Capitolo n° 11 “ Natura Ibrida “
La risata di
Ginevra risuona agghiacciante nel cielo della sera e del tutto folle
a detta dei presenti. Osservo silenziosamente i gesti lenti e maliziosi delle
sue mani posarsi sulle labbra sporche di sangue. Nei suoi occhi brilla
una strana luce, una luce a me ignota eppure conosciuta. Non passa molto tempo
che la ragazza sbarra gli occhi ormai fissi ed iniettati di sangue; le labbra
si deformano in una smorfia spaventata, emettendo un acuto stridio graffiante. Questo è troppo, non resisto
più. Mi avvicino pericolosamente alla sua figura per porle un bacio a fior di
labbra, sottraendole ogni energia e portandola così allo svenimento. Prima che
il corpo di lei possa cadere sul sassoso terriccio del
terreno, afferro il corpo sinuoso di lei tra le mie braccia. Il vento si agita
furioso tra i rami spogli delle querce dai fusti decisamente
contorti, percependone il distinto richiamo. Eppure nessun altro
sembra far caso a quelle urla laceranti. Proprio come mi disse Daniel prima della sua partenza : solo io posso udire la
voce profonda del suo animo. Nonostante tutto, mi
chiedo ancora perché solo io debba udire
simili lamenti; cavolo è una seccatura senza fine!
Il corpo di Ginevra trema ininterrottamente. La figura
da poco arrivata mi raggiunge con passo svelto, mentre
Gabriel e Sophira, resosi conto della situazione,
abbandonano la loro postazione avvicinandosi titubanti. Mi volto verso
l’ultimo arrivato; degli occhi color dell’oro fuso scintillanti come pepite, mi
si presentano avanti catturando tutto il mio stupore. Il lungo codino rosso
fuoco svolazza del cielo in tumulto riflettendo la luce lunare.
“ Michele, qual buon vento “ pronuncio con voce
sarcastica e volutamente ironica, disturbato dall’arrivo del mio eterno rivale.
Di certo non si
può dire che tra me e Michele scorra del buon sangue; d’altronde essendo lui
l’Arcangelo capo degli Angeli guerrieri, ci siamo
battuti innumerevoli volte. Anche quando io stesso ero in paradiso, tra noi due
c’era una inusuale rivalità. Bè,
se c’è un qualche cosa che col tempo non è mutato sono
i nostri litigi. Comunque, a parte il profondo astio
che provo per lui, devo ammettere che il ragazzo sa combattere. E già, il dannato se la cava nello scontro corpo a corpo; anche se difetta
un poco in quello spirituale.
Michele mi guarda con aria superiore e puntando lo
sguardo verso Ginevra, storce la bocca stizzito “
questa ragazza sta per svegliarsi ed inoltre, il tuo presunto spirito guida ci
ha informato del demone..” risponde bruscamente lui. E
che caratterino; in fin dei conti non è malaccio; od
almeno se confrontato alla maggior parte degli angeli; che strani esseri. In un
secondo momento mi accorgo della presenza di Feria “ Dunque alla fine ci hai
raggiunto! “ esclamo felice della venuta della donna. Lei mi rivolge un
grazioso sorriso che però, si smorza
immediatamente nel scorgere la figura tremante di
Ginevra tre le mie braccia. Oddio, me ne ero del tutto
dimenticato!
Sophira che fino ad ora è rimasta muta accanto
a Gabriele, mi si avvicina e stringendomi come sempre il tessuto della mia
camicia nelle sue manine, segue con passo affrettato i miei movimenti. Sento la
pelle della ragazza svenuta farsi
bollente tra le mie mani; la fronte aggrottata è pregna di sudore. Spalanco il
pesante portone della rocca, oltrepassando la barriera sacra eretta secoli fa.
Come detto
prima, la barriera respinge ogni essere avverso ma dato che le
mie azione sono più che benevoli, essa perde effetto anche su di me, il
peggiore tra tutti i demoni.
Percorro il lungo corridoio principale, non badando ai
diti di polvere deposti sulle statue marmoree siti ai lati del percorso. Mi
addentro nella prima porta che scorgo, a destra. Infondo alla stanza, si intravede un vecchio camino di marmo perlaceo, avanti ad
esso, è posto un antico divano interamente coperto da un grande telone bianco
ormai logoro e sporco. Reggendo il corpo di Ginevra con una sola mano,
strattono il pesante lenzuolo scoprendo così l’antica poltrona foderata da
pregiato tessuto rosso. Feria nel frattempo, si appresta a procurare dell’acqua
con un catino rinvenuto nella stessa stanza. Per fortuna, settimane fa Daniel
aveva perlustrato la vecchia abitazione portandoci inoltre vesti, bende e
oggetti vari. Poso la dolorante ragazza sul divano per poi voltarla, e solo allora mi accorgo
che le mie mani sono pregne di nuovo sangue fresco.
Le strappo velocemente la veste azzurra sulla schiena,
scoprendo così le magre scapole deformate da due grandi bozze ormai lacerate.
Osservo Ginevra rinvenire improvvisamente; cavolo
proprio ora doveva riprendere coscienza?! La sento urlare disumanamente; il
vento al di fuori soffia furioso tanto da spalancare le finestre di vetro
battuto per poi romperle successivamente.
“ Ma cosa sta succedendo? “
esclama Gabriele sconcertato nel
constatare la furia della corrente.
“ È Ginevra l’artefice di tutto, queste sono le sue
urla per il dolore “ rispondo secco, mascherando la nota ansiosa celata in
tutte le mie parole. Un inscrivibile sentimento inquieto si sparge nelle mie vene
pulsanti.
Porto le mani sulle ferite della ragazza, pulendole
dal sangue con le garze e l’acqua calda portate da Feria. Poi, come
successo pochi giorni prima a Sophira, la mia piccola
protetta; da quei grandi squarci fuoriescono un qualcosa che mi meraviglia a
tal punto da indurmi ad arretrare. Mai prima d’ora avevo assistito o anche solo
concepito nulla di simile.
“ Non può essere.. “ mormoro estrefatto, puntando lo sguardo verso le ali di Ginevra;
una candida e piumata ereditata dalla stirpe del cielo ed un’altra nera e
palmate discendente da quella delle tenebre. Insomma, come diavolo è possibile?
Dunque l’amante di Daniel non era una comune mortale?!
Cautamente mi riavvicino al divano e sedutomi accanto
a Ginevra, le sfioro la mano accaldata stringendola fortemente nella mia.
Dunque anche lei è come me..
anche lei deve affrontare il mio stesso destino e la mia stessa condanna. Solo ora comprendo le parole di Daniel; solo ora intuisco il
profondo legame che lega noi due anime erranti.