severo.
Aveva oltrepassato quella porta senza neanche l'ombra di un piano, era consapevole che qualsiasi cosa si sarebbe inventata non avrebbe retto a lungo. Ma confidava nella speranza che in questo regno esistesse ancora qualcuno disposto ad aiutarli, qualcuno che non si era lasciato corrompere dall'avidità del re di Fiore.
E se non fosse stato così, lei e i suoi compagni sarebbero ricorsi alla forza pur di ottenere qualcosa.
"Ha importanza?" disse, un sorriso fiero sul viso "se dicessi di essere vostro nemico cambierebbe qualcosa?"
"Dipende che tipo di nemico" la sua voce era calma, quasi serena "in questo regno il confine tra nemico e amico è diventato molto sottile, a volte le persone fanno fatica a distinguere le due cose."
Erza lo guardò confuso, dove voleva arrivare?
"Lo so che non siete ambasciatori di un regno" la rossa sgranò gli occhi, indietreggiò istintivamente "Sheria l'ha capito appena vi ha visti. Siete vestiti di stracci, non avete nessuno stemma reale, niente che confermi ciò che siete."
Si morse un labbro e strinse i pugni. "Dannata ragazzina".
"Perché non avete detto niente finora?" sibilò irritata.
"Perché avrei dovuto farlo?" ribatté sorridendole.
L'uomo lentamente si alzò dalla sedia dirigendosi verso la finestra alle sue spalle.
"Questo regno è anomalo, dovresti averlo capito." Il suo sguardo sereno si posò sul panorama alle sue spalle, ormai la notte stava calando "La regina Alcadia è morta, il figlio è scomparso e Altairis è abbandonato a se stesso. Nonostante ciò, questa città vive nella prosperità, ricchezza e magia."
Avrebbe voluto dire qualcosa, ma lasciò che l'uomo continuasse. Una sensazione fece spazio dentro di lei, il presentimento che avrebbe presto ottenuto le risposte che cercava.
"Ma basta voltare lo sguardo al di fuori delle mura di questa città per vedere la realtà. Disperazione, dolore, morte. Tutto questo fa parte di Altairis, ma agli occhi di chi abita dentro queste mura niente sembra essere cambiato."
"Che significa?" lo interruppe lei, incapace di trattenere oltre la sua angoscia.
E poi lui si voltò verso di lei e Erza poté scorgere il suo volto dapprima sereno riflettere un dolore da tempo tenuto nascosto, un peso forse ormai insostenibile "Le persone che vivono in questa città, che è la capitale, vengono tenute all'oscuro di tutto. Chi governa questo regno manipola le loro menti facendo credere che Altairis viva ancora nella prosperità, nella ricchezza e nella magia. Ma è solo una menzogna, il regno intero è una menzogna."
"Qual è la verità?" domandò con fermezza, impassibile. Conosceva quella sensazione, quel dolore profondo che logorava l'uomo davanti a lei. Un dolore che anche lei, i suoi compagni e il suo regno avevano provato.
L'uomo tirò un profondo respiro, come se si stesse per liberare da un enorme peso "Circa tre anni fa, la regina decise di dichiarare guerra a Snow Heartphilia, voleva porre fine alla pazzia di quel tiranno. Ma questo andava contro il trattato di alleanza che da tempo legava i due regni, oltre a ciò alcuni nobili di Altairis non appoggiavano la sua causa, impauriti dalla potenza del re di Fiore. Così, la regina Alcadia fu assassinata poco prima di riuscire nel suo intento."
"A-assassinata..." ripeté lei in un sussurro, era proprio quello che temeva fosse successo, ma sperava non fosse la verità.
"Con l'appoggio di alcuni membri della corte della regina, Snow inviò dei suoi uomini per ucciderla."
Al nome di quel tiranno, sentì la rabbia crescere dentro di lei e istintivamente serrò i pugni in una morsa carica di odio.
"Ora chi governa Altairis?"
"Per il popolo è la regina Alcadia a governa questo regno." Rispose lui pieno di amarezza "Hanno tenuto nascosta la sua morte, facendo credere che lei sia ancora viva."
"E voi come fate a sapere tutto questo?" chiese la rossa sospetta.
"Diciamo che ho molti amici." Replicò lui vago.
"E il figlio? È lui il successore, che fine ha fatto?" strinse i pugni nell'inutile tentativo di celare la propria ansia "Anche lui ha partecipato all'uccisione della madre?"
"Non credo ne sarebbe capace" una flebile risata gli sfuggì dalla bocca "A meno che un bambino di soli 11 anni sia in grado di ordire un assassinio."
Erza sgranò gli occhi "U-un bambino?" sussurrò sconvolta. Questo Levy non lo aveva scoperto.
"Proprio così. L'erede al trono è un bambino, un bambino che ora è completamente scomparso."
"Quindi ora..." abbassò lo sguardo, avvilita.
"Le mie informazioni si fermano qua. È tutto quello che so." La interruppe l'uomo scuotendo la testa in segno di diniego.
"Come sarebbe? Non sapete nient'altro?" chiese alterata dalla rabbia. Questo non aiutava di certo, era solo servito a confermare i suoi sospetti, niente di più.
Da quando aveva varcato quella porta, sentimenti contrastanti l'attraversavano come un mare in tempesta e ancora non riusciva a capire come si stesse sentendo in quel momento, cosa provare veramente. Rabbia, sconforto, disperazione.
"Dalla morte della regina è stato proibito a tutte le gilde del regno di avere contatti diretti con la corona, hanno eretto un muro invalicabile tra loro e il popolo. È stato difficile ottenere queste informazioni, ma purtroppo non siamo riusciti a scoprire nient'altro." Un sorriso triste apparve sul volto del master "E' da tempo ormai che non siamo più una gilda ufficiale al servizio della corona, da quando questa stessa corona è stata deturpata e assassinata. Tutto questo è solo un'apparenza, un'illusione, una bugia. Ma d'altronde, l'intero regno lo è."
"Leon ci ha mentito, questa gilda è proprio come noi." Provò rabbia e amara delusione verso il suo vecchio compagno.
"Con molta probabilità coloro che hanno tradito e ucciso la regina ora stanno governando questo regno nell'ombra." Continuò lui, sicuro "e con altrettanta probabilità, l'erede non è morto. Lo avranno imprigionato o semplicemente lo stanno manipolando, un bambino è troppo facile da comandare."
"Come fate ad esserne così sicuro?" gli domandò dubbiosa.
"Questa farsa non può durare per sempre, prima o poi la morte della regina verrà scoperta. E una volta che accadrà, diranno che la sua morte è stata causata da una malattia o una disgrazia e metteranno sul trono il figlio usandolo come un fantoccio." Per la prima volta, Erza percepì rabbia nella sua voce, la stessa rabbia che lei provava nei confronti del proprio regno e per la prima volta ebbe la sensazione che in qualcosa potessero essere simili.
La ragazza lo guardò circospetta, i suoi occhi scuri scrutavano l'uomo nel tentativo di scovarne la verità "Perché mi state dicendo tutto questo? Non mi conoscete neanche, potrei essere chiunque. Potrei essere una spia, un vostro nemico." Nonostante tutto, non riusciva ancora a fidarsi di quell'uomo. La vita le aveva insegnato troppe volte a dubitare di tutto e di tutti. Il tradimento è sempre dietro l'angolo, pronto a colpire come un coltello alle spalle. E Leon glielo aveva ricordato poco prima.
L'uomo si avvicinò a lei sorpassando la scrivania che li separava e appoggiandosi sul ruvido legno "Circa un anno fa, uno dei miei informatori ha scoperto qualcosa di interessante." Incrociò le braccia e il suo volto teso si rilassò "Nel regno di Fiore, una gilda era stata attaccata dal suo stesso re, distrutta e dichiarata traditrice. Fu eliminata, spazzata via e i suoi membri condannati a morte per alto tradimento nei confronti della corona." La maga si irrigidì, sentì un brivido freddo correre lungo la sua schiena e deglutì nervosa "Ma dopo poco tempo, è giunta voce che alcuni membri erano riusciti a scappare e che vagassero nei regni alla ricerca di alleati per spodestare il proprio re. Nonostante fosse stata sconfitta, decimata, rasa al suolo, questa gilda continuava a lottare."
Fece qualche passo verso di lei che istintivamente indietreggiò, intimorita e turbata "Quando la regina Alcadia è morta, il mondo ci è crollato addosso. Sapevamo la verità, ma eravamo gli unici ad esserne a conoscenza. Nessuno ci avrebbe creduto, nonostante fossimo una delle gilde più forti del regno nessuno avrebbe creduto alle nostre parole. Ma un giorno questa storia è giunta alle mie orecchie, un'unica gilda che si ribella ad un regno intero." Un sorriso carico di speranza si dipinse sul volto di quell'uomo "Ciò che quella gilda ha fatto, quello che voi avete fatto ha riaperto i miei occhi. Ci avete ridato coraggio, la forza per poterci rialzare e combattere questo mondo sbagliato."
La maga dai capelli rossi e dall'animo imperturbabile sgranò gli occhi, incredula e sconvolta davanti a quelle parole. Negli occhi di quell'uomo lesse una determinazione e una forza che non credeva gli appartenessero.
"Ora che siete qui, siamo pronti a combattere per il bene dei nostri compagni e del nostro regno. Con il vostro aiuto, sradicheremo la menzogna, la povertà e la disperazione da questo regno e da questo mondo. Combatteremo al vostro fianco." Si avvicinò ancora di più a lei e le allungo una mano "Vi stavamo aspettando, Fairy tail."
Per qualche attimo la ragazza rimase in silenzio, la mano tesa dell'uomo che la invitava a stringerla. Era sconvolta, stupita, disorientata. Ma una nuova scintilla si accese in lei.
La speranza.
Sorrise e decisa ricambiò la stretta dell'uomo.
Non era finita per loro. Era solo l'inizio, un nuovo inizio.
 
Erza chiuse la porta alle sue spalle e s'incamminò. Ma solo dopo qualche passo si bloccò, immobile in mezzo al corridoio che conduceva al salone principale, si portò una mano allo stomaco e circondata da quel silenzio scoppiò in una fragorosa risata. Non era divertita, era euforica. Rideva, finalmente libera da quel peso opprimente di disperazione e angoscia; rideva, e per la prima volta dopo troppo tempo le sembrò di essere tornata a respirare.
Finalmente riuscì a calmarsi, si asciugò gli occhi inumiditi dall'euforia e dopo un profondo respiro aprì la porta ed entrò nel salone della gilda.
Subito fu avvolta dall'atmosfera calda e allegra del locale, una sensazione che dopo tanto tempo era in grado di provare anche lei; si guardò intorno e intravide i suoi compagni, seduti su un tavolo poco distante dal bancone.
"Ce ne hai messo di tempo." Commentò Gajeel non appena li raggiunse, con le dita tamburellava spazientito il tavolo nell'attesa del suo ritorno.
"Erza... cos'è successo?" le domandò Mira titubante, la bocca tirata in un sorriso fintamente sereno.
"Natsu, è ora." Sussurrò lei, convinta che l'amico l'avrebbe sentita e li avrebbe raggiunti portando con sé Leon.
"Dov'è Gray?" chiese incuriosita dalla mancanza del compagno.
Una risatina uscì dalle labbra del dragon slayer di ferro "E' andato a riprendersi una cosa." Il solito ghigno beffardo sul volto "Credo che anche lui avrà delle novità."
I suoi compagni si scambiarono sorrisi e occhiate complici. Erza inclinò la testa confusa, cos'era successo?
"Quindi" Levy richiamò la sua attenzione "Com'è andata?"
Incrociò i loro sguardi per qualche istante, in silenzio. Poi, nonostante il dolore, la disperazione e la sofferenza fossero ancora marchiate a fuoco dentro di lei, sul volto della maga dai capelli scarlatti apparve un sorriso caldo e fiero, uno di quelli che aveva dimenticato gli appartenesse.
"Non è ancora finita. È arrivato il momento di combattere!"


 
-Foresta, regno di Lotus-
 
In mezzo all'assordante silenzio che li circondava, la voce di Sting Eucliffe riecheggiò per tutta la foresta "ci fermiamo."
Lucy tirò un profondo respiro "finalmente" e con poca grazia si accasciò a terra, stremata.
Non sapeva più quanto tempo fosse passato da quando era entrata in quella maledettissima foresta, i piedi le facevano male, ogni tanto una fitta di dolore la colpiva alla testa dovuta alla caduta di qualche ora prima e da ore pregava che uno dei due suoi accompagnatori decidesse che era il momento di fermarsi.
Probabilmente anche la guardia era stremata, ma Sting era il comandante e di certo non poteva contraddirlo. E quel comandante non ne voleva sapere di fermarsi.
Ma Lucy non poteva fargliene una colpa, la notte stava calando e l'idea di passarla in quella foresta troppo silenziosa e lugubre non era molto allettante.
"Dannazione" il biondo comandante tirò un pugno ad un albero, furioso "Stiamo girando in tondo."
Si girò verso di loro, il volto teso e uno sguardo preoccupato rivolto unicamente alla principessa.
Lucy abbozzò un mezzo sorriso nel tentativo di rassicurarlo, troppo finto per poter essere convincente.
In effetti anche lei cominciava a preoccuparsi, perché per quanto camminassero quella foresta sembrava essere infinita. E per quanto non conoscesse il mondo esterno - o per meglio dire, per quanto non lo ricordasse- anche lei capiva che qualcosa non andava in quel posto.
Lo sentì sospirare, rassegnato "Per stanotte ci fermiamo, vado a prendere della legna e cercare del cibo." Si girò verso la guardia "resta qua e proteggi la principessa." Ordinò per poi allontanarsi e sparire tra gli alberi.
Si guardò intorno: erano in un piccolo spiazzo d'erba, gli alberi attorno circondavano lo spazio quasi a volerlo proteggere; alzò lo sguardo e in quel piccolo spiraglio di cielo non coperto dai fitti alberi vide dipingersi il colore del tramonto.
Le tornò alla mente tutte le volte che dalla finestra della sua enorme camera osservava il cielo al tramonto e tutte le volte ne rimaneva incantata, ma allo stesso tempo il cuore le si stringeva in una morsa. Così splendido ma anche così orrendo. Nonostante fosse così bello, dentro quella gabbia tutto le sembrava triste, soffocante e lontano. Ma ora, la schiena appoggiata ad una roccia, le gambe nude solleticate dall'erba morbida, i capelli mossi da un fresco venticello e gli occhi illuminati da quel piccolo pezzo di cielo, tutto le sembrava molto più vicino e meno opprimente.
Sorrise, mentre senza volerlo i suoi occhi nocciola si chiudevano trascinandola nel sonno "Questo mondo è bellissimo", nonostante fosse dilaniato dalle guerre, dalla distruzione e dal dolore, il mondo che aveva davanti a lei continuava a splendere fiero sovrastando la crudeltà e l'ingiustizia.
Questo era quello che credeva. Ma una persona come lei non poteva sapere cosa ci fosse veramente dietro a tutto quello "splendore", lei non sapeva niente e probabilmente non avrebbe mai saputo. Sarebbe stata lontana da tutto, per sempre rinchiusa in una gabbia d'oro lontana dalla verità.
"Tutto bene principessa?" una voce familiare arrivò alle sue orecchie e lentamente aprì gli occhi. La stanchezza aveva preso il sopravvento facendola addormentare senza che se ne fosse accorta.
"Già tornato?" sussurrò al comandante in piedi davanti a lei.
"Hai dormito parecchio principessa." Le rispose sarcastico, appoggiò della legna a terra, mentre tra le mani stringeva quelli che dovevano essere dei pesci "Non ho trovato molto, per oggi dovremo accontentarci."
"Dove li hai trovati?" gli chiese curiosa indicando ciò che  teneva tra le mani.
Lui alzò un sopracciglio "In un lago, no?"
Lucy gonfiò le guance, infastidita "Non sono stupida, intendo dove si trova quel lago?"
In risposta il ragazzo indicò con una mano gli alberi alla sua destra "Poco più in là, perché?"
D'improvviso gli occhi della principessa si illuminarono, scattò in piedi "Fantastico!" esclamò radiosa, i due la guardarono confusi. Senza dire altro si incamminò verso quella direzione, ma dopo pochi passi la presa ferrea del comandante sul suo braccio la costrinse a fermarsi.
"Dove diavolo stai andando?" le chiese irritato.
Lucy si voltò a guardarlo "A fare un bagno, no?" rispose con naturalezza "Guarda come sono ridotta, non posso presentarmi in questo stato."
"Non posso disonorare il nome di quel tiranno." Pensò sarcastica.
Il ragazzo dai capelli biondi la scrutava pensieroso, vide i suoi occhi vagare da lei, alla guardia, al cibo per poi posarsi nuovamente su di lei.
Sbuffò rassegnato allentando la presa sul suo braccio "E va bene" Lucy gli sorrise "Ma vengo con te. Occupati della legna e del cibo." Ordinò al suo sottoposto.
La bionda principessa sgranò gli occhi "C-cosa?" le guance le si tinsero di rosso "N-non puoi-"
"Cos'hai capito?" il ragazzo interruppe il suo imbarazzo "non voglio fare il bagno con te. Vengo per farti da guardia, non posso lasciarti da sola."
Le sfuggì una risatina "Ah, giusto." Ora si sentiva ancora più imbarazzata.
 
"io rimango qua, dimmi quando hai finito." Lucy annuì e lo vide voltarsi dandole le spalle.
Lentamente sciolse i lacci che legavano il suo vestito e lo fece cadere a terra, si tolse anche l'intimo, sciolse i lunghi capelli lasciandoli cadere morbidi lungo la schiena e posò il tutto ordinatamente vicino alla sponda del piccolo lago. Si avvicinò all'acqua; la timida luce del sole ormai tinta dell'arancione del tramonto illuminava la superficie facendo brillare l'acqua limpida e un leggero venticello le solleticava la pelle candida invitandola ad entrare. E così fece, avanzando fino a che l'acqua non le arrivò alla vita.
Un brivido corse lungo la sua schiena a contatto con l'acqua fresca.
"Hai freddo?" le chiese il ragazzo facendola sussultare.
"N-no" rispose lei imbarazzata "non è molto fredda."
Voltò lo sguardo indietro e lo vide, era seduto poco più lontano dalla sponda, la schiena rivolta verso di lei.
Sentì le guance andarle in fiamme "Non voltarti... è imbaraz-"
 
"Va tutto bene?" le disse in un sussurro, la sua voce calda le provocò un brivido lungo la schiena.
"S-sì" si girò verso di lui "Non sbirciare" si sentiva andare a fuoco "è imbarazzante."
Lo sentì ridere "anche per me" era sicura che stesse sorridendo "cercherò di resistere."
Sentì il fuoco pervaderle lo stomaco, e il cuore esploderle in petto.
 
Lucy sgranò gli occhi. Si portò una mano al petto e cominciò a tremare. La vista cominciò ad offuscarsi "C-cosa-" la voce le tremava e si sentiva soffocare.
"È successo qualcosa?" le chiese Sting preoccupato.
"No!" urlò affannata voltandosi di scatto verso il ragazzo. Tirò un profondo respiro tentando di calmarsi "Va tutto bene, è solo che l'acqua è più fredda di quanto pensassi." Ridacchiò nervosa.
Eppure le sembrava di aver soltanto sussurrato; doveva avere un udito infallibile quel ragazzo.
Quando il tremore lungo il corpo cessò si immerse nell'acqua fino al collo lasciandosi cullare dalla corrente, i piedi solleticati dal terreno morbido e i biondi capelli che si spargevano nell'acqua come fili dorati.
Rimase in quella posizione per un po' di tempo, lo sguardo fisso in un punto indefinito, la mente e il cuore persi in una tempesta di confusione.
Rosa. Ancora quei capelli rosa come i fiori di ciliegio.
Improvvisamente sentì gli occhi inumidirsi, si portò una mano alla guancia e una lacrima scese lungo di essa.
Cosa le stava succedendo? Piangeva, lo stomaco le si attorcigliava e il cuore le faceva male. Si sentiva così... "triste" mormorò debolmente, la voce spezzata dal dolore. Immediatamente si coprì la bocca con una mano, sperava che Sting non l'avesse sentita.
Certo, era triste. Ma lo era sempre stata, da sei mesi a questa parte, l'unica parte della sua vita della quale avesse memoria. Ma questa volta era diverso, la sensazione che ora le attanagliava il cuore e le inumidiva gli occhi era diversa.
Era la paura di aver perso qualcosa di prezioso, qualcosa che non sarebbe ritornato mai più.
C'erano ancora troppe cose che non riusciva a capire, e più passava il tempo più la speranza di riuscire finalmente a ricordare svaniva lasciandole solo frustrazione, tristezza e un vuoto incolmabile.
Avrebbe mai ritrovato se stessa?
Quello che aveva detto Sting su di lei, il ragazzo dai capelli rosa e le lettere di Natsu; queste piccole tessere di puzzle erano ancora troppo poche per poter ricomporre il suo passato.
Ma poteva fidarsi di tutto ciò che aveva scoperto finora? Quanto di tutto ciò era vero?
Tirò un profondo respiro cercando di scacciare via tutti i pensieri e si bagnò il viso nel tentativo di cancellare le lacrime ancora fresche sulle sue guance.
"Devo smetterla di essere così debole." Strinse i pugni e il suo volto riacquistò vigore.
Sì, doveva essere forte. Per quanto si sforzasse non riusciva ancora a fidarsi di Sting, quando lo aveva visto la prima volta aveva avvertito una terribile sensazione, un istinto irrefrenabile di scappare il più lontano possibile. Quello che aveva detto su di lei era davvero la verità?
C'era solo una persona che conosceva la verità, ne era certa, e quella persona era Natsu.
Se fosse stata veramente una spia, se avesse veramente ingannato Fairy tail, solo lui poteva saperlo. E avrebbe rischiato la sua vita pur di conoscere veramente se stessa. Doveva trovarlo, ovunque lui fosse. E l'unica soluzione che le rimaneva era scappare da Fiore, da suo padre, e trovare quel ragazzo.
Finalmente determinata, si alzò e lentamente uscì dall'acqua, l'aria fredda le accarezzò la pelle candida provocandole brividi lungo il corpo; frettolosamente recuperò la coperta che Sting le aveva portato asciugandosi per poi vestirsi velocemente.
"Ok sono pronta." Si sistemò i capelli in una coda morbida per poi voltarsi verso il ragazzo "possiamo and-" improvvisamente si bloccò.
Accadde tutto in pochi secondi, senza che riuscisse a realizzarlo. Le parole le si mozzarono in gola, qualcosa le afferrò il braccio trascinandola indietro, poi una mano si posò sulla sua bocca soffocandole un grido spaventato tra le labbra.
"Fa' la brava bambolina." Quelle parole arrivarono come un vento ghiacciato alle sue orecchie, un brivido freddo corse lungo la sua schiena congelando ogni fibra del suo corpo.
Si voltò e si trovò il viso di un uomo sconosciuto a pochi centimetri dal suo, un ghigno malvagio sul volto contornato da una barba incolta e sporca e occhi minacciosi la scrutavano attenti.
Tentò di divincolarsi ma l'uomo le portò il braccio dietro la schiena provocandole una fitta di dolore, paralizzandola.
"Lucy!" udì il ragazzo dai capelli biondi chiamarla, con gli occhi cercò la sua figura e lo vide scattare in piedi, una mano sull'elsa della spada appesa alla cintura, pronto a sfoderarla. Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, un altro individuo arrivò da dietro le sue spalle, un lungo e affilato coltello puntato sulla schiena del comandante di Fiore.
"Sta' buono ok?!" gli intimò quella figura premendo il coltello sulla sua schiena, lo stesso ghigno diabolico a contornare il viso deturpato. Improvvisamente, dal buio della foresta uscirono altri tre uomini, i vestiti trasandati, i lunghi coltelli e le espressioni lascive e losche non trasmetteva alcunché di buono.
"Lasciala subito andare." Ringhiò minaccioso il biondo, Lucy incrociò il suo sguardo e il sangue le si gelò nelle vene: quegli occhi scuri colmi di rabbia, era come se fossero macchiati di sangue. La paura che provò in quel momento, sotto lo sguardo di quel ragazzo dichiaratosi suo amico affiorò come un ricordo del suo nebuloso passato. Una sensazione che le sembrava di aver già provato, davanti a quegli stessi occhi.
D'improvviso l'uomo che la teneva in ostaggio tolse la mano dalla sua bocca, ma Lucy non fece in tempo a respirare che subito egli prese un coltello appeso alla cintura e glielo puntò alla gola.
Un grido sommesso uscì dalle labbra finalmente libere della principessa, sentiva la lama fredda e affilata di quell'arma premere contro il suo collo e con tutte le sue forze cercò di trattenere lacrime di terrore.
"Non credo ti convenga muoverti." Uno di loro si avvicinò al ragazzo dai capelli biondi, un sorriso arrogante sul volto "a meno che tu non voglia che il mio amico le tagli la gola."
Il comandante rimase in silenzio e Lucy la percepì, la rabbia che scorreva nelle sue vene. Se non fosse stato per lei, avrebbe ucciso quegli uomini senza il minimo rimorso.
I suoi occhi fissarono quell'uomo per momenti interminabili, come a volerlo incendiare con il solo sguardo.
Ma, dopo qualche attimo tutta la grinta che aveva in corpo svanì e sconfitto la tigre abbassò lo sguardo davanti al nemico "Che diavolo volete?" mormorò amaro stringendo forte i pugni.
Le parole che vennero dopo, risuonarono come un eco lontano nella testa della principessa.
Da quel momento in poi, quel viaggio dall'apparenza tranquillo si trasformò in un incubo, un incubo che l'avrebbe cambiata, o forse l'avrebbe fatta tornare quella di un tempo.
"Devo ringraziarvi maghi" una sonora risata uscì dalla bocca sudicia di quell'individuo, il suo sguardo vagò tra i suoi compagni, un ghigno maligno deturpava il volto di ognuno di loro "Grazie a voi, saremo di nuovo liberi. Il vostro sacrificio non sarà vano."
E questo, Lucy lo sentiva, non era che l'inizio.



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Angolo di Momo
Ormai scusarmi è la mia specialità, e dopo quasi un anno di assenza non posso non dirvi che MI DISPIACE TANTISSIMO!!!!!!!!! Sì, sono sparita per praticamente un anno, ma l'università mi uccide e mi toglie le energie, il tempo e l'ispirazione per scrivere, ma torno, appena riesco torno, non ho intenzione di abbandonare questa Fanfiction e non lo farò. In più la sfortuna ha voluto che il mio hard disk mi abbandonasse portandosi nella tomba la mia vita nerd e le mie fanfiction, oltre a immagini e anime T___T però ce l'ho fatta, con molta pazienza e autocontrollo sono sopravvissuta al trauma! ahah
Torniamo alla fanfiction, spero vi sia piaciuto questo capitolo :) Finalmente Erza e gli altri sembrano aver trovato qualcuno disposto a schierarsi con loro, ora cosa faranno? E anche per Lucy qualcosa si sta muovendo, i suoi ricordi piano piano cominciano a riaffiorare, ma ora cosa le succederà? Chi sono gli uomini che hanno attaccato lei e il comandante? 
Lo scopriremo nel prossimo episodio ahah che non posso promettervi arriverà presto, ma arriverà!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, l'ho scritto e riscritto molte volte e ancora non mi convince molto ma è il meglio che posso fare purtroppo, spero che lo appreziate comunque, almeno lo sforzo ahahah
Ringrazio tutti voi che seguite questa Fanfiction, tutti voi che leggete, seguite, preferite e commentate!! Grazie di cuore ♥
E non posso non ringraziare la mia beta e salvatrice Fairy_giulia, grazie per aiutarmi sempre!! ♥
Ci vediamo nel prossimo capitolo, A presto ;)

P.s. lo so, ogni volta cambio il "layout" dei mie capitoli, sono una persona indecisa ahahah ma credo finalmente di aver trovato quello giusto, e prima o poi mi deciderò a modificare i capitoli precedenti e renderli tutti uguali nella forma e stile :)

 
  
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