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Autore: Aittam    04/06/2016    1 recensioni
Non vi siete mai chiesti quali siano le vere origini dei Chipmunks e delle Chipettes. intendo dire, chi siano i loro genitori, come vivessero prima di diventare superstar e, sopratutto, dopo il loro boom discografico (ogni gloria va via via scemando). per poi ritrovarsi in un mondo che gli uomini credono di conoscere tanto ma che in realtà sono solo alla punta degli Iceberg. in un mondo dove persino la razionalità di Simon viene surclassata per far posto alla reale situazione, in un mondo dove Alvin potrebbe salire, quasi contro volontà al dominio di un popolo che lo ha aspettato tanto; dovrà scontrarsi con quello che è il suo vero ed eterno nemico, che lo ha perseguitato sporadicatamente da quando è diventato abbastanza famoso da attrarre le sue attenzioni; le attenzioni di una bestia assetata di sangue e bramosa di distruzione che cova nel buio da tanto tempo.
vedrete e immaginirete cose mai viste in questa mia prima Fanfiction, cose inaspettate e probabilmente inimaginabili solo qua, in questo racconto che forse non rispecchierà esattamente il clima tipico dei film ma che, in un certo senso, si può denotare in molti altri media.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Tredicesimo capitolo. So che nell’ultimo non ho detto molto ma sono fatto così… capitemi.
Vedrò come riprendere dal calo che sicuramente avrò subito nello scorso episodio: vedremo come Brit se la pasa con Dave da sola e, come ha deciso di cambiare strada in maniera radicale… introdurrò anche una piccola storiella horror che potrete benissimo leggere ovunque (anche su Wikipedia) (ma io la racconto meglio!) e, soprattutto, svelerò l’enigma che lega il misterioso e inquietante popolo che nello scorso capitolo non ho mai menzionato ma che ho introdotto ancora nel decimo: parlo dei Chipreddish e del loro preoccupante capo: Simone.
 
                                                                  CAPITOLO 13: LA SAGGIA IDEA DI BRITTANY
 
Pov: Brittany
Pensavo di aver fatto la scelta migliore… e invece mi sbagliavo: avevo deciso di abbandonare letteralmente  i miei compagni per meri sogni di gloria e di agio… dio mio quanto mi sbagliavo: passarono alcuni giorni da che aveva dato l’addio ai Chipmunks e alle mie sorelle. Non lo volevo dire a me stessa, testarda come sono, ma mi mancavano!
Dave mi ospitava ancora a casa sua e lo vedevo quasi sempre allegro ma ero sicuro che quando io ero assente lui sprofondava nella più completa commiserazione: si vedeva distante un miglio quanto fosse depresso, non interagiva con nessuno da un po’ di tempo e insisteva molto a voler stare con me così da riempire, a mio parere, il vuoto che gli altri gli avevano lasciato.
Mi dispiaceva lasciarlo di nuovo solo, aveva bisogno di compagnia e, per sua grande sfortuna, Claire era andata a fare un viaggio in Irlanda per un Reportage sull’arte celtica mentre la madre di Logan, il nostro compagno di classe, se ne era andata a fare una gita con l’ex marito e girava voce che si stessero per risposare. Ovviamente per David la vita non era delle migliori: si annoiava davanti alla Tv e continuava a scrivere canzoni che avrei cantato da sola ma non ci metteva più la stessa enfasi di prima: si vedeva benissimo che gli altri avevano lasciato in lui una traccia inossidabile impossibile da rimuovere, io stessa comunque non sarei mai riuscita a colmare quel vuoto, in parte anche riempito da me assieme agli altri cinque.
Ma un’altra cosa sembrava contrastare la mia ferrea testardaggine: capivo che Dave era in uno stato di tristezza cronica e non avrei potuto migliorare il suo stato, se non potevo migliorare io la situazione riempiendo il vuoto non potevo fare altro che svuotarlo del tutto eliminando ogni traccia della nostra presenza: me ne sarei andata, e stavolta per sempre. Ero stufa di vederlo soffrire in quel modo e sapevo che l’unico modo per bloccare il tutto era dirglielo chiaramente: non potevo più vivere con lui, me ne sarei andata al più presto e avrei fatto in modo che di me e degli altri non rimanesse nulla.
Quella notte, in gran segreto, presi tutte le mie cose e le ammucchiai in un angolino poi iniziai a prendere le cose degli altri che avevano lasciato a Dave, per lasciargli un ricordo. Iniziai con i vestiti… un po’ mi dispiaceva ma andava fatto: le palle e le racchette di Eleanor, i libri e le enciclopedie di Jeanette, i giochi e igli attrezzi da cucina di Theodore, gli alambicchi e le sostanze chimiche di Simon e, infine, gli oggetti di scena che usavamo, di proprietà di Alvin. Buttai tutto via e accesi il fuoco nel camino dopo aver ammucchiato tutti i nostri vestiti. Anche i miei.
Osservai le fiamme crepitare sulle stoffe  che coprivano da sempre il nostro pelo, osservai poi il mio manto color rame che brillava di una luce quasi magica illuminato dal fuoco: com’era bello, come riluceva in quell’atmosfera così tranquilla e calorosa, come brillavano le sfumature di biondo e castano agglomerato all’arancione brunastro, come risplendevano le punte dei peli delle mie zampe. Perché mi ostinavo sempre a voler nascondere quel meraviglioso manto, per quale oscuro ed arcano motivo mi ero legata così saldamente all’umana mondanità: solo in un momento, nell’isola, avevo riscoperto la mia vera natura: quando ci eravamo rincorsi, prima io e Alvin poi tutti e sei, tra gli alberi della foresta per accaparrarci quel benedetto mango, e come non ricordare quella volta in cui qualcuno di noi, una di noi mi pare, gridò indignata che ci stavamo comportando da animali! Ma noi cosa siamo? Umani? Non credo proprio.
Camminai sul tappeto di casa gettando occhiate al caminetto dove la stoffa veniva divorata prepotentemente dalle fiamme, notai un bagliore rosa-arancio che proveniva da destra delle fiamme, notai in quel momento il primo abito che indossai nella mia vita, quello che Ian mi aveva regalato per la scuola: ora bruciava (l’arancione era prodotto dalle fiamme) e si disgregava sotto i miei occhi. Fui preso da un moto di rimpianto: stavo buttando alle fiamme tutti i miei vestiti firmati, le marche migliori, quelli con la quale ero diventata famosa: quello che indossava al concerto dove cantammo Single Ladies, quella al concerto della scuola, quello che avevo messo sulla nave, quello in occasione per gli International Music Awards, quello agli American Idole… quanti ricordi! Ma no npotevo bazzicare in quel modo, dovevo decidermi: essere o non essere quella che dovevo essere? Una cantante singola reduce da un gruppo di successo che preserva poca di quella magia? O una regina del mio popolo, quello che sarei dovuta diventare fin dall’inizio, una paladina disposta a tutto pur di difendere la liberta della sua razza di fronte ad ogni avversità? Avevo fatto la mia scelta: per una volta il mio egoismo aveva fatto posto al più nobile altruismo, stavo crescendo e maturavo, avrei detto addio a Dave molto presto, lui avrebbe pianto, forse anche io ma ciò doveva essere ignorato: io dovevo andare avanti!
 
Dave mi trovò quella mattina che dormivo sulla poltrona a pancia all’aria e a zampe spalancate, sembrava che mi fossi appena ubriacata e fossi piombata in un sonno profondo distesa nella posa più improbabile, diceva che stavo pure sbavando.
- Come mai eri li? – mi chiese.
- Ho dato fuoco ai vestiti. –
- COSA?!? Perché? E poi si spiega perché no indossi nulle a non sono riuscito a trovare niente ne di te ne degli altri! –
- Me ne sono sbarazzata, vedi Dave: In questo periodo ci ho pensato molto e ho riflettuto su ciò che andava fatto.  –
- E cosa andrebbe fatto di grazia? –
- Mi sono resa conto di quanto sono stata egoista: ho deciso di abbandonare Alvin, Simon, Theodore e le mie sorelle per inseguire un sogno di fama e gloria che non avrebbe nemmeno un senso, io non sono nata per essere così! –
Dave era perplesso.
- E allora per cosa sei nata? – chiese lui.
- Fin dalla mia nascita sono stata destinata a diventare la regina di Chipmonkia, io sono sempre stata una persona ingiusta nei miei confronti, mi sono ostinata tanto a voler diventare una star che non ho guardato ai miei veri ideali, io non voglio più essere una cantante, o una modella, o una qualsiasi altra cosa! Io voglio essere solo me! -    
- Capisco. –
- Cosa dovrei fare? –
- Forse… sarebbe meglio… che tu tornassi nel posto da cui sei venuta e aiutassi i tuoi fratelli… adottivi e non. –
- Ti lascerei qui solo! –
- Me ne farò una ragione, proverò a fare un altro lavoro, oppure potrei diventare padre e guadagnare alle spalle di Claire… no dai, è da parassiti! –
- Sei sicuro? – chiesi
- Certamente, è il meglio per te, e te lo dico perché so che lo avevi già deciso, altrimenti non avresti messo al rogo tutti i tuoi vestiti e quelli degli altri… a proposito, dove sono le altre cose? -  
- Non te lo dico! Altrimenti non servirà a nulla! Voglio che tu dimentichi tutto di noi, che non ti ricordi nulla. –
- Su Brittany! È praticamente impossibile! –
- Lo so ma… io ci ho provato. –
- Non ti preoccupare, cercherò di non trovarli! –
- Grazie Dave! – feci un balzo e gli saltai al collo ma Dave fece un urlo di dolore.
- AHI! Brittany, mi hai ferito! –
- Dove? –
- Qui. – e toccò con le dita i lati del collo dove otto piccoli buchetti facevano sanguinare i lembi di pelle alla quale mi ero aggrappata.  
- Scusa… le mie unghie… -
- Vorrai dire: i tuoi Artigli! Sono delle armi quegli spuntoni! –
- Davvero? L’ultima volta che ci ho fatto caso è stato alla sfida nel casinò sulla nav… dicevamo: cosa possiamo fare l’ultimo giorno? –
- Potremo andare a prenderci un gelato! –
- No, lo facciamo sempre! –
- Shopping? –
- Lo farei ma non sarebbe molto sano per la mia decisione. –
- Allora… che ne dici di una piccola escursione? –
- Ci sto! –
Quel pomeriggio andammo a fare una gita in un bosco, raccolsi delle more e dei lamponi e Dave mi insegnò tutto ciò che sapeva sulla vita nei boschi, doveva ri-iniziarmi nel mondo silvestre e cosa migliore non c’era che un bell’insegnamento sul campo!
Mi spiegò da quali animali dovevo guardarmi… no solo predatori (che tra l’altro mi rendo anche conto di quanti siano!) ma anche altri animali poco amichevoli e molto, ma molto, territoriali. Mi spegò quali funghi andavano mangiati, quale frutta poteva andarmi bene come cibo e quale erba era utile per le cure e i medicamenti.
Giunse la sera e rimanemmo svegli fino a tardi a raccontarci storie di fantasmi, io ne preservai numerosissime di quelle che nonno Frederick ci raccontava, dai racconti più famosi agli aneddoti di perfiria, alle fiabe più inquietanti (vi ricordo che molte fiabe hanno origini macabre… una delle poche che preserva un po’ di quell’atmosfera è Hansel e Gretel) ma, nella notte più profonda,  prima di dirci addio, Dave decise di raccontarmi l’ultima storia.
- Forse Frederick te ne ha già parlato, ma questo è il momento perfetto per raccontare una storia su di lui: siamo in un anno imprecisato in questa stessa regione, forse in questo stesso bosco… qui abitava una tribù di indiani che popolava queste foreste e si accampava in una grande radura che sorgeva a pochi chilometri da questo secolare bosco, tra questi indiani viveva un uomo di nome Zoccolo Tonante. Era alto e bello, ammirato da tutti per la sua grande dote di cacciatore e per la sua grande bontà verso il prossimo. Era di buon cuore e d’animo saggio, ma non sapeva che presto sarebbe finito con il cambiare.
Era una notte buia e la neve cadeva come se volesse ricoprire ogni pezzo di terra, il nostro Zoccolo Tonante era a caccia con i suoi compagni e stava inseguendo un grosso cervo, lo inseguirono a lungo ma non riuscirono mai a braccarlo. Lo persero nella neve.
Passarono ore e ore durante le quali cercarono di tornare indietro. I loro indumenti non bastarono a proteggerli dal freddo dato che la tormenta si faceva sempre più potente e sembrava volerli spazzare via. Ad un certo punto due di loro morirono di freddo e vennero sepolti con tutti gli onori in quella piana gelata, erano passate alcune ore e erano già morti due cacciatori, non mancava molto alla morte degli ultimi due. Servava qualcosa da mangiare ma tutti gli animali si erano rintanati nelle loro tane al caldo e nessuno osava metter fuori il muso. Ad un certo punto il compagno di Zoccolo Tonante, un vecchio e esperto cacciatore di circa sessant’anni consigliò a Zoccolo Tonante di lasciarlo morire o di ucciderlo per poi mangiarlo, così avrebbe accumulato tutte le energie per tornare a casa. Non valsero le preghiere o la testardaggine di Zoccolo Tonante, l’uomo era disposto a obbligarlo pur che lo uccida.
“Un’ultima cosa, in caso ti venisse voglia di mangiare altra carne umana, non farlo mai più: ora lo farai solo per obbligo e per fabbisogno ma in futuro a meno che no ti troverai in situazioni molto crtiche come questa, resisti: girano strane storie su chi abusi di questa carne!” disse infine l’uomo dopo che Zoccolo Tonante no ebbe rinunciato. Il cacciatore uccise infine l’uomo e se ne cibò, fu preso da uno strano vigore che gli permise di sopravvivere e di ritrovare la via di casa, era stranamente pieno di energia e sentiva di voler cacciare per riprendersi dalla terribile avventura: imbracciò arco e frecce e cacciò per tutta la giornata fino a notte fonda. Fin che no tornò a casa.
Passarono i giorni e nella sua mente continuava  a farsi strada una strana sensazione, come se gli mancasse qualcosa… come se desiderasse ancora fare qualcosa… iniziò a vagare per la sua tenda e si sedette a riflettere, meditò a lungo e iniziò a essere preso dall’ossessione di carne, voleva ancora addentare quella carne, la carne dei suoi simili, era nuovamente desideroso di carne umana, non per sopravvivere, per voglia! E questa voglia non lo lasciava nemmeno un minuto. Progredì per tanti mesi fin che, una notte,  non si decise:  vinto dalla fame decise di introdursi nella tenda di un suo compaesano, lo sgozzò, lo trafisse con alcune frecce, se lo portò lontano e lo divorò con gusto. Dopo aver attuato il suo terribile gesto, si lavò dal sangue nel torrente che scorreva li vicino e si gettò nella tenda per dormire nuovamente. Nessuno si accorse di nulla, attribuirono tutti la colpa a qualche predatore della notte come coyote, puma, lupi e orsi… nessuno immaginò che potesse essere stato uno di loro.
Col tempo la sua ossessione progredì: iniziava a uccidere con più frequenza e decimava notte dopo notte troppi individui della sua tribù… troppi individui della sua tribù! Così troppi che il capo villaggio intuì che non si trattava di un semplice animale, c’era sotto qualcosa.
Ma quello che nemmeno Zoccolo Tonante sapeva era che la carne umana lo stava mutando, non solo nella mente che era diventato più aggressivo e scorbutico, ma anche nella forza e nell’agilità, catturava gli animali che cacciava con un’abilità  quasi sovrumana, uccideva senza pietà le sue prede durante la caccia con i compagni e sembrava persino avere un’aria più chiusa e ostile… come se si stesse lentamente trasformando in una bestia. Presto iniziò anche a uccidere durante il giorno, quando i suoi ompagni andavano a caccia e lui si fingeva malato per no seguirli per poi sgattaiolare fori con un’aria troppo silenziosa, fulmineo (nel vero senso della parola) si gettava nella foresta, li raggiungeva al passo di un ghepardo e li uccideva senza lasciare testimoni, iniziò anche a mangiare donne e bambini e ormai il tasso di mortalità in quel villaggio era salito alle stelle!
Ad un certo punto lo sciamano decise di interpellare gli spiriti della natura per vedere se non ci fosse dietro qualche essere spiritico. Ovviamente, come previsto, trovò qualcosa: l’assassino di tutte quelle persone era uno degli abitanti e, man mano che controllava gli avvenimenti e le coincidenze, il cerchio si restringeva fin che non fu rivelato il colpevole: Zoccolo Tonante era diventato l’assassino cannibale e questo spiegava anche il suo strano cambiamento, la sua scontrosità, l’aggressività, il fatto che se ne stesse sempre chiuso e che talvolta ringhiasse e facesse versi animaleschi. Ma la cosa peggiore era che, oltre nell’indole e nelle capacità, Zoccolo Tonante mutava, impercettibilmente, anche nell’aspetto: diventava sempre più magro anche se mangiava come una fogna, la sua crescita pilifera sembrava essere fuori controllo e il so volto stava prendendo una strana deformazione: da un po’ di tempo alcuni si erano infatti accorti che impercettibili cambiamenti stavano accadendo nella testa e nelle gambe di Zoccolo Tonante:  stava diventando diverso, e, con il passare dei giorni, alcuni lo avevano emarginato, soprattutto dopo il fatto hce avesse ucciso e divorato persino sua moglie e suo figlio… la situazione si faceva sempre più preoccupante e spaventosa: doveva essere bandito!
E così fu fatto, Zoccolo Tonante fu bandito dal villaggio e costretto a vagare per le forestedel Nord America, nessuno avrebbe più potuto incontrarlo: la notizia viaggiava in lungo e in largo da un capo all’altro del continente: ‘Guardatevi da un uomo magro e peloso che vive nella foresta e si comporta da bestia, egli era un uomo ma ora è un mostro!’ passarono gli anni e Zoccolo Tonante divenne irriconoscibile: il suo volto era cambiato spavnetosamente: ora era allungato e peloso, con denti affilatissimi e occhi completamente bianchi, aveva un pelo bruno grigiastro su tutto il corpo ed era magro da far paura, faceva davvero paura! Due palchi di corna gli spuntavano tra le orecchie e la testa da alce demoniaco, il groppone scheletrico era ricoperto da peli lunghissimi, un paio di zampe da cervo dal pelo intriso di sangue e un fisico magrissimo con braccia lunghe e artigli affilatissimi… così, in modo spaventoso e tremendo, nacque Wendigo, il demone della selva, colui che ti fiata sul collo prima di ucciderti, colui che ti spia per giorni e seppur tu correrai lui ti raggiungerà e ti ucciderà… egli è il demone supremo, il re oscure del bosco buio della notte, egli è l’incarnazione della paura e dell’ossessione. Non puoi sperare che non abbia fame: la sua è un ossessione troppo grande! Infine, ti ricordo che tutto iniziò poco lontano da qua… e se Wendigo fosse in queste zone, e se fosse proprio vicino al nostro accampamento, e se ci spiasse e desiderasse farsi uno spedino di umano e Chipmunks? Non illuderti Brittany, Wendigo non limita la sua dieta solo a carne umana… –
Dave terminò la sua storia e mi osservò per vedere la mia reazione… mi guardò per alcuni secondi poi scoppiò a ridere.
- Brittany! Ti sei spaventata? Stai tremando come una foglia! –
- Non è affatto vero! –
- Oh si che è vero! Sembri un cucciolo impaurito! –
- Non prendermi in giro! –
- Va bene, va bene. Ora ti porterò in una zona adatta dove dirti addio, forse ci rivedremo. –
- Forse? –
- Sicuro che ci rivedremo! Non ho dubbi. – disse infine e mi prese in braccio.
- Da qui in poi continua da sola. – disse
- D’accordo! –
Dormicchiai un po’ fin che Dave non mi portò in una radura alla luce della luna e mi posò per terra.
- Buona fortuna allora! –
- Grazie! Ti saluto Alvin e gli altri! –
- Ricordati, di loro che mi mancano! -  sorrideva ma una lacrima gli scendeva da entrambi gli occhi.
- Sai da che parte andare Brit? –
- Si Papà! – e gli diedi un bacio sulla guancia prima di andarmene nel folte della foresta salutandolo con la zampa. Forse no l’avrei mai più visto.
Corsi per un buon  quarto d’ora poi uno strano fruscio mi spaventò… e se fosse stato Wendigo?
Impossibile! Sapevo benissimo che no esisteva! Frederick ce ne aveva parlato,  non nel modo inquietante da Creepypasta di David ma la descrizione era la stessa… sapevo per certo che non esisteva u mostro simile.
Uno strano rumore provenne da sopra un albero e una voce stranamente famigliare provenne dalle foglie.
- Madmoiselle! Finalmente ci rivediamo! – quella voce aveva uno strano accento francese molto famigliare.
- Aspetta un attimo! Simone? – dissi io quasi incredula… era davvero l’alter ego di Simon.
- Ho ho! Non quello che tu credi! – e un’ombra balzò giù dall’albero e atterrò fulminea su una radice della quercia… si avvicinò ela luce della luna che filtrava dalle foglie poté inquadrarlo davanti a me:  aveva la stessa altezza, la stessa corporatura e gli stessi occhi di Simon… solo, che non era lui e nemmeno era un Chipmunk!
- C..Chi s…sei tu? – chiesi terrorizzata osservando quella strana creatura che non avevo mai visto, una coa era certa, ne era un Chipmunk, ne un Wendigo e tantomeno una creatura hce avessi mai visto o di che avessi mai letto.
- Mi presento Madmoiselle, sono Simone, al vostro servizio! – e si inchinò sollevando la grande coda folta e rossa che teneva arcuata dietro di se.
- Simone? Esattamente quale Simone? Centri forse con il mio amico Simon? –
- Se centro con Simon? Sapessi… io centro molto con Simon! Siamo quasi la stessa persona… le uniche differenze sono che: lui è famoso, io no, lui è un consigliere, io un re, lui è un Chipmunk, io un Chireddish! – e detto ciò mi balzò addosso, mi afferrò per la vita e balzò s un ramo e corse a velocità improbabile di ramo in ramo con foga eccessiva, balzava con agilità mai vista e schivava i rami d’ostacolo che gli intralciavano il cammino, le sue zampe erano un turbinio di vento sotto di me e la mia coda sembrava svolazzare e aver vita propria; cercai di liberarmi ma fu tutto inutile, Simone aveva una presa di ferro e oltre ad essere velocissimo e inquietante era anche davvero loquace: mentre mi trasportava via, con il suo accento francese iniziò a raccontarmi delle cose davvero interessanti: - Vedete Modmoiselle: io non sono ovviamente n Chipmunk e, come ben avrai capito, non sono americano: iChipreddish analogamente a voi, sono diffusi in tutt’Europa, dalle taighe scandinave alle assolate rive del mediterraneo, dalle foreste dell’Atlantico alle pianure dell’Est Europa, dalle campagne bretoni alle montagne più inaccessibili delle aree continentali, siamo ovunque, come voi, e io e la mia tribù in particolare venivamo da una delle più grandi foreste della Francia Centrale, solo che una terribile sciagura ci ha colpito di recente: i Greychips, gli scoiattoli grigi, che decisero così, di punto in bianco, di spodestarci e di buttarci fuori dalla nostra tranquilla nicchia ecologica… noi volevamo vendetta, siamo quindi fuggiti e ci siamo uniti ad altri gruppi che viaggiavano verso l’America del Nord per vendicarci dei Greychips, loro ci avevano invaso e noi invadevamo il oloro territorio, ci sembrava plausibilissimo! Fu un viaggio tranquillo, scroccammo un viaggio  su una serie di navi e ci nascondemmo nelle stive e nei posti più improbabili, i migliore escamotage… arrivammo qui e ci sviluppammo a macchia d’olio, ora il nostro obbiettivo era un altro: i grigi avevano soppiantato i rossi? Orai rossi soppiantavano gli striati! E ovviamente i comuni scoiattoli rossi si stanno occupando delle Tamia in maniera quasi pacifica e ridicola a mio parere, come avevano fatto gli scoiattoli grigi con i nostri cugini, mentre noi, Chipreddish, ci saremmo  occupati in maniera più malvagia e bellicosa di voi, l’evoluzione dei Tamia: i Chipmunks! E ora che ci siamo uniti con il peggiore dei carnivori qua, il nostro trionfo è assicurato: assieme a Marter noi trionferemo, te lo dice Simone, le Roi Rouge!!! -
   
 
   
 
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