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Autore: nikita82roma    05/06/2016    8 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Era tornato la mattina dopo e quella dopo ancora, sempre con i suoi fiori e due caffè. Le aveva come sempre parlato per ore ed ore. "Le racconta tante storie, certo lei è uno scrittore" gli aveva detto un giorno un'infermiera mentre cambiava la flebo di Kate. Lui le sorrise solamente, gentile come sempre cercava di essere anche con chi si intrufolava nella loro vita senza saperne nulla: quelle non erano storie, era la loro storia. Era una differenza enorme, possibile che non lo capivano?
Poi un giorno, all'improvviso la mano di Kate si mosse, impercettibilmente, ma bastò per destare Castle che la guardava ancora più insistentemente. Continuava a tenere la sua mano su una delle sue, mentre con l'altra le accarezzava il volto e i capelli sussurrandole quanto l'amava e che la rivoleva con lui. Per sempre.
Dopo alcuni minuti in cui le strette alla sua mano erano sempre più frequenti e questo alimentava speranza nel suo cuore, le palpebre di Kate si aprirono e lui nel rivedere quegli occhi che amava tanto non riuscì a trattenere una lacrima. Aveva temuto di non vederli più, ora se lo poteva confessare, aveva avuto una fottuta paura di non potersi più perdere negli occhi di lei e di non vedere più vedere quegli occhi verdi screziati d'oro perdersi nei suoi.
Non riuscì a dirle molto, gli uscì solo uno strozzato "Ehy!" accompagnato da un sorriso che raccontava inequivocabilmente la sua gioia.
Le si voltò a guardarlo per un po’, studiandolo, nei suoi occhi c'erano solo perplessità e turbamento.
- Castle? - sussurrò e lui sorrise ancora - Richard Castle? Cosa ci fa lei qui? 

Castle la guardò con gli occhi carichi di amore ed un sorriso che non riusciva a cancellarsi dal volto. La sua mente non aveva ancora processato bene quello che gli aveva appena detto, era troppo perso nel sentire la sua voce, sebbene così flebile, per capire anche quello che gli stava dicendo. Gli pareva, anzi, secondario qualsiasi cosa gli stesse dicendo davanti al fatto che era sveglia e le parlava. 
Kate lo fissava, stupita. Richard Castle era lì, vicino a lei, le teneva una mano e la guardava come se fosse la cosa più preziosa del mondo e non capiva perché.

- Signor Castle, perché lei è qui? - gli chiese ancora Kate
- Perché il mio posto è sempre vicino a lei, signora Castle. - avvicinò la mano alla sua bocca lasciando un leggero bacio sul dorso. 
Kate avrebbe voluto ritrarsi ma era troppo confusa e debole per farlo. Quell'uomo la guardava con tale amore che si sentiva confusa. Se era uno scherzo era di pessimo gusto. Nessuno sapeva che era il suo scrittore preferito, perché dovevano averle organizzato tutta questa messinscena e perché lui doveva prestarsi a tanto per lei? Avrebbe voluto fargli tante domande mentre lui le accarezzava dolcemente la mano, ma entrarono nella stanza un nutrito numero di medici ed infermieri, tutti per controllare il suo stato di salute. 
Rick ed il suo sorriso furono fatti uscire mentre lei veniva visitata. Come prima cosa chiamò Jim Beckett ma era ancora talmente sopraffatto che non riuscì a dire di più che Kate - Sveglia - Sta Bene. L'uomo dall'altra parte del telefono non fu di molte parole, ma quei secondi di silenzio al telefono racchiudevano tutto quello che provavano. Disse solo Arrivo subito, prima di attaccare. Con le mani tremanti Rick fece la stessa cosa chiamando Alexis e il distretto per avvisare Ryan ed Esposito. Avrebbero avvisato loro Lanie e la Gates che, dopo il ferimento di Beckett e Castle, si era occupata personalmente di coordinare le indagini e di ricoprire il ruolo vacante di Kate, contrariamente a tutte le consuetudine e i protocolli.

Quando il dottor White, il medico che aveva seguito Kate durante tutta la degenza, uscì dalla stanza di sua moglie si diresse verso Castle con un'espressione troppo seria sul volto secondo quelli che erano i canoni di Rick. Kate si era appena risvegliata dal coma, parlava, stava bene, perché così seri? Dovevano sorridere, come lui! Però man mano che il dottore si avvicinava l'angolo del sorriso di Castle diminuiva. Si alzò dalla sedia nella quale si era appoggiato, non riusciva a stare ancora molto in piedi, e aspettò le parole del dottore. Come prima cosa lo tranquillizzò, Kate fisicamente stava bene. Rispondeva a tutti gli stimoli, non aveva problemi a muovere gli arti nonostante fosse stata molto tempo ferma a letto e non aveva problemi a parlare ed anche tutto il resto era ok. Ma. A quel ma il cuore di Castle raggiunse pulsazioni mai arrivate. Voleva sapere cosa c'era dopo quel ma e allo stesso tempo non voleva sentire. Temeva che ci fosse stato altro che non gli avevano detto, che quella che sua moglie era sveglia, viva, con lui, fosse solo un'illusione momentanea e che gliela avrebbero strappata via di nuovo. Quei pochi istanti tra il ma ed il resto del discorso la fervida fantasia dello scrittore prese il sopravvento esplorando in un attimo tutti gli scenari peggiori possibili. Tutti tranne quello che il dottor White gli avrebbe da lì ad un istante raccontato: Kate aveva perso la memoria, non del tutto, sapeva chi era, cosa faceva nella vita, dove lavorava. Aveva solo, così aveva detto il dottore, perso la memoria di un lasso specifico di tempo. Gli ultimi 8 anni.
Solo gli ultimi 8 anni aveva detto il dottor White. 
Castle mosse la mano a tastoni a cercare la sedia per sedersi di nuovo mentre il dottore gli spiegava come di lì a poco l'avrebbero sottoposta a tutti gli esami del caso ed avrebbero consultato neurologo della struttura per visitarla. Non riuscì a dire nulla, solo a chiedergli quanto sarebbe durata questa situazione.
- Non possiamo dirlo, potrebbe essere temporanea e durare da poche ore a mesi o anni o, in casi più gravi, definitiva.

Tutti erano usciti dalla camera di Kate e lei era di nuovo sola. Rick era davanti alla porta con la mano sulla maniglia incerto su cosa fare. Lì dietro c'era sua moglie, la sua vita che però non sapeva di esserlo, nemmeno lo conosceva, se non di fama e si ricordava bene quale idea avesse la detective Beckett di lui.
Le doveva dire così tante cose su di loro, sul loro futuro, cose che avrebbero cambiato la loro vita per sempre, ma lei non ricordava niente di loro, del loro passato.
Si sentì soffocare, le gambe pesanti ed improvvisamente farsi tutto buio mentre delle mani forti lo afferravano e lo facevano sedere, ancora una volta.

- Ehy Castle! Mica ti vorrai far vedere da Beckett così! - disse Esposito mentre gli porgeva un bicchiere di acqua zuccherata appena preparata da un'apprensiva caposala. I due detective erano appena arrivati per salutare finalmente il loro capitano. Lui doveva solo dirgli che lei non sapeva di esserlo.
- Lei non sa chi sono. Non sa niente di noi. Per lei non ci siamo mai conosciuti.  - disse sconsolato
- Cosa stai dicendo Castle?
- Amnesia. Non si sa ancora quanto grave. Se la volete vedere, di voi almeno si ricorda, anche se vi ricorderà più giovani e più belli - sorrise, doveva trovare la forza di sdrammatizzare. Kevin e Javier entrarono in stanza da Kate e poco dopo arrivò anche Jim. Rick spiegò anche a lui la situazione ed il suocero cercò di tranquillizzarlo, ora era lui che doveva fare forza a Castle che però in quel momento si sentiva ancora più solo dei giorni precedenti. Perché ora era l'unico a portare quel peso addosso. Ryan, Esposito e Jim Beckett erano sì preoccupati per Kate, ma loro erano presenti nella sua memoria ed anche nei suoi affetti. Lui no. Lui era l'unico che non c'era, che era un estraneo, uno sconosciuto così come le erano sconosciuti i sentimenti che li legavano. Non c'erano più nella sua mente e nel suo cuore, come se non fossero mai esistiti. E si sentì come se qualcuno avesse tagliato le cime delle funi che lo tenevano ancorato su questo mondo ed ora stesse fluttuando nello spazio.
I due detective uscirono dalla stanza e si sedettero vicino a Castle e fu il turno di Jim ad entrare. I medici erano tornati a diglielo anche poco fa, non dovete affaticarla troppo e soprattutto non dovete forzarla in questo momento.
Ryan era silenzioso, Esposito spiegò brevemente a Castle come era andata la loro visita: l'avevano genericamente chiamata Capo, così non era una bugia, non gli avevano detto nulla di loro o dell'incidente e che l'aspettavano presto al distretto, più altre frasi di convenevoli. 
Arrivò anche Lanie ed il via vai di saluti nella camera di Kate aumentava. Andavano tutti a salutarla, tranne lui che non si era più alzato da quella sedia. Quando arrivarono anche Alexis e Martha dovette trattenerle dall'entrare precipitosamente da Kate, spiegandogli la situazione: se non si ricordava di lui, non si sarebbe ricordata nemmeno di loro, non era il caso di affaticarla inutilmente. Così nonna e nipote dopo essersi assicurate che Richard stesse bene, per quanto poteva stare bene in quella situazione ed omettendogli il suo quasi svenimento di poco prima, tornarono a casa. Lo stesso fecero anche Esposito, Ryan e Lanie dopo che Castle gli promise che si sarebbe riguardato e che li avrebbe avvertiti di qualsiasi novità.
Quando Jim uscì lo trovò lì dove lo aveva lasciato. L'uomo era sempre preoccupato per lo stato della figlia, ma quel velo di terrore e tristezza sugli occhi era svanito dopo che le aveva parlato.
- Come sta? - gli chiese Rick quando il padre di Kate si sedette al suo fianco
- Confusa, spaventata, perplessa, per il resto mi è sembrato abbastanza bene, anche se aveva molti dolori.
- Credo sia normale, visto il suo stato. Gli hai detto nulla Jim?
- No, spetta a te.
- Non credo io sia la persona più adatta adesso, nemmeno mi conosce, come posso dirle una cosa simile?
- Sei sempre suo marito, anche se lei non lo ricorda. - gli disse Jim cercando di rincuorarlo.
- Domani parlerò con il neurologo e mi farò dire come è meglio comportarsi per non crearle maggiori problemi... Le hai detto nulla di me?
- Sì, mi ha chiesto perché il suo scrittore preferito era qui e chi le aveva organizzato questo scherzo. - Rick sorrise mestamente - Le ho detto che in questi anni le cose tra voi erano un po' cambiate. Vuoi andare da lei?
- Meglio di no questa sera. Domani, voglio essere sicuro che stia bene. 

In realtà Rick avrebbe voluto entrare lì da lei, dirle quanto l'amava, che era tutta la sua vita e raccontarle dal primo giorno tutta la loro storia. E ricominciare all'infinito fino a quando lei non l'avesse ricordata o l'avesse sentita talmente tante altre volte che era come se l'avesse vissuta. Le avrebbe fatto rivivere ogni situazione che avevano vissuto, tutto pur di riavere la sua Kate, sua moglie, quella che da lì a qualche mese sarebbe stata la madre del loro figlio ma lei non lo sapeva. Oppure l'avrebbe fatta innamorare di lui. Di nuovo. C'era già riuscito, sapeva cosa c'era dietro il muro di Beckett. Lo aveva abbattuto una volta, poteva e doveva farlo ancora. Pensava a tutto questo mentre Jim era tornato dalla figlia. Uscì qualche tempo dopo per dirgli che si era addormentata e solo in quel momento Rick entrò da sua moglie per vederla dormire. Le diede un bacio tra i capelli attento a non svegliarla ed uscì. Suo padre gli disse che avrebbe passato la notte con lei e Rick se ne andò in hotel con il cuore pieno di sentimenti contrastanti. Si ripeteva che la cosa più importante era che lei fosse viva. Al resto avrebbe trovato modo di porre rimedio, in un modo o in un altro, anche se il pensiero che lei non ricordasse nulla di loro gli comprimeva lo stomaco in una morsa d'acciaio.

   
 
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