{E' probabile che la canzone non abbia molto a che fare con la storia in sé, ma penso si addica al personaggio illustrato. Just saying.}
We all go to hell
Mama, we're all full of lies.
Mama, we're meant for the flies!
And right now they're building a coffin your size.
Mama, we're all full of lies!
Mama – My Chemical Romance
E' curioso come quando sei qui nessuno venga mai a cercarti. Probabilmente perché proprio nessuno si aspetta di trovarti a vagabondare per stazioni assopite.
Standotene appollaiato sul tuo ramo, guardandoti attorno con aria
annoiata e godendo dell'agognato bisogno di startene da solo, noti
quanto tutto sembri immerso in un torpore plumbeo.
È
un'atmosfera in cui francamente ti riconosci.
Una locomotiva
dipinta di graffiti sbuca con un gorgoglio metallico dalla nebbiolina
frizzante che si è sparsa sui binari.
Ti stringi nel tuo
cappotto scuro, ti passi una mano sul mento. Con un debole frullo
d'ali un corvo dal piumaggio lucido e gli occhi brillanti si posa
delicatamente sull'altro capo della panchina. Ti fissa come se
reclamasse la sua parte del ramo e saltella avanti ed indietro alcune
volte.
"Ora è anche il mio, di ramo."
Asserisce, prepotente per essere tanto più piccolo e mortale
di quanto tu possa anche solo immaginare. La vita effimera delle
creature di Dio è qualcosa a cui punti il dito e ridi
spudoratamente in faccia, solo per la tua sottile astuzia nel
negoziarla. Non hai mai permesso a
nessuno di condividere il trono con te. Ma pensi di poter condividere
la panchina vuota con quest'esserino scontroso per il resto della
serata.
Alcuni minuti dopo sogghigni.
Siete due corvi neri e lucidi,
in una stazione deserta, in compagnia di un treno ancora sporco di
brina e tatuato di graffiti che sembra essersi di colpo
addormentato.
È surreale. D'altronde dovresti esserci
abituato.
Ti strofini le mani e trovi di nuovo gli occhi acuti
del volatile che ti fissano con cipiglio sospettoso. Ricambi
l'occhiataccia, sollevando l'angolo della bocca in un riso maligno
appena stentato: la caotica riverenza dei tuoi demoni ti stava
facendo diventare matto, ora la compagnia di un merlo ti rilassa in
modo inquietante.
Passano parecchi minuti prima che tutto quel silenzio e quella
luce gelida comincino a gravarti sul petto. Senza niente da fare o
mostri da comandare ti senti un tantino vuoto, quella solitudine che
hai tanto cercato e sudato ora si sta rivelando un invito
all'inabissamento. Potresti cominciare a pensare a tutte quelle cose
che credevi di aver gettato nel dimenticatoio, gli affronti subiti e
quelli attuati ed arriveresti a farti un esame di coscienza. E
quelli come te, certamente, di esami di coscienza non se ne
fanno. Devi tenerti alla larga dal lato non-meschino della tua
testa con più tenacia del solito.
Senti un rumore alle
tue spalle e per una frazione di secondo tu chiedi perché non
abbia avvertito la sua presenza.
È qualcuno che conosci e
che, stranamente, non si sta lamentando per qualcosa.
Potrebbe essere un miracolo, ma sono secoli che diffidi da essi quindi scacci subito quel momento di vile sarcasmo.
Vecchio brontolone.
Muori (solo metaforicamente, in teoria
non puoi) dalla voglia di fargli notare che il bianco della sua barba
arruffata aumenta come il gonfiarsi di un piumaggio grigiastro di un
gufo.
Tutto di lui ti ricorda un gufo, in realtà: cominci
a pensare che lo sia.
Ha le ali inadatte a volare, si aiuta con
quell'ammasso di ferraglia trascinandosi stancamente di qua e di là,
detestando chi cerca di aiutarlo e sentendosi un peso per chi gli
stia attorno. E ti dispiace.
Irreprensibile compassione. Cos'hai
che con va? Da quando in qua ti metti a psicanalizzare le persone?
Peggio, i tuoi nemici?
Nella tua lingua piegata di cadenza
britannica diresti che la pietà per chi ha cercato di
ucciderti non è la tua tazza di te(*).
Ma sembra così
affranto in questo momento e sembra aver voglia di librarsi e non
puoi impedirti di fissarlo mentre la sua rassegnazione cola a picco
con la tua dignità. Va più in profondità di
quanto il tuo regno sotto la terra possa espandersi ed allungarsi. E
più lontano di quanto uno di questi treni potrà mai
andare.
"Posso fare qualcosa per quel trabiccolo che ti ritrovi sotto il culo, cacciatore."
*Squilli di trombe*
si direbbe che io sia finalmente riuscito a concludere qualcosa. Ammetto che ne vado fiero. Detesto lasciare i lavori a metà.
(*) Not my cup of tea: in inglese avrebbe reso molto molto di più, perché questa è (credo e spero, ma presumo di non sbagliarmi) un'espressione tipicamente inglese usata per indicare qualcosa che proprio non fa per noi. E mi sembrava una battuta che Crowley non si sarebbe risparmiato.
Bobby mi ha sempre ricordato un gufo, non ho altre spiegazioni sul suo conto. Volevo dare un momento di riflettori a questo personaggio incredibile.
Crowley è stato un pochetto più difficile: all'inizio pensavo di renderlo come un merlo, in particolare una specie caratterizzata da piumaggio del ventre rosso acceso (ho fatto questa ricerca un po' di tempo fa, ma anche qui penso di non starmi sbagliando), e mi piaceva l'idea di riprendere sia il nero dei suoi abiti sia il carminio dei suoi occhi, che lo differenzia da tutti gli altri demoni. Poi ho realizzato che in inglese, “Crow” significa letteralmente corvo, mi sono dato sei o sette (cento) volte dell'idiota per non averlo capito prima e ho apportato eventuali modifiche.
Spero che nonostante sia stata scritta a scuola, sia un lavoro ben fatto. Personalmente, mi è piaciuto molto lavorare a questa trilogia.
Ci vediamo con il prossimo capitolo de L'Amico Immaginario (che finirò in viaggio, in fuga dalle mie responsabilità estive. Come al solito).
Plus ho cominciato a buttare giù una scaletta per un'altra storia un po'… particolare.
Adios, papere.
James Blue
ps: okay, sì, l'ho già detto: sono consapevole che la canzone all'inizio centri poco. Però penso riassuma il suo personaggio, nonostante Rowena non venga neppure nominata nella storia. Magari è un po' fuori luogo nello specifico. Sorry.