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Autore: Shirley Mei    09/06/2016    0 recensioni
Hanzo e Genji. Nella storia di Overwatch li vediamo affrontarsi, confrontarsi. Sembra impossibile che possano essere fratelli, eppure è così. Nati nell'antica quanto potente famiglia Shimada, il destino ha diviso il cammino di questi uomini un tempo legati.
In questa fic ho provato a immaginare e raccontare alcuni dei momenti più importanti nella loro crescita. Passando da un tempo di spensieratezza a un tempo in cui i loro caratteri tanto differenti li abbiano portati, non solo alla distruzione del loro rapporto fraterno, ma anche a quello di tutta la loro famiglia.
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genji Shimada, Hanzo Shimada
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Quinto Capitolo

一人で

 

Gli occhi di Hanzo vagarono assorti sul Kakejiku* del tempio. In quel luogo erano racchiusi alcuni dei suoi ricordi più belli. La maggior parte legati alla sua infanzia insieme a Genji e ai pomeriggi trascorsi nell’ascoltare le storie di suo padre.

La luna era alta in cielo e le fioche luci delle lanterne in carta di riso avvolgevano l’ambiente con una calda atmosfera.

Dei passi lo ridestarono dai suoi pensieri e, voltandosi, vide suo fratello Genji arrivare al tempio, scortato da due servitori.

<< Sei già entrato pienamente nel tuo ruolo, Anija >> constatò Genji, facendo segno ai servitori di allontanarsi << Mi fai convocare quando hai qualcosa di dirmi, invece di venire di persona. Proprio come nostro padre >>.

Hanzo fece un profondo respiro e, alzato lo sguardo iniziò a parlare << Non te lo ripeterò una seconda volta, Genji. Non sei più un ragazzino. Hai avuto la tua occasione di divertirti e di passare il tuo tempo come più ti aggradava. Ora è il momento di lasciare da parte le sciocchezze e prendere il posto che ti spetta: al mio fianco, come guida del clan >>.

<< Umph… >> sospirò Genji, scuotendo la testa << Rikai shite imasen**...credi davvero che il punto sia il divertimento, Anija? Allora non mi hai mai conosciuto davvero. Non ho mai desiderato guidare questa famiglia, è un tua responsabilità >>

Hanzo abbassò lo sguardo, affranto << È così dunque...ti rifiuti? >>

Genji restò in silenzio per un istante, lo sguardo fisso su suo fratello. Capiva il suo dolore, la sua ansia derivata dal peso che il suo nuovo titolo gli portava. Nonostante questo, il suo cuore non riuscì a rinnegare la sua natura.

<< Sōdesu ka***, Anija >> sospirò.

In quel preciso istante nel cuore di Hanzo si formò una spessa corazza e nei suoi occhi, una scintilla di rabbia e disprezzo si accese, viva. Senza freni.

<< Allora... >> soffiò, adirato << È tempo per te di accettare le conseguenze delle tue azioni >>

Voltandosi, Hanzo afferrò la katana di Genji, che aveva recuperato dalle sue stanze. La lanciò al fratello che l’afferrò, confuso.

<< Che cosa vuoi fare Hanzo? >>

Il fratello sguainò dunque la sua di katana, alzandola al suo lato pronto per attaccare.

<< Il mio dovere >>

Genji mosse gli occhi confuso sulla sua katana e poi sul fratello, corrugando la fronte.

<< Non combatterò contro di te! >>

<< Allora… >> sussurrò Hanzo, stringendo con maggior forza la presa sull’elsa << Morirai senza lottare! >>

Scattando ad una velocità incredibile, Hanzo affondò la sua lama verso Genji che riuscì ad evitare il colpo all’ultimo secondo gettandosi a terra e scattando di lato.

<< Yamero**** Anija!! >> gridò il ragazzo, evitando di sfoderare la sua katana << Non dobbiamo arrivare a questo! >>

Con un’ altro affondo, Hanzo azzerò la distanza che li separava. Utilizzando il fodero della katana Genji deviò il colpo, trattenendo la spada di Hanzo.

<< Se tu avessi un briciolo di onore capiresti invece che non c’è altra soluzione! >>

Con un calcio allo stomaco Hanzo fece capitolare Genji contro alla parete.

<< Ugh!! >> tossì, il ragazzo, afferrandosi l’addome.

<< Le tue azioni ti hanno portato a questo! >> gridò Hanzo, puntandogli contro la sua katana << Ora sii uomo e combatti per la tua libertà! O morirai qui e ora, senza fare nulla! Proprio allo stesso modo in cui hai vissuto! >>.

Furente Genji rialzò lo sguardo, digrignò i denti e, rialzatosi, si decise a sfoderare la propria arma.

<< Che diritto hai di giudicarmi?!? >> con altrettanta velocità, Genji attaccò il fratello tempestandolo con un numero spropositato di affondi, che tuttavia non andarono a segno, deviati da Hanzo << Ancor prima di venire al mondo… Hai sempre saputo quale sarebbe stato il tuo ruolo, non hai mai avuto il coraggio di pensare con la tua testa! Sei solo un burattino nelle loro mani!! >>.

Abbassandosi di lato, Genji tentò un affondo dal basso verso l’alto. Hanzo riuscì a scansarsi appena in tempo, così che la lama sfiorasse di striscio i suoi capelli.

In quel secondo, Genji perse stabilità e approfittando di quel minuscolo frangente Hanzo roteò il corpo con tutta la sua forza colpendo e affondando la lama sull’addome di Genji.

Il ragazzo avvertì prima solo il calore del sangue che bagnava i suoi abiti, poi il dolore.

Scattò all’indietro tastandosi la ferita; il taglio era profondo, ma non letale. Mentre osservava il suo sangue che inzaccherava i tatami del suo tempio, una profonda consapevolezza parve colpirlo all’improvviso: suo fratello stava davvero cercando di ucciderlo.

Il suo unico, adorato fratello. Con cui era cresciuto, con cui aveva condiviso gioie e dolori. Sorrisi e rimpianti. Ore e ore di allenamento tra i boschi di Hanamura.

Qualcosa dentro di lui si spezzò, nel profondo. Il dolore fu tale che il suo cuore sembrò spezzarsi e infrangersi come un cristallo.

Negli occhi di Hanzo non lesse nessuna esitazione, o nessun rimpianto. Solo una fredda, glaciale apatia.

Il suo dolore venne presto sostituito dalla rabbia e dalla frustrazione per aver creduto che in qualche modo lo avrebbe capito, che in fondo le sue intenzioni non erano davvero l’omicidio del suo stesso sangue. Ma non era così, non più.

Tremante di collera si asciugò la mano insanguinata sui pantaloni, prima di stringerla di nuovo sull’elsa della katana.

<< Anata ga nozomu yō ni*, Hanzo >>.

Raccogliendo tutte le sue forze, Genji caricò un attacco, scattando verso il fratello. Hanzo alzò la katana pronto a parare il colpo, all’ultimo istante Genji deviò la traiettoria fermando la sua corsa e passando la katana sulla mano sinistra.

<< AHHRG!! >> gridò Genji, puntando al fianco destro di Hanzo. Il colpo andò a segno, ma i danni erano lievi; tanto che parve non accorgersene nemmeno.

Riprese posizione di attacco, alzando la sua katana << Avresti dovuto darmi ascolto… >> sussurrò.

Nel frattempo il sangue continuava a fuoriuscire sempre più copioso dalla ferita di Genji, che incurante riprese a sua volta posizione << Potrei dirti lo stesso, Anija. In un modo o in un altro tu stai adempiendo alle volontà di qualcun' altro >> fece scivolare leggermente in avanti il piede sinistro, abbassando la lama appena sotto il suo fianco << E questo non ti rende tanto diverso da uno schiavo! >>.

Il colpo inferto questa volta era molto più lento, ma infinitamente più potente. Tanto che la lama di Hanzo, alzatasi per proteggere il suo padrone, si incrinò sotto il peso di tanta potenza, procurandone una spaccatura.

Con le braccia tese Hanzo resistette a fatica a tanta forza, approfittando però della vicinanza del fratello per colpirlo ancora una volta. Scostò la katana di Genji sfruttando la spaccatura che l’aveva intrappolata e gli fece perdere l’equilibrio. Affondò la spada e Genji fece appena in tempo a ritirare il capo; se si fosse mosso anche solo secondo più tardi la sua testa sarebbe rotolata al suolo. Invece la lama di Hanzo gli procurò solo un taglio sul viso, che iniziava dal sopracciglio sinistro e terminava sulla guancia destra.

Il ragazzo si portò una mano sul viso, indietreggiando.

<< Owarida*, Genji >> sentenziò, Hanzo.

Genji digrignò i denti e alzò la sua katana << Ore wa...akiramete wa ikemasen!* >>

Hanzo affondò il primo colpo, sbilanciandolo.

Il secondo lo spinse contro il muro, intrappolandolo e ferendolo alla gamba destra.

Genji alzò lo sguardo, prima sugli occhi di suo fratello, poi sulla sua katana, alzata in alto pronta a scendere su di lui.

Tentò una parata ma il sangue, scivolando dalla sua fronte, cadde nei suoi occhi, accecandolo per un millesimo di secondo.

Eppure tanto bastò.

Per un momento non sentì nulla, il suo corpo galleggiava leggero. Avvertì il vento, fuori casa, che soffiava leggero tra le fronde dei ciliegi. I grilli che cantavano e i profumi dolci dell’incenso. Quando i suoi occhi si riaprirono, la prima cosa che vide fu il viso di suo fratello, subito dopo le sue mani, abbassate, strette sull’elsa della katana. Ne seguì la lama e con orrore la vide piantata suo suo corpo. Aveva attraversato tutta la spalla sinistra, la clavicola e il petto.

Il colpo era stato tanto violento che il  Kakejiku, appeso alle sue spalle, si era tagliato e sporcato del suo stesso sangue.

Perfino Hanzo, per un brevissimo istante, parve sorpreso. Ma non fu che per un soffio. I suoi occhi si indurirono e, senza esitazione, estrasse la sua katana dal corpo del fratello.

<< Gah… >> tossì Genji, sputando sangue. La sua katana, ormai divenuta troppo pesante, scivolò via dalla sua mano finendo a terra con un leggero tonfo.

Cadde in ginocchio, riversandosi poi su un fianco. Hanzo indietreggiò di qualche passo. Le braccia, improvvisamente pesanti come macigni, gli caddero sui fianchi.

Guardava Genji, suo fratello, a terra mentre perdeva moltissimo sangue. Sbatté gli occhi e per un secondo credette di trovarsi in un sogno.

Sentiva il ragazzo annaspare e tossire, in cerca di ossigeno. Incrociò il suo sguardo e, sofferente, strinse con forza l’elsa della sua katana.

<< Dovevi ascoltarmi!! >> gridò, con tutte le sue forze.

Per risposta Genji sorrise e, tremante, fece scivolare una mano sotto la manica del suo abito. Ne estrasse una piuma di falco, portandosela vittorioso vicino al viso.

<< Ore wa... kachimashita*, Anija >>.

Hanzo la guardò sorpreso, ricordando quella notte di tanti, tanti anni prima. In seguito alla sua bravata, loro padre non aveva più permesso a Genji di andare da solo nella foresta e così non aveva mai avuto occasione di mantenere la sua promessa. Hanzo aveva ugualmente regalato la sua piuma a Genji, raccomandandosi di trattarla con cura.

Genji volle comunque rinnovare la sua promessa

“Ne troverò una ancora più bella della tua, Anija” la voce di suo fratello, ancora bambino, risuonò nella sua mente ancor prima che se ne rendesse conto “Tornerò nella foresta da solo, e ci riuscirò! Allora avrò vinto io e me ne porterai altre”.

In quel momento, gli occhi di Genji si chiusero e con un sorriso sulle labbra, spirò.

La piuma sulla sua mano, ormai insanguinata, cadde al suolo poggiandosi leggera accanto al suo viso.

Anche Hanzo, in quel momento, cadde in ginocchio.

Restò li, immobile, per un tempo indefinito. Mille e più pensieri che affollavano la sua mente. Ecco, aveva adempito al suo dovere, aveva ristabilito l’ordine nella sua famiglia.

Solo all’alba trovò le forze di alzarsi e di andare verso le sue stanze. Aveva l’impressione di muoversi al rallentatore, tanto che ogni suo gesto, fino al più piccolo, pareva durare un’eternità. Camminò fino alla sua porta, la fece scorrere lentamente, richiudendosela alle spalle.

Posò la sua katana sul suo altare. Si sedette sui tatami e restò li, immobile.

Dopo qualche istante i suoi occhi si posarono sulla foto poggiata accanto al suo armadio.

Ritraeva lui e suo fratello Genji, più giovani di qualche anno. Erano vestiti con gli abiti degli allenamenti. Lui era serio, con le braccia incrociate. Genji invece era sorridente e lo abbracciava passandogli un braccio sulle spalle.

Gli tornò in mente la storia raccontatagli da suo padre. Dei draghi fratelli, della loro lotta e della vittoria del drago del vento del Sud. Della sua disperazione e della sua amarezza.

“Assetato di potere ho ucciso mio fratello” così aveva detto, il drago del vento del Sud “Ma senza di lui...mi sento perso”.

Un dolore, profondo, come uno squarcio colpì il cuore di Hanzo. Tale fu la sua agonia da farlo stramazzare al suolo, la mano stretta al petto.

“Ho ucciso mio fratello” pensò, disperato, la testa poggiata al suolo, con forza “Ho ucciso mio fratello”. Lacrime amare solcarono il suo viso, ma tale era la disperazione che a stento se ne rese conto.

“Ho ucciso mio fratello...ma senza di lui, mi sento perso”.

 

Nei giorni successivi il clan Shimada avrebbe attraversato il suo periodo più buio.

Hanzo, ricolmo di rimorso e con il cuore distrutto per la perdita dell’amato fratello, avrebbe poi lentamente intrapreso il cammino che lo avrebbe portato a rigettare l’eredità di suo padre.

Rendendosi conto che, con la convinzione di preservare l’onore degli Shimada aveva, alla fine, perso il proprio. Manipolato dai membri anziani della famiglia, aveva creduto di agire per il mantenimento del nome di suo padre, quando in realtà il loro unico interesse era il tornaconto fruttato con i loro traffici.

Vedevano nello spirito libero di Genji una minaccia di ribellione, che sarebbe scaturita in una guerra contro la loro famiglia di criminali.

Abbandonata la sua casa, Hanzo si sarebbe dedicato allo smantellamento e alla disfatta di ciò che prima aveva ottenuto con tanta fatica.

Ed è così che fece, per dieci lunghi anni.

Infiltrandosi nella sua stessa casa come un ladro, ogni anno nel giorno della morte di Genji, per onorarlo nel tempio in cui lo aveva ucciso.

 

Così...fino al decimo anno di quella triste ricorrenza.

 

Lo straniero si rivelò, strisciando fuori dall’ombra. Cadde al suolo, non provocando alcun suono << Hai coraggio a venire nel castello degli Shimada, il covo dei tuoi nemici >>

Hanzo posò gli incensi, interrompendo la sua preghiera << Questa era la mia casa, i tuoi mandanti non ti hanno detto chi ero? >> scoccò una freccia, che lo straniero schivò abilmente.

<< Lo so chi sei, Hanzo >>.


*Kakejiku:è un dipinto od una calligrafia giapponese, su seta, cotone o carta, organizzato a guisa di rotolo e destinato ad essere appeso.

**Rikai shite imasen: non capisci

*** Sōdesu ka: è così

****Yamero: fermati

*****Anata ga nozomu yō ni: come desideri

*****Owarida: è finita

******: Ore wa...akiramete wa ikemasen!: Non mi arrendo!

*******Ore wa... kachimashita: ho vinto io

​[Angolo Autrice]

Per prima cosa grazie a tutti quelli che hanno letto, grazie mille!

Il resto della storia si sa. Hanzo e Genji si rincontreranno, ma certo il loro non sarà un incontro all'insegna della felicità. L'orgoglio in fondo è uno tra i sentimenti più difficili da controllare. Questo era tutto ciò che avevo da offrire per questa fic, tuttavia recentemente pensavo di andare avanti magari aggiungendo un capitolo o due riguardante gli eventi successivi al corto animato, se la cosa può interessarvi fatemelo sapere, mi metterò al lavoro! ;) Un abbraccio,
Shirley

   
 
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