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Autore: Manu75    04/06/2016    3 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
Capitoli:
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Come sempre grazie a chi legge questa ff e a Morgana89 Black per aver recensito. Buona lettura! 


“Un gelido destino”

 

 

(Un terreno arido) - sedici mesi dopo

 

Cinquantacinquesimo capitolo



 

(Febbraio)

 

Nelle paludi dell’Essex si poteva davvero trovare di tutto, streghe e fattucchiere di ogni risma, esseri reietti, persino freaks ma nessuna di queste creature era grottesca quanto zia Lolly: la vecchia strega ultracentenaria che non ricordava nemmeno il suo vero nome e il motivo per il quale si era nascosta in quelle terre ingrate. Una cosa, tuttavia, la rammentava bene: come distillare l’elisir che impediva ai bambini di aggrapparsi ad un ventre materno e nascere.
Era la più abile nel fare ciò e le sue mani, simili a quelle di un Dissennatore pallido, erano svelte e volavano sopra il suo vecchio calderone mezzo fuso.
Era tempo di Luna nuova e quella donna spaventosa, che portava sulle sue spalle una maledizione così potente che sembrava incombere anche su di lei ogni volta che la sfiorava, sarebbe passata a reclamare quel liquido che la preservava da gravidanze indesiderate.
Era quasi pronto, aggiunse l’artiglio del diavolo, la frangula e l’uncaria e il liquido bollì all’istante, emettendo un vapore giallastro.
Lolly tirò un sospiro di sollievo: era perfetto.
- Ottimo, sei davvero una strega di prim’ordine!- la voce le giunse da così vicino che la vecchia emise un grido con la sua voce gracchiante e si rattrappì contro un cespuglio, colma di terrore.
- Fai bene a spaventarti - le sibilò quella voce - perché si da il caso che la tua ora sia giunta…- e un lieve bagliore colpì la fattucchiera, che stramazzò al suolo in agonia.
La bianca figura incappucciata si chinò su di lei e sollevò un piccolo pugnale, tranciando di netto i radi capelli alla donna morente, poi gettò quei pochi filamenti grigi e luridi in una boccetta che conteneva un liquido denso: subito un vapore di colore grigio fuoriuscì dalla bottiglietta.
- Che cosa disgustosa - mormorò la figura incappucciata e bevve quel liquido così poco invitante. Le sue sembianze mutarono e una nuova Lolly comparve.
Con un colpo di bacchetta, l’impostora fece levitare il corpo della vecchia e lo lasciò muovere lentamente verso un tratto dove la palude era formata da numerose pozzanghere acquitrinose.
Il corpo senza vita della strega decrepita si adagiò in uno di quei laghi di melma e affondò lentamente, scivolando nella sua eterna tomba di fango  tra il ‘plop’ di poche bollicine.

 

Poche ore dopo una nuova figura comparve e si fermò al cospetto di colei che appariva come Lolly e che stava rimestando il liquido dentro il calderone.
- Sei più audace del solito, vecchia? Oggi non gracchi e non implori pietà?- la voce di donna schernì la fattucchiera e poi lanciò ai suoi piedi un sacco che conteneva cibo, delle calze di lana e una bottiglia di whisky raffinato.
Con mani tremanti Lolly travasò la sua oscura mistura dal calderone ad una bottiglia; la donna dai capelli scuri e dagli occhi neri e lucenti sorrise soddisfatta e se ne andò - Ci vediamo alla prossima Luna! - salutò beffarda, prima di smaterializzarsi.
- Non credo proprio…- sussurrò in risposta l’altra donna e pian piano le mani vizze e ricoperte di macchie si trasformarono in mani bianche e lisce. - Che la catena di sciagura abbia inizio...vediamo a quanto dolore può dare vita un terreno arido e bruciato…- e anche la bianca figura sparì.

 

Evan non si faceva tanti problemi a dormire in quella specie di stamberga fredda e priva di ogni comfort; si trattava di una stanza di dodici metri quadrati che conteneva un unico letto, dal materasso a molle quasi distrutto, e una coperta di lana.
L’unico pregio di quel tugurio era che lui ne preservava la pulizia in modo maniacale.
Non c’era elettricità, non c’era toilette: usava la bacchetta per farsi luce la notte e usciva all’aperto per svolgere le sue funzioni corporali, c’era un pozzo poco distante che gli forniva l’acqua gelida per le abluzioni. A lui non importava, non gliene fregava assolutamente nulla.
Non beveva più ma, essendo il suo animo come una sorta di caleidoscopio che rifletteva ombre, aveva bisogno di qualcosa che lasciasse passare luce o colori in quella specie di buio ripostiglio che era il suo torace: la cassaforte della sua anima tormentata.
E l’oppio era ciò di cui necessitava e che faceva al caso suo. Non aveva denaro per procurarselo ma aveva il suo angelo custode che provvedeva a lui.
Era disteso sul suo letto disfatto in preda ad un certo tremore e finalmente lei arrivò, spalancò la porta e si tolse subito il mantello, fradicio d’umidità.
- Che luogo infernale! - esclamò Bellatrix e, prima che lui potesse dire qualcosa, gli lanciò la droga che gli aveva recuperato.
Lui l’afferrò al volo e, cercando di dominare la frenesia, aprì un piccolo sacchetto e rovesciò la polvere sul dorso della mano, inalandola in modo rapido, poi chiuse gli occhi e si abbandonò sul cuscino.
- L’ho trovato così, non avevano altro*- gli disse lei e si sedette sul bordo del letto, osservando il viso del giovane rilassarsi
Nonostante ne disprezzasse la debolezza e l’inclinazione ad un drammatico sentimentalismo, Bellatrix era attratta da lui perché Evan possedeva una bellezza quasi perfetta: un viso dai lineamenti assolutamente simmetrici e armoniosi; bellissimi e soffici capelli castani e un corpo simile a quella di una statua greca. Ne aveva conservato inalterati i tratti nonostante gli eccessi a cui si dava da anni.
Inoltre era un mago talmente abile che era stato uno dei primi a servire il Signore Oscuro, ad essere cercato da lui per unirsi alla sua cerchia.
E per Bella quell’abilità quasi sovrannaturale era un vero e proprio afrodisiaco.
Gli accarezzò il braccio con fare suadente e Evan aprì i suoi occhi scuri e profondi e li fissò su di lei.
- Il mio demone dalle sembianze di un angelo…- sussurrò il giovane e l’afferrò per la mano, attirandola a sé e costringendola a stendersi al suo fianco.
Lei non oppose alcuna resistenza e iniziò a baciarlo con trasporto, lui la strinse in un abbraccio e i due si amarono senza riserve, come accadeva ormai da quasi otto anni.

 

Un paio d’ore dopo l’uomo riposava, tranquillo ed appagato, e Bellatrix si stava rivestendo. Con sua somma emozione, sentì il Marchio Nero bruciare, lanciò uno sguardo a Evan e notò che il suo marchio era pallido e lui non reagiva ma seguitava a dormire.
Il Signore Oscuro desiderava lei e lei sola.
Gettò indietro i lunghi capelli e, con le labbra distese in un sorriso soddisfatto, si smaterializzò.

 

(Aprile)

 

Barty Crouch Jr. se ne stava disteso negligentemente sul sofà, nel salotto principale di casa Smith. Non gli era consentito salire ai piani superiori, a meno che il Signore Oscuro lo desiderasse o li riunisse al proprio cospetto.
Se ne stava la, con una gamba che toccava terra e l’altra posata sul bracciolo, mentre con la mano si accarezzava il Marchio Nero, passando le dita sui contorni del teschio dalla lingua serpentina così come avrebbe potuto passarle sul corpo di una bella donna.
Finalmente la persona che stava attendendo scese le scale: indossava una leggero mantello bianco e aveva un’aria fragile e ultraterrena.
Lui si alzò di scatto dal divano, facendola sussultare lievemente.
- Rubinia, aspettavo te!- le disse con un piccolo sorriso.
Lei posò gli occhi pallidi su di lui con profonda antipatia e fece per andarsene, senza degnarlo di una risposta, ma lui fu svelto e l’afferrò per il braccio esile, attirandola verso di sé.
- Cosa vuoi Crouch? Finché non mi chiamerai con il mio nome non avremo nulla da dirci.- la voce era gelida e la ragazza non tentò nemmeno di liberarsi: sarebbe stato inutile, perché lui aveva dita nervose e incredibilmente forti.
- Ho saputo che tuo zio è morto e che tua zia è stata condannata a tre anni di Inis Ceithleann- le sorrise con aria mortificata - non sai quanto mi dispiaccia...mio padre non usa andarci leggero con la magia oscura…-
Lei non cambiò espressione di una virgola e rimase in silenzio.
Barty fece una smorfia e l’attirò a sé maggiormente - Secondo me devi sentirti molto sola, io ritengo che avere un buon amico potrebbe alleviare la tua tristezza.-
- L’unico amico di cui abbia bisogno è l’Oscuro Signore- gli rispose soave e questa volta cercò di allontanarsi, ma lui rafforzò la presa e l’afferrò saldamente per la vita sottile.
- Certo e so che lo servi bene - le disse, avvicinando il volto al suo - so che la tua idea di mandare Lucius Malfoy a Durmstrang è stata una mossa vincente, in molti sensi. Però ad oggi non hai modo di sapere dove si trovi Narcissa Black, vero? - lei socchiuse gli occhi - Purtroppo nessuno lo sa, anche se possiamo immaginarlo. Sembra svanita letteralmente nel nulla...sai, che tu ci creda o meno, mi interessi molto, Brigid-
- Ti ho già spiegato che il Signore Oscuro non si lascia influenzare, solo consigliare, e decide lui la validità di quei consigli che possono essergli elargiti solo se richiesti. Non posso e non voglio irritarlo cercando di far affidare determinati compiti ad una persona in particolare, non ho questo potere. - il tono era definitivo.
Lui sospirò e sollevò gli occhi al cielo.
- Hai quasi vent’anni e ancora non capisci quando un uomo ti sta corteggiando?- le sorrise divertito.
Questa volta Brigid rimase spiazzata e cercò di allontanarsi con più energia, ma lui era forte in modo insospettabile e la ragazza non riuscì a muovere il braccio di un millimetro.
- Lo so che le Pellar* sono pure e devono rimanere tali - buttò la e la ragazza sgranò gli occhi pallidi - mi sono documentato a fondo, so che il Dio Bucca Duh esige vergini per donare la propria benevolenza…-
- Cosa vuoi allora? Se sai tutto sulle streghe della Cornovaglia allora questo discorso non ha motivo di continuare!-
- In realtà sono molto poche le streghe che rispettano questo patto - continuò lui, come se non l’avesse udita - così come poche sono ormai le streghe della vostra casta. Lascia che ti racconti di una strega devota a Bucca Duh ma troppo presa dalla vita quotidiana e dalla sua carnalità - lei sbuffò piano, con aria tediata - questa donna bellissima usa la sua arte per vivere serena e tranquilla, lontana da qualsiasi diatriba. E usa il suo corpo per accogliere degli uomini, almeno due direi, da quello che ho potuto appurare: uno biondo e superbo e uno castano e molto irritante…- la ragazza aggrottò le sopracciglia e Barty sorrise - Questa strega, abile ed erudita nell’arte della guarigione, possiede uno strumento davvero particolare per facilitare la propria opera di veggente: una mistica piramide di cristallo…vedo che sono riuscito ad ottenere la tua attenzione...- la voce divenne un sussurro e lui approfittò del momento per baciarla.

 

(Maggio)

 

- Ti ho detto che devi trovarmi quella maledetta fattucchiera!- Bellatrix era fuori di sé e scuoteva con forza la minuta strega terrorizzata che cercava di resistere a quella furia - voglio quella bastarda qui, davanti a me! Subito!-
Gli occhi scuri di Bella erano sgranati e pieni di odio e qualcosa di molto simile alla paura.
- N-non so dove sia! Me l’hai già chiesto non so più quante volte in questi due mesi! E’ sparita!- la fattucchiera dai capelli grigi cercava di non tremare convulsamente - Non so come aiutarti! Lolly è sparita nel nulla!-
Bellatrix mollò la presa e si passò una mano tra i lunghi capelli bruni, cercando di respirare a fondo.
- Se non vuoi che ti cavi gli occhi e tagli la lingua, hai un unico modo per aiutarmi - le sibilò, inumidendosi le labbra - preparami qualcosa per eliminare il mio problema!-
La strega stracciona la fissò con gli occhi colmi di terrore, scuotendo la testa.
- No!- esclamò appiattendosi al terreno - no! Io non posso e non voglio averci nulla a che fare! Quello che hai dentro di te è figlio del male! Non voglio!-
Bellatrix sgranò gli occhi restando per un attimo senza parole.
- C-cosa vuoi dire?- sentiva il cuore battere in profondità e il sangue scorrere furiosamente nelle sue vene, mentre un dubbio terribile le si parava davanti - in che senso è “figlio del male”? - estrasse la bacchetta e lanciò la maledizione Cruciatus sulla donna con una forza inaudita.
La fattucchiera si contorse e gridò in modo impressionante, mentre nella palude l’aria sembrava immobile e tesa, in ascolto.
Quando la maledizione cessò l’anziana donna rimase per terra scossa da tremiti convulsi.
- Rispondimi o ti posso assicurare che questo sarà solo un assaggio!- Bellatrix aveva un fondo di isteria nella voce.
- L-lo s-sai…- ansimò l’altra, senza guardarla in viso - quel frutto che hai nella tua pancia viene dall’unione del tuo sangue con il suo sangue...c’è il male li dentro! C’è il terrore che viene perpetuato!- e si coprì la testa con le braccia, pronta a subire la ritorsione per ciò che aveva appena detto.
La bacchetta di Bella si abbassò lentamente, mentre la donna faceva sua quella realtà sconvolgente: un figlio suo e dell’Oscuro Signore.
Per un inebriante attimo immaginò quella creatura bella e perfetta, di certo un maschio.
Un essere superiore.
E poi distrusse quel sogno prendendo coscienza che mai un essere del genere sarebbe stato tollerato: il suo stesso padre l’avrebbe eliminato prima che potesse crescere. Bellatrix sapeva e conosceva troppo bene l’uomo potente che lei amava con tutta se stessa.
- Preparami qualcosa che mi tolga questo problema dal corpo…- sussurrò con voce atona -...o giuro su tutti i demoni maledetti che ti strappo gli occhi dalle orbite e poi te li faccio ingoiare…-
La strega singhiozzò e con mani tremanti prese a miscelare alcuni ingredienti che aveva nelle tasche del suo lurido mantello.
Dopo quasi un’ora la pozione era pronta e Bella la prese con mani salde, accostando la bottiglia alle labbra.
Per un attimo esitò. Stava per uccidere suo figlio, quella vita palpitante che aveva scoperto di avere dentro di sé da poche settimane, quell’incrocio che legava strettamente lei e il Signore Oscuro.
Chiuse gli occhi e mandò giù tutto d’un fiato la disgustosa mistura.
Passò qualche istante senza che accadesse nulla ma, ad un certo punto, il ventre iniziò a scottare e bruciare come se avesse ingerito fuoco liquido. Bellatrix si contrasse su se stessa e urlò con quanto fiato aveva in corpo, mentre un dolore lancinante le pugnalava le viscere impedendole di stare diritta.
- Maledetta!! Cosa mi hai fatto?!- la voce di Bella era deformata dalla sofferenza.
Il dolore era insopportabile e lei sentì qualcosa di caldo colare lungo le gambe; si sollevò la veste e vide del sangue scuro scendere lentamente.
- Ahhhhhhhhh- non poté non contenere un altro urlo di dolore e di paura che fuoriuscì dalla sua bocca - cosa succede?!-
- T-te l’avevo d-detto…- la fattucchiera era annichilita dal terrore - sta lottando per sopravvivere! Ti aveva detto che non dovevi toccarlo!- e singhiozzò piena di paura - s-se lui lo scopre ci ucciderà tutti! Ci ucciderà tutti! Ci ammazzerà!- non smetteva di urlare e Bellatrix, con un colpo tremante della sua bacchetta, la mise a tacere per sempre.
Poi si accasciò a terra mentre l’oscurità sembrava inghiottirle la mente e il suo corpo sembrava spezzarsi.

 

(Maggio- Ottery St. Catchpole)

 

Il Dott. Jones* si stava preparando il solito pasto frugale della sera: un uovo sodo e pane nero.
Non vedeva l’ora di mettersi sulla sua poltrona e finire di leggere quel romanzo poliziesco che lo appassionava da giorni: la letteratura babbana era decisamente meglio di quella magica.
Il villaggio si era svuotato, dopo l’assalto dei Mangiamorte di quasi cinque anni prima, ma lui non aveva voluto abbandonare la sua casa ed era rimasto testardamente al suo posto.
Ad un certo punto sentì uno scricchiolio e, con un certo timore, si affacciò all’uscio di casa, per altro perfettamente chiuso, e gettò un’occhiata alla strada: non c’era anima viva.
Con un’alzata di spalle richiuse la porta a chiave e poi chiuse le finestre, tirando le tende.
Improvvisamente si ritrovò paralizzato, il corpo come congelato e la mente vigile.
“Un Incantesimo Congelante!” riconobbe, sentendo il cuore accelerare i battiti.
Udì dei passi e, davanti alla visuale ridotta che aveva in quel momento, comparve una donna.
Era vestita di scuro e aveva i capelli bruni che le stavano incollati alla fronte e al collo perché era madida di sudore.
Il viso aveva un colorito cereo e lei ansimava, in preda a quello che sembrava un fortissimo dolore.
- B-bene...Dottore…- sussurrò lei, con una voce spezzata ed incerta - c-chi non muore si rivede...Si d-da il caso che io sia venuta qui a rammentarti il tuo giuramento* - ansimò in modo sibilante, emettendo infine un rantolo gutturale - q-quindi sappi che ti libererò ma t-tu dovrai curarmi...fuori ci sono i miei amici: se tu fai il furbo, loro ammazzano tutti…-
Lui sgranò gli occhi e cerco di farle capire che avrebbe collaborato, in realtà il suo essere Dottore aveva già prevalso sulla paura: quella donna stava malissimo ed era in pericolo di vita.
Con un movimento tremante della bacchetta lo liberò e lui respirò a fondo - Cosa ti è successo?!- esclamò subito e fece per avvicinarsi, ma lei indietreggiò - voglio aiutarti, davvero! Ma devi dirmi cos’hai!- il tono era urgente e la donna lo guardò qualche istante, poi, molto lentamente, sollevò la gonna e gli mostrò le gambe completamente ricoperte di sangue, grumi e quant’altro.
Lui represse un singulto e chiuse un attimo gli occhi - Oh, Gesù Santo…- mormorò, si passò una mano sul viso - dobbiamo andare subito in un ospedale, subito!-
- Non hai capito…- mormorò lei, con uno sforzo immane - devi farlo tu, qui e subito! Altrimenti giuro che do il segnale e succederà qualcosa che nessuno può immaginare…-
- M-ma io non sono un chirurgo! E non sono nemmeno un ginecologo, sono solo un medico generico, lavoro al pronto soccorso!- era sinceramente costernato. - Se vuoi ti porto al San Mungo!-
Lei emise una risata fioca e senza alcuna allegria.
- Fallo ora e subito. Usa quello che hai…- alzò la bacchetta e poi gli mostrò il Marchio Nero sul braccio - fallo o vi faccio sterminare tutti!-
Il brav’uomo sentì il sudore zampillare da tutto il proprio corpo, emise un respiro tremulo e cercò di non farsi vincere dal terrore.
- Se non lo fai morirò - gli ricordò lei, cambiando strategia - e tu non avrai adempiuto al tuo dovere di medico.-
Lui capitolò, anche perché capì che alla donna non restava molto tempo.
La condusse nella saletta dove, tanti anni prima, aveva prestato soccorso ad Evan e la fece stendere su un lettino.
- Devo visitarti…- mormorò e le sollevò gentilmente la gonna, infilandosi un paio di guanti. Strinse le labbra con gli occhi colmi di lacrime - m-ma cosa hai fatto, ragazza?- sussurrò e poi la visitò con la massima delicatezza possibile, mentre lei dovette stringere i pugni per non urlare di dolore.
- Il bambino non c’è più…- lui aveva il viso contratto - ma tutto...tutto quello che c’è…- sospirò piano - ...tutto: utero, ovaie...tutto...è andato. Bisogna togliere tutto…-
Lei lo fissò con gli occhi scuri che faticavano a restare aperti, immobile  e muta per diversi secondi.
- Allora togli tutto!- la voce era quasi irriconoscibile ma ferma.
Lui sgranò gli occhi e si tolse i guanti insanguinati.
- Ma non posso! Devi essere operata in una sala sterile, ci vuole un chirurgo, l’anestesista! Ci vuole un decorso post operatorio, i drenaggi, le cure antibiotiche! Rischi una setticemia!- urlava, fuori di sé.
- Ci vuole un Dottore - tagliò corto lei - non ho fretta, prepara quello che devi e fai quello che puoi. Da qui non me ne vado, te l’ho detto, se non fai nulla io morirò qui e per colpa tua.- lo fissò tremando leggermente - ti conviene muoverti e organizzarti. Ah, non pensare di anestetizzarmi...ho con me dell’oppio, userò quello…- e la frase finì in un gemito lunghissimo.
Ogni istante era prezioso, il Dottor Jones la guardò e vide che il colore spariva pian piano dal suo volto e, per contrasto, gli occhi scuri parevano enormi, simili a due macchie d’inchiostro.
Assomigliava così tanto ad Andromeda…
Si mosse in fretta e preparò al meglio la piccola sala, tirò fuori i suoi pochi strumenti, con il sudore che gli colava direttamente negli occhi. Poi, con un pizzico di speranza e sollievo, trovò degli infusi e delle pozioni che aveva distillato con immensa fatica e degli impacchi che al San Mungo avevano preparato per lui, in caso ne avesse avuto bisogno.
Stese un telo sul lettino e si disinfettò le mani più volte, indossò un camice e una mascherina e lei si servì dell’oppio che aveva preso per Evan.
- Coraggio - le disse il medico, incitando anche se stesso, poi prese a pulire con cura le gambe e la parte interessata.

Lei chiuse gli occhi, represse un grido e svenne.

 

Quando riprese i sensi erano trascorse dodici ore.
Si voltò e vide che il Dottor Jones riposava su una poltrona accanto al lettino dov’era distesa.
Provò a sollevarsi e vide che il dolore c’era ancora ma era sopportabile, la testa era ovattata e le membra molli ma non soffriva più in quel modo atroce.
- Tutto bene?- il Dottore aprì immediatamente gli occhi: anni di pronto soccorso aveva reso il suo sonno leggerissimo.
Lei aveva la gola riarsa ma parlò ugualmente - Non mi hai operata!- lo accusò con occhi vitrei.
- No - si sporse verso di lei - sarebbe stato un macello e io sono un medico, non un macellaio! Ho usato tutto ciò che era in mio potere per bloccare l’infezione e darti un po’ di tempo. Devi farti operare in un ospedale, quanto prima - la guardò con gli occhi fermi e il volto deciso - ma, devo dirtelo, sappi che non potrai...mai più...non potrai mai più avere figli.- concluse, senza abbandonarla con lo sguardo.
Le porse un bicchiere d’acqua e la fece sdraiare di nuovo.
- Fammi controllare - la visitò delicatamente - se non altro l’infezione non si è estesa: è quasi regredita, ma non hai molto tempo, devi fare in modo di essere operata.- si tolse i guanti sospirando.
- Quanto tempo ho? Prima che i danni aumentino e io rischi la vita?- gli chiese Bella, con voce piatta.
- Meglio sarebbe poche ore - le disse, lieto di vederla così ragionevole e arrendevole - al massimo due settimane.- le sorrise incoraggiante.
- Bene, è più di quanto mi serva…- sussurrò la donna e si mise seduta, valutando la propria forza e stabilità.
Il Dottore si voltò e trafficò con i suoi medicinali - Ecco, prendi questa polvere tre volte al giorno, basta un cucchiaino. Almeno non sentirai un dolore troppo intenso-  si voltò per porgerle il contenitore di vetro e un leggero sibilo lo colse di sorpresa.
Ci impiegò un attimo a capire cosa fosse accaduto esattamente, si portò le mani alla gola lasciando cadere la bottiglietta che, prima di infrangersi al suolo si fermò e prese a levitare davanti ai suoi occhi sgranati, mentre il sangue zampillava copioso tra le sue dita dalla giugulare squarciata.
- Grazie Dottore...ma capirai anche tu che non posso avere testimoni…- Bella afferrò la medicina, raccolse tutte le proprie forze e, con uno sforzo immane e pericoloso, si smaterializzò lasciando il brav’uomo riverso a terra in un lago di sangue.

 

(Due giorni dopo)

 

- Mi hai fatto stare in pena da morire!- Evan era fuori di sé e si teneva la testa tra le mani - si può sapere dove Diavolo te ne sei sparita?!- era davvero furioso ed agitato.
Bellatrix era molto composta e mite e accettava quella sfuriata senza battere ciglio.
- Ti chiedo scusa…- mormorò e lui si bloccò di colpo, guardingo.
- Scusa?! Tu?! Oh, Dei del cielo, cosa hai combinato?- gli occhi erano sgranati e preoccupati.
Allora Bellatrix fece quello che lui non avrebbe mai ritenuto possibile: scoppiò a piangere, coprendosi il volto con le mani.
- Bella!- Evan la prese per le braccia - guardami! Cosa succede?!-
Lei gli afferrò la mano destra e se la posò sul ventre.
- Abbiamo combinato, Evan! Abbiamo!- gli disse accoratamente - è qualcosa che abbiamo fatto insieme!- e seguitò a piangere.
Lui la fissò inebetito, continuando a posare la mano sul suo ventre piatto.
- V-vuoi dire…- era incredulo e, allo stesso tempo, una luce di gioia gli nacque in fondo agli occhi - noi due? Sei sicura?- la voce era piena di speranza e aspettativa.
Lei si limitò ad assentire, fissandolo con attenzione.

- Ti preoccupi per Rodolphus? Non devi, lo puoi lasciare quando vuoi, no? Nessuno ti obbliga, ora più che mai, a starci assieme!- la strinse a sé e le baciò i capelli.
Ma lei scoppiò di nuovo a piangere.
- N-non è così…- cercò di dire tra i singhiozzi disperati -c’è una cosa che tu non sai!- sollevò la testa per guardarlo - sono vincolata da un contratto pre-matrimoniale! Lo stipulò mio padre con i Lestrange!- Evan trasecolò e la guardò ammutolito - E’ così! Qualsiasi cosa io faccia: tradire Rodolphus, cercare di annullare le nozze o anche dargli un figlio bastardo, mi spedirà diritta a Inileann!- e riprese a piangere più forte.
Evan sembrava stordito.
- Tuo padre è morto, quindi il contratto non è più in essere…- le disse speranzoso.
Lei scosse il bel viso rigato dalle lacrime - Non è così! Esiste qualcuno che ha sigillato questo contratto! Non era mio padre e non sono i Lestrange...e solo loro due, Rodolphus Senior e Ysaline, sanno di chi si tratti! - fissò Evan con gli occhi innocenti e le labbra socchiuse e tremanti - solo loro sanno chi sia questa persona e solo con la morte di questa persona io sarò libera. Se scopriranno la mia gravidanza io morirò, o meglio, verrò marchiata a vita e costretta a passare il resto dei miei giorni a Inileann…- e si accasciò senza forze tra le braccia di Evan.
Lui rimase in silenzio a lungo, accarezzandole i capelli.
- Mi stai dicendo che i Lestrange ti tengono vincolata in un modo così vigliacco? E che solo loro conoscono il nome della persona che può liberarti da queste catene indegne?- la voce era gelida, colma di un furore devastante.
Bellatrix sorrise.

 

(Vidin - Bulgaria) - tre giorni dopo

 

- Lucius non credo che ci siano più dubbi! Gli ultimi mesi hanno segnato una svolta positiva, la tua ambasciata sta dando i suoi frutti: una vivida alleanza si prospetta!- Igor Karkaroff pareva davvero soddisfatto e sorseggiava il suo rakija, il liquore che accompagnava gli antipasti, con aria beata.
Era un uomo alto e sottile, con lunghi capelli neri e un pizzetto che lo invecchiava parecchio; vestita in modo sontuoso e aveva uno sguardo nervoso e guardingo.
- Concordo: del resto l’Europa dell’est e balcanica non ha mai amato particolarmente Silente, i nostri viaggi sono stati proficui - Lucius sembrava perfettamente a proprio agio, se i vestiti di Igor erano sontuosi i suoi erano di un’eleganza raffinata; i due uomini trasmettevano un’idea di benessere e nobiltà.
Cenarono con gusto continuando a chiacchierare e poi, a fine serata, si salutarono cordialmente.
Lucius decise di passeggiare un po’ tra i giardini della Villa nobiliare che lo ospitava da un anno e mezzo. Le trattative fervevano e il Signore Oscuro non gli aveva ancora comunicato una data di rientro.
Si sentiva impaziente: voleva ritornare in Inghilterra, a Malfoy Manor. Voleva rivedere lei.
Si fermò in mezzo agli alberi da frutta in piena fioritura e, all’improvviso, estrasse la bacchetta con un movimento rapidissimo ma, altrettanto rapidissimamente, qualcosa gli colpì la mano, ferendola.
La bacchetta gli cadde per terra, sugli stivali di pelle, e lui sentì una lieve pressione sulla nuca che gli fece rinunciare all’idea di raccoglierla.
- Sei sempre stato troppo distratto e troppo lento...Lu-Lu…- gli sibilò una voce fredda e dura, proprio accanto all’orecchio.
Lucius respirò a fondo il profumo dei susini e dei meli e, senza proferir parola, attese.

 

Fine cinquantacinquesimo capitolo

 

 

*l’oppio esiste anche da sniffare.

*Pellar= streghe corniche devote al Dio Bucca Duh.

*Dott. Jones= un Magonò, aiutò Andromeda quando fu cacciata di casa e salvò la vita a Evan quando era in preda al delirium tremens.

* Giuramento di Ippocrate, è il giuramento che viene prestato da ogni medico/chirurgo e che ne determina i doveri verso i pazienti.
  
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