Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: Meramadia94    08/06/2016    1 recensioni
Sequel di '' Capace di uccidere?''
Sakura torna a Tokyo per svolgere un lavoro universitario e nel frattempo pensa di poter godere della compagnia del fratello e dei suoi nuovi amici... ma come arriva in città verrà coinvolta in un nuovo caso che vede protagonista un membro della prima squadra. Fantasmi del passato che vogliono vendetta ed una sfida alla polizia che in caso di sconfitta, potrebbe costare molto cara.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ninzaburo Shiratori, Nuovo personaggio, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti, Wataru Takagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Le indagini, malgrado sembrassero destinate ad essere sempre ferme, malgrado tutto non si fermavano.
Non c'era poliziotto in tutto il dipartimento che era disposto a fermarsi, almeno sino a quando non fossero riusciti ad avere uno straccio di idea o di prova contro Akinari Shouto.
L'unica cosa che poteva inchiodarlo, forse, era coglierlo in flagranza di reato: Shouto che minacciava Shiratori tenuto sotto ostaggio da quasi tre gioni ormai. Lì non avrebbe più potuto negare l'evidenza nemmeno se avesse voluto.
Peccato che in quel caso, aiutare Shiratori sarebbe stato quasi impossibile.
'' Se soltanto avessimo un piccolo indizio...''- fece il detective Goro mettendosi le mani nei capelli.
'' E se provassimo a cambiare obiettivo per un momento?''- propose il piccolo detective all'investigatore e ai poliziotti.
'' In che senso?''- fece Megure.
'' Non chiediamoci se ha commesso degli errori ed in quel caso come trovarli, per smontare la sua immancabile arringa.''- spiegò Conan -'' Chiediamoci piuttosto... dove può avergli detto di andare dopo averlo drogato con la scopolamina?''
'' In effetti...''- fece Sato -'' a questo non avevamo ancora pensato. Siamo stati troppo occupati a capire chi era il colpevole e a come fare per smontargli la festa...''
'' Ok, allora...''- fece Takagi cercando di concentrarsi -'' Abbiamo un ex poliziotto appena uscito di prigione per meditato intralcio alla giustizia, cacciato dalle forze dell'ordine. Deve fare due lavori per arrotondare... se ne deduce quindi che non ha molti soldi da buttare, quindi non credo che abbia affitato un posto per l'occasione...''
'' Casa sua è da escludere a priori.''- fece il detective Goro.
'' Come mai?''- domandò Sakura.
'' Anche se è il posto che reputa il più sicuro che conosce...''- le rispose il fratello -'' è improbabile che una persona usi la propria abitazione per tenere prigioniera una persona. Soprattutto se sa e e spera che i poliziotti andranno a trovarlo per fargli diverse domande in merito, per poi far credere loro di aver preso un granchio colossale.''
I poliziotti annuirono, d'accordo con lui.
Akinari Shouto era indubbiamente pazzo: una persona che decideva di tenere in prigione un uomo pur sapendo che era innocente asserendo che in futuro avrebbe potuto davvero commettere un atto deplorevole, non era da considerarsi sana di mente.
Ma bisognava riconoscergli anche ingegno ed arguzia. Pazzo sì, ma era un pazzo che sapeva perfettamente ciò che faceva.
'' Ed anche se fosse stato così stupido, non avrebbe avuto modo di nasconderlo in casa sua.''- aggiunse Miwako -'' Ho osservato molto attentamente la sua abitazione. Si trova all'ultimo piano di un condominio, piccola ma confortevole. Non c'è lo spazio per tenere un ostaggio.''
'' In quel palazzo c'è uno scantinato o qualcosa del genere?''- chiese Conan.
'' C'è un piccolo seminterrato.''- rispose Megure -'' ma è adibito a magazzino dove gli addetti alle pulizie tengono spazzoloni e disinfettati vari, e per una cosa e per l'altra, è un posto in cui ci va molta gente più volte al giorno.''
'' Impensabile quindi l'idea di nascondere un ostaggio in un posto del genere...''- fece Sakura -'' L'unica cosa che mi viene in mente è che l'abbia portato in un posto in cui possa controllarlo tramite una webcam... in quel caso avrebbe dovuto stipulare un contratto per installare una connessione.''
'' Conoscendolo se ne sarà già liberato da tempo...''- fece Megure poco convinto. In effetti, come ipotesi era sensata, ma un dettaglio la rendeva instabile e prossima alla fine.
Chi aveva assunto Shouto, sapeva che era stato in prigione, anche se ignorava il motivo della sua detenzione... il che voleva dire che il suo capo lo teneva sotto stretto controllo durante l'orario in cui era in servizio. Se era vero che controllava Shiratori dal posto in cui si trovava, avrebbe dovuto controllarlo spesso su un palmare, un tablet o un computer portatile. Qualcuno se ne sarebbe sicuramente accorto.
Aveva fatto domande in entrambi i posti in cui era impiegato e la risposta era rimasta uguale: gran lavoratore, impeccabile, zelante, il primo a prendere servizio e l'ultimo ad andarsene.
In poche parole, un lavoratore modello.
'' Se non sbaglio, l'ispettore Ayanokoji ha detto che sono nati e cresciuti tutti e tre a Kyoto.''- fece l'agente Chiba.
'' Sì, poi Shiratori dopo la promozione ad ispettore si è stabilito definitivamente a Tokyo.''. fece Sato -'' come mai questa domanda?''
'' Beh, pensavo...''- fece Chiba -'' adesso anche Shouto abita stabilmente qui in città... ma una casa nella sua città natale prima ce l'avrà pure avuta.''
'' Pensi che dopo aver drogato Shiratori con la scopolamina gli abbia ordinato di arrivare sino a Kyoto e di aspettarlo ad un indirizzo che gli ha dato?''- chiese Goro.
'' Perchè no? Kyoto in fin dei conti non è così lontana... ci si può arrivare sia con l'aereo che con il treno.''- fece Chiba.
'' Sì, ma c'è da considerare che qualcuno avrebbe potuto notare una persona che chiedeva un biglietto per recarsi in quella città con un'espressione da zombie in viso.'' - gli fece notare Conan -'' e se ne sarebbe ricordata meglio, dopo aver saputo che quella persona è stata rapita.''
'' E' vero...''- fece Chiba sfiorandosi il capo con la mano.
'' Inoltre''- aggiunse Miwako -'' in genere la durata massima della scopolamina non supera le dodici ore. E adesso sono abbondantemente passate. Shiratori si sarebbe già messo in contatto con noi a quest'ora.''
'' Tanto più che ho fatto controllare i documenti di Shouto... e non risulta aver lasciato la città nelle ultime settimane.''- aggiunse Takagi -'' e la casa in cui viveva prima dell'arresto è stata messa in vendita. A quanto pare...''- fece controllando la sua agendina degli appunti -'' dato che Shiratori ha fatto in modo che il nome di Shouto non fosse legato a quella faccenda di meditata corruzione, nemmeno il padrone della casa in cui viveva era al corrente del perchè l'affitto non veniva più pagato.
E dopo quasi sei mesi in cui non vedeva nemmeno uno yen e Shouto non rispondeva ai continui solleciti di pagamento, ha messo in vendita la casa, dove attualmente vive un uomo solo, 75 anni ed invalido che però non è mai solo dato che riceve la frequente visita di vicini ed assistenti sanitari.''
'' Quindi, grazie a Shiratori non si è ritrovato solo senza il lavoro per cui aveva speso anni e soldi all'accademia e con la carriera stroncata, ma anche senza un posto in cui tornare.''- fece Sakura.
Non c'era che dire, quel tizio ne aveva di motivi per volergli male, se non fosse per un dettaglio: avrebbe avuto ancora la sua sfolgorante carriera in polizia, una casa in cui tornare e forse una moglie o una fidanzata che lo aspettava se non avesse deciso che una posizione più prestigiosa in tempi rapidi valeva il nome di un innocente.
'' Tutti buoni motivi...''- borbottò Goro per poi imprecare -'' Ah, siamo in alto mare. Quando al posto dell'ispettore c'era l'agente Takagi le cose erano molto più semplici...''
Takagi abbassò lo sguardo mentre gli altri fulminarono con lo sguardo l'investigatore privato, il quale si tappò la bocca con aria mortficata quando si rese conto di cosa fosse uscito dalle sue labbra.
'' Scusa, non volevo...''- si affrettò a scusarsi il detective.
'' No, non fa niente... in fondo è vero.''- fece Takagi -'' almeno in quell'occasione qualche indizio poteva essere colto. Stavolta invece non abbiamo niente... nemmeno Shouto che ammette di essere il colpevole e che dice qualcosa come, riportatelo a casa se vi riesce.''
Dentro di sè pensò però che non poteva finire in quel modo così assurdo. In fin dei conti, se ce l'aveva fatta lui a sopravvivere ad un inferno di ghiaccio, paura e fatto di incertezza sino all'ultimo, che era l'imbranato per eccellenza, non c'era motivo per cui Shiratori non potesse farcela meglio di lui.
'' Ispettore, qual'è la prossima mossa?''- fece Sato.
'' So che forse non è quella più indicata...''- fece Megure -'' ma è meglio se ci prendiamo tutti un paio d'ore di stacco. Credo che siamo tutti abbastanza stanchi.''
'' Ispettore...''- tentò di opporsi Sato. In quel momento, perdere tempo era l'ultima cosa che potevano permettersi.
Ma a ben vedere, avevano riesaminato tutto quello che era in loro possesso fino alla nausea e non erano ancora giunti a nessuna conclusione.. si, forse un paio d'ore di stacco era quello che serviva a tutti.
Takagi aveva intuito che la sorella minore stava male per quella situazione così simile a quella che l'aveva vista protagonista pochi mesi fa e che la consapevolezza di poter fare poco o nulla la faceva stare pure peggio.
A quel mondo non c'era giustizia: sua sorella non doveva preoccuparsi in quel modo per una questione da poliziotti, non era giusto.
'' Dai, andiamo...''- fece il poliziotto prendendola sotto braccio -'' andiamo via da qui, piccola...''

Il cafè nel quartiere Haido era sempre stato il loro posto preferito.
Quando erano ragazzini ed il loro padre li portava con sè a Tokyo quando doveva discutere di lavoro con qualche finanziatore o quando andavano a fare una gita, fermarsi in quel cafè per prendere qualcosa era quasi un obbligo.
Era da sempre il loro posto preferito, il psoto in cui i loro problemi svanivano... ma nemmeno quel posto pareva sortire l'effetto desiderato.
'' Ora non pensiamoci per qualche minuto ok?''- fece Takagi sforzandosi di essere allegro -'' in fondo, sono pur sempre sei mesi che io e te non ci si vede... parlami un po' di te. Voglio sapere tutto quello che hai fatto.''
'' Beh...''- fece la giovane girandosi distrattamente la tazza di cioccolata che aveva ordinato -'' non c'è molto da dire... ho superato i test, ho dato qualche esame e per fortuna per il momento mi è andata bene... le solite cose.''
'' Davvero?''- fece Takagi con il suo tono indagatore -'' Sicura? Nient'altro?''
'' Non vedo che altro dovrebbe esserci...''
'' Ah non saprei...''- fece lui -'' Non è che mi nascondi qualche spasimante?''
La giovane Takagi divenne rossa come un pomodoro maturo a quell'insinuazione -'' M-ma ch-che ti salta in testa...?''
'' Andiamo... sai che a me lo puoi dire. Terrò acqua in bocca con la mamma, te lo prometto.''- la punzecchiò ancora il fratello.
'' Non c'è proprio niente da dire. Non ho nessuno spasimante... e comunque non sono affari tuoi!''- fece la giovane bevendo nervosamente un sorso di cioccolata, sempre più imbarazzata.
Il fratello invece se la rideva di gusto.
Almeno per un po' erano riusciti a mettere da parte la morsa che da qualche giorno li attanagliava.
In quel momento, al loro tavolo si avvicinò una cameriera con una busta.
'' Scusate se vi disturbo...''- si scusò la cameriera -'' ma un uomo mi ha chiesto di portarvi questa lettera. C'è scritto... Takagi.''
I due fratelli presero la busta, seppur molto confusi.
Quando mai si era vista recapitare una lettera ad una persona quando questa si trovava in un bar? In cui poi avevano deciso di andare all'ultimo secondo...
'' Strano, di solito la posta me lo recapitano a casa e...''- Takagi impallidì quando vide il mittente -'' Oddio...''
'' Che succede?''- fece la sorella, preoccupandosi.
'' Questa lettera pare essere stata spedita da Shiratori.''
Ok, non era una poliziotta, ma non ci voleva certo un distintivo per capire che era impossibile. Shiratori era attualmente sotto ostaggio e dubitava fortemente che il suo rapitore gli avesse fornito carta e penna per scrivere una lettera. E soprattutto che gli avesse permesso di inviarla ad un collega...
'' Magari è riuscito a trovare il modo di chiedere aiuto...''
'' No, non credo.''- fece Takagi senza smettere di fissare quella busta -'' Sarebbe stato più sensato mandarla in centrale piuttosto che a me... inoltre, qui ci siamo venuti all'ultimo minuto e non ho detto dove andavamo. Solo che facevamo un break per riordinare le idee. Non ho mai detto la nostra destinazione.''
'' Quindi... tu credi che...?''
'' Che Shouto ci abbia tenuto d'occhio e ce l'abbia fatta avere. Meglio non aprirla qui...''- fece alzandosi lentamente -'' stammi vicina...''
Takagi pagò in fretta il conto senza dire nemmeno una parole ed uscì dal locale con la sua sorellina sotto braccio. Un po' per proteggerla dalla pioggia battente, un po' per volerle fare quasi da scudo con il proprio corpo nel caso Shouto fosse stato ancora nei paraggi ed avesse tentato loro qualche scherzo.

'' Che cos'hai detto?!?''- fece Megure sconvolto dopo che il suo sottoposto e la sorella minore furono rientrati in centrale, raggiungendolo nella sala riunione dove si trovava assieme a Conan e Goro -'' Shouto ti ha seguito?!?''
'' Sì.''- fece Takagi -'' Non ho dubbi: io e mia sorella abbiamo deciso d'impulso di andare in un cafè che conosciamo molto bene, quando una cameriera ci ha portato questa busta. Ho controllato le informazioni e come mittente c'è scritto Ninzaburo Shiratori.''- nel dir così gliela porse.
'' Non l'ha scritta la persona indicata come mittente, ne sono sicuro.''- fece Conan -'' se avesse avuto modo di scrivere e far recapitare una lettera per chiedere aiuto, avrebbe fatto molto prima a telefonare. I soccorsi sarebbero arrivati molto prima.''
'' In effetti l'ho pensato anch'io.''- fece Takagi -'' Shouto voleva farci arrivare un messaggio, ma non poteva correre il rischio di farsi vedere bazzicare intorno alla centrale o avremmo avuto almeno una prova indiziaria a suo carico...''
'' Probabilmente vi ha visti uscire, vi ha seguito e quando è stato certo che avreste passato un po' di tempo in quel locale, vi ha fatto arrivare quella lettera.''
Megure la aprì con cautela, temendo non poco cosa mai potesse contenere... un poliziotto scomparso per mano di folle che minacciava di ucciderlo se la polizia non fosse riuscita a salvarlo in tempo e l'arrivo di una busta non era una combinazione che lo entusiasmava.
La cosa positiva era che busta non conteneva foto di cadaveri insanguinati o di qualcuno che necessitava di vedere un bravo chirurgo.
La cattiva era che si trattava di un ricatto bello e buono.
'' La partita sta per finire e non ho ancora visto alcun risultato...''- lesse l'ispettore ad alta voce -'' ma dato che sono una persona ragionevole, farò in modo di offrirvi di evitare un inutile spargimento di sangue. Voglio solo ciò che mi spetta e sarà tutto finito.''
'' Ma cosa intende...?''- fece Goro, stranito.
'' Non è ovvio?''- fece Takagi -'' Ci sta proponendo uno scambio. Lascerà che Shiratori se ne torni a casa... ma in cambio vuole essere reintegrato in polizia. Come ispettore, ovviamente.''
'' Lo sapevo...''- borbottò Conan tra sè e sè.
Non sapeva quanto potesse aver fatto male a quel tizio il sentirsi tradito ed abbandonato dal suo migliore amico, ma di una cosa era certa: il fatto che per causa di quella denuncia non era riuscito ad avere la promozione dei suoi sogni, di certo lo infastidiva molto di più.
Era a quello che aveva sempre mirato, sin dall'inizio.
'' Ispettore...''- fece Goro, sempre più preoccupato da quella situazione.
'' Non posso.''- fece il poliziotto abbassando gli occhi, mestamente -'' il fatto non è avvenuto nella prefettura di Tokyo, io non ho alcun potere decisionale... ed anche se l'avessi... mi dispiace molto, ma in polizia non c'è posto per un agente che aveva già meditato in passato di intralciare la giustizia per fini personali.''
'' Ma c'è altro...''- fece Takagi -'' Poniamo il caso che possiamo fare qualcosa e che decidiamo di fare il suo gioco... chi ci assicura che starà ai patti? Io non mi fido di quel tipo.''
'' Nemmeno io.''- fece Sakura.
'' Ed io sono d'accordo con voi... ma non abbiamo prove e nemmeno indizi contro di lui.''
In poche parole, pareva che un ex poliziotto corrotto fosse riuscito a metterli tutti in ginocchio e in un colpo solo. Eppure... avrà pur avuto un punto debole.
La govane Sakura guardò l'orologio.
Doveva sbrigarsi.
'' Scusate, devo andare a ritirare delle camice in tintoria...''- fece la ragazza uscendo dall'ufficio.
Non potevano davvero lasciarsi mettere in ginocchio da un tipo simile. Non era un Dio e nemmeno il Diavolo.
Era solo un uomo con il cuore nero come l'inchiostro.
'' Non t'illudere bello...''- pensò aprendo l'ombrello, pronta ad affrontare la pioggia che non accennava a smettere, incamminandosi verso la sua destinazione -'' se ce l'ho fatta a salvarmi io, che ero il sogno di ogni pubblico ministero, riusciranno a mettere spalle al muro pure te.''

Era riuscito a muovere le dita delle mani.
L'effetto del paralizzante era finito e stavolta gli pareva che fosse durato meno delle altre volte. In fin dei conti, erano già diverse dosi, dopo un po' iniziavano a perdere effetto.
Doveva agire immediatamente. Doveva trovare il modo di liberarsi e poi avrebbe cercato un telefono per chiedere aiuto. Non poteva dire dove si trovava, ma sicuramente sarebbero riusciti a rintracciare la telefonata.
'' Ok, mantieni la calma, stai per uscire di qui...''- tirò verso di sè le gambe in modo da poter piegare le ginocchia e recuperare almeno un briciolo di mobilità per gli arti inferiori... non l'avesse mai fatto.
Come aveva mosso le gambe, si era ritrovato appeso a testa in giù come un baccalà ed aveva sentito il rumore di un oggetto molto pesante cadere a peso morto.
Anche se era buio e non poteva vedere, intuì che il pezzo di corda che gli serrava le caviglie era collegato ad un altra corda più lunga fissata a chissà quale oggetto pesante che secondo il principio della carrucola.... era caduto a terra ed aveva fatto salire lui.
'' Ti avevo raccomandato no, di startene buono, fermo e tranquillo...''- fece la voce del suo aguzzino avvicinandosi a lui.
Riusciva a vedere qualcosa che luccicava, malgrado l'oscurità.
Un coltello, poco ma sicuro.
'' Ma ci fosse una volta, e dico UNA, che tu mi dia retta.''- lo prese ancora in giro, avvicinandosi sempre di più con il coltello.
Glielò posò sul lato destro del collo, vicinissimo alla carotide.
Sentì pizzicare la pelle al contatto con la lama.
Quando questa incise, fece del suo meglio per non gridare e per non dargli soddisfazione. Fortunatamente aveva il bavaglio o non era certo di poter riuscire nell'intento di non urlare.
La ferita inziò subito a sanguinare ed il sangue iniziò a colargli su una parte della faccia.
Anche se non era particolarmente profonda... era appeso a tesa in giù e già questo era un fatto pessimo dato che il sangue non avrebbe potuto far altro che affluire in direzione del cervello, ma dato che era ferito alla gola... ci avrebbe messo poco meno di un'ora a dissanguarsi. Al suo aguzzino non sarebbe rimasto altro da fare che allontanarsi e farsi vedere in giro, durante quell'ora in cui avrebbe reso indietro l'anima. Alibi perfetto.
'' Si direbbe che io abbia vinto la partita con i tuoi amici...''- lo schernì -'' non avrei voluto farti morire così in fretta, ma tu hai avuto la bella idea di muoverti e di azionare la trappola e non mi hai lasciato altra scelta.''
Dio, anche se gli avevano insegnato fin da quando aveva iniziato a parlare che doveva sempre agire da gentiluomo ed essere sempre calmo e compassato, lo avrebbe insultato più che volentieri in tutte le lingue che conosceva.
'' Non prendertela con i tuoi amici... in fin dei conti, è risaputo che a fidarsi delle persone che promettono di saltare nella porta dell'inferno per te, finisce sempre male.''
Nel dir così lo lasciò di nuovo solo, abbandonandolo al suo destino.
Non poteva fare niente.
A meno che a qualcuno non fosse riuscito il miracolo di individuare la sua prigione in meno di un'ora e venisse a soccorrerlo, la sorte per lui era segnata.
L'unica cosa che poteva fare era respirare il più lentamente che poteva per rallentare il battito cardiaco e far diminuire così la fuoriuscita di sangue.
Non l'avrebbe salvato, forse avrebbe solo prolungato la sua agonia... ma era sempre meglio che disperarsi in attesa della morte.

  
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