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Autore: NeroNoctis    07/06/2016    4 recensioni
Jane, conosciuta anche come Principessa Cinerea, è una strega americana vissuta nel 1500. Quando qualcuno la tradisce, consegnandola alle autorità, viene messa a morte, promettendo comunque di ritornare e vendicarsi di coloro che l'hanno tradita e uccisa.
Passano i secoli, ma il piano di rinascita di Jane non ha mai luogo, almeno fin quando il suo diario non viene mai ritrovato.
Ambientato tra presente e passato, The Diary of Jane narrerà le vicende di diversi protagonisti che si troveranno a far fronte ad una minaccia comune, aiutati da un misterioso ragazzo che sembra conoscere bene quella minaccia oscura che sta per abbattersi sul mondo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luna illuminava fievolmente la giacca dell'uomo che stava fissando una lapide di fronte a sè. Il cimitero, dato il tardo orario, era vuoto, silenzioso. Un vento leggero carezzava la guancia di quella persona, che tuttavia sembrava non curarsene troppo. I suoi occhi verdi erano illuminati dalla luce lunare, mentre i suoi capelli castani erano leggermente umidi, dovuti ad una doccia fatta poco prima. L'uomo si passò una mano sulla nuca, passandola successivamente sulla leggera barba incolta. Si chinò di fronte alla tomba, carezzando con fare delicato i caratteri: 

Eliza Carter 
Nata 20 Agosto 2006
Morta 15 Marzo 2015

 

Sospirò, ripensando a quanto la sua vita fosse profondamente cambiata dall'assassinio di sua figlia e, la cosa peggiore, era che l'assassino era ancora in circolazione. David aveva giurato su quello che aveva di più prezioso al mondo che avrebbe fatto giustizia. Doveva farlo, per la figlia, per la sua famiglia e per sè stesso.
Sistemò i fiori di quella tomba e restò a fissarla per un tempo indefinito, fin quando il suo cellulare non vibrò. Lo prese, svogliato, leggendo il nome che comparve sul display: Scott.
Scott era il collega di David, lavorano entrambi nella polizia, anche se David era un detective mentre Scott un semplice poliziotto. Si conoscevano sin da piccoli, decidendo di entrare in polizia insieme. Avevano passato tutto insieme: pericoli, amori, risate, casi irrisolvibili, matrimoni. Entrambi erano testimoni l'un dell'altro, anche se il matrimonio di David era andato leggermente alla deriva dopo la morte di Eliza.
Lesse il messaggio, che recitava: "C'è stato un incidente di fronte il bar di Sam, suppongo tu sia in zona."
David sbuffò, passò la mano sulla tomba di Eliza e si diresse al luogo dell'incidente.


Non appena arrivò, trovò un auto schiantata al muro e un ragazzo vestito in modo strano seduto sul pavimento, visibilmente confuso. David mostrò il distintivo e si avvicinò all'auto, assicurandosi che i passeggeri fossero illesi, ma fu deluso quando un medico gli comunicò che erano stati portati in ospedale per delle fratture multiple. Esaminò l'interno dell'auto: leggere macchie di sangue erano presenti sul vetro, entrambi gli airbag non erano stati attivati e le cinture erano bloccate. Ad una prima occhiata sembrava che i passeggeri indossassero quei dispositivi di sicurezza, bloccati a misura d'uomo, se solo non avessero indossato le cinture, la situazione sarebbe finita in tragedia. Vista così sembrava un semplice incidente, ma stava ascoltando diverse voci di Sam, che raccontava che quel ragazzo era entrato nel bar ordinando qualcosa da bere, seppur sembrasse venuto da un altro pianeta. Osservava tutto con aria strana, e tutti ricambiavano quello sguardo soffermandosi sui suoi vestiti. Quando Sam chiese se avesse i soldi necessari per pagare, il ragazzo posò qualche moneta d'argento sul tavolo, così Sam lo invitò gentilmente ad andare fuori dal locale. Una volta uscito, si sentì un'enorme schianto.
David osservò il ragazzo vestito in modo strano e gli si avvicinò.
«Sono il detective Carter, può dirmi cos'è successo?» disse in modo meccanico, quasi fosse una registrazione mandata in loop da decenni. Ricordava che la prima volta che pronunciò quelle parole fu in un caso d'omicidio e nonostante la gravità della situazione, lui era tremendamente eccitato. Adesso l'eccitazione aveva lasciato spazio alla monotonia, tranne quando si dedicava a quel caso irrisolto che portava il nome di sua figlia.
Il ragazzo fissò David, occhi azzurri che si scontravano con occhi verdi. Tremava, guardandosi intorno in modo ossessivo. Blaterava cose come mostri metallici, esseri luminosi e simili, portando il detective a pensare che fosse ubriaco, cosa che era impossibile dato che Sam l'aveva buttato fuori senza servirgli da bere.
«Come ti chiami?» chiese infine, sperando che una domanda innocua potesse tranquillizzarlo. Il ragazzo, sentendo quelle parole fissò l'uomo, come se l'avesse notato davvero solo in quell'istante. I suoi muscoli si rilassarono, anche se la sua espressione era sull'attenti, pronto a reagire a qualsiasi pericolo.
«Il tuo nome.» disse ancora, fin quando il ragazzo non aprì bocca.
«William.»
«Bene William, devo portarti con me per qualche domanda.»
David si avvicinò a William, afferrandolo per un braccio, ma il ragazzo tornò ad agitarsi finendo per scottare la mano di David, che la ritrasse subito.
I due si guardarono, successivamente l'uomo fissò la sua mano rossa e pulsante. Era ustionata, come se avesse toccato un ferro rovente. William, notando cosa aveva appena fatto, di colpo si calmò e si avvicinò a David, chiedendogli di perdonarlo. L'uomo annuì, sospettoso e incuriosito al tempo stesso. William iniziò a incamminarsi, seguito da David che gli mostrava la strada per l'automobile.


Noah era buttato sul letto accanto ad un libro con su scritto Il Ladro di Anime mentre ascoltava musica a palla. Era un ragazzo normalissimo, figlio unico di una famiglia normalissima con una vita normalissima. Aveva sviluppato passioni per la musica rock metal, tuttavia non disdegnava anche la musica commerciale a volte, principalmente quando era in compagnia degli amici. Camera sua era tappezzata di poster di varie band, videogiochi e serie tv o film, mentre la tv accesa aveva una schermata in pausa di Uncharted 4. Odiava tutto ciò che era "mondano", come le discoteche o le serate ad ubriacarsi tipiche dei ragazzi della sua età. Usava quel termine perchè non sapeva come definire i ragazzi che avevano quelle passioni, o più semplicemente perchè era un amante di Shadowhunters e usare quel termine lo gasava, cosa che comunque nessuno avrebbe capito. Il suo personaggio preferito era Simon, nonostante lui odiasse i vampiri moderni. Riteneva che il genere vampiresco dovesse tornare agli albori di un tempo, con vampiri che fossero succhiasangue, non tizi smielati che fossero eroi o ricoperti di pailletes luminose. Simon era una delle sue poche eccezioni, insieme ai fratelli Salvatore di The Vampire Diaries o alla gang di Originali capeggiati da Klaus Mikaelson.
Le parole dei Three Days Grace riecheggiavano nella stanza, con la canzone Never Too Late, fin quando il suo telefono non vibrò. Il ragazzo lo raccolse e lesse il messaggio. Era Kristine, la ragazza di cui aveva sempre avuto una cotta e che finalmente da qualche giorno aveva risposto ad un suo messaggio. La prima volta che la contattò fu su Facebook, invitandola a prendere qualcosa quando sarebbe tornato dal suo viaggio. Risposta? Visualizzato. 
La seconda volta le scrisse scherzosamente che aveva intuito che non volesse uscire con lui, ma la risposta fu la stessa di prima... beh, non che un semplice visualizzato potesse definirsi una vera risposta. La svolta arrivò quando fu le a scrivergli, con Noah che era letteralmente saltato in piedi dall'emozione, nonostante il messaggio contenesse un semplice "Ehy!"
Adesso si sentivano quasi regolarmente, ma Noah non aveva mai accennato a cosa provasse per lei, nonostante sapeva che lei ne era a conoscenza, colpa di amiche in comune. I loro discorsi erano quelli classici, discorsi di circostanza. Gusti, cosa fai, dove vai nel weekend e chi più ne ha più ne metta.
Rispose a quel messaggio, aspettando la successiva risposta di lei, ma quando il cellulare vibrò di nuovo stavolta la mittente era Sarah.
"Hai sentito Jacob? Continua a non rispondermi..."
Noah rispose di no, così provò a chiamare l'amico. In genere quando litigavano quei due erano ingestibili, ma per fortuna Noah riusciva sempre a parlare con entrambi o farli ragionare. Chiamò diverse volte Jacob, ma non rispondeva nessuno, tranne all'ultima chiamata. Noah chiamò Jacob, ma l'unica cosa che sentì fu uno strano rumore metallico seguito da una risata femminile, quella classica da film horror.
Noah restò col telefono in mano, con un brivido che gli attraversava la schiena.


Jacob era a letto, agitato. Teneva gli occhi chiusi, sembrava stesse sognando. La sua fronte era imperlata di sudore e il suo volto cambiava continuamente espressione. Nel sogno Jacob camminava in una foresta, mentre un villaggio poco distante era illuminato da una sorta di falò a centro piazza. Il ragazzo sentiva freddo, era inquieto, come se qualcuno lo stesse osservando. Inciampò su un ramo d'albero, finendo con il viso su qualcosa di duro. Inizialmente pensò si trattasse di una pietra, ma non appena alzò il viso notò essere il Diario che aveva trovato in biblioteca. Scattò in dietro di colpo, finendo su una ragazza bellissima, occhi azzurri e capelli corvini. La ragazza gli diede un bacio sulla guancia, mentre con un unghia gli graffiò il braccio. La ragazza rise di gusto e Jacob si svegliò di soprassalto.
Andò in bagno a lavarsi il viso, era ancora agitato. Sentiva uno strano sapore di sporco in bocca, come se avesse mangiato una sigaretta accesa. Passò le mani bagnate sul suo volto e si asciugò, ma prima di uscire dal bagno, dallo specchio notò un graffio esattamente nel punto in cui la ragazza del sogno l'aveva ferito. Analizzò meglio quella ferita, pensando fosse una strana coincidenza, ma quando tornò a specchiarsi, vide l'immagine riflesse di quella ragazza con il Diario in mano, ma quando si voltò, dietro di lui non c'era nessuno.
   
 
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