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Autore: Calya_16    09/06/2016    4 recensioni
Cosa succederebbe se Carol perdesse la memoria? Cosa farebbe Daryl? Ambientata durante la seconda parte della quinta stagione
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carol era disperata: perché la sua bambina non era lì con lei, a farsi stringere?
Tutti si zittirono, smisero di mangiare. La tensione era palpabile e certi sguardi iniziarono a volare da Carol a Daryl, cercando di non farsi notare troppo.
Rick le pose una mano sulla spalla, voltandola verso di lui.
“Carol, forse è stata la botta. Tra poco ricorderai” lo sceriffo non sapeva bene cosa dire: Carol avrebbe ricordato di lì a poco o le avrebbero dovuto infliggere il dolore di dirle che sua figlia era morta? E come, nel qual caso?
Carol scosse il capo, mentre il respiro le diventava sempre più irregolare.
“Dimmi cos’è successo alla mia bambina!” iniziò a urlare, cercando di allontanarsi dalla presa di lui.
Rick però la tenne ferma fino al silenzioso arrivo di Daryl: le prese le spalle e la tenne ferma, dicendole che prima doveva calmarsi. Carol sembrava non sentire e iniziò ad agitarsi sempre di più.
Le orecchie le fischiavano, tutto si stava fondendo davanti ai suoi occhi: facce e luoghi, in un vortice che sembrava non avere fine.
Daryl le circondò il corpo con le braccia, cercando di trattenere la sua forza disperata.
“Rick ha un attacco di panico!” la voce di Michonne riscosse tutti e lo sceriffo le disse che andava tutto bene, che le avrebbero spiegato tutto.
Maggie si fece avanti e prese una mano dell’amica tra le sue: era sudata e fredda.
“Carol, sono Maggie. Adesso ti siedi e parliamo. Prendi aria con me, forza” la ragazza cercò di calmarla, provando a sorriderle. Voleva farle capire che non vi era niente e nessuno di cui avere paura, erano tutti lì per lei.
Carol continuò a tremare fino a che non iniziò a piangere in maniera scoordinata.
“Carol mi senti?” una voce la stava chiamando: le giungeva ovattata, lontana alle orecchie.
Carol strinse più forte le palpebre e lentamente riaprì gli occhi: doveva essere forte, non poteva lasciarli andare così. Si lasciò aiutare e l’appoggiarono con la schiena alla parete, mentre tutto riacquistava piano piano forma e i suoni tornavano normali.
Quando la vista le si definì vide quella che doveva essere Maggie accanto a lei, che le sorrideva.
“Brava, sei forte come sempre. Ora ti diamo un po’ d’acqua e poi parliamo, ok?”
Carol annuì, non sapendo bene cosa aspettarsi. Mentre qualcuno le portava una bottiglia d’acqua si guardò attorno: tutti erano vicino a lei, formavano un mezzo cerchio.
Uno sguardo particolare attirò il suo: Daryl le era di fianco, poco distante e in piedi. La fissava, illeggibile. Carol si sentì attratta e intimorita allo stesso tempo.
Bevve avidamente: le sembrava la cosa più reale di sempre.
 
Stava guardando la scena da lontano, con Glenn: Rick continuò a tenersi una mano sulla nuca con lo sguardo a terra, girando in tondo.
“Dobbiamo dirglielo, rimandare farà solo peggiorare le cose” Glenn aveva ragione, Rick lo sapeva.
Aveva voluto aspettare indietro con lui per poter discutere su come affrontare la faccenda. Aveva bisogno ora più che mai anche del parere di Daryl, soprattutto di quello di Daryl, ma non riusciva a farlo star lontano da Carol. Capiva il suo bisogno di proteggerla, ma questa era una questione che lo riguardava troppo e non poteva non prenderne parte.
“Glenn, porta qua Daryl. Trascinalo se necessario”
Glenn annuì, poco convinto sul fatto di poter riuscire a trascinarlo.
Arrivò alle spalle dell’arciere, richiamando la sua attenzione. Gli fece semplicemente cenno di andare da Rick.
Quando i tre uomini furono lontani dal gruppo e soli iniziarono a parlare di come dire tutto a Carol.
“Dille che è dispersa” suggerì Glenn.
“Così la faresti sperare per niente” sputò Daryl, scuotendo il capo.
“Dobbiamo dirle che Sophia è morta, questo è sicuro. Ma dobbiamo trovare il modo giusto, non possiamo semplicemente andare lì e dirglielo come se niente fosse. Daryl, te la sentiresti?” Rick si spostò verso l’amico.
Questo scosse il capo.
“Come posso fare a dirle che sua foglia non c’è più?!”
“Ti prego, non urlare” Rick cercò di calmarlo, per non attirare l’attenzione.
Daryl gli rispose con un ringhio frustrato.
“Sei tu il capo, sei tu quello che le ha sparato in testa: diglielo e basta, condiscile la notizia, ma fallo”
Senza aggiungere altro Daryl tornò dal gruppo, più in disparte questa volta.
Rick sospirò, chiudendo gli occhi e posando le mani alla base del naso. Sentì una pacca sulla spalla e girò di poco il volto: Glenn guardava davanti a sé con sguardo triste.
“Ha ragione: devi essere tu a farlo. Richiamo gli altri, è meglio che abbia attorno meno gente” Rick annuì, per poi osservare Glenn che disperdeva il gruppo.
S’incamminò così verso Carol, ora solo circondata da Glenn, Daryl e Maggie. Le s’ inginocchiò vicino, sospirando.
“Sei una donna forte, lo sai questo?” Rick non voleva partire subito con la notizia, doveva prima prepararla.
Carol annuì, confusa.
“Ne abbiamo affrontate tante: Atlanta, la fattoria in fiamme, la prigione; ma tu hai sempre sopportato tutto, sei sopravvissuta anche quando era fuori da sola. So che puoi farcela di nuovo”
Carol continuò a non capire, ma si mise a sedere meglio. L’agitazione stava crescendo, ma non voleva darlo troppo a vedere. Non ricordava certe cose che lo sceriffo le aveva appena detto e voleva sapere.
“Hai affrontato la cosa di Sophia come nessun altro di noi avrebbe saputo fare. Era una ragazzina dolce, troppo forse per questo mondo. Tu hai fatto di tutto, non è stata colpa tua” Rick non voleva fare una pausa, voleva continuare mentre gli occhi si inumidivano, ma Carol lo bloccò cacciando un piccolo urlo e portandosi le mani alla bocca.
Aveva capito.
“Sophia è morta?” quasi sussurrò, troppo spaventata da quella domanda eppure bisognosa di risposta.
Rick annuì “Sophia è morta”.
Carol rimase a fissarlo senza realmente vederlo, mentre cercava di assimilare la notizia.
“Carol?” Maggie cercò di scuoterla, e questa voltò il capo nella sua direzione.
“Cosa?” sembrava che nulla fosse stato detto.
“Come ti senti?”
“Bene” Carol si alzò, senza farsi aiutare da nessuno. Li guardò e poi si chinò a bere ancora: non aveva sete eppure sentiva il bisogno di fare qualcosa.
Glenn e Maggie si scambiarono uno sguardo preoccupato: qualcosa non andava, era evidente.
Prima che uno di loro potesse fare qualcosa Carol lanciò lontano la bottiglia e iniziò a correre verso l’uscita del fienile, lasciando dietro di sé solo lacrime.
Stava realizzando e non sapeva come fermare tutto quello che sentiva: così all’improvviso, troppo per poter continuare a stare ferma, a far finta di niente, a mantenere il volto impassibile. Era una maschera di dolore, calde lacrime lo solcavano.
Aveva solo bisogno di esser lasciata sola, capire se tutto quello era un sogno o realtà, e aveva paura.
Carol corse fuori, respirando a pieni polmoni l’aria fresca. Le lacrime continuarono ad uscirle prepotentemente, ma non le importava. Come poteva credere che sua figlia, la sua Sophia, fosse morta? Come? Era una realtà in cui non voleva vivere, eppure sembrava che ce l’avesse fatta: perché non ricordava? Si sentiva così persa.
Si portò le mani alle tempie e spinse, stringendo i denti per trattenere un urlo, in un moto di rabbia e disperazione. Proprio in quel momento una voce le giunse dalle spalle.
“Dobbiamo parlare” la voce di Daryl era gentile, ma quando le posò una mano sulla spalla Carol si divincolò.
Non voleva ascoltare, non voleva sapere: solo correre lontano, immaginarsi altro e scordare. Così iniziò a correre, ritrovandosi presto dietro al fienile bloccata dagli alberi caduti la sera precedente. Fece per voltarsi e trovare un’altra via ma vide Daryl bloccarle la via di fuga.
“Vuoi fermarti?” questo voleva urlare, ma cercò di trattenere un po’ l’agitazione che aveva.
Carol non ricordava, si sentiva persa, ma anche lui: gli mancava la sua amica, la sua Carol, i loro sguardi, il loro rapporto: tutto quello che avevano passato e che lui era diventato sembrava d’improvviso tutto svanito. Questo Daryl non voleva accettarlo, così avanzò verso la donna.
“Sono io, non hai bisogno di scappare da me”
Carol rimase ferma, il petto che si alzava e abbassava velocemente per la corsa. Era guardinga, ma quando Daryl le fece segno di seguirla per potersi sedere su un tronco lo seguì. Sentì che poteva fidarsi di lui, lo diceva il suo istinto.
Rimasero per po’ seduti vicini, senza dirsi niente.
“Cosa ricordi?” Daryl interruppe quel silenzio voltandosi verso di lei.
Si stupì di quella domanda: prima di lui nessuno si era preoccupato di chiederle cosa ricordasse, tutti volevano solo che lei comprendesse e tornasse quella che non sapeva di essere. Forse aveva solo bisogno di parlare, di riportare alla mente quello che poteva e ricomporre i pezzi. Ma la cosa più importante era che voleva sapere come Sophia fosse morta.
“Io che stringo Sophia, su una strada. Siamo circondate da macchine, ma va tutto bene” si stupì di esser riuscita a parlare, ma sentì un peso lasciarle lo stomaco.
Ecco le lacrime, di nuovo, ma questa volta serano leggere e silenziose. Daryl avrebbe voluto allungarsi e toglierle dal volto, alzò la mano per andarle a sfiorare una guancia quado si rese conto del gesto: si grattò il mento e poi si posò la mano sulle gambe.
Carol ignara di questo continuò a guardare avanti a sé, per poi riprendere a parlare.
“Ti prego, raccontami cos’è successo. Se non posso riavere la mia bambina, ridammi la mia memoria”
Daryl spalancò gli occhi e si agitò a quelle parole: questo era il riscatto per non esser riuscito a salvare Sophia? Salvare Carol era la sua missione? Era quello che voleva, riportarla da lui, e ora aveva uno scopo per rialzarsi: Carol lo aveva sempre aiutato, ora era il suo turno.
La rivoleva indietro più di ogni altra cosa.
Senza pensarci troppo l’abbracciò, respirando il suo profumo e chiudendo gli occhi. ‘Torna da me’ pensò l’arciere stringendola più forte a sé.
Carol si ritrovò d’improvviso circondata da due forti braccia e schiacciata contro il petto di Daryl: non ricordava molto di quest’uomo, ma si lasciò andare al conforto che le stava dando posando la testa sulla sua spalla e piangendo.
‘Chi sei Daryl? Chi eravamo prima di tutto questo?’ quell’uomo era un mistero, continuava a pensarci. Che tipo di legame avevano? Carol aveva notato le occhiate che le tirava, come la teneva d’occhio e ora come si stava preoccupando di lei.
Certo, anche gli altri erano preoccupati, ma lui voleva ascoltarla, lasciarla parlare: Carol non aveva risposte, solo più domande.
Dopo un po’ Daryl si staccò dall’abbraccio imbarazzato, tornando al suo posto ma tenendo la sua gamba premuta contro quella della donna.
“Posso cominciare a raccontarti da lì se vuoi” le propose.
Lei annuì, andando ad asciugarsi le lacrime.
“Eravamo sull’autostrada quando un’orda di zombie ci venne contro. Ci nascondemmo, ma Sophia si lasciò prendere dalla paura e scappò. Era corsa nel bosco. Rick la seguì..” Daryl gli raccontò tutto, di come arrivarono alla fattoria, di Carl ferito e di Hershel. Carol lo ascoltava annuendo di tanto in tanto, mentre piccoli sprazzi di memoria le portavano davanti agli occhi immagini nuove eppure conosciute.
Daryl notò il suo sguardo perso, ad un certo punto, e le strinse la mano scuotendola.
“Ricordi qualcosa?”
“Delle tende, una casa e un fienile. Ma non saprei metterli insieme se non fosse per te” Carol cercò di sorridergli, benché quel racconto le facesse male.
Daryl non lasciò la sua mano quando riprese a parlare: era arrivata la parte più dura, ovvero raccontarle di quando uscirono gli zombie dal fienile e scoprirono Sophia.
“Sembrava che non ve ne fossero più…” stava per arrivare al punto quando sentì una voce chiamarli: era Glenn che li stava cercando.
“Vi è un tipo che vuole portarci in un posto sicuro. Dice di conoscerci e di essere nostro amico”
Daryl guardò Carol, non sapendo che fare.
“Arriviamo subito, grazie” questa prese la parola, per poi tornare a voltarsi verso Daryl.
“Cosa successe poi?”
“Sophia”
Solo quella parola e la presa di Carol ricordò a Daryl che avevano ancora la mano intrecciata.
Glenn capì il discorso e tornò indietro.
“Forse dovremmo seguirlo” Carol si alzò, lasciando la mano di Daryl e cercando di ricomporsi gli abiti.
Iniziò a camminare verso il fienile, la testa bassa e troppe cose per la testa.
“Adesso dobbiamo andare, ma mi spiegherai poi una cosa?”
“Cosa?” Daryl si alzò e la seguì.
“Come ho fatto a superare tutto?”
‘Ero lì con te, non eri sola. Non lo sei mai stata’ avrebbe voluto dirle Daryl, ma si limitò a “Non eri sola, tutti ti hanno aiutata”
“Grazie Daryl”
Con queste parole Carol riprese a camminare, mentre il racconto e la consapevolezza prendevano forma dentro si lei.






Nota dell'autrice: ci sono ancora molte cose da spiegare, e Carol è visibilmente sotto shock. Non volevo farle avere subito attacchi isterici o altro, una notizia così non si può comprendere e metabolizzare subito. Arriverà un momento in cui comprenderà davvero, saprà che Daryl era andato a cercare Sophia, ma tutto a tempo debito. 
Ricordatevi di passare sulla pagina autrice e alla prossima!
   
 
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