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Autore: Noel11    05/06/2016    1 recensioni
Una ragazza. Nulla da perdere e tutto da guadagnare.
[Dal Capitolo 1:
Si alza in piedi e si mette ai margini del cornicione. Guarda la città svegliarsi, quella città completamente diversa da quella in cui viveva prima. Scuote la testa energicamente "No" disse "è inutile pensare a un passato che non esiste" e vorrebbe convincersi che non esiste, perché sa che sarebbe tutto più semplice se non fosse esistito. Sospira guardando le prime luci dell'alba facendosi investire dalla fresca brezza mattutina di un giorno di ottobre "è ora di andare, si va in scena" .]
Quanto siete disposti a pagare per la libertà?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 12
Black Mamba



Erano tre settimane che andava in quel luogo ormai. La incontrava il sabato sera e restavano lì a parlare, soprattutto lui, di qualsiasi cosa, oppure restavano in silenzio a godersi la bellezza del paesaggio di notte. Non sapeva mai quanto potesse durare il loro incontro. Era lei a deciderlo. A volte durava 10 minuti, altre mezz’ora e altre ancora potevano durare 2 ore, fatto sta che era lei a decidere di mettere la parola fine alzandosi e volando via, senza dire niente. E a lui andava bene così. Non l’avrebbe mai costretta a fermarsi più del voluto, soprattutto se non voleva, sarebbe stata lei a deciderlo. Con il tempo si sarebbe fidato di lui. O almeno sperava.
Quella mattina, come tutte le altre da lì a tre settimane, era raggiante, spensierato e, se poteva osare, anche felice. Tutto quello gli stava facendo bene. Anche se non sapeva come avrebbe potuto chiamare quello, comunque si sentiva bene e questo era l’importante. Peccato che una punta di amarezza c’era sempre, e quegli attimi avevano un solo nome e un volto con incastonati due smeraldi verdi al posto degli occhi: Alice.
Non capiva cosa le prendesse. Un minuto prima era carina con lui, scherzava e rideva come se fossero amici di vecchia data che non si vedono da un sacco di tempo, e il minuto dopo ritornava silenziosa, fredda e schiva, innalzando quei muri che Matteo era stanco di vedersi puntati in faccia, quasi come si prendessero gioco di lui e della sua incapacità di superarli.
Era sdraiato sul banco, con il braccio proteso verso il vuoto, mentre faceva finta di ascoltare ‘l’interessante’ lezione di economia del professore. Le lancette dell’orologio appeso alla parete facevano un rumore infernale, facendo pesare a Matteo ogni secondo della sua prigionia in quel luogo. Sbuffò, tirando fuori il telefono dalla tasca, stando attendo a non farsi beccare.
 
A Roscio
Mi annoio. Ci vediamo tra cinque minuti in giardino.
 
Inviò il messaggio, ricevendo subito la risposta dal suo migliore amico.
 
Da Roscio
Roger! Stai attento a Batman che gira nei corridoi.
 
Sorrise nel leggere quel messaggio. Batman non era altro che il suo odiosissimo professore di matematica, il prof. Mazzi, e lui naturalmente era Joker. Aveva un’insana passione per quel fumetto. Fin da piccolo non gli era mai piaciuto Batman, come tutti i bambini normali. No, lui andava per il Joker, per il cattivo di turno. Non se ne spiegava il motivo, ma la sua pazzia, il suo senso della giustizia e dell’ordine dell’universo lo affascinavano. Soprattutto dopo l’interpretazione straordinaria di Heath Ledger, si era innamorato ancora di più di quel personaggio. E, come Joker, anche lui aveva il suo Batman. Certo forse non ricco e più spelacchiato di quanto dovrebbe essere, però nessuno si sceglie i propri nemici.
Alzò la mano e chiese al professore di uscire, inscenando un finto mal di pancia e passò per i corridoi, controllando più volte che la via fosse libera. Non fu abbastanza fortunato però. Era quasi arrivato al giardino quando vide il suo Prof. intento ad attaccare alcuni fogli alla bacheca della scuola.
<< Questa non ci voleva…>> sussurrò nascondendosi meglio dietro l’angolo della parete. Quella era l’unica via per arrivare a destinazione, e se l’avesse beccato l’avrebbe sicuramente rispedito in classe. Era così concentrato nel pensare su come passare inosservato che non si accorse di quello che gli stava accadendo intorno.
<< Perché ci stiamo nascondendo?>> sussurrò una voce.
Matteo si portò una mano al cuore, saltando per aria per la sorpresa, spaventato dal constatare che non era solo come credeva. Quando i battiti del suo cuore furono tornati normali e il suo sguardo focalizzò la figura che si trovava davanti, intenta a trattenere malamente una risata con la mano, tirò un sospiro di sollievo.
<< Alice. Mi hai fatto prendere un colpo.>> parlò piano, continuando a tenersi la mano sul petto per lo spavento.
<< Lo so, scusa, ma non ho potuto resistere.>> rise di nuovo.
Matteo scosse la testa, prima di sporgersi e vedere se il nemico li aveva sentiti. Fortunatamente non era successo.
<< Allora…>> riprese Alice << Perché ci stiamo nascondendo?>>
Matteo sospirò, scansandosi e invitando Alice a dare un’occhiata al suo problema. Lei si avvicinò lentamente, rimanendo sempre nascosta e diede un’occhiata per poi girarsi verso di lui.
<< Oh, capisco. Tu vuoi andare fuori ma se il Prof. ti becca niente più libertà. Corretto?>> chiese cercando la conferma alla sua teoria.
<< Esatto. Non so come spostarlo da lì o passare senza che lui mi veda.>> disse affranto.
Alice restò in silenzio, per poi controllare un’altra volta la situazione e << Ci penso io, tu aspetta il mio segnale.>> dire, senza lasciare il tempo a Matteo per protestare che già si era diretta verso il professore.
<< Mi scusi Prof!>> urlò quasi Alice.
<< Dimmi, mia cara.>> disse il professore con un sorriso viscido sul volto.
Alice iniziò a stringersi tra le spalle, passando il peso da un piede all’altro, sollevando ed abbassando più volte lo sguardo, quasi come non riuscisse a reggere quello di lui o si vergognasse solo a guardarlo in faccia.
Matteo spalancò la bocca a quella scena. Stava recitando la parte della ragazza dolce e indifesa? Lei? La stessa ragazza che aveva steso 7 persone, compreso lui, in un combattimento corpo a corpo? Non poteva credere ai suoi occhi. Quella ragazza recitava pure bene! Troppo bene per i suoi gusti.
<< Non vorrei disturbarla, so che è molto impegnato, ma ho bisogno di lei. Può aiutarmi?>> chiese con quell’aria da finta innocente.
<< Ma certo! Cosa ti serve?>>
<< Ecco il fatto è che… devo prendere delle cose nella sala professori per conto della mia professoressa. Ma, essendo nuova di qui, non so dove sia. Potrebbe accompagnarmici?>> domandò con occhi da cucciolo bastonato.
Gli avrebbero dovuto consegnare l’Oscar per la miglior interpretazione di ‘bambina innocente’.
<< Nessun problema. Seguimi mia cara.>> disse precedendola.
Alice si girò verso Matteo facendogli segno con la mano di uscire fuori e muoversi.
<< Lei non sa che grande favore mi stia facendo.>> continuò a parlare, cercando di non destare sospetti.
Matteo corse verso l’entrata che dava al giardino, per poi mimare un “grazie” ad Alice, che gli rispose con un occhiolino.
Forse quel giorno era uno di quei giorni buoni per lei, si mise a pensare Matteo.
 
 
<< Ce ne hai messo di tempo.>> constatò Giorgio, già sdraiato sotto l’albero.
<< Lo so, scusa. È stato più difficile del previsto.>> sbuffò, prima di sedersi vicino al suo amico.
<< Joker ha vinto ancora però.>>
Sorrisero entrambi.
Rimasero per un oretta buona a non fare niente. Godendosi le ultime giornate di sole e di caldo, prima che arrivasse l’inverno a rovinare le loro uscite. Anche in quel caso avrebbero avuto un posto dove nascondersi e perdere tempo, ma niente batteva le giornate passate sotto a quell’albero stupendo.
<< Sabato vado in un locale, il Black Mamba, ho un tavolo riservato.>> disse tranquillamente, con gli occhi ancora chiusi e il volto rivolto verso l’alto.
Matteo lo guardò stupito. Il Black Mamba era uno dei locali più famosi della città, era raro che si trovasse posto e ancora più raro ottenere un tavolo lì, vista anche l’esigua somma che serviva per ottenere anche solo un posto.
<< Come fai a permetterti un tavolo lì?!>> chiese infatti ancora sconvolto dalla notizia.
<< Infatti non ho mai detto di averlo preso io. E stato Johnny a prenderlo e mi ha invitato.>>
 Johnny era il loro nuovo pusher. Quello vecchio Matteo non voleva neanche considerarlo, il viscido aveva fatto troppi danni. Soprattutto a Giorgio.
<< Perché ti ha invitato?>> chiese curioso Matteo.
Giorgio alzò le spalle e sbuffò << Non lo so. Ha detto che voleva festeggiare qualcosa, non sono andato a fondo nei particolari, e mi ha chiesto se volessi festeggiare con lui e io ho accettato.>>
Matteo annuì. Chiuse gli occhi e si appoggiò di nuovo al tronco, credendo che quella conversazione fosse finita. Si sbagliava.
<< Tu vieni con me, vero?>> chiese Giorgio, con un tono che non la faceva sembrare una vera e propria domanda ma solo una conferma del fatto che lui venisse.
Matteo lo guardò, aprì la bocca per rispondere ma non riuscì ad uscirne nessun suono. Così Giorgio lo precedette.
<< Se mi dici ancora che non puoi ti spacco la faccia.>> iniziò il suo amico, delicatamente. Si girò verso di lui e lo guardò dritto in faccia con quegli occhi di ghiaccio << Senti Teo, sono tre settimane che non esci con me, sparisci e non ti degni nemmeno di dirmi dove cavolo passi tutti i Sabato sera facendomi preoccupare come un dannato! Direi che almeno un’uscita me la merito, no?!>>
Matteo si ritrasse leggermente, visto l’avvicinarsi di Giorgio dato lo sfogo del momento. Si inumidì le labbra con la lingua << Io… Io non posso dirti dove vado. Non posso. Davvero.>> iniziò titubante << Però se vuoi che io venga va bene, verrò a questa festa.>>
Giorgio lo squadrò per qualche minuto, per poi ritornare alla sua posizione iniziale, ritenendosi soddisfatto della risposta. Intanto Matteo era immerso nel suo mondo di pensieri. Se fosse andato alla festa non avrebbe incontrato Noelle quella sera. Come avrebbe fatto ad avvisarla che non ci sarebbe stato? E se poi non si fidasse più di lui? Dall’altra parte il suo amico aveva anche ragione. Era quasi un mese che non usciva più con lui, sparendo quasi dalla sua vita se non fosse stato per la scuola. Sospirò, capendo che bisognava rinunciare a qualcosa qualche volta, e per questa volta scelse di rinunciare a lei.
Un pensiero attraversò la sua mente, fulminandolo.
<< Ehi, a questa festa viene anche Nastia vero?>> chiese con un particolare luccichio negli occhi.
<< Ovvio.>> rispose Giorgio semplicemente.
<< Quindi… si possono invitare altre persone, corretto?>> chiese ancora, non riuscendo a nascondere il suo entusiasmo per quella situazione.
<< Credo di sì.>> Giorgio lo squadrò da capo a piedi << Teo, cosa—>>
<< Perfetto. Devo solo chiedere ad Alice di venire con me.>>
Giorgio alzò gli occhi al cielo << Perché non mi sorprende il fatto che pensassi a lei adesso?>> chiese ironicamente.
<< Devo solo trovarla e chiederglielo, semplice. E poi oggi sembra uno di quei giorni in cui sembra andargli tutto bene, quindi le mie probabilità di successo sono molto elevate.>> continuò, non prestando minimamente attenzione al suo amico.
<< Certo! Direi che non vede l’ora di uscire con te, visto come sono andate le ultime settimane, per non parlare di Erica che— EHI! Dove stai andando?!>> gridò Giorgio, vedendo il suo migliore amico correre all’interno della scuola.
<< Vado a compiere l’impossibile.>>
Giorgio scosse la testa. Si accese una sigaretta e guardò verso la direzione che aveva preso precedentemente il suo amico << È troppo impulsivo quel ragazzino!>> disse prima di prendere un tiro e soffiare fuori una nuvola di fumo che si disperse trasportata dal leggero venticello di fine Novembre.
 
 
Si trovava davanti alla sua classe, continuando a fare avanti e indietro, sparlando e provando più volte il modo in cui avrebbe chiesto ad Alice di uscire.
<< “Ehi Alice! Senti il mio pusher festeggia qualcosa, non chiedermi cosa ma è qualcosa, e mi ha invitato. Vuoi venire?” Assolutamente no, non verrebbe mai.>> si passò una mano sulla faccia << “Alice, l’amico di Giorgio, il quale è un pezzo di pane, una persona dall’animo nobile, pulito come il miglior cristiano, ha un tavolo in un locale e mi ha detto di portare qualcuno. Vieni con me?” Ma no! Dio santo, mi rifiuterei anche io se sentissi queste parole. Pensa, Matteo, pensa!>> disse iniziando a tirarsi i ricci, frustrato dalla sua incapacità. Eppure lo aveva già fatto prima. Aveva già chiesto a milioni di ragazze di uscire con lui e non aveva dovuto fare nessuno sforzo. Ma Alice…. Era Alice. Era diverso, non sapeva in cosa, ma ci teneva a fare le cose per bene.
<< Se continui a tirarti i capelli così diventerai calvo, lo sai?>> scherzò Alice, che in quel momento si trovava dietro di lui.
<< Invece tu dovresti smetterla di spuntare così dal nulla facendomi prendere dei mini infarti, lo sai?>>
<< Oh, mi dispiace tanto, ma sai stavo cercando di salvare le chiappe ad un amico per incoraggiare il suo oziare giornaliero.>> disse incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio.
Matteo rise << Il tuo amico nulla facente ti ringrazia molto.>>
<< Non c’è di che. Ora, dovrei entrare in classe. Quindi ti lascio al tuo monologo tormentoso e alquanto masochista.>>
<< Aspetta.>> disse, prendendola per il polso e trattenendola dalla sua fuga << Devo chiederti una cosa.>>
Lei guardò prima il suo polso e poi lui, con una faccia abbastanza confusa. Poi si girò completamente verso di lui, incoraggiandolo a continuare.
Matteo lasciò la presa su di lei, e iniziò a sfregare le mani fra di loro. Evidenziando quanto fosse agitato.
<< Ecco… il fatto è… quello che voglio chiederti…. Insomma…>> iniziò in modo pessimo.
La faccia di Alice diventò ancora più confusa. Matteo voleva prendersi a schiaffi in faccia da solo. Era solo una ragazza! Lo aveva già fatto altre volte, e continuando così avrebbe solo fatto la figura dello scemo.
<< Oh, fanculo!>> imprecò prima di << C’è una festa ad un locale, Giorgio ed Anastasia ci vanno e hanno invitato anche me, e mi chiedevo se ti andrebbe di venirci… con me.>> chiedere tutto d’un fiato.    
In un primo momento vide un’espressione sorpresa dipinta sul volto di lei, ma sparì in pochi secondi senza dare neanche a Matteo l’idea di pensare se avesse fatto la cosa sbagliata, così gli rispose.
<< Hai il tuo cellulare qui?>> chiese Alice.
Matteo rimase interdetto davanti a quella domanda ma una volta metabolizzate le parole prese a frugare dentro la tasca dei suoi pantaloni e gli porse il suo cellulare.
Alice lo prese sorridendo per poi sbloccarlo e iniziare a digitarci sopra qualcosa. Una volta finito glielo restituì sorridendogli.
Matteo guardò prima il telefono e poi lei, non sicuro di quello che fosse appena successo.
<< Ti ho lasciato il mio numero di telefono. Verrò alla festa.>> disse, pregustando la faccia felice di Matteo che venne però interrotta subito da quelle poche parole che lei disse << Ma, verrò solo ad una condizione, che venga anche Erica e che gli trovi un accompagnatore.>> ghignò.
Matteo spalancò gli occhi dall’incredulità << Cosa?! Cioè, Erica può venire per quanto questo mi faccia “piacere”.>> si sforzò per rendere l’ultima parola veritiera, cercando di nascondere il più possibile il suo sarcasmo << Ma come faccio a trovargli qualcuno? È tipo impossibile! Lei allontana chiunque, non riuscirò mai a trovare quello che vuole.>> disse gesticolando preso dal panico. Era come essere vicino alla linea della vittoria ma non riuscire a raggiungerla nonostante lui continuasse a correre, come uno di quei incubi in cui non riesci mai a scappare dal mostro che intanto si avvicina sempre di più a te.
Alice rise << Suvvia, un ragazzo come te sicuramente ci riuscirà.>> gli diede una pacca sulla spalla per poi voltarsi e << Avvisami quando l’hai trovato.>> gridare al nulla.
Matteo restò lì ancora impalato a guardare il suo cellulare, nel panico più totale per quella sfida che sembrava quasi impossibile.
<< Ah>> si voltò di nuovo Alice << Se ha gli occhi azzurri o è moro, hai fatto jackpot.>> per poi andarsene definitivamente.
Quella cosa non lo aveva rassicurato per niente. Si rimise il telefono in tasca, pensando al grande tesoro che adesso conteneva.
Non era così difficile, doveva solo trovare qualcuno che volesse uscire con una ragazza. Se poi quella ragazza fosse Erica, quello era un dettaglio che poteva essere benissimo trascurato.
Aiuto aveva bisogno di aiuto.
 
 
Ad Alice
Ehi Alice, sono Matteo. Ho trovato il nostro uomo. Non sono riuscito a trovare il principe azzurro, ma non ho neanche preso un ranocchio. Questo vuol dire che adesso tu dovrai venire con me alla festa.
 
Da Alice
Wow, complimenti! Devo dire che infondo ci speravo che ci riuscissi, mi sarebbe dispiaciuto non venire.
 
Ad Alice
Ora il mio piccolo cuore non è più spezzato. Mi merito una ricompensa per il mio impegno?
 
Da Alice
VedremoCredi di riuscire a convincermi?
 
Ad Alice
Certo che sì! Voglio dire, hai visto la mia faccia?! Le donne ci vanno pazze.
 
Da Alice
Narcisista. Mi chiedo come ho fatto a resistere fino ad ora…
 
Ad Alice
A fare cosa? A non saltarmi addosso?
 
Da Alice
Che scemo. A non prenderti a pugni in faccia!
 
Ad Alice
Uh, violenta. Mi piace!
 
Da Alice
Devo andare ora. Ci vediamo alla festa, mandami l’indirizzo. Notte Teo.
 
Ad Alice
Notte Ali.
 
Matteo spense il telefono, con un sorriso idiota sul volto. Non sapeva il perché di quella reazione, ma per il momento sembrava andare bene. Non era importante ora. Forse lo sarebbe stato più tardi.
 
 
<< Forse ha deciso di non venire all’ultimo. Ho fatto qualcosa di sbagliato ne sono sicuro!>> si tormentò Matteo, continuando a fare avanti e indietro davanti ai suoi amici.
Anastasia rise, mentre Giorgio sbuffò scuotendo la testa << Oppure ci sta mettendo tanto perché c’è un sacco di traffico stasera o forse perché, non lo so, non conosce il locale perché si è appena trasferita qui?!>> urlò dall’esasperazione.
Matteo continuò a muoversi avanti e indietro, dando segno di non aver ascoltato nessuna delle parole dette dal rosso. Giorgio, stufo, lo prese per una spalla e lo girò bruscamente verso di lui, incatenandolo in una presa ferrea << Teo, calmati! Gesù, sembri una donna con il ciclo. Tu sei Matteo, okay? Nessuna ragazza resiste al tuo bel faccino e ai tuoi riccioli d’oro, okay?!>> chiese conferma Giorgio.
Matteo annuì lentamente, acquistando più sicurezza, ma soprattutto calma.
Lo sguardò di Giorgio si spostò oltre le sue spalle e sorrise << Non avevo dubbi. Buona fortuna amico!>> lo fece girare per poi congedarsi dandogli una pacca sulla spalla e raggiungendo la sua metà.
Matteo rimase paralizzato nella sua posizione, vedendo Alice ed Erica venire verso di loro.
Alice era vestita con un paio di stivali neri di pelle con il tacco che gli arrivavano fino al ginocchio, degli shorts bianchi e una camicia nera. Mentre Erica era molto più delicata nell’abbigliamento. Aveva scelto dei jeans stretti, con una camicia a fiori elegante e delle zeppe.
Una volta che furono arrivate salutarono tutti, poi Alice andò verso di lui e lo salutò.
<< Ciao.>>
<< Wow…>> fu tutto quello che riuscì a dire, senza neanche accorgersene
Alice rise << Bene, cercavo proprio questa reazione.>> disse ammiccando.
Matteo ghignò << Beh, stai molto bene questa sera.>> disse guardandola da capo a piedi.
<< Grazie. Anche tu non sei male. Adoro le camicie a quadri.>>
Prendere nota, pensò Matteo. Poi porse il braccio verso di lei e << Andiamo dentro?>> incoraggiò con lo sguardo. Alice annuì e prese il suo braccio.
Una volta dentro furono investiti dalla musica a palla del locale. Il buio era spezzato dalle luci stroboscopiche che si accendevano e spegnevano a tempo della musica. L’aria era calda, visto l’ammasso di corpi che si trovava in pista, e le loro urla rendevano l’aria più elettrizzante.
Giorgio si avvicinò ad un ragazzo, forse il buttafuori o forse il proprietario, non lo sapeva, non riusciva a vederlo bene. Gli disse qualche parola all’orecchio e poi li condusse al loro tavolo.
Si sederono sulle poltrone. Anastasia e Giorgio al centro, da un lato si trovavano Matteo ed Alice mentre dall’altro si trovavano Erica e il ragazzo che aveva trovato Matteo, Luca.
Alice si avvicinò verso il suo orecchio << Chi è il ragazzo che sta con Erica?>> chiese cercando di sovrastare il volume della musica.
<< Si chiama Luca, è il cugino di Giorgio. E come puoi aver notato, ha gli occhi azzurri.>> disse sorridendogli.
Alice sorrise e si avvicinò pericolosamente alla sia faccia, per poi sussurrare al suo orecchio << Mi stai convincendo a darti una ricompensa.>> per poi allontanarsi e fargli l’occhiolino.
Matteo sgranò gli occhi, trovandosi improvvisamente la gola secca. Alice dopo gli mimò con le labbra un “non abbastanza però” e girarsi verso gli altri.
Matteo si passò una mano fra i capelli ridendo. Vicino, ma mai abbastanza. Lo stava sfidando forse?
Non vedendo ancora arrivare Johnny si fecero tutti due giri di shottini, stranamente anche Erica lo fece. Forse era per allentare la sua tensione, percepibile a tutti, o per non rimanere esclusa. Matteo non lo capì.
Ad un certo punto però non si trovò più Alice accanto, ma la ritrovò in mezzo alla pista, insieme ad Erica, a ballare.
Dopo un po’ Erica si allontanò lasciando Alice da sola, e la musica iniziò ad essere più lenta, riempita con i suoni dei bassi e delle vibrazioni. Lui continuò ad osservarla, come si muoveva lentamente in mezzo a tutti, incrociando il suo sguardo qualche volta, mentre altre lo ignorava del tutto, troppo immersa nella musica. Lui non riusciva a togliere lo sguardo da quello spettacolo, che sembrava come se lei lo stesse facendo per lui. La magia si spezzò quando vide più di un ragazzo avvicinarsi a lei. All’inizio rimase calmo, cercando di regolare i respiri, controllando attentamente ogni loro mossa, assicurandosi che nessuno si avvicinasse troppo a lei. Ma quando uno di loro gli mise le mani sui fianchi lui non ci vide più e partì sparato a razzo verso di lei, ignorando chiunque gli capitasse davanti, spintonandolo se necessario.
Una volta arrivato davanti a quel branco di allupati, allontanò quel ragazzo e avvicinò Alice al suo fianco che, sorpresa, si dovette ancorare bene a lui per non cadere. Li guardò uno ad uno, fulminandoli con lo sguardo per poi ghignare e << Scusate ragazzi. Ma qui non c’è niente per voi, sparite!>> stringere ancora di più Alice verso di lui, con la mano che premeva possessivamente sul suo fianco.
Gli altri sbuffarono e se ne andarono, imprecando qualcosa sotto i denti.
Una volta che il campo fu libero, guardò Alice che nel frattempo non si era spostata di tanto da lui. Lei gli sorrise e si avvicinò al suo orecchio << Ce ne hai messo di tempo.>>
Matteo ghignò, mimando uno “scusa” con le labbra. Lei mise le sue braccia attorno al suo collo e lui le posò, delicatamente questa volta, sui suoi fianchi. Iniziarono a ballare, dimenticandosi chiunque ci fosse intorno a loro, disturbati solo dal rumore della musica e dei bassi che facevano tremare il pavimento. I loro occhi erano connessi fra di loro, verde contro marrone. Anche con tutto quel buio e quelle luci accecanti, riuscivano lo stesso a guardarsi. Lo spazio fra di loro era diminuito di parecchio, mancava veramente poco che i loro petti si toccassero.
<< Matteo!>> urlò Johnny.
Alzò gli occhi al cielo, imprecando. Non poteva scegliere momento peggiore. Johnny si frappose fra di loro dando un caloroso abbraccio a Matteo.
<< Johnny! È bello vederti amico, grazie per l’invito.>> guardò con gli occhi Alice, dispiaciuto per l’interruzione.
Johnny seguì il suo sguardo puntandolo verso Alice << Oh, chi è questa graziosa ragazza? Ti sei finalmente incatenato a qualcuno, bravo il mio Teo!>> gli diede un pugno sulla spalla, per poi girarsi e presentarsi ad Alice.
Si massaggiò la parte colpita, sorridendo imbarazzato per quello che aveva appena detto. Lui ed Alice non stavano insieme, ma quel pensiero sicuramente non gli era dispiaciuto.
Si riscosse dai suoi pensieri e prese Alice per mano, rivolgendosi poi a Johnny << Vieni! Ti porto da Giorgio.>> e si fece strada tra la folla, stringendo ancora di più la presa sulla mano di Alice.
Appena arrivarono davanti al tavolo lo sguardo leggermente alticcio di Giorgio si illuminò, alzandosi appena li vide arrivare << Johnny, vecchio bastardo. Grazie per la bellissima serata!>> brindò alzando il suo cocktail e dando poi un bacio appiccicoso ad Anastasia.
<< Giorgio! Non c’è di che. Sono contento che siate venuti tutti qui per festeggiare questo momento insieme a me.>> disse sorridendo guardando tutti.
Matteo lo guardò confuso e finalmente chiese quello che tutti ormai volevano sapere da un po’ << Che cosa festeggiamo?>>
Johnny rise rumorosamente, mettendosi una mano sullo stomaco per quanto stava ridendo. Una volta calmato si raddrizzò e con un sorriso a trentadue denti disse << La mia donna è incinta!>> rimasero tutti in silenzio per qualche secondo, poi urla e schiamazzi si diffusero per tutto il tavolo. Ognuno si congratulò con lui, soprattutto Matteo e Giorgio che ancora non potevano credere alla sua notizia.
<< Grazie a tutti! Oggi festeggio anche il mio ritiro dallo spaccio. Appena nascerà il bambino non voglio più avere a che fare con questo giro, mi dispiace ragazzi. La famiglia prima di tutto.>>
Giorgio sgranò gli occhi, iniziando a balbettare cose senza senso, preso dal panico per aver perso la sua fonte principale di divertimento.
Johnny lo vide e lo rassicurò << Tranquillo Giò. Starò in giro ancora per qualche mese.>> gli sorrise per poi cercare dentro la tasca qualcosa e tirarne fuori delle bustine con erba e alcune con qualche pillola o acidi << Intanto divertiti. Oggi è un giorno di festa!>> Giorgio si tranquillizzò vedendo quella roba e così anche Matteo. Era felice per il suo amico, ma aveva paura per Giorgio. Non voleva che tornasse dal suo vecchio spacciatore, almeno aveva alcuni mesi per trovare qualcuno che potesse sostituirlo.
La sua attenzione venne colta da Erica che sbatté le mani sul tavolino, si alzò e andò verso l’uscita di corsa. Alice gli lasciò la mano e lui si sentì immediatamente perso. Non ci pensò due volte e le seguì fuori.
Una volta aperta la pesante porta di metallo, il vento freddo della notte lo investì, facendo congelare il sudore sulla sua pelle e facendo bruciare i polmoni per l’aria pulita.
<< Non ci posso credere! Lo sapevo! Non sarei mai dovuta venire qui.>> urlò Erica in preda alla rabbia.
<< Erica, aspetta! Ti giuro che non lo sapevo, non avrei mai—>> Alice cercò di raggiungere la sua amica, ma Erica la precedette marciando spedita contro di lei.
<< Non mi interessa! Alice c’è un motivo per cui me ne sono andata dalla nostra città natale ed è perché non voglio avere più niente a che fare con roba simile. Non voglio più vederla quella merda!>> gli urlò contro, riversando tutta la rabbia contro di lei.
Alice rimase lì a prendere tutto il suo odio, boccheggiando, non trovando niente da dire.
Erica sospirò e guardò verso l’alto, come se fosse sul punto di piangere << Io torno a casa.>> e si girò verso il primo taxi che vide arrivare.
Matteo si avvicinò a lei, mettendole le mani sulle spalle. Lei al contatto si girò di scatto, fulminandolo con lo sguardo << Perché non me l’hai detto?! Un tuo amico eh?!>> urlò chiudendo le mani a pugno, facendo sbiancare le nocche per la forza messa.
Matteo indietreggiò di un passo << Io non credevo…>>
Alice scosse la testa, facendo fuoriuscire una risata gelida << Senti>> iniziò << A me non interessa niente di quella roba, ci sono abituata. Ma Erica… Lei non è come me.>>
Matteo cercò di avvicinarsi ma lei si allontanò ancora di più.
<< Devo andare con lei. Non può tornare a casa da sola.>> disse freddandolo con lo sguardo. Si girò e seguì Erica, fermando il taxi, salendo e sparendo dalla sua vista.
Matteo rimase lì, da solo, ferito, e molto, molto incazzato. Una pessima miscela.
Scalciò via un sasso che trovò per terra e rientrò subito nel locale con una sola meta in testa. Si sedé su uno dei sgabelli del bar e richiamò subito l’attenzione del barista sventolando un po’ di soldi con la mano.
<< Che ti porto?>> gli chiese mentre lucidava quel pezzo del bar.
<< La cosa più forte che hai. E fammelo doppio.>> pronunciò con un tono che non ammetteva repliche, sbattendo i soldi sopra il tavolo.
 
Era ubriaco. Deve essersi fatto fuori una bottiglia intera di tequila, insieme a un paio di shot con dentro chissà cosa. Ed ora era in piedi a ballare con una ragazza che gli si strusciava addosso, di cui non sapeva il nome e francamente non poteva interessargli di meno. Aveva un bel corpo, anche se forse era troppo magro per quel vestito che invece doveva risaltare le sue forme. Un’altra ragazza si era unita insieme a loro, cercando di attirare la sua attenzione. La musica ormai gli arrivava al cervello come un eco lontano, le forme erano indistinte e tutto sembrava quasi muoversi al rallentatore.
Una delle due ragazze gli prese il volto con le mani e gli ficcò la lingua in bocca senza tanti complimenti. Lui chiuse gli occhi rispondendo al bacio, mentre l’altra continuava a strusciarsi contro di lui. Non gli importava più niente, aveva fatto tutto sbagliato, non riusciva a tenersi le persone vicino e presto avrebbe dovuto fare da babysitter a Giorgio, controllando che non cadesse di nuovo nella trappola del suo ex spacciatore. Stava andando tutto male e lui voleva dare solo una fine di merda a una serata di merda. La bocca di quella ragazza era amara, pungente, segno che anche lei aveva bevuto come lui, se non di più. Mentre aveva gli occhi chiusi vide due occhi verdi puntare su di lui. Li riaprì di scatto, allontanandosi dalla ragazza con il fiatone.
<< Tutto okay? Vuoi che andiamo in un posto più appartato?>> chiese continuando a stargli attaccato, sistemandogli il colletto della camicia.
Matteo si guardò intorno. Si sentiva perseguitato da quel paio di occhi verdi, li vedeva dappertutto. Lei era dappertutto. Guardò di nuovo la ragazza che gli stava davanti, aveva gli occhi azzurri. Troppo azzurri, non erano come i suoi.
Iniziò a respirare a fatica, alla ricerca di aria, ma in quel buco di locale non ce n’era abbastanza. Prese per le spalle la ragazza allontanandola bruscamente da lui e andando dritto verso la porta posteriore del locale, seguito dallo sguardo preoccupato dei suoi amici.
 
Una volta uscito iniziò a tossire. L’aria fredda che gli entrava nei polmoni bruciava come il peggio liquore, e il vento lo fece rabbrividire al punto da sentire ogni vertebra della sua schiena congelarsi.
Si appoggiò al muro, guardando verso il cielo sorprendentemente pulito, senza nuvole, che metteva in risalto una luminosa luna piena.
Prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi. Non c’era più il verde. Li riaprì e si staccò dal muro.
Barcollante iniziò a camminare ma delle voci attirarono la sua attenzione. Un gruppo di ragazzi si trovava più in fondo nel vicolo in cui si trovava e stavano parlando di qualcosa come droga o prostitute, insomma niente di nuovo che lui già non conoscesse. Si avvicinò a loro, senza preoccuparsi di nascondersi o di fare il meno rumore possibile. Voleva che loro lo sentissero e fu accontentato.
Si girarono tutti ad osservarlo, e lui mise la sua miglior faccia da Joker, sorridente fino alla fine.
<< Che vuoi? Sparisci da qui.>> urlò uno di loro.
Matteo rise << Fate veramente schifo a nascondevi se vi ho beccato perfino io che sono ubriaco come una spugna.>> li istigò.
<< Cerchi guai amico?>>
Matteo rise ancora più forte << Noooo. Mi dispiace di aver disturbato il vostro incontro segreto dove parlate di diete, vestiti e ragazzi. Dio santo, siete proprio delle checche!>>
Uno di loro iniziò ad avvicinarsi verso di lui << Attento a come parli!>>
<< Altrimenti? Sono sicuro che senza la tua dose giornaliera di coca ti stendo in un colpo solo, pappamolle.>> ghignò divertito.
Il primo ragazzo si scagliò contro di lui assestandogli un pugno sullo zigomo. Matteo cadde a terra, per poi alzarsi toccandosi la parte colpita.
<< Così impari, ragazzino! Andiamocene.>> disse agli altri ragazzi, dandogli le spalle.
<< Wow! Spero che tu scopi meglio di come fai a botte, altrimenti ti credo che poi la tua donna ti mette le corna.>>
Il ragazzo si fermò di colpo, girandosi vide Matteo che si stava mettendo in piedi e stava ghignando.
<< Ripetilo ancora una volta se hai le palle.>>
Matteo chiuse una mano a pugno sollevando però il mignolo e piegandolo leggermente, si mise una mano davanti << Oops...>> disse, schernendo la virilità del suo avversario.
Il ragazzo non ci vide più e lo caricò come un toro, sbattendolo a terra. Matteo cercò di liberarsi e di dare qualche pugno, ma all’iniziò fu il suo avversario ad avere la meglio. Continuava prendere pugni in faccia e sul petto. Poi lanciò della polvere sulla faccia del ragazzo e invertì le posizioni, ripagandolo della stessa moneta. I suoi amici, vedendolo in difficoltà, presero Matteo per le braccia e lo sollevarono, trattenendolo, mentre lui continuava a scalciare al vuoto.
<< Lasciatemi vigliacchi! Quattro contro uno, eh? Da solo il vostro amico non ce la faceva contro di me vero?!>> si zittì quando ricevette un pugno dritto al suo stomaco, che lo fece contorcere su se stesso e sdraiarsi a terra in posizione fetale.
L’energumeno si pulì la bocca dal rivolo di sangue << Vediamo se impari a stare zitto.>> e iniziò a dargli calci sullo stomaco, insieme agli altri che seguirono il suo amico.
<< EHI, QUALCUNO HA BISOGNO DI AIUTO! SONO QUI, PRESTO.>> urlò una voce all’inizio del vicolo.
<< Merda!>> imprecò uno di loro << Per stavolta te la cavi ragazzino.>> gli sputò addossò prima di guardare gli altri ragazzi e << Andiamo via!>> ordinare, sparendo nel buio.
Matteo continuò a contorcersi su se stesso. Non era stata una buona idea quella di provocare quelle persone, ma lui non aveva mai avuto buone idee.
Sentì il rumore dei tacchi e vide una persona piegarsi davanti a lui, tastandolo sulle braccia.
L’occhio si stava per gonfiare, lo sentiva chiaramente, quindi si sforzò di vedere con quell’altro che non era stato colpito.
Una volta messa a fuoco la figura davanti a lui, riuscì a spalancare anche l’altro occhio per la sorpresa.
<< Alice…>> sussurrò.
<< Idiota!>> gli urlo << Che ti è saltato in mente?! Volevi farti ammazzare?!>>
<< Perché sei qui?>> domandò confuso, ignorando le precedenti domande.
Alice borbottò parole incomprensibili per poi << Giorgio mi ha chiamato. Non ti vedeva più e aveva paura che ti fosse successo qualcosa, non riusciva a trovarti. Così sono tornata, e quando sono arrivata ho sentito la tua voce provenire da qui e il resto è storia.>> rivelargli prima di mettere un suo braccio intorno alla sua spalla, << Ora sbrighiamoci, prima che si accorgano che non c’è nessuno e sono solo io.>>
Matteo si alzò, cercando di non poggiare tutto il peso su Alice, anche se questo doveva dire ricevere delle fitte tremende a livello delle costole, e si avviarono verso un taxi.
<< Dove andiamo?>> chiese Matteo poggiando la testa sui sedili e chiudendo gli occhi per il dolore.
<< A casa mia.>> disse, prima di dare l’indirizzo al tassista.
 
 
Aprì la porta del suo appartamento e buttò le chiavi in una ciotolina lì vicino. Iniziò a tastare il muro alla ricerca dell’interruttore e appena lo trovò abbandonò Matteo alla parete e si diresse verso il corridoio, per poi entrare in una stanza.
Matteo rimase lì immobile, con un braccio a coprirgli lo stomaco e a stringersi sulle costole, ed esplorò con lo sguardo l’appartamento. Non era tanto grande, ma nemmeno molto piccolo. Sembrava bastare per una persona sola. Notò i CD e i libri sulle mensole, l’unico segno personale dentro quella stanza che avrebbe dovuto essere il salone. Una cornice catturò la sua attenzione. Si avvicinò lentamente, attento a non cadere, e la prese in mano. Era una foto di Erica ed Alice da piccole. Un sorriso spontaneo nacque sulla sua faccia, vederle così piccole e spensierate gli metteva una certa allegria. Assottigliò lo sguardo sulla figura di Alice e vide come il suo piccolo braccino fosse ricoperto di cerotti e segni rossi. Okay, forse era una bambina molto vivace, ma quei segni erano più di una caduta, e alcuni erano più freschi rispetto ad altri. Appena sentì il rumore dei passi di Alice rimise apposto la foto e si girò verso di lei.
Ritornò con una valigetta del pronto soccorso, da quello che doveva essere il bagno, lo prese per mano e lo avvicinò all’enorme tavolo da pranzo che si trovava in salone.
<< Sali sopra.>> lo invitò con un cenno del capo.
Matteo si sollevò delicatamente con un braccio, sedendosi sul tavolo, e Alice si mise subito in mezzo alle sue gambe ad ispezionare la sua faccia. Le sue dita erano fredde a contatto con la sua pelle bollente. Gli girò più volte il capo e poi sparì per pochi secondi in cucina per andare a prendere un po’ di ghiaccio.
<< Tieniti questa sull’occhio sinistro, altrimenti si gonfierà parecchio.>> gli mise la sua mano sul ghiaccio e poi lo mise sopra l’occhio, lasciandogli il compito di tenerlo.
Poi passo le sue mani sulla sua camicia ed afferrò il primo bottone prima di guardarlo e chiedere << Posso?>>
Lui arrossì, parecchio, e lei se ne accorse. Infatti si sbrigò a chiarificare << Devo vedere se hai qualche costola incrinata, o rotta.>> disse guardando per terra, chiaramente a disagio anche lei ora.
Lui ingoio a vuoto per poi << Okay.>> rispondere semplicemente.
Alice iniziò a sbottonargli la camicia e una volta aperto tutti i bottoni, iniziò a tastargli le costole. Brividi attraversarono tutto il suo corpo, facendogli venire la pelle d’oca. Lei se ne accorse e rise per smorsare la tensione << Scusa, ho le mani sempre fredde.>> disse continuando a concentrarsi.
No, non era per le mani fredde. Era lei che gli faceva quest’effetto, solo lei ci riusciva. Come faceva?
Continuò a guardarla operare con l’occhio buono, incantato dalla sua delicatezza e dalla sua precisione.
<< Okay, sembra niente di rotto. Ti compariranno solo un po’ di lividi domani mattina, poteva andarti peggio.>> gli comunicò per poi prendere la valigetta ed estrarre batuffolo con disinfettante e << Ora cerchiamo di sistemare quel taglio sopra il sopracciglio. Farà un po’ male.>> avvisarlo, bagnando il batuffolo con un po’ di disinfettante.
Premette sul taglio e lui si scostò subito sentendolo bruciare a contatto con il liquido, distorcendo la sua faccia in una smorfia di dolore. << Scusa.>> disse, prima di ricominciare la stessa procedura, cercando di essere più delicata possibile. Matteo si perse ad osservare il suo volto concentrato, dalle rughette che le si formavano sulla fronte alle sue labbra che si stava torturando, mordendole continuamente. Si soffermò di più sulle sue labbra, rimanendo rapito dalla loro forma e dalla loro grandezza. Osservò come stessero diventando rosse a causa dei morsi di lei, e desiderò essere l’artefice di quel rossore. Si chiese che sapore avessero, se fosse amaro come quello di quella ragazza del locale o pungente come la sua personalità.
<< Voglio baciarti.>> sussurrò abbastanza forte per farsi sentire da lei.
Lei sembrò bloccarsi un attimo, ma non lo diede tanto a vedere. Continuò con il suo operato, per poi abbandonare il cotone da una parte e mettersi alla ricerca di un cerotto dentro la valigetta.
<< Sei ubriaco. Non è quello che vuoi.>> gli fece notare, trovando il cerotto e liberandolo dal suo involucro.
Matteo ghignò << È vero.>> poi lei si girò e la guardò negli occhi << Ma domani sarò sobrio e vorrò lo stesso baciarti. E il giorno dopo vorrò sempre baciarti. E il giorno dopo ancora. Finché non riuscirò ad assaggiare le tue labbra e a capire che sapore abbiano.>>
Lei gli mise il cerotto sul taglio per poi allontanarsi di poco da lui e guardarlo impotente con le braccia lungo i fianchi.
<< Posso baciarti?>> chiese ingenuamente Matteo.
Alice sussultò quando lui la prese per mano e l’avvicinò a se. Le gambe di Matteo si strinsero di più intorno alla vita di Alice, e gli occhi continuarono a viaggiare dai suoi occhi alla sua bocca. Appoggiò il palmo della sua mano sulla sua guancia, sentendola trattenere il respiro al contatto. Lei porto la sua mano libera dietro al collo di lui, accarezzandogli i ricci biondi. E poi successe.
Le loro labbra si incontrarono in un bacio lento e dolce. Labbra che si assaggiavano per la prima volta, respiri che si mischiavano tra loro. Le labbra di lei erano dolci, sapevano di pesca in quel momento. Forse era la vodka. Non erano per niente come le labbra sottili di quella ragazza, quelle erano più morbide e piene. Aumentò la presa sul suo viso cercando un contatto maggiore. Però per lei sembrò troppo. Tirò i suoi ricci per allontanarlo e si stacco da lui ansante.
Si guardarono per la prima volta senza maschere. Verde contro marrone. Poi lei dissolse lo sguardo e iniziò a mettere a posto la valigetta del pronto soccorso.
<< Ti preparo il divano. È tardi, non puoi tornare a casa da solo. Soprattutto in questo stato.>> constatò per poi sparire di nuovo nel corridoio, lasciandolo di nuovo da solo.
Si tastò le labbra con le dita della mano e sorrise. Aveva fatto una mossa avventata, ma l’alcool che circolava ancora nel suo sangue non lo faceva pentire di niente. Ci avrebbe pensato razionalmente la mattina dopo, ora voleva solo godersi il momento e sentire ancora il sapore di lei sulle sue labbra.
Ritorno con un cuscino ed una coperta e glieli passò. Durante lo scambio si sfiorarono le mani e lei per la prima volta fu lei ad arrossire.
<< Buonanotte.>> gli auguro, guardando il pavimento.
Lui sorrise, si avvicinò a lei e gli lasciò un bacio sulla guancia, lasciando le sue labbra più del dovuto sulla sua pelle.
<< Buonanotte.>>
Iniziò a sistemare il divano, preparandosi per la notte. Si sdraiò e una volta che sentì la porta della camera di Alice chiudersi, chiuse anche lui gli occhi.
Per la seconda notte di fila, si addormentò con il sorriso in volto.  
    







Angolo autrice
Salve, è da un po che non ci si vede :)
Vorrei scusarmi per il mio ritardo nell'aggiornare la storia. Per scrivere questo capitolo ci ho messo un mese, tra imprevisti ed impegni non ho trovato tempo di scrivere.
La verità è anche che non è un periodo particolarmente luminoso nella mia vita. Ma... show must go on.
Ringrazio tutti quelli che legeranno o recensiranno la storia.
A presto.
E. xx



 
  
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