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Autore: somewhereonlyiknow    13/04/2009    6 recensioni
TXG. Quando Gabriella Montez si ritrova in una situazione "pericolosa", innavertitamente racconta tutti i suoi segreti al bello sconosciuto dagli occhi blu di fianco a lei. Ma il fato le fa un bello scherzo quando lei viene a sapere che si sta trasferendo alla scuola di lui.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabriella Montez, Troy Bolton
Note: Traduzione, Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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In the air

In the air

 

 

 

1) Sono una terrorista, lo giuro!

 

 

“Se si dovesse verificare una perdita di pressione nella cabina, maschere per l’ossigeno saranno calate dal pannello sopra la vostra testa. Per favore, appoggiare la maschera sopra il vostro naso e la vostra bocca prima di assistere bambini o adulti che si comportano da bambini.”

-La vera assistente di volo

 

 

Ci sono delle cose nella vita che semplicemente non vanno d’accordo, non importa quanto tu voglia che lo facciano. Per esempio, cani e gatti non stanno bene insieme per niente, e nemmeno lo fanno leoni e antilopi o criceti ed auto. Paris Hilton e la classe si repellono a vicenda come due puzzole flatulente, ed altrettanto Tom Cruise e il buon senso, e Orlando Bloom e la bruttezza. Ci sono alcune parole o caratteristiche che non associ ad un certo oggetto, e sarà così per sempre.

 

Sushi e maionese.

 

L’Antartica e il caldo soffocante.

 

I Clinton e le moralità.

 

Ross senza Rachel.

 

Gabriella Montez e gli aeroplani.

 

Gabriella Montez e Albuquerque.

 

Gabriella Montez e un’assistente di volo che non crede che lei sia, davvero, una pazza terrorista che farà scoppiare tutti in tanti piccoli pezzettini e che per questo non dovrebbe essere fatta salire sull’aereo.

 

L’assistente di volo, la cui bianca targhetta scintillante del nome riportava Sophie, soffocò un sospiro rumoroso: “Signorina Montez,” cominciò di nuovo, con tutta la pazienza che poteva raccogliere “Le assicuro… lei non è una terrorista.” Gabriella aprì la bocca per replicare, ma l’assistente glielo impedì irritata “Salga sull’aereo. Sua madre mi ha detto precisamente che avrebbe reagito così e mi ha anche informata che lei in nessun modo, forma o maniera, farà scoppiare tutti in,” fece una pausa e fissò l’inquieta ragazza dai capelli corvini di fronte a lei “tanti piccoli pezzettini.”

 

Gabriella si morse il labbro: “Ho… una pistola.” sibilò in fretta “Non può farmi salire. Ho una pistola e potrei diventare pazza come Micheal Jackson e sparare a tutti.”

 

Sophie roteò gli occhi: “Lei non ha una pistola.”

 

Gabriella fece una smorfia scandalizzata: “Come se non avessi una pistola!”

 

Sophie alzò un sopracciglio in attesa, e Gabriella sbuffando aprì la sua valigia. Ci rovistò per qualche istante, imprecando ogni tanto sottovoce, prima di emergere, trionfante: “Ecco!” dichiarò vittoriosa.

 

“Quella è… una pistola ad acqua?” le labbra di Sophie s’incresparono mentre osservava la pistola gialla e verde con ‘WaterBlastah Version 6’ stampato a grandi caratteri sui lati.

 

Gabriella posò velocemente la mano sopra la scritta ‘WaterBlastah Version 6’: “Uhm,” replicò nervosa “No.”

 

“C’è dell’acqua che cola dai lati.”

 

“Magari si sta… sterilizzando,” gridò Gabriella convulsamente “Si sta sterilizzando con acqua bollente!”

 

Sophie sorrise di forza e per un breve momento, considerò un cambio di carriera: “Signorina Montez, lei deve salire sull’aereo. Terrorista o no, sua madre mi ha dato ordini precisi.” strinse il polso della ragazza e, ignorando le sue smorzate proteste, la tirò oltre la porta “Le prometto che l’aereo non si schianterà. Questa compagnia ha un tasso del 99,8% di sicurezza.”

 

Gabriella impallidì: “E l’altro 0,2%?” squittì mentre Sophie la trascinava lungo il corridoio.

 

Ma non ebbe risposta. Sophie l’assistente di volo l’aveva lanciata dentro l’aereo e aveva chiuso il portellone dietro di lei. Con un’espressione addolorata sul viso, Gabriella Montez incespicò lungo il corridoio e decise che Gabriella Montez e la morte assieme erano sempre più verosimili ad ogni minuto.

 

 

###

 

 

Gabriella Montez era una newyorkese. Per mancanza, i newyorkesi erano costretti ad odiare ogni luogo tranne Manhattan. Gabriella Montez e New York erano un’accoppiata vincente. Gabriella Montez e qualsiasi altro luogo negli Stati Uniti no. Non che lei fosse una snob (benchè New York fosse davvero la città migliore del mondo; dove altro si poteva trovare un ratto da venti chili a zonzo per le strade? Non a Parigi o Londra, questo è certo), era solo che aveva passato l’intera vita là e le era quasi fisicamente impossibile immaginare la vita da qualche altra parte. Anche con le gastronomie che continuavano a dare il resto sbagliato e gli scarafaggi che sembravano amara New York quanto lei, Gabriella Montez e New York erano un’accoppiata vincente. Fine della storia.

 

Ma sua madre e la compassione erano due cose che ovviamente non andavano d’accordo. A metà del suo penultimo anno di liceo, annunciò che si sarebbero trasferite ad Albuquerque e mentre di solito Gabriella Montez e l’imprecare non andavano d’accordo, quel giorno lo fecero. Ma sua madre fu irremovibile, cosa che spiegava perché lei fosse al momento appollaiata in un sedile di un aereo, cercando di ricordarsi come respirare.

 

Non che Gabriella Montez e gli aeroplani non andassero d’accordo. Erano gli aeroplani e la fisica che non andavano d’accordo. Come poteva un solido blocco di metallo stare sospeso a diecimila piedi in aria per cinque ore?

 

“Scusami,” una voce al suo fianco la distolse dai suoi pensieri. Di cui avrebbe probabilmente dovuto essere grata, visto quanto stava pensando a cosa sarebbe stato meno doloroso: se l’aereo fosse scoppiato in fiamme o se l’aereo fosse sceso in picchiata nel deserto del Nevada. Rubando un’occhiata di fianco a lei, vide che la voce apparteneva ad un ragazzo di circa la sua età con i capelli castani e gli occhi più blu che avesse mai visto in tutta la sua vita. Le lanciò un sorriso veloce, e sotto normali circostanze, lei avrebbe potuto svenire internamente e diventare un disastro che arrossiva, ma sfortunatamente, la morte vinceva i bei ragazzi su un aereo.

 

Tamburellando iperattiva le dita sul bracciolo, avvertì il motore dell’aereo ronzare sotto il suo posto. Si girò di scatto verso il ragazzo accanto a lei, sentendo lo stomaco arrotolarsi in un complicato pasticcio: “Vengo da New York,” sbottò nervosamente “Ai newyorkesi piace camminare. Voglio dire, non prendi la metropolitana perché ti puoi prendere la tisi solo a respirare l’aria, e nessuno prende i taxi perché comunque i tassisti non parlano inglese. Quindi davvero i newyorkesi sono dei camminatori. Noi non usiamo gli aerei perché, per mancanza, siamo obbligati ad odiare ogni luogo tranne Manhattan. Insomma, le persone si siedono sugli aerei, e con la crisi dell’obesità in questa nazione, non possiamo permetterci più di sederci. Per questo, davvero, gli aerei patrocinano l’obesità e per questo dovrebbero essere aboliti.”

 

La bocca del ragazzo si arricciò: “Paura di volare?”

 

Gabriella sbuffò: “No,” alla sua smorfia apprensiva, sospirò “Okay, va bene. Ma gli aerei rendono le persone grasse. E le persone grasse hanno problemi di cuore. E i problemi di cuore uccidono. Perciò, se andrai su un aereo, ingrasserai, ti verranno dei problemi di cuore e morirai.”

 

Il ragazzo rise leggermente, i suoi occhi si corrugarono in un sorriso: “Come ti chiami?”

 

“Attenzione, passeggeri. Benvenuti sul volo 049 da New York in New Messico via Connecticut. Inizieremo il decollo tra qualche istante. Assicuratevi di avere la cintura allacciata e di essere a conoscenza di tutte le procedure d’emergenza. Vi auguriamo un buon viaggio.”

 

Gabriella sentì tutto il colore svanire dalle sue guance: “Ehm,” si girò ancora verso il ragazzo, cercando valorosamente di calmare il battito irrefrenabile del suo cuore “Qual’era la domanda?”

 

Lui sorrise: “Come ti chiami?”

 

Lei strinse più forte il bracciolo, sentendo le punte delle nocche diventare bianche: “Non riesco… non riesco a ricordarmelo.” balbettò.

 

“Decollo iniziato.”

 

Deglutendo, Gabriella cercò di respirare, concentrandosi solo su fare entrare l’aria e far uscire l’anidride carbonica. Sotto di lei, il ronzio dei motori aumentò e lei avvertì l’insalata che aveva mangiato a pranzo sul punto di riapparire ancora. Deglutì di nuovo, con la testa che girava e il cuore che le saliva in gola. All’improvviso, al suo fianco, sentì una mano spuntare dal nulla e stringere la sua. Nella mente, immaginò che fosse la mano della morte che l’andava a prendere per portarla via, ma il Tristo Mietitore aveva sempre avuto delle mani così morbide? Forse le idratava.

 

Il suo sedile tremò sotto di lei, scuotendo ogni arto del suo corpo come un vento invernale scuote i rami di un albero. L’aria attorno a lei era pesante e uno stridio acuto le risuonava nelle orecchie: “Che sta…” sussurrò tossendo “Che sta succedendo?”

 

“E’ solo un po’ di turbolenza,” replicò la voce al suo fianco e la stretta attorno alla sua mano si fece più forte, rassicurante “Resisti.”

 

Attorno a lei, poteva vedere l’intero corpo dell’aereo tremare, agitarsi avanti e indietro, avanti e indietro. Scuotilo come una foto Polaroid, scherzò debolmente con se stessa Oh, per l’amor di Dio, la morte non è esattamente il momento conveniente per fare delle battute, Gabriella! Strinse i denti e rubò un’occhiata al suo fianco: “Ci siamo, non è vero?” chiese patetica “Stiamo per morire, giusto? Siamo lo 0,2%, giusto? Oh Dio, se muoio, ucciderò Sophie l’assistente di volo.”

 

“E’ solo un po’ di turbolenza,” le assicurò il ragazzo, fiducioso “Fidati di m…” all’improvviso, fu spinto in avanti nel suo sedile, sbattendo la testa contro il vassoio per il cibo “Seriamente,” ripetè, suonando ora meno rassicurante “Solo turbolenza. Niente di cui preoccuparsi.”

 

Gabriella strinse nervosamente i denti e cercò di ignorare le scosse: “E mia madre. Ucciderò mia madre. Dio, chi estirpa i suoi figli dalla loro casa di diciassette anni per trasferirsi a metà del continente? Seriamente, se non avessimo dovuto trasferirci, io non sarei su questo aereo adesso, e se non fossi su questo aereo adesso, non morirei tra cinque minuti. Dio, io odio mia madre.”

 

“Potresti fare un sacco peggio per una madre.” rispose brusco il ragazzo accanto a lei.

 

“Per esempio?”

 

“Beh, avresti potuto essere allevata da… lupi.”

 

“Mio padre era uno.”

 

“Tuo padre era un lupo?”

 

“Beh, era un veterinario.”

 

“Mi sembra sia difficile confondere i due.”

 

“No,” Gabriella chiuse gli occhi quando le scosse divennero più violente. La mano del ragazzo si strinse attorno alla sua e lei potè quasi avvertire il suo cuore rallentare di una frazione “Ci ha lasciate. Ha lasciato me e mia mamma quando avevo quattordici anni. Non ha lasciato un biglietto, niente. Ha preso e se n’è andato. Come un lupo.” si fermò “In realtà, non è per niente come un lupo. Perché stiamo parlando di lupi?”

 

“Esattamente non lo so.” il ragazzo le scoccò un sorriso.

 

“Vedi quanto sono isterica? Forse è a causa di mia mamma. O forse è il mio papà lupesco. A volte, mi sveglio e mi dico ‘Perché sei ancora viva?’. Ho paura dei germi, dei ragni, degli aerei, dei cani, del buio e… del formaggio.”

 

Il ragazzo sbuffò: “Come fai ad avere paura del formaggio?”

 

“In realtà sto lavorando sul formaggio. Sto facendo grandi progressi sul formaggio.” l'aereo brontolò violentemente per un momento e Gabriella osservò nervosamente le hostess che smettevano di servire bevande e si legavano nei propri sedili “A meno che io mi sbagli…” si fermò mentre l’aereo si piegava su un lato “cosa che, sai, non faccio, allora stiamo per morire ora.”

 

“Devi avere un po’ di fede.” il ragazzo le sorrise come un birbante, e il suo cuore iniziò a velocizzarsi ancora. Dannata turbolenza.

 

“La fede è il peggio. Devi essere un po’ scettico,” rispose lei ansiosa “Altrimenti finirai per credere in tutto. UFO, elfi, rimborsi delle tasse sul reddito…” l’aereo tremò ancora, e Gabriella deglutì rumorosamente.

 

“Passeggeri, per favore assicuratevi di avere la cintura allacciata. Stiamo attraversando una pesante turbolenza e la vostra sicurezza è la nostra priorità.”

 

“Okay, siamo morti,” sentenziò Gabriella “Non ha detto ‘Tutto andrà bene’ o ‘Ne usciremo presto.’ Solo ‘la vostra sicurezza è la nostra priorità’ e sai cosa significa? Significa ‘Sì, forse possiamo condividere la stessa nuvola in Paradiso!’” con una mano, arraffò il sacchetto per il vomito dal vassoio in fronte a lei e iniziò a respirarci istericamente dentro.

 

“Okay, okay,” il ragazzo la guardò con l’apprensione negli occhi “Guardala da questo punto di vista. Preferiresti essere quassù dentro un aeroplano o essere quassù senza un aeroplano?” si fermò e Gabriella alzò le sopracciglia interrogativa, lasciando che il sacchetto di carta si sgonfiasse sulla sua bocca per un momento “Okay, non era rassicurante, vero? Ma seriamente… rilassati. Andrà tutto bene, lo prometto. Senti, ti puoi calmare e possiamo aspettare con calma che finisca, oppure possiamo cantarci le musiche dei programmi finchè non è passato tutto. È una tua scelta.”

 

Gabriella riflettè per un secondo: “Maria, I’ve just met a girl named Maria…” [Da “West Side Story”, Ndt] iniziò a cantare.

 

Il ragazzo la fissò per un istante prima che le sue labbra tremassero convulsamente ed iniziasse a ridere: “Tu sei un bel diavolo di ragazza,” disse ghignando “Ma guarda,” indicò l’anziana donna che sedeva dall’altro lato del corridoio, che era calmissima e leggeva tranquilla il suo giornale “Quella vecchia signora non si sta facendo prendere dal panico. Va tutto bene, non preoccuparti.”

 

“Quella vecchia signora non si sta facendo prendere dal panico perché è vecchia, cretino! Avrà, quanto, cent’anni? Morire è praticamente il suo lavoro!”

 

All’improvviso, come se l’aereo l’avesse sentita, il dondolare e lo scuotersi si fermarono e l’aereo si rimise in asse. Le persone ripresero ad aprire i loro vassoi del cibo e le hostess si slegarono dai loro sedili ed iniziarono a controllare i passeggeri.

 

“Ci scusiamo per la turbolenza. La buona notizia è che da ora, il viaggio in New Messico sarà tranquillo.”

 

“Ecco,” disse in modo quasi trionfante il ragazzo. La fissò con i suoi perforanti occhi blu “Non te l’avevo detto? Staremo bene.”

 

Gabriella aprì lentamente un occhio: “Davvero? E’ finita?”

 

Il ragazzo sorrise: “Sì. E, guarda caso, siamo tutti e due ancora vivi.”

 

“Appena,” mugugnò Gabriella “Ehm, ma ehi, grazie per essere stato con me. Sei un perfetto sconosciuto e so che avevi cose migliori da fare in questo viaggio che ascoltare le mie pazzie. Quindi, grazie.” gli sorrise cortesemente, e lui ricambiò, quasi nervoso.

 

Voltandosi, Gabriella rovistò nella tasca del suo sedile per trovare le sue cuffie, e le inserì nella porta per la TV, come ansiosa di fare qualcosa, di muoversi e dimenticare l’imbarazzo precedente.

 

“Aspetta, allora, ehm, io sono Troy.” snocciolò il ragazzo.

 

Lei lo guardò nervosamente: “Gabriella.”

 

“Piacere di conoscerti.”

 

Lei non gli rispose, invece gli offrì un ultimo sorriso, e si mise le cuffie.

 

Ci sono delle cose nella vita che semplicemente non vanno d’accordo. Ma le mani di Troy Bolton e Gabriella Montez non sembrano essere due di quelle visto che non fu che alla fine del viaggio che entrambi realizzarono che si stavano ancora stringendo con tutte le loro forze.

 

 

 

To be continued…

 

 

  
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