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Autore: LittleMilkshake    06/06/2016    0 recensioni
[Promessi Vampiri]
- Si puntò un dito al petto e dichiarò, scandendo bene le parole "Io sono un vampiro. Tu sei un vampiro. Noi ci sposeremo all'alba della tua maggiore età. Così è stato deciso al momento della nostra nascita".
Il mio cervello non attivò nemmeno a processare la parola "sposeremo", si bloccò a "vampiro". -
Rachel Berry ancora non si capacita dell'incontro che ha fatto. Un bellissimo ragazzo, alto e dai lineamenti europei, si è presentato a lei come il suo futuro marito vampiro.
La vita che Rachel, alias Larisa Dragomir principessa vampira, conosceva fino a quel giorno sarà completamente sconvolta dall'arrivo di Sebastian Vladescu, un tenebroso principe vampiro dai modi rudi, che non conosce assolutamente la parola "NO" quando vuole qualcosa.
[CrossOver Promessi Vampiri/Glee]
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Hai notato come ti guardava il tipo straniero a Letteratura Inglese?» esclamò Kurt quando ci incontrammo dopo la scuola.
«È bellissimo e si deve esser preso una bella sbandata per te! È pure nobile».
Gli strinsi il polso, cercando di farlo calmare.
«Kurt… Prima che ti fiondi a comprare un regalo per le nostre nozze “reali”, devo dirti una cosa sul tuo “bellissimo”»
Con aria scettica, Kurt incrociò le braccia, in attesa. Ero certa che avesse già preso la sua decisione su Sebastian Vladescu, e che la sua opinione si basasse solo su quelle spalle larghe e la mascella importante.
«A dir la verità, l’avevo già visto, stamattina, prima di venire a scuola. Quel Sebastian era alla fermata dell’autobus. E mi fissava»
«Tutto qui?!» ribattè Kurt facendo roteare gli occhi.
«In realtà, è più strano di così. Mi… Mi è sembrato di sentirlo pronunciare il mio nome proprio nell’istante in cui l’autobus si è fermato»
Kurt aveva l’aria confusa.
«Il mio vecchio nome» specificai.
A quel punto, Kurt fece un bel respiro e ammise: «Ok, te lo concedo, questo è strano»
«Nessuno conosce quel nome. Nessuno»
In effetti, nemmeno a Kurt avevo detto molto del mio passato. La storia della mia adozione era uno dei segreti che custodivo più gelosamente.
Se si fosse saputo, la gente avrebbe iniziato a guardarmi con occhi diversi.
I miei due padri adottivi erano andati in Romania per assistere ai rituali di quella gente, ma le cose non andarono troppo bene all’epoca, nell’Europa dell’Est.
Quei rituali si erano rivelati un po’ troppo insoliti ed alcuni abitanti si erano coalizzati per mettere fine con la forza a quelle attività.
Prima che la folla si inferocisse, i miei veri genitori mi affidarono, ancora in fasce, ai miei due papà, affinché mi portassero al sicuro negli Stati Uniti.
Detestavo quella storia, detestavo che i miei veri genitori fossero persone così ignoranti e superstiziose da abbracciare un culto del genere.
Immaginavo di che tipo di rituali si trattasse, mio padre li studiava: sacrifici di animali, vergini gettate nei crateri dei vulcani… magari i miei genitori erano stati uccisi perché coinvolti in roba da pervertiti.
Non ho mai chiesto i dettagli ai miei papà, ero contenta di essere Rachel Berry, una ragazza americana.
Larisa Dragomir non era mai esistita, per quanto mi riguardava.
«Sei proprio sicura che abbia detto il tuo nome? Nessuno conosce quel nome, te lo sarai immaginato.
Oppure lui ha detto qualcosa di simile ad Larisa»
mi disse Kurt.
Lo guardai storta «E quale parola suonerebbe come Larisa?»
«Non so, qualcosa tipo “la conosci Arisa”?»
Scoppiai a ridere. Ci dirigemmo verso la strada aspettando che uno dei miei papà venisse a prendermi.
«Dico solo che forse dovresti dare a quel Sebastian una possibilità» concluse Kurt.
«Perché?»
«Perché è così… alto» spiegò Kurt, come se l’altezza fosse prova di buone intenzioni. «E poi è europeo, l’ho già detto?»
La berlina di mio padre Hiram si avvicinò al marciapiede ed io agitai la mano.
«Sì, mi fa proprio stare meglio pensare che il mio inseguitore sia un alto ragazzo europeo invece che un americano di media altezza»
«Beh, questo non toglie il fatto che hai stuzzicato la sua curiosità»
Raggiungemmo l’auto e spalancai la portiera, ma prima che potessi dire ciao, Kurt mi spinse dentro, poi infilò la testa nell’abitacolo e disse d’un fiato «Rachel ha il ragazzo, dottor Berry!»
Mio padre la fissò perplesso «Dice davvero, Rachel?»
A quel punto, spinsi Kurt fuori, mi aggiustai sul sedile e chiusi la portiera.
«Un ragazzo, eh Rachel?» chiese papà.
«Non è il mio ragazzo, è solo uno straniero strambo che continua a seguirmi. Stamattina se ne stava lì con quel mantello nero addosso…
e poi, quando mi sono ferita il dito, lui si è leccato le labbra…»

Non appena pronunciai quelle parole, papà frenò bruscamente e la macchina dietro di noi suonò il clacson furiosamente.
«Papà! Ma che fai?»
«Scusami tesoro, è per colpa di quella cosa che hai detto…» disse, un po’ pallido «Chi è questo ragazzo? Come si chiama?»
«Il suo nome è...» ma non feci in tempo a dire Sebastian che lo vidi. Era seduto su un muretto e mi guardava, di nuovo.
Quello non era semplicemente uno strano atteggiamento, quello si chiamava “pedinare”.
Mio padre, allora, fece qualcosa di inaspettato. Accostò proprio accanto a Sebastian, che ci seguiva con lo sguardo «Dimmi il suo nome, Rach»
«Sebastian. Sebastian Vladescu»
«Oh santo cielo. Immaginavo che prima o poi dovesse accadere. Aspettami qui» disse in tono serio.
Senza aggiungere altro, papà uscì dall’auto e si diresse verso di lui. Era impazzito? E lui se la sarebbe data a gambe?
No, di fatto, scese dal muretto e fece un inchino profondo a mio padre. Ma che…?
Parlavano a voce molto bassa ed anche abbassando il finestrino, non riuscii a sentirli.
La conversazione durò per un secolo, poi papà scosse la testa.
Sebastian si voltò e se ne andò, mentre papà tornava in auto e metteva in moto.
«Cosa vi siete detti?» chiesi, sbigottita.
Allora lui mi guardò dritto negli occhi e disse «Tu, io e tuo padre dobbiamo parlare. Stasera»
«E di cosa? Tu lo conosci?»
«Ne parliamo più tardi. Abbiamo così tante cose da dirti. E dobbiamo farlo prima che Sebastian si presenti per cena»
La mia mandibola giaceva ancora a terra, quando mio padre mi toccò gentilmente la mano e si immise nel traffico.
 
 
I miei papà non ebbero mai modo di spiegarmi bene cosa stava accadendo. Papà Leroy, quando rientrammo, era in giardino nel bel mezzo di una lezione di yoga tantrico, così papà Hiram mi disse di iniziare intanto a pulire.
Poi Sebastian arrivò per cena, in anticipo.
Ero nel fienile a pulire le stalle quando, con la coda dell’occhio, vidi un’ombra dietro di me.
«Chi è?» esclamai nervosa. Non ricevetti risposta, così ebbi l’orribile sensazione che fosse proprio il nostro ospite.
Per sicurezza, impugnai il forcone che avevo tra le mani «Che ci fai qui?» chiesi mentre mi veniva incontro.
«Per cortesia, un po’ di educazione» protestò Sebastian con quel suo accento snob
«Una signorina non urla così da un capo all’altro del fienile. Ad ogni modo, che accoglienza è mai questa?»
«Ti ho chiesto cosa ci fai qui» ripetei stringendo ancora di più il forcone.
«Sono qui per essere messo al corrente dei fatti, ovviamente» disse iniziando a girarmi intorno e a scrutare il mio abbigliamento
«Sono certo che anche tu muoia dalla voglia di conoscermi»
Ma anche no!
«Perché mi guardi cosi?» chiesi vedendo la sua faccia disgustata.
«Stai pulendo le stalle? Sono feci quelle che hai sulle scarpe?»
«Sì, e allora? Pulisco le stalle tutte le sere»
«Tu?» sembrava stupito, quasi sconvolto «Da dove vengo io, abbiamo chi lo fa per noi. C’è del personale addetto. Tu, con la tua levatura, non dovresti dedicarti ad attività tanto umili. È oltraggioso»
Al solo pronunciare quelle parole, le mie dita strinsero di nuovo il forcone. Sebastian Vladescu mi faceva venire i nervi.
«Senti, ne ho abbastanza di averti sempre intorno con quel fare spocchioso. Chi ti credi di essere? E soprattutto, perché mi segui?»
Rabbia ed incredulità si mescolarono in quello sguardo scuro.
«Hiram non te l’ha ancora detto?»
«Dovevamo… pensavamo di parlarne dopo. Papà sta facendo una lezione di yoga…»
«Contorcersi fino ad ottenere una serie di ridicole figure è più importante di informare sua figlia riguardo al patto?
Che idiozia queste pratiche pacifiste, l’uomo è fatto per la guerra»

«Patto? Che patto?» chiesi.
Ma Sebastian aveva iniziato a vagare con le mani dietro la schiena, ragionando fra sé «Non va bene, non va affatto bene.
Avevo detto agli Anziani di richiamarti in Romania anni fa, avevo il timore che forse non saresti stata una sposa all’altezza…»

Wooo, frena frena! «Sposa?»
Sebastian si voltò a fissarmi «La tua ignoranza è snervante. Dal momento che i tuoi genitori non sembrano intenzionati a dirti la verità,
te la dirò io e cercherò di essere il più chiaro possibile»

Si puntò un dito al petto e dichiarò, scandendo bene le parole «Io sono un vampiro. Tu sei un vampiro.
Noi ci sposeremo all’alba della tua maggiore età. Così è stato deciso al momento della nostra nascita»

Il mio cervello non arrivò nemmeno a processare la parola “sposeremo”, figuriamoci la parola “deciso”. Si fermò a “vampiro”.
Fuori di testa. Sebastian Vladescu è completamente fuori di testa. Ed io sono sola con lui, in un fienile vuoto.
Così scaraventai il forcone in direzione dei suoi piedi e iniziai a correre a perdifiato verso casa, ignorando il suo ululato di dolore.
 


L'angolo di Alex
CHI NON MUORE SI RIVEDE!!
Vabbè, le mie scuse ormai sono un copia incolla da FF a FF XD
Sì, faccio schifo, ci ho messo 2 anni ad aggiornare

Me chiede scusa e spera di essersi fatta perdonare
Come sempre, aspetto una vostra recensione se vi è piaciuto il capitolo
e se volete, passate anche dalla mia pagina Facebook

Bacioni,
LM
  
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