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Autore: EnderScribble    04/06/2016    0 recensioni
/Versione Finale della serie ambientata durante "Le Origini"/
Jack Hiddenblade, un giovane Nephilim desideroso di mettersi alla prova, giunge a Londra, la sua casa, a seguito di strane voci di omicidi e di un simbolo che per quelli come lui ha un grande valore.
I Templari, ritenuti ormai tagliati fuori dal Mondo Invisibile stanno crescendo sempre più nell'Enclave.
Ma chi è il misterioso Magister che intendono sfruttare? E cosa sono i Congegni Infernali?
Solo il frutto della geniale mente di un mondano, o un tassello di un puzzle i cui pezzi furono sparpagliati migliaia di anni or sono per il mondo e che l'unica cosa che li accomuna tutti è un frutto? Un frutto dell'Eden.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Carstairs, Nuovo personaggio, Theresa Gray, Un po' tutti, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mentre tornavano all’Istituto Jack e Jon continuavano a discutere a bassa voce tra di loro, seguiti da Will che li osservava curioso. Di tanto in tanto gli gettavano occhiate nervose. Finché non cominciarono a gesticolare tra di loro, poi Jon si voltò verso il Nephilim. –Will…- lo chiamò con la sua voce autoritaria. -…dobbiamo essere sicuri di una cosa, che tu non dirai mai a nessuno quello che hai sentito al Devil Tavern…!- -A chi vuoi che importi di una riunione segreta tra Nascosti falliti?- rispose in tono odioso alzando gli occhi. I due Assassini si guardarono per un momento. –A molta gente… William Herondale…- rispose Jon con voce seria. –A molta gente…!- detto ciò, i tre ripresero a camminare verso casa. Passarono ben sei settimane prima che Jon e Jack ebbero notizie da Marco… furono sei settimane relativamente tranquille. Non trovarono niente di importante nel corpo della creatura fatata se non il suo nome. Shyreen si era già messa all’opera per racimolare più informazioni possibili nel Regno delle Fate, ma nessuno sembrava conoscere quel tizio, se non per fama… sapevano soltanto che abitava in una casa a Whitechapel, dalla descrizione dedussero che fosse stato scambiato nella culla da piccolo con un mondano più in salute appartenente ad una povera famiglia dei bassifondi. Cercarono nella casa dov’era cresciuto, ma era stata rasa al suolo da anni, e della famiglia non c’era traccia… Alla fine, la fortuna sorrise agli Assassini. Jack e Jon erano seduti nella sala comune a leggere. Il primo stava finendo per l’ennesima volta “Ventimila leghe sotto ai mari” di Jules Verne, il secondo un trattato sulle armi antiche, quando Sophie entrò nella stanza. -Signor Hiddenblade, signor Edenkey, nella cripta c’è un vampiro che chiede di voi…-. La cripta, o rifugio, era l’unico luogo non consacrato dell’Istituto in cui potevano entrare i vampiri. I due entrarono e si chiusero la porta dietro a chiave. Era un luogo buio e umido. Marco era seduto su un divanetto a bere qualcosa da una piccola bottiglietta di metallo rettangolare. Una goccia rossa uscì dal labbro inferiore e cadde sul pavimento. Sangue. Jack e Jon presero posto su un secondo divanetto. -Amigos…!- li salutò tappando la bottiglietta. –Ho buone notizie circa il Magister…!- -Ottimo!- rispose jack sfregandosi le mani. –Purtroppo… non ho ancora scoperto chi sia, cosa sia, dove sia e con chi sia…- -Credevo avessi buone notizie…- commentò di nuovo il Nephilim. –Ma! I miei Oscuri hanno scoperto che di qui a pochi giorni, in un bordello del Pandemonium Club a Whitechapel, avrà luogo una specie di ricevimento privatissimo, le mie spie riferiscono di aver sentito pronunciare la parola “Magister”, con grande riverenza! Di sicuro sarà li…- -Insieme ad un bel po’ di gente…- commentò Jon. –Non sappiamo chi sia, forse può essere addirittura una donna… dobbiamo prendere tutti quelli al suo interno il giorno del ricevimento!- -Beh… non è esattamente una cosa facile da nascondere, però…- fece notare Marco riaprendo la bottiglietta piena di sangue. -Allora rendiamola legale…- disse Jack. –Anche gli altri due Nephilim dell’Istituto stanno facendo ricerche sul coltello ritrovato nel vicolo… posso introdurmi di soppiatto in quel bordello, cercare prove e farle trovare a Will e a Jem, magari ritoccandole per far sembrare che all’interno della casa svolgessero attività illecite per la Legge…- Jack sembrava compiaciuto del suo piano. -E’ fattibile, si…- disse pensieroso Jon. –Dimmi… il posto è sorvegliato?- domandò al vampiro. -Quanto un qualunque bordello di bassa lega… non certo al livello dei miei…- rispose Marco vanitoso e bevendo di nuovo dalla bottiglietta. -Meglio che mi prepari allora…- disse Jack alzandosi seguito dall’amico. -Ah, Jon… puoi fermarti un attimo?- chiese Marco. –Devo parlarti…- Jon fece cenno a Jack di andare e si rimise a sedere. -E proprio un bel tipo…- disse marco dopo che il Nephilim se ne fu andato. –Non ci starebbe mai con te…- commentò il lupo mannaro. -Tranquilo, non mi interessano i Nephilim…- rispose. -…a differenza tua…- -Che vuoi dire?- domandò acido Jon. –Non vuoi ammettere a te stesso che non sei più uno di loro… continui a vivere qui da quando hai lasciato il Praetor Lupus. Questo posto…- e agitò le braccia indicando la struttura. -…non ti appartiene… loro ti vedranno sempre come un essere inferiore…!- Jon stava fissando il pavimento ma a quell’ultimo affermazione alzò di scatto la testa. -Non è vero…- ribadì con voce tesa. -…Charlotte, Henry, Jack… mi vogliono bene… come me ne volevano nove anni fa!- -Già…- Marco si fissava le unghie. –Ma loro non sono il Conclave… se incontrassi il bisnonno del tuo amico non ci penserebbe due volte a usarti come trofeo! Devi lasciarti il passato alle spalle, Jon…- -Dove potrei andare…? Non sono fatto per vivere in un branco…- -E qui entriamo nel vivo della conversazione…- tirò fuori dalla tasca una lettera chiusa con la ceralacca recante l’impronta di un lupo. –Scott ti vuole di nuovo al Praetor…- -Ho finito il mio addestramento… e lui lo sa…- -Non per l’addestramento…- gli diede la lettera. –…ma come delegato… vuole diffondere il Praetor, e ritiene che nessuno è più preparato di te per farlo!- il vampiro si alzò e si diresse verso l’uscita del rifugio. -Posso scegliere?- gli domandò Jon fissando la lettera. Il vampiro si accese un sigaro e si girò verso il lupo. –E’ proprio per poter scegliere che combattiamo…- e se ne andò via a lunghi passi dalla stanza. Jack era già arrivato in Whitechapel High Street, all’indirizzo che gli aveva dato un vampiro poco prima appena era arrivato nel quartiere. Quel Club era conosciuto trai nascosti, ma nessuno ci andava spesso. Jack capì il perché. La casa era grande, certo, ma era sudicia e buia, anche senza incantesimi, sembrava abbandonata. Jack per l’occasione non si era portato il kunai con catena, ma solo il bastone da passeggio nero e grigio e aveva un vero e proprio asso nella manica nel caso le cose non fossero andate per il verso giusto. Si avvicinò alla porta e bussò con il manico del bastone. Dopo un po’ di tempo venne ad aprire una cameriera, magra e con il volto inespressivo, gli occhi sporgenti e i capelli color acqua rancida. -Salve…- esordì l’Assassino con voce eloquente. -…è questo il famoso Pandemonium Club? Ho sentito tanto parlare di voi… dicono che non ci sia bordello migliore sulla piazza!- La ragazza era sempre inespressiva. -Mi spiace.- disse infine. –Ha sbagliato casa…!- tentò di chiudere la porta ma il Nephilim la bloccò con il bastone. -Eheh… chiedo scusa… sono certo di non aver sbagliato… posso entrare?- con sorprendente forza la cameriera spinse via l’Assassino e richiuse la porta. -Va bene…- disse rialzandosi e togliendosi il cappello. –Mi toccherà passare al piano b…- appiattì il cappello e lo infilò in una tasca interna della giacca e si tirò su il cappuccio coprendosi il viso. Afferrò il bastone e lo appese alla cintura. Prese la rincorsa e si arrampicò sulla facciata ornata della casa. Come aveva avuto modo di vedere dalla strada, le finestre erano tutte chiuse. C’era però una terrazza sulla facciata. L’Assassino si arrampicò fino ad essere accanto ad essa e con balzo ci saltò dentro. Sotto di lui udì l’aprirsi di una porta. Si abbassò e osservò due signore che uscivano dal giardino fino in strada. Quando se ne furono andate, Jack si rialzò e provò ad aprire la porta della terrazza, purtroppo chiusa a chiave. Osservò l’interno, e una volta appurato che la stanza era vuota, prese lo stilo dalla tasca e disegnò una runa sulla serratura. Quest’ultima si aprì con uno scatto sommesso. L’interno della casa era ancora più sudicio dell’esterno, era anche umido e nell’aria c’era un odore simile ad acqua stagnante del Tamigi… Non dovette nemmeno usare l’occhio dell’Angelo per appurare che per la casa non passasse nessuno. Non si sentiva nessun rumore da quella stanza... niente rumore dei passi, niente discorsi dalle altre stanze o porte che si aprono… un silenzio sovrannaturale. La porta per il corridoio era, fortunatamente, aperta. Nonostante regnasse il silenzio, però, la casa doveva avere qualcuno al suo interno. La cameriera dagli occhi sporgenti e il resto della servitù. Così Jack camminava abbassato e con passi lenti e leggeri, ad ogni angolo, si sporgeva per controllare che non ci fosse nessuno… -Se fossi il proprietario di un bordello…- pensò. -dove nasconderei i documenti?-. Dal pianoterra udì una serie ti terribili rumori: metallo che cade a terra, urla, una porta spalancata e rumore di passi… L’Assassino corse verso le scale che davano sull’ingresso della casa. Le porte verso l’esterno erano aperte, così come quelle della cantina. Se qualcuno era fuggito così di corsa da quel luogo, qualcosa di grosso bolliva sicuramente in pentola! Con passo sempre leggero, ma di corsa, Jack entrò nella cantina e si chiuse la porta alle spalle. Il corridoio davanti a lui era ancora più buio, sporco ed umido del resto della casa…! Seguendo il corridoio arrivò finalmente in quello che sembrava l’ufficio del proprietario. Entrò nell’ufficio ed inciampò su qualcosa di duro e pesante. Fu solo quando si girò che si accorse di essere inciampato sul corpo della cameriera di prima. Si rimise in piedi ed afferrò il bastone da passeggio puntando il manico a forma d’aquila contro il corpo. Si fermò un attimo ad osservarlo. Era completamente snodato e attorcigliato, come una marionetta lasciata in terra, gli occhi spalancati e con direzioni diverse, la mascella dislocata, e una sottile striscia di fumo si levava dal collo. Batté il manico sul capo della donna provocando un leggero suono metallico. –Impossibile…- disse ritraendosi. Un suono di urla lo riportò alla sua missione. Ripose il bastone e si girò verso il tavolo. Sopra di esso c’erano diverse carte; ricevute di… uccisioni? In ognuna di quelle ricevute si parlava di giovani mondani uccisi e poi consegnati al Pandemonium Club. Altre carte contenevano scommesse e debiti di altri mondani attirati durante le loro riunioni. La feccia del Mondo Invisibile era tutta lì… poi la lettera. Era indirizzata al Magister. -Intruso!!!-. Due voci urlarono quella parola con un odio e una rabbia tipica delle vecchiette. Jack si voltò riponendo le carte nella giacca ed afferrando il bastone. Sulla soglia della porta c’erano due vecchie signore pallide e con i capelli scuri; una alta e smilza, l’altra bassa e grassoccia. Una delle due sguainò una frusta e la agitò su Jack afferrandogli il braccio armato. Cliccò un pulsante sul manico di velluto grigio e la parte inferiore cadde rivelando una corta lama di adamas sotto il manico. L’Assassino afferrò la parte caduta, dalla cui estremità si aprì una seconda lama laterale ricurva; e con quella piccola falce tagliò la frusta, e con il braccio nuovamente libero lanciò il coltello verso le due vecchiette. Queste si scansarono dalla porta lasciando al Nephilim spazio sufficiente per scappare. Con un balzo raggiunse la porta, afferrò la lama e scappò verso l’uscita. Dal nulla spuntò una folla, tutta vestita con maschere senza volto, che sbarrò il passo all’Assassino. Quest’ultimo si precipitò su per le scale, seguito dalle due vecchiette indemoniate. Ritornò sui suoi passi fino alla stanza da cui era venuto. -Non lasciatelo scappare!!!- urlò la più alta delle due mentre Jack si gettò giù dalla terrazza e atterrava con un elegante capriola nel giardino. Gettò un ultima occhiata verso la casa prima di ricominciare a correre lungo le vie di Londra. -Ecco!- Jack passò a Charlotte le ricevute, tenendo per se la lettera e sedendosi su una poltroncina nell’ufficio di Charlotte all’Istituto. Jack aveva vagato un po’ prima di tornare, accertandosi di non essere seguito dalle due vecchiette. La cacciatrice osservò le carte confusa. –Jack, dove le hai prese?- domandò con autorità sventolandole. –Ho contatti che mi hanno avvertito di attività illecite… ho pensato di cercare le prove…- . -Avresti dovuto farcelo sapere…- disse lei esasperata. –Hey, ho facilitato il lavoro di quel Will… nessuno si è fatto male, davvero… ora abbiamo due giorni per prepararci ad assaltare quella casa!- -Andremo adesso…- decise la cacciatrice alzandosi. Per poco Jack non cadde dalla sedia. -Cosa!? No, no… dobbiamo essere pronti!- -Se stanno uccidendo mondani solo per il loro piacere personale non possiamo aspettare…! Sophie!- la cameriera entrò nella stanza. –Raduna Henry, Will e Jem… abbiamo nuove informazioni sul caso del pugnale di due mesi fa! Li voglio armati e pronti all’ingresso tra dieci minuti.- Sophie fece un leggero inchino prima di lasciare la stanza. Jack era rimasto seduto con un’aria scocciata ad osservarla andarsene. -Vatti a preparare Jack…- lo incitò Charlotte. -…partiamo tra poco!-. -Il piano non è andato come previsto?- domandò Jon mentre jack entrava nell’armeria. –No… il Magister arriva tra due giorni, ma Charlotte vuole che partiamo ora… forse dovremmo dirglielo…- -Lo sai bene che non ci è permesso… se sono affari dei Templari, sono affari solo e soltanto nostri!- -Tu non verrai, vero?- domandò il Nephilim aprendo un baule di legno scuro e gettandoci dentro il bastone animato. –No, mi spiace… noi Nascosti non siamo ammessi in operazioni simili…-. Jack rimase in silenzio mentre si metteva la fondina della pistola e agganciava la catena del kunai alla cintura. -Speravo che avremmo combattuto insieme…- disse alla fine. –Tranquillo… avremo modo di farlo!- lo incitò il lupo mannaro –Su… fammi vedere quelle due bellezze!-. Jack sorrise beffardo e prese due fodere nere lunghe sessanta centimetri attaccate a due cinture nere. Si agganciò quest’ultime dietro la schiena ed estrasse le lame. Due katane di sessanta centimetri l’una, il filo perfetto e leggermente ricurve. -Stupende…- commentò Jon mentre l’amico le faceva roteare con abilità. –E’ ora di battezzarle…- disse cupo Jack rinfoderandole. La casa sembrava ancora più sudicia e buia di quella mattina. -Signori…- disse jack dirigendosi verso la porta. -…ci sono due vecchiacce qua dentro… non sarà un problema! Però voglio chiedervi un favore…- -E cioè?- domandò Henry. Jack sguainò le katane. –Mi servono vive!-. La casa era vuota. Il gruppo si era diviso in ogni angolo della casa, ma Jack era tornato nell’ufficio alla ricerca di altri documenti sul Magister. Il corpo della cameriera era stato portato via, insieme a tutto il resto. Nei mobili e nella scrivania non c’era più niente. Nemmeno una banale lista della spesa… Non era così che si aspettava quell’incursione… si aspettava di nuovo il gruppo di uomini in maschera che li attaccavano, ma almeno non sarebbe stata una missione impegnativa. Almeno finché Will non lo raggiunse. E con lui Theresa Gray. E con lei le due vecchiacce. “Signorina Graaaayyy…!” fu quello che sentì dal corridoio dietro di lui. -Jack! Tienile a bada!- urlò Will mentre si precipitava verso un secondo corridoio buio. –Will, le hai trovate?- -Purtroppo si!- strillò correndo. Jack sguainò le katane e si pose accanto al corridoio, pronto a fronteggiare le due vecchiacce ad armi “pari”. Almeno finché la ragazza non gli corse accanto. Jack riconobbe i suoi occhi grigi e i capelli marroni riccioluti. -La signorina Gray?- abbandonò la posizione e corse dietro ai due. Li seguì nell’oscurità, e riuscì a non essere chiuso fuori dalla cantina. Scivolò e si rialzò per aiutare Tessa a chiudere la porta. All’interno c’erano un caldo ed un umido tremendi! Era accanto alla ragazza ansimante contro la porta. Questa si voltò a guardarlo. -Ma… io vi conosco?- domandò. -No…- rispose istintivamente l’Assassino scostandosi dalla porta. -Jack!- strillò Will rialzandosi dal terreno. –Ti avevo detto di fermarle…!- -Voi siete quel tale! Jack Hiddenblade!- urlò Tessa indignata. –Piccolo il mondo, eh?- rispose il diretto interessato con un mezzo sorriso. Tessa osservò sconcertata il suo assortimento di armi, poi quello di Will. –Ma… cosa siete di preciso voi due? Dei pazzi? Mercenari? Pazzi mercenari?- -Sulla prima ci sei andata vicina…- commentò, poi aiuto Will a rimettersi in sesto mentre da fuori si udivano le vecchiacce urlare. “Venite fuori signorina Gray!” “Non vi faremo del male!” -Siamo in trappola…- osservò Jack; la stanza era senza via d’uscita, a parte la porta principale. –Will, chiama aiuto… io le tengo a bada!- disse roteando le katane. -Ma cosa vogliono da voi?- domandò l’Assassino a Tessa. –Vogliono consegnarla e darla in sposa ad un certo Magister…- rispose Will. Jack rimase di sasso. –Cosa!?-. La risposta fu sostituita dal cedere della porta. -E così sapete del Magister…- disse la vecchia grassoccia. –Sciocchi! Il Magister è uno degli uomini più potenti del Mondo Invisibile… non riuscireste mai a sconfiggerlo!-. Jack puntò le katane davanti a se. –Allora che mi dite del simbolo sul pugnale che avete usato per uccidere quella ragazzina?- disse l’Assassino. –E’ un simbolo ben più potente di voi! So per chi lavorate… voi seguite “il Padre della comprensione”…- la vecchia sembrò cogliere l’allusione e sorrise. -Che carino… un giovane Assassino… sarà un piacere per noi portare le tua lame al Magister, i suoi collaboratori ne saranno fieri!-. Jack partì all’attacco nel momento in cui il soffitto cedette, e James ed Henry piombarono nella stanza! Jack e Jem si abbatterono su una delle due, mentre Henry cercava di portare Tessa al sicuro e Will fronteggiava l’altra signora. La vecchia era dura da buttare giù. Ancora più difficile era che Jack la voleva viva, voleva sapere chi era quel dannato Magister, e perché diamine volevano far sposare Tessa con lui. Attaccò le braccia e le gambe della vecchia, non prestando attenzione a ciò che accadeva dietro di lui. Capì che una di loro era morta solo quando l’altra urlò. Gettò via Jem come se fosse un insetto, deviò le lame di Jack facendogli perdere l’equilibrio e si gettò su Tessa. Jack si girò sulla schiena verso il soffitto. Vide qualcosa cadere dal buco sopra di lui. Un oggetto nero e arrotondato. Non fece in tempo a spostarsi che il sasso lo prese in fronte, facendolo svenire. In lontananza sentiva i passi di qualcuno che fuggiva e altri che urlavano.
   
 
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